Le lacune di Draghi
di Luciana Castellina
(pubblicato su sbilanciamoci.info il 24 febbraio 2021)
Appena si è saputo che è a Mario Draghi che sarebbe stato affidato il governo d’emergenza proposto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’area politica vasta ma destrutturata cui io appartengo – la sinistra – ha immediatamente protestato. ”E’ un banchiere” – hanno gridato quasi tutti con orrore.
Io no. Perché, poiché non mi pare ci si trovi in un tempo in cui è pensabile l’eliminazione a breve delle banche, che lui sia uno abituato a dirigerle non mi è apparso uno scandalo. Ho anzi considerato buona cosa che dopo una così accesa e ormai prolungata ondata di sovranismo ci sarebbe stato in Italia un primo ministro non certo di sinistra e però leader autorevolissimo di quell’ala, fino ad oggi assai minoritaria, impegnata a battersi per cambiare l’Unione nel senso in cui ogni ragionevole esponente della sinistra dovrebbe voler andare. E cioè su una linea che preveda un bilancio comune, una autonoma capacità fiscale, il potere di emettere eurobond e di abolire le più rigide (e catastrofiche) regole relative al pareggio dei bilanci, rendendo così disponibili le risorse indispensabili ad avviare uno sviluppo sostenibile. Insomma, una correzione sostanziale della pessima struttura disegnata dai Trattati.
In questa direzione Draghi si è in effetti mosso da parecchi anni, al limite delle sue competenze (e persino un po’ oltre).
Poiché io sono fra quelli che ritengono quanto accade a livello europeo di massima importanza, della sua nomina ero dunque contenta. Credo infatti che la dimensione nazionale non sia più sufficiente a recuperare la sovranità popolare che la globalizzazione ha cancellato, e che dunque solo quella europea potrebbe, forse, consentirci di tornare ad esercitarla. Così restituendo ruolo alla politica, cioè agli umani, per limitare il potere deliberativo oggi affidato quasi esclusivamente al pilota automatico del mercato.
Ad una settimana dal conferimento dell’incarico a Draghi sono tuttavia molto scontenta: trovo infatti – come del resto quasi tutta la sinistra – davvero impresentabile la compagine governativa messa insieme dal nostro primo ministro. Che in questo si è rivelato proprio un banchiere, fiducioso solo nei manager, come se il disastro ambientale non fosse soprattutto responsabilità delle miopissime scelte per lo più operate dalla loro categoria, per la quale obiettivi prioritari sono profitto e Pil.
Stridono – a fronte delle scelte compiute da Draghi – le sue belle parole sull’importanza dell’ecologia, visto che non c’è, fra i tecnici che proprio lui ha scelto, neppure un ecologo, che è come portare un malato a curarsi da un ingegnere anziché da un medico. Così come la centralità che attribuisce all’innovazione tecnologica, quando l’elemento decisivo è piuttosto il mutamento dell’umanità, sempre più drammaticamente ignara di esser solo l’insignificante 0,6 % delle specie che abitano la terra con le quali se si vuole sopravvivere si dovrà ben interagire. Non servono a molto manager e tecnocrati per passare ad una economia circolare, concetto a loro per lo più oscuro e però centrale se si vuole davvero una trasformazione del nostro modo di consumare, produrre, vivere, della gerarchia dei nostri piaceri.
Dice Draghi che non andranno più finanziate le aziende che non sono vitali. Ma chi è vitale? Chi guadagna un sacco di soldi riempiendo i supermarket di prodotti superflui che consumano risorse non rinnovabili? Chi giudicherà quali sono le aziende migliori: i “migliori” fra coloro che hanno contribuito a portarci al dissesto che è sotto i nostri occhi? La cosa più preoccupante che questa crisi politica ci rivela è la scarsissima conoscenza della complessità dell’ecosistema da parte dell’establishment politico del nostro paese. E Draghi non sembra fare eccezione.
Non è un caso che fra i riferimenti delle linee guida dei bandi del Recovery Plan e quelli dei progetti annunciati, sia dal PNRR del governo Conte, sia, ora e ancor più, da quelli annunciati da Draghi, vi sia tanta poca coincidenza. Basta guardare alle parole: 109 volte la parola “ecosistema” nel documento europeo, 2 in quello italiano, tanto per fare un esempio. La stessa proporzione per parole altrettanto importanti, quali, per esempio, “biodiversità”, che non si protegge facendo crescere qua e là dei bei boschetti. Il rischio che Bruxelles ritenga le nostre richieste incompatibili con i requisiti fissati non è fantasia!
Sono osservazioni che possono sembrare pignolerie, ma sono invece indici allarmanti della storica sottovalutazione del dramma ambientale e dunque di quello sanitario, che al primo è strettamente collegato. Per un governo che è stato definito d’emergenza proprio in nome dell’urgenza della questione salute e di quella ecologica, non c’è male.
Ma è considerazione che riguarda anche la questione sociale, perché sembra non si capisca che pensare di affrontare in modo serio la questione sociale grazie alla ripresa del vecchio modello di sviluppo, magari accelerato da un prevedibile “sblocca cantieri”, non è “efficienza” e “modernità”, ma cultura da dinosauri.
Quanto mi delude e mi allarma del governo Draghi non è dunque la presenza dei partiti di Matteo Salvini o Renato Brunetta (in qualche modo scontata quando si ricorre a un governo di emergenza). E’ invece soprattutto la scelta dei tecnici di fiducia operata dal nuovo presidente del Consiglio: la transizione ambientale affidata a Roberto Cingolani, specialista di nanotecnologie che, quando si è pronunciato sul cambiamento energetico, ha parlato più del gas che di rinnovabili; l’accorpamento del ministero dell’Ambiente con quello dello Sviluppo che non solo non si fa come pure promesso, ma quest’ultimo viene affidato a un esponente del partito che vuole il ponte di Messina; l’innovazione tecnologica nelle mani di Vittorio Colao che, oltre ad aver dato vita alla prima commissione di esperti fallita ancor prima di cominciare, viene ora decantato perché brillantissimo manager della Vodafone, fautore della modernizzazione 5G, quando la vera modernità sarebbe portare la rete nei territori, e quartieri definiti in gergo “non interessanti per il mercato” perché poveri di clienti e che infatti dalla sua azienda, così come dalle altre, proprio per via di questa povertà sono state lasciate senza collegamenti digitali. (Questo rischia fra l’altro di far fallire ogni tentativo di riportare i giovani nelle campagne per animare la trasformazione più indilazionabile che è quella dell’agricoltura).
La cosa più preoccupante è che queste scelte appaiono dettate soprattutto dall’arretratezza culturale dell’establishment che compone questo governo, di destra, di centro, e di buona parte di quella che si definisce di sinistra. Non è un bello spettacolo.
Un’ultima aggiunta: la delusione maggiore che mi ha dato Draghi è proprio sul terreno su cui mi aspettavo di più: quello della politica europea. Perché forse per la prima volta non ci sarà più un ministro per gli Affari europei. Capisco che Draghi l’abbia ritenuto inutile visto che c’è lui che ne sa più di ogni altro, ma, santiddio, il simbolico pesa in politica, eccome! E non sarà un bel segnale: adesso, infatti, avremo probabilmente a sostituzione del ministro, un sottosegretario agli Esteri incaricato dell’Europa. Tanto per far capire al mondo che noi, l’UE la consideriamo “estero”, non la Comunità di cui facciamo parte e con la quale quotidianamente condividiamo scelte che non hanno a che vedere con la politica estera.
Prima di concludere: dal nuovo governo credo non possiamo aspettarci molto, visto che nasce da una sconfitta della sinistra: la deliberata operazione liquidatoria animata da Matteo Renzi (per conto di forze ben riconoscibili) per togliere di mezzo il governo Conte, pieno di difetti e sorretto da una maggioranza confusa e fragile, ma pur sempre orientato a sinistra e forte di una conduzione del paese nel momento di una crisi senza precedenti assai migliore di quanto chiunque si sarebbe aspettato. Nonostante le mie amare considerazioni su quanto è prevedibile che ora accada non sono pessimista: non tutto dipende per fortuna dal governo, in Italia sopravvive una società per nulla passiva, animata da una gran quantità di organizzazioni ambientaliste autorevoli e molto attive, da sindacati forti, da movimenti sociali radicati sul territorio, da una combattiva presenza femminista. La sua rappresentanza politica istituzionale è frantumata e perciò poco visibile. Ma c’è, e si farà sentire. Se Draghi è bravo e ben intenzionato, dovrebbe esser capace di utilizzare la sua mobilitazione.
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https://rampini.blogautore.repubblica.it/2009/03/30/gm-e-chrysler-nazionalizzate-di-fatto/
se lo hanno fatto con i lamieroni, perche’ non si fa inItaly o EU con l’industria produttrice vaccini?Ovvero una semi nazionalizzazione o militarizzazione, con i dirigenti estromessi o affiancati da agenti intelligence.?
In Italia una idea per impiego parte di recovery fund sarebbe il potenziamento dell’IstitutoFarmaceutico Militare di Firenze. Con ricercatori, personale e impianti potenziati, la creme della creme e fitto intenso scambio con le Universita’ di Medicina, Farmacia, Biochimica e Biotecnologie, Ingegneria.. .In Israele non ci hanno pensato due volte ad acquistare vaccino con i fondi dell’esercito.Molte invenzioni e tecnologie USA sono nate nei laboratori dell’Esecito o Marina, con i migliori cervelloni ingaggiati e pagati.( figuriamoci in CCCP)Poi le scoperte sono entrate nella vita civile, una volta desecretate.La globalizzazione ha mostrato il tallone di Achille: in periodo di crisi prima il business e poi la fraternita’ universale.Ora armi e macchinari assemblati fuori PRC che si servono di componentistica made in PRC, si fermano per mancanza anche di un solo pezzo circuito stampato che non arrivera’.La’ preferisocono fornire il macchinario completo.Potrebbe andare cosi’ anche con un componente esterno ingrediente di vaccino prodotto in Eu ,assemblando.
Al motto di ecologia, lotta al covid e rilancio occupazione contenuti nel programma di governo, comincerei con poco: organizzazione stile militare della raccolta e smaltimento delle mascherine usate e probabilmente infette ormai sempre piu’presenti al suolo .Da affidare a percepitori di redditi cittadinanza e NEET,muniti di apposite pinze (di produzione NAZIONALE) .Altrimenti ce le ritroveremo ad intasare tombini e a tappezzare le spiagge…o appese alle conifere di montagna come le bandiere di preghiera ritualel tibetane
Idea da poco, non di alta finanza e da ” grande opera infrastrutturale” , senza ricorso a consulenze di esperti griffati.
Scusami, Roberto, non lo sapevo.
Volevo scherzare con te, ma ho scelto un momento infelice.
Fabio, scusami, devo elaborare un lutto pesante di settimana scorsa, che non è Crovella, bontà sua, ma il mio compagno di tanti anni di mare e monti vittima super-sana del Covid. Ciao.
A me ‘sta storia di Pasini che si è imboscato e dice che si mette in stendbai fa girare un po’ gli zebedei…
Tanto per restare nell’ambito del blog, risulta a qualcuno che Draghi sia o sia stato stato praticante con guida di escursioni in montagna livello difficile?La riservatezza non fa trovare notizie recenti o foto di un Mario D. in ambiente, , mentre altri non hanno perso l’occasione di farsi immortalare sulle piste o imbragati con casco.Altro Mario M. in vacanza montana si trova nel web , altre alte Cariche dello stato andavano direttamente ospiti nelle caserme alpine varie a scelta di un Corpo di Stato , munito di foresteria e guardie armate, suv 4×4 .
E’ di sinistra parlare di Merito, Uguali condizioni di partenza e Istruzione rampa di ascensore sociale.Poi nella pratica si vedono ascendere piu’agevolmente i rampolli di ex leader di sinistra…cosi’carini , ottime scuole e pure stages, cosi’educati da schifare le salamelle unte dei festival popolari…con qualche cattedra e consulenza o libro ben presentato .
si che sono sicuro.
Sei tu che scrivi “le risorse destinate alle imprese sull’orlo del fallimento sono oggi sottratte alle altre”, ma non è vero a prescindere.
Potrebbe essere che le risorse destinate alle imprese sull’orlo del fallimento siano sottratte alla sanità, alla manutenzione delle strade, al reddito di cittadinanza. Come dici meglio nel secondo post: agli altri utilizzi.
Anzi nella teoria classica del liberismo non sono sottratte a nessun altra impresa, perché lo Stato non dovrebbe finanziarne alcuna.
Diciamo che ti sei espresso maluccio…
A me premeva però sottolineare che non sempre e non necessariamente un’impresa “sana” assume. Anzi gli ultimi trent’anni o giù di li hanno dimostrato il contrario spesso e volentieri (e anche qui sei tu ad insegnarmelo, che è il tuo lavoro!)
E che non bisogna confondere sostegno e finanziamento a pioggia, come spesso fanno i media main stream e ormai la vulgata. In un paese in cui la PMI è preponderante, lasciar liberi di girare gli squali multinazionali (che siano dell’industria, del commercio o della finanza) ritengo sia suicida…o perché pagati da qualche gruppo di interesse
Sicuro sicuro tu, Matteo? Le tasse sono la fonte delle risorse pubbliche, i finanziamenti alle imprese sane sono un loro utilizzo, migliore dei finanziamenti a pioggia dati anche a chi sta per saltare. Vero è che le tasse le paghiamo noi dipendenti e pensionati, con tutto quel che ne segue. Ma ciò nulla cambia sui finanziamenti alle imprese sane; questi devono venire anche, se non soprattutto, da banche e finanza, in tal senso orientate dall’azione pubblica (regolazione settoriale). Poi ci devono essere sostegni adeguati per quanti perdono il lavoro, ma dati a loro, non alle imprese senza futuro…
Questo è stato per decenni il mio lavoro; penso tuttora che sia un uso più giudizioso delle risorse pubbliche, e più rispettoso dei diritti di figli e nipoti.
Di sinistra e’ riconoscere l’errore compiuto di considerare e peggio diffondere l’idea che i dipendenti statali o pubblici siano previlegiati inutili o peggio rallentanti il libero mercato.Di sinistra diminuire l’inviluppo di pratiche burocratiche.
Di sinistra prevedere il licenziamento o sanzionamento dei dipendenti statali che timbrano e si assentano o fannullisti.
Non e’ di sinistra attribuire premi esorbitanti oltre allo stipendio contrattualizzato ai manager o mandarli via con laute buone uscite se falliscono.
Se si fanno strada Banche ed Assicurazioni legate alla sinistra non bisogna accusarle di capitalismo , quando poi si assumono come consulenti altri esperti di altre fianaziarie.
I fondi pensione volontari o contributi pensioni dei lavoratori, non andrebbero impiegati nella speculazione ma nella ricerca fruttuosa .Il patrimonio assicurazioni e banche non dovrebbe andare in previlegi alla classe politica e dovrebbe dare un utile, non una perdita gestionle(tipo affitti bassi fuori mercato a chi puo’ permettersi di pagare ) .Preferi bilmente abbandonare il mattone ed investire in ricerca avanzata.Unpartito disinistra..dovrebbe avere sedi con militanti veri e che non scompaiono alla prima poltrona o lavoro statale o in associazione o attivita’ economica ettichettata di ..sinistra .
Hai voglia…quanto si trova.
Lorenzo, è come in montagna. La scelta del compagno di corda condiziona gli obiettivi. Puoi illuderti di governare tu la cordata perché magari pensi di essere più bravo da primo, ma devi fare i conti con lui e inevitabilmente qualcosa di suo passa anche a te, a volte la parte migliore a volte quella peggiore. Per questi molti vanno da soli: niente compromessi, niente mediazioni e tutta la responsabilità è tua…..ma tutto ha un prezzo e lo devi pagare. Torno in standby. Ciao.
“le risorse destinate alle imprese sull’orlo del fallimento sono oggi sottratte alle altre, che potrebbero assumere chi oggi lavora nelle prime, e lì perderà il lavoro.”
Sicuro, sicuro Salvatore?
Di solito le risorse pubbliche arrivano dalla tassazione (più che altro del lavoro dipendente e tasse indirette) e quindi non sono sottratte alle aziende “sane” se non di “rimbalzo”
Che le aziende “sane” poi assumano chi perde il lavoro altrove pare dubbio; assomiglia in modo sospetto alla teoria del trickle down.
A me pare che finora in Italia di solito finanziarizzino ed esternino la produzione delocalizzandola.
Roberto, che i seggi non fossero tutti foderati con medesima bandiera rossa, va bene. Ma che l’intera cultura non fosse rossa, no.
Forse si erano accontentati di occupare i comandi di istituzioni private e pubbliche credendo che il successo passasse solo di lì, e meno, ad aggiornare l’ideologia di fondo al fine di essere all’altezza del confronto con quella, mai scritta, del mercato.
Così si sono trovati davanti, anzi dentro al gorgo del problema liberista dal quale non hanno mai pensato di uscire, anzi, che hanno creduto, ubriachi di globalismo di loro interna matrice, fosse doveroso cavalcare. Nel quale hanno creduto di poter mantenere lo spazio e di pilotarne l’andazzo.
Quelli che invece di urlare hanno fatto politica ci hanno portato oggi a cercare le briciole di una sinistra e di un sogno, che non può evocare altro che un passato – ormai – forse glorioso.
Errata Corrige e mea culpa.
Salvatore e tutti, la notizia che leggevo era riferita a Fabio non Antonio.
Massimo,
le risorse destinate alle imprese sull’orlo del fallimento sono oggi sottratte alle altre, che potrebbero assumere chi oggi lavora nelle prime, e lì perderà il lavoro.
Lorenzo,
non so dove tu abbia trovato la notizia sui milioni di Telecom per Fazio, ma sono scettico, se non altro perché non mi risulta che Fazio abbia mai avuto un ruolo in Telecom. Certamente però egli riceverà una ricca pensione da Bankitalia…
Nessuno sembra ricordare che la “sinistra” aveva il pallino in mano nel tentativo di formare il Governo Conte Ter. Ha fallito. A quel punto o si andava ad elezioni o si formava questo Governo, l’unico possibile con l’attuale Parlamento. In caso di elezione, almeno stando ai sondaggi, si sarebbe registrata una marcata vittoria del Centro Destra. Il che significa che prospettivamente, avremmo avuto (maggio all’incirca) un Governo con Salvini come Premier, la Meloni come Ministro dell’Interno e Berlusconi come Ministro degli Esteri. Sarebbe stato meglio? Dipende dai punti di vista, ovviamente. Inoltre è chiaro che il Governo Draghi tenderà a esser “tirato” verso destra (Recovery Plan ecc) anche per la grave crisi in cui versano sia il Pd che il M5S: questi due partiti sono nel marasma più completo (almeno ad oggi) e quindi le altre componenti della cosiddetta maggioranza ne approfitteranno. Si aggiunga che anche a livello di Leu si registra la scissione dell’atomo (definizione del Riformista, che non è certo un giornale di destra). Però tutto ciò non è colpa di Draghi e neppure della destra: è colpa della sinistra che è in piena bufera. Ragionevole quindi mettere in conto un governo molto concentrato “sul pezzo” (cioè i due obiettivi strutturali, ricordati in un commento precedente) per cui ogni decisione sarà presa in tale direzione, senza star tanto a sentire le lagnanze di questo o di quel cittadino.
La ragionevole e gentile chiamata di correo di Lorenzo, mi costringe ad uscire da una fase di decantazione, visto che ho proposto alla Redazione la pubblicazione dell’articolo. La sinistra in Italia non è mai stata maggioranza. Non è mai esistito un unico grande partito socialdemocratico che si ponesse come forza di governo da solo. Le cause saranno oggetto del lavoro degli storici. A parte coloro che si sono accontentati di testimoniare/urlare/predicare i loro ideali alternativi, gli altri, quelli che hanno fatto politica, si sono sempre divisi sulle alleanze e su cosa fosse realisticamente possibile qui ed ora, comprese le fasi di emergenza come questa o come furono gli anni di piombo. Nei giorni scorsi è morto Carlo Tognoli. Quella giunta (1975/85) era un’alternativa, naufragata, alla scelta che poi diventò dominante con la creazione del PD. E ancora oggi questo è il tema in discussione per il dopo emergenza. Il futuro segretario del Pd, a quanto pare, sarà un ex-democristiano. Luciana Castellina si colloca dentro questo filone di discussione interna alla sinistra sulle alleanze, che ovviamente ha ricadute cruciali sui contenuti delle politiche. Un altro grande vecchio dell’ala massimalista,Mario Tronti ha un’altra posizione. https://www.ilriformista.it/intervista-a-mario-tronti-no-allalleanza-coi-5s-il-pd-pensi-a-se-stesso-197070/ Non c’è dubbio che in una parte della sinistra c’è sempre stato un debole per la Banca d’Italia, considerata baluardo contro il capitalismo straccione e di rapina e rappresentante di una classe dirigente sicuramente conservatrice, vedi Draghi, ma di serie A, di livello internazionale e con senso dello Stato (a parte le “mele marce”). E molti banchieri sono stati contigui alla sinistra, a partire da Raffaele Mattioli, custode dei diari di Gramsci, a Sergio Siglienti, parente dei Berlinguer. Non a caso uno dei protagonisti della Meglio gioventù di Giordana lavora alla Banca d’Italia ed è uno dei bersagli del gruppo terroristico di cui fa parte la cognata che lo avverte di stare in guardia. Una guerra “in seno al popolo” si diceva una volta e come tale a volte più feroce di quella tra avversari. Il discorso su MacKinsey, se non si vuole fare facile propaganda, richiederebbe un discorso su come funziona nel mondo la consulenza strategica e sul perché viene utilizzata dalle organizzazioni in particolari fasi della loro vita. Un’altra volta.
“Condanna a morte” strumentale al processo di abbandono di un mondo a misura d’uomo.
Funzionale alla costruzione di un mondo digitale, centralizzato, anche dispensatore di sopravvivenza.
E possessore di leve di controllo nuove, quali la sanitaria, e delle nanotecnologie.
Se la scienza è stata usata per la guerra sanguinosa , perché non dovrebbero impiegarla per quella più sottile, in cui nessuno vuole scappare e tutti vogliono aderire in nome di un bonus autostimante?
– Bell’articolo di Lucian Castellina, come sempre molto lucida e analitica; ne condivido i contenuti e gli interrogativi. Voglio solo rimarcare la drammaticità dell’affermazione di Draghi circa le imprese che non dovranno più essere finanziate; coincide in toto a quanto deliberato nel dicembre scorso dal Gruppo dei Trenta (banchieri e finanzieri che decidono ogni anno il destino economico di centinaia di milioni di persone, di cui Draghi è senior member) dove si dichiara esplicitamente che “non dovranno essere più aiutate con soldi pubblici piccole e micro imprese destinate al fallimento”, in pratica la condanna a morte del nostro tessuto economico di base, piccoli esercizi commerciali, artigiani etc…
si chiamano PRIVILEGI.
I buoni e fedeli servitori dello stato, che si chiamano funzionari , che sono li a fare il bene dello stato e quindi dei cittadini, non li dovrebbero avere.
Un conto è riconoscere la professionalità e le responsabilità. Un conto sono i PRIVILEGI.
Ma ci può essere buongoverno se un élite come Fazio – pare – abbia preso 28 milioni di buonuscita da Telecom?
Non viviamo in un abisso dal quale neppure immaginiamo che fanno sù in cima.
Non siamo senza speranza sociale? Ee se sì, come individuarla individualismo a parte?
vedremo, il tempo è galantuomo.
http://www.inchiestaonline.it/lavoro-e-sindacato/luciano-gallino-la-differenza-visibile-tra-destra-e-sinistra/
Poi ci hanno fatto dormire con incubi circa il fallimento dello stato ma per fortuna c’e’chi lapena in modo divergente. Sperando che questa teoria non venga zittita o fagocitata.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/26/potenza-e-limiti-della-sovranita-monetaria-la-verita-sulla-teoria-per-cui-i-paesi-possono-stampare-il-denaro-che-serve-per-finanziarsi/5913095/
Qualcosa di sinistra che si sente e’il ritorno allo”Stato imprenditore “, denigrato dal neoliberismo accolto anche dalla sinistra nostrana alla Blair conferenziera e consulente a botte di milioni…ma disprezzante i Sindacati.Qualcosa di sinistra e’la gestione in cooperativa di ditte fatte andare in fallimento e che ora vanno benissimo gestite dagli ex addetti che ci hanno messo la buona uscita ed hanno saputo ricorrere agli aiuti di Stato oUE , mentre si pone sempre l’accento mediatico su cooperative di facciata con gestioni al limite ed oltre la legalita’.Le idee contenute in saggi ed articoli di Luciano Gallino mettono il ferro nella piaga.
Il presidente della Repubblica ha dato l’incarico a Mario Draghi, che ha ottenuto la fiducia da entrambe i rami del parlamento, con due compiti:
– Vaccini e lotta al Covid;
– Scrittura del piano per i fondi del Next Generation EU.
Questo deve fare il suo governo, e questo farà, secondo me meglio di come lo avrebbe fatto il Conte Bis.
Giustamente Castellina ricorda quanto è importante il rapporto con l’Unione Europea. Lì finora contavamo meno di quanto sarebbe stato appropriato per il nostro peso politico-economico; ciò per una certa incapacità di molti nostri governanti ad interloquire con le istituzioni dell’Unione. Anche sotto questo aspetto Draghi farà bene al nostro ruolo.
Ricordo che Draghi di formazione non è un banchiere, ma un funzionario dello Stato. Nel 2005 fu nominato governatore della Banca d’Italia dopo lo sfascio del mandato di Antonio Fazio e per rimediare alle sue nefandezze. Da lì poi è andato alla Bce, ma la sua testa è quella di un funzionario dello Stato, che però ha avuto la ventura di guardare bene dentro il funzionamento della finanza moderna. Conosce così le sue aberrazioni, cui nel suo mandato alla Bcde ha cercato di rimediare.
Ognuno di noi ha le proprie insoddisfazioni per la composizione del governo, ma si deve ricordare che In un regime di democrazia parlamentare, quale quello in cui fortunatamente siamo, il governo deve ottenere la fiducia da entrambe le assemblee elettive.
Vi giro perché esprime benissimo la mia opinione questo commento di Yanis Varoufakis da https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-mckinsey_varoufakis_ora_draghi_chieder_alla_mafia_di_riorganizzare_il_ministero_della_giustizia/11_40097/
Ex ministro dell’economia della Grecia in quel famoso 2015 in cui la Bce di Draghi chiusi i rubinetti in un noto golpe finanziario che costrinse Atene ad un nuovo Memorandum sovvertendo un referendum popolare, Yanis Varoufakis conosce bene il modus operandi del nuovo primo ministro italiano, salito al potere tra l’altro con una operazione che ha tutto i connotati tranne quelli della democrazia.
Su Twitter Varoufakis ha voluto commentare la scelta di Mario Draghi di affidarsi alla multinazionale Usa McKinsey come consulente sul Recovery Fund. Sostiene l’ex ministro greco: “Così prevedibile e così triste: Mario Draghi ha assunto McKinsey per ‘organizzare’ la distribuzione italiana del Recovery Fund. Quale sarà la prossima mossa? Chiedere alla mafia di riorganizzare il ministro della giustizia?”
Non ho molto da aggiungere o da eccepire a quanto scritto dalla Castellina, tranne che a me non è mai venuto in mente di pensare a Draghi come a una buona cosa e tantomeno che “nonostante le mie amare considerazioni su quanto è prevedibile che ora accada non sono pessimista”
Ormai sono arrivato a pensarla come i Pitura Freska “per sopportare sta aria bevo tanta bira a spina”
e cosa vi aspettate da Draghi che sia dalla parte più debole?!?!?
Poveri illusi.
Non farà nulla per contraddire un certo potere da dove lui viene.
E’ li solo per pilotare in una certa direzione il malloppo.
Del resto non gli interessa.
Luciana ha parlato da politica e da donna. Brava.
È opportuno ascoltare da critici e da uomini.
Ha detto che era contenta del’installazione di Draghi e poi l’ha massacrato.
Ha detto che tutto è mercato e che la vita delle persone è altro.
Ha detto che non c’è futuro se non si cura l’ambiente e che così come lo si vuole gestire è una mascherata.
Ha detto addio alla sovranità per motivi più che di Draghi della sua, di lei, sinistra.
Ha detto che il progresso non riguarda le persone ma i pochi che servono a fare pil.
Sarebbe bello sentire ora qualche commento di sinistra anche solo per ipotizzare un futuro differente da quello che può progettare un banchiere dell’establishment mondialista, oppure siamo alla lapide?