La questione del Finalese – 1

La questione del Finalese – 1 (1-2)

Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(3)

Il 28 aprile 2018 esce su www.savonanews.it un comunicato sintetico ma destinato a suscitare una violenta polemica.

Il 2018 è un anno importante per l’arrampicata sportiva nel Finalese, sono infatti trascorsi 50 anni dalla prima apertura di vie per il free climbing nel nostro entroterra. Attualmente sono a disposizione degli appassionati di questa affascinante disciplina sportiva oltre 4000 vie.

In un comprensorio, la cui estensione è di circa 3500 ettari, l’ulteriore apertura di nuove vie inevitabilmente renderebbe il free climbing nel Finalese non più in equilibrio con il territorio con conseguenze negative per il prezioso patrimonio naturalistico e storico archeologico presente riducendolo / degradandolo / snaturandolo ad un anonimo parco di divertimenti sportivo.

Il CAI Finale Ligure, Finale Outdoor Resort, l’Istituto di Studi Liguri sezione di Finale Ligure, WWF sezione di Savona, Liguria Birding chiedono che cessi l’apertura indiscriminata di nuove vie di arrampicata nel Finalese nelle ultime pareti non ancora chiodate e nelle volte delle caverne e grotte al fine di preservare l’integrità delle ultime aree wilderness ancora presenti, e ci si dedichi invece ad una migliore manutenzione e gestione delle vie già esistenti“.

Il rumore provocato da questo comunicato si traduce ben presto in notiziona da giornale: in contemporanea il 30 aprile 2018 escono con titoloni sia La Stampa che il Secolo XIX.

Il Secolo XIX
Finale Ligure, free climbing fuori controllo, gli ambientalisti: Basta aprire nuove vie
di Silvia Andreetto e Alessandro Palmesino

«Troppi arrampicatori: l’allarme suona nel Finalese, luogo da anni considerato un paradiso dai free climbers italiani ed europei per le magnifiche pareti e falesie, e che per questo è sempre più preso d’assalto dagli appassionati di questo sport. A sollevare il problema, 50 anni dopo la prima apertura di una via chiodata per il free climbing e che ha aperto le porte ad un’economia turistica basata sull’outdoor, oggi diventata la prima risorsa del territorio, le stesse associazioni locali del settore. «Basta aprire nuove vie», dicono le sezioni locali del CAI, dell’Istituto studi liguri e del WWF, insieme a Finale Outdoor Resort e Liguria Birding che chiedono che non vengano toccate le ultime pareti «per preservare l’integrità delle ultime aree wilderness ancora presenti e ci si dedichi invece ad una migliore manutenzione e gestione delle vie già esistenti.

“Attualmente sono a disposizione degli appassionati oltre 4 mila vie” – dicono i responsabili delle associazioni – “In un comprensorio di circa 3 mila e 500 ettari, l’apertura di nuove vie renderebbe il free climbing non più in equilibrio con il territorio, con conseguenze negative per il prezioso patrimonio naturalistico e storico archeologico presente riducendolo, degradandolo e snaturandolo ad un anonimo parco di divertimenti”.. “Sono state aperte vie chiodate su pareti tranquille e appartate che avrebbero dovuto rimanere tali – dice Carlo Lovisolo, guida turistica e naturalistica, membro del WWF e del consorzio “Outdoor resort” e amante del Finalese – “Finale Ligure è una delle mete più ambite a livello europeo per il free climbing ma dobbiamo evitare che diventi una Gardaland o una Disneyland. Bisogna preservare alcune zone vergini così come le volte delle caverne. Non è stata risparmiata neppure la grotta della Pollera. L’outdoor è sicuramente una risorsa per la nostra economia ma deve sapersi anche fermare per essere in linea con l’ambiente.
Dello stesso avviso Maurizio Palazzo, presidente del CAI di Finale Ligure: “In mancanza di un regolamento, vogliamo provare a sensibilizzare gli arrampicatori che frequentano il nostro territorio per far sì che il turismo nel Finalese sia sostenibile. Il nostro territorio è piccolo e sovraffollato”.
Una critica sposata anche dal sindaco di Finale, Ugo Frascherelli, e dal suo assessore al Turismo Claudio Casanova: “Un sistema di controllo ci vuole, ma non si può pensare che i Comuni se lo possano accollare – dice Frascherelli – noi ma anche i Comuni vicini abbiamo un pugno di vigili, sono già troppo pochi per la quotidianità. Tuttavia ci vuole un progetto per la tutela di queste aree, una sorta di area protetta o parco, con del personale che faccia i dovuti controlli: se ne è già parlato anni fa, ma sempre senza esito. La maggior parte dei turisti è rispettosa, ma il loro stesso numero e la presenza di chi invece si comporta male rischia di compromettere il nostro territorio”… “Come primo passo coinvolgeremo le associazioni – conclude Casanova – apriremo un tavolo di confronto per coordinarci e per elaborare un regolamento condiviso”».

In Piazza a Finalborgo una manifestazione di arrampicata

La Stampa
Finale, gli ambientalisti: «No all’assalto selvaggio delle pareti di roccia»
di Valeria Pretari

Stop all’assalto selvaggio delle pareti del Finalese. E’ l’appello lanciato in maniera unanime dalle associazioni del territorio e dal mondo degli ambientalisti (CAI Finale Ligure, Finale Outdoor Resort, Istituto di Studi Liguri sezione di Finale Ligure, WWF sezione di Savona e Liguria Birding) che sottolineano come sia necessario trovare al più presto una regolamentazione per le vie d’arrampicata. «Sono trascorsi 50 anni dalla prima apertura di vie per il free climbing nel nostro entroterra – spiega Carlo Lovisolo, socio del WWF finalese – Attualmente sono a disposizione degli appassionati oltre 4000 vie, in un comprensorio, la cui estensione è di circa 3500 ettari, l’ulteriore apertura di nuove vie inevitabilmente renderebbe il free climbing nel finalese non più in equilibrio con il territorio con conseguenze negative per il prezioso patrimonio naturalistico, storico e archeologico. Se non verranno presi provvedimenti il rischio è di ridurre il nostro entroterra ad un luna park, degradandolo e snaturandolo».
Non sono rari infatti i casi di sportivi pizzicati a “chiodare” una nuova falesia vergine. Come l’altro ieri quando un rocciatore è stato visto picconare proprio la grotta delle Fate con conseguente taglio di alberi o un altro rocciatore sorpreso tempo fa in una parete nella zona della Caprazoppa in cui l’arrampicata è vietata per preservare la nidificazione dei rapaci. «Non si può chiodare all’infinito – afferma Maurizio Palazzo, presidente del CAI di Finale – Sarebbe invece auspicabile rendere le vie attuali più sicure, ma soprattutto manca una regolamentazione chiara anche per contenere situazioni igienico sanitarie precarie e l’abbandono di rifiuti. Il turismo legato all’outdoor oggi rappresenta una grande opportunità, ma va governato».

L’articolo su La Stampa del 30 aprile 2018

Il primo maggio è la volta di un post di Andrea Gallo su Facebook. Lo scritto è breve ma è al vetriolo e provoca la bellezza di più di settecento commenti, tra commenti veri e propri e risposte ad essi.

Andrea Gallo

Scrive Andrea Gallo:
Queste due belle locandine e relativi articoli apparse durante il week end hanno dato il benvenuto a Finale alle migliaia di appassionati dell’outdoor nel ponte di massima affluenza dell’anno.
E’ un attacco diretto alla comunità dei climber Finaleros portato avanti da qualche ambientalista da salotto spalleggiato da alpinisti falliti.
La cosa che più fa indignare è che tutto questo è stato avvallato dal CAI, da
Finale Outdoor Resort e persino dall’amministrazione Comunale.
I climber Finalesi sono stati sempre molto attenti alle problematiche sull’ambiente, per primi e unici si sono dati un’autoregolamentazione per limitare l’accesso in determinate aree e falesie.
Se Finale Ligure è diventata un centro di riferimento mondiale tra i climber lo si deve a questa comunità che da decine di anni sviluppa in modo cosciente l’arrampicata in questa zona, e soprattutto finanziandolo autonomamente.
Ora la ricaduta economica è sotto gli occhi di tutti, il modello Finalese con un turismo outdoor che dura tutto l’anno è invidiato e copiato da molti.
Dopo tanti anni questo è il ringraziamento a una comunità che non esagero a definire illuminata e la cosa più ridicola è che i promotori di questo attacco sono gli stessi che sono in prima linea per le celebrazioni dei 50 anni di storia dell’arrampicata a Finale che cade quest’anno, ma che mai ne hanno fatto o ne faranno parte se non in negativo
”.

La prima guida delle arrampicate di Finale, 1976

Dei settecento commenti a questo post la maggior parte sono ironici, alcuni fatalisti-pessimisti, altri preoccupati. Chi getta acqua sul fuoco ritenendo il tutto una montatura giornalistica. Chi vuole inserire il problema in un più vasto andazzo tutto italiota. Pochissimi concedono valore al comunicato e tentano una conciliazione. Parecchi se la prendono con il CAI. Ne ho scelto qualcuno in particolare:

Roberto Rouge Rossi Ero giù per il ponte e devo ammettere che di gente ce n’era davvero tanta, forse troppa… invece di promuovere treni e trasporti decenti (Torino-Savona 2 ore e 30 non è decente) rompono le scatole agli arrampicatori e agli sportivi in genere. Incredibile.

Patrick Raspo Quest’anno ho visitato più volte le falesie di Finale e devo dire che a parte qualche week end di affollamento e nonostante tanti anni di frequentazione, il finalese rimane un posto selvaggio dove l’ambiente attorno alle falesie è stato rispettato e mantenuto il più possibile naturale, anzi il poter avere molti settori a disposizione permette una maggiore diluizione dei praticanti e migliore preservazione del territorio. Certo che a leggere certi titoli chi non va in falesia pensa ci siano i lettini e gli ombrelloni sotto le vie.

Maurizio Manca Scandalosi! Frequentiamo spesso la zona di Finale e Albenga. Dovrebbero dolo ringraziare i praticanti dell’outdoor se tante realtà commerciali hanno rivisto il sole. E a questo proposito gli assessorati al turismo ed allo sport dovrebbero al contrario, mettersi dalla vostra parte. Creare ricettività. In tutto Finale non trovi un bagno pubblico, un bidone dell’immondizia nel quale buttare i sacchetti accumulati durante il soggiorno, come nel nostro caso in furgone. Creare dei bandi per sovvenzionare i chiodatori per la messa in sicurezza di sentieri e vie.
Bisognerebbe pagargli una vacanzina ad Arco per fargli capire come ricavare reddito dall’invasione dei selvaggi arrampicatori…

Pietro Starnini Incredibile… Non solo in cinquant’anni non hanno mai contribuito nell’espansione e nel mantenimento delle pareti e neppure hanno mai pensato a creare delle infrastrutture idonee ad accogliere senza disagi le migliaia di praticanti… hanno avuto tutti un bel tornaconto economico diretto o indotto e ora manifestano pure disagio per la gente che pratica l’arrampicata, veramente da non crederci…

Sandrocchio Sandruccio I giornalisti non vedono l’ora di poter scrivere minchiate che tra l’altro aggiustano a loro uso e consumo… Se poi hanno l’imbeccata anche da chi l’arrampicata la dovrebbe promuovere è tutto dire… Non hanno detto e fatto niente per lo scandalo sull’altipiano di San Bernardino e ora si attaccano agli scalatori… Bisognerebbe che qualcuno che rappresenta questo sport, compresi i rappresentanti dei servizi commerciali, si facessero sentire con il comune che mi sembra complice di tutto questo.

La seconda guida delle arrampicate di Finale, (Alessandro Grillo e Andrea Parodi, 1983)

Ivano Natta Vorrei vedere se non ci fossero gli arrampicatori come sarebbero i boschi di finale i sentieri di finale gente come Andrea Gallo e Fulvio Balbi hanno creato qualcosa di bello che in tutta Europa ci invidiano quando parli di finale dicono tutti posto stupendo Si mangia da Dio piace a tutti e loro cosa fanno queste critiche del c**** che non servono a niente se non a mettere in cattiva luce persone che vengono lì per fare dello Sport. Vergognatevi! Guardate, io tutti quelli che conosco del CAI di arrampicata non capiscono veramente una cippa.

Gerardo Gerry Fornaro Le parole di Andrea sono sacrosante!! Abbiamo lottato per costruire insieme questo magnifico centro mondiale di arrampicata anche ponendoci delle domande e dei limiti (vedi aree vietate, ecc.) e ora ci dobbiamo sorbire la ramanzina da pochi individui collegati ad associazioni abituate più a fare delle ribotte in trattoria che altro e che non sono mai stati dentro il movimento dell’arrampicata a Finale. Uniamoci e lottiamo sino alla fine… ce lo meritiamo!

Guido Azzalea Al casello di Finale le forze dell’ordine faranno controlli, solo chi ha le pinne e il doposole potrà accedere…

Paolo Pucci Istituzioni, CAI, guide, ecc… non muoveranno mai un dito. Ambientalisti “integralisti” proibiscono, le pareti “muoiono” e rimangono rovi, bosco incolto e qualche uccello che sarebbe rimasto comunque. La sola soluzione è la “lotta” compatta dei finaleros… altrimenti finisce come, ad esempio, al Solco d’Equi in Apuane, dove non si sentono più i vandali scalatori ma dove le mine delle cave brillano sempre più forte.

Fulvio Mariani Alla fine degli anni ‘70 andavo già a Finale, dormivo vicino a una discarica di rifiuti che puzzava da far schifo, Finalborgo faceva cagare e c’erano due pizzerie in croce sul lungomare che non erano un granché. Poi tutto è migliorato e ora si mangia bene e si beve meglio. Magari manca l’atmosfera asfissiante della Locanda del Rio e le sue modiche 2000 lire di pernottamento. Ma gli ambientalisti vadano a rompere i cocones altrove.

Giovanni Rocca in arrampicata a Finale

Massimo Malpezzi Ricordo un incontro che mi fulmino’… sulla via del Tetto poco sotto alla sosta mi ritrovai con Martino Lang, sembrava un personaggio uscito da un concerto dei Pink Floyd, smadonnava con le sue nuove Edlinger violacee appena prese… mi raccontò di quella Pietra, dei tiri di Finale cosi duri, del borgo, del mare… un paio di mesi fa ero a Perti, arrivavo da Final Borgo… tutto come allora, certo più vita, certo più negozi, certo più soldi, certo più ristoranti, certo più bici, insomma mi viene da pensare all’antico movimento di climber che diede inizio ad un periodo meraviglioso… poi mi arrivano 4 coglioni di ambientalisti che, come Pansa che cerca da anni di riscrivere
la storia dei partigiani cattivi e dei fascisti buoni, vorrebbero una Finale diversa, regolarizzata, vietata, assistita… mannateveneafanculo!

Maria Clara Balossini Invece lasciano sventrare la collina di Verezzi per fare le villone dei super abbienti e nessuno si lamenta, chi crea occupazione invece viene vessato! È vergognoso, in una zona come la nostra dove l’unico sostentamento è il turismo! In Italia le istituzioni tutelano solo chi vive di rendita!!

Andrea Tengattini I liguri in questione fanno tanto gli ambientalisti e poi sono i primi che scaricano di tutto nei boschi e nei fiumi. Cisano sul Neva è pieno di rifiuti (vasi di plastica, gomme di automobili, ecc.) ovunque ai lati del fiume, una discarica abusiva di materiale di risulta da demolizione e vari elettrodomestici a lato della strada sterrata che conduce alla falesia dell’Emisfero.. E mi fermo qui se no devo iniziare a fare un kilometro di situazioni di questo tipo, ma il problema sono i climber che lasciano la cacca nel boschetto quando scappa. Cari ambientalisti da strapazzo, iniziate a lavare i panni sporchi in casa vostra, poi potrete anche romperci i coglioni perché noi sappiamo divertirci.

Finalborgo, manifestazione Finale per il Nepal

Tra i pochi che tentano una mediazione:

Andrea Principato Se si leggesse il comunicato o si parlasse di persona, probabilmente si capirebbe il vero senso del messaggio. Invece ci limitiamo a leggere locandine, titoli e articoli strumentalizzati ad hoc proprio per mettere uno contro l’altro e far solo il gioco dei giornalisti.

Ivano Rozzi Io non so se esiste un catasto delle falesie e pareti e un censimento delle vie. Se sì, sarebbe allora utile validarlo con un provvedimento amministrativo e se non ci fosse allora sarebbe utile farlo. In quella sede si definiranno i siti ammessi e quelli proibiti. In tal modo ciascuno opererebbe in un contesto maggiormente chiaro e verificabile.

Entro Benche Orso Nei giorni festivi il sovraffollamento è oggettivo, tuttavia non è sicuramente dovuto solo ai climber ma anche a biker, escursionisti e merenderos vari. Altrettanto sicuramente i climber sono mediamente molto attenti a preservare l’ambiente naturale. L’appello a limitare le chiodature mi sembra condivisibile e in questo non ho letto alcun attacco alla comunità climber. Trovo che le reazioni di molti commentatori siano un po’ scomposte.
A Finale comunque dovrebbero costruire un monumento al climber, 12 mesi di stagione turistica se li sognano nel resto d’Italia…
Comunque tutto questo livore nei confronti del CAI fa pensare che non si aspettasse altro per spalare un po’ di merda… le posizioni di una sezione (anzi di un presidente di una sezione) non vi autorizzano a smerdare tutto e tutti. Fino a prova contraria nel CAI nessuno ha fatto dell’arrampicata il proprio lavoro, al contrario di guide, negozianti, scrittori, albergatori, proclimber, ecc. Se le posizioni CAI sono soggettivamente discutibili, sicuramente sono prese in buona fede e senza secondi fini.

(continua)

3
La questione del Finalese – 1 ultima modifica: 2018-05-16T05:55:47+02:00 da GognaBlog

11 pensieri su “La questione del Finalese – 1”

  1. senza nulla togliere a tutti i contributi sulla vicenda, siamo ahimè in liguria. terra stupenda ma gestita dalla notte dei tempi turisticamente non male… di più. il sovrafollamento è un buon pretesto per scucire qualche soldo  ulteriore , non so se sotto forma di pedaggi, di tasse di soggiorno, di richieste a tito0lo di risarcimento a regione/ministero/europa…. il tutto facendo leva su temi sensibili quali la tutela dell’ambiente e servendosi del lavoro da galoppino di qualche ambientalista idealista ma ingenuo. mi sorge questo sospetto perche se il cai si muove vuol dire che c’è odore di palanche.

  2. Sinceramente con 4000 vie all’attivo non vedo cosa ci sia ancora da aprire a Finale.

    Sul Pianarella ci sono una gran quantità di vie che s’incrociano una con l’altra, ch si sormontano, chiodi da tutte le parti. Se non sei un ottimo conoscitore della parete, non ci capisci nulla.

    Ci sono stato poche settimane fa a ripetere una vecchia e bella!  via “Impedimento Sterico” ancora con chiodi a fessura (spero rimanga tale) e la gran confusione è evidente.

     

    Senza dubbio sul continuare ad aprire nuove vie, magari a pochi cm. da un’ altra….c’è da riflettere.

  3. Nella locandina del Secolo XIX qui raffigurata si dice: Spiaggia del Malpasso, orari e servizi. E subito sopra si parla di regolamentare i siti di arrampicata. È’ inutile, il politicante deve sempre far vedere che c’è. E se non mette barriere, ostacoli, regole e similia nessuno lo caga.

  4. Ogni tanto Azzalea è un genio: “Al casello di Finale le forze dell’ordine faranno controlli, solo chi ha le pinne e il doposole potrà accedere…”

     

    ma noi uscimo Feglino…e li freghiamo.

  5. Ogni tanto Azzalea è un genio: “Al casello di Finale le forze dell’ordine faranno controlli, solo chi ha le pinne e il doposole potrà accedere…”

     

  6. Due domenica fa eravamo a Finale con il nostro corso di arrampicata. Siamo andati a scalare a Rocca di Perti versante nord quello che guarda Monte Sordo. Ormai ci andiamo da parecchi anni perchè è un versante che si presta per i corsi. Vie di più tiri , su buona roccia , difficoltà contenute, avvicinamento zero, discesa veloce. Il problema è l’affollamento. Sia sulle vie, che per il parcheggio sulla stretta strada nella valletta di Monte Sordo. Per altro , qualche BASTARDO, ha anche aperto diverse macchine per rubare.

    Qui il problema del parcheggio è evidente. Ci sono sempre diversi furgoni, che stazioni più giorni, soprattutto di arrampicatori tedeschi decisamente innamorati di questi luoghi.

    Invece di parlare di divieti di scalata. Perchè non cercare di risolvere il problema dei parcheggio delle macchine e dei furgoni e dei rifiuti?

    Anche per non rompere le scatole e non creare attriti con i  residenti?

  7. Urka non sapevo che nel cai di Finale ci fossero degli arrampicatori!

    Sembra tutto assurdo, ma can che abbaia non morde.

    Ma se abbaia e abbaia poi rompe i coglioni.

  8. “Guardate, io tutti quelli che conosco del CAI di arrampicata non capiscono veramente una cippa.”

     

    Ivano Natta, questo te lo potevi anche risparmiare.

  9. E’ proprio verro che si va a colpire sempre il più debole per farsi grandi. Si vede lo stuzzicadenti ma non il palo che abbiamo nell’occhio.

    Come qualcuno ha già scritto, anche  a Finale vogliono fare come al Solco d’Equi in Apuane. Una roba vergognosa.

    Forse adesso a Finale a  qualcuno interessa più spingere sul turismo dei mountain biker ?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.