Con la Federsci mondiale allo studio le strategie per il futuro.
Lo sci e l’emergenza clima
(scende in pista l’agenzia meteo dell’Onu)
a cura della Redazione di ANSA
(pubblicato su ansa.it il 6 ottobre 2024, aggiornato)
La stagione dello sci prenderà il via a fine mese con la Coppa del mondo, e mentre gli atleti si preparano, a tenere banco è l’emergenza climatica che rischia di avere pesanti conseguenze sugli sport invernali tanto che la federazione mondiale di sci (Fis) ha stretto un accordo con l’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite nel tentativo di utilizzare la sua esperienza meteorologica per gestire la “minaccia esistenziale” agli sport invernali rappresentata dal cambiamento climatico.
L’emergenza climatica ha profondamente segnato la scorsa stagione di Coppa del Mondo con 26 gare cancellate per motivi meteorologici, situazioni di neve al limite dell’accettabile e soprattutto una infinita serie di infortuni: da Sofia Goggia a Marco Schwarz, da Alex Pinturault ad Alexander Kilde da Corinne Suter, Joana Haelhen e Petra Vlhova a Mikaela Shiffrin fino a Michelle Gisin e Wendy Holdener, giusto per fare qualche nome, l’elenco degli atleti che hanno dovuto salutare anzitempo la stagione scorsa è lungo e non è stato sempre solo colpa del fato ma anche delle condizioni estreme delle piste.
Le stazioni sciistiche di tutto il mondo sono sempre più costrette a confrontarsi con la realtà del riscaldamento climatico, con le stazioni che soffrono per la mancanza di neve e la riduzione della stagione, e con le conseguenze economiche per le destinazioni che si affidano al turismo invernale. La Federazione Internazionale Sci e Snowboard (Fis) spera che la sua collaborazione con l’agenzia meteorologica e climatica dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) delle Nazioni Unite le consenta di avere una visione migliore del futuro degli sport invernali.
“La crisi climatica è ovviamente molto più grande della Fis o dello sport: è un vero e proprio bivio per l’umanità – le parole del n.1 della Federsci internazionale, Johan Eliasch – È vero, però, che il cambiamento climatico è, in poche parole, una minaccia esistenziale per lo sci e lo snowboard. Saremmo negligenti se non perseguissimo ogni possibile sforzo che sia radicato nella scienza e nell’analisi oggettiva“.
Il WMO ha affermato che l’impatto del cambiamento climatico sta “diventando sempre più evidente” sugli sport invernali e sul turismo di montagna. I cambiamenti climatici rappresentano una grave sfida per lo sport dello sci, che già utilizza quasi di routine la neve artificiale per la maggior parte delle gare di Coppa del Mondo, dei campionati mondiali e delle Olimpiadi, una pratica che consuma grandi quantità di acqua e di energia. Alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, gli eventi di sci alpino si sono svolti in una regione colpita dalla siccità e le piste sono state interamente generate artificialmente, una pratica criticata a gran voce dalle organizzazioni ambientaliste. Anche il cosiddetto “Circo Bianco”, che viaggia continuamente tra le gare di tutto il mondo, è stato condannato dagli ambientalisti per la sua impronta di carbonio. Nel 2023/24, la Fis ha organizzato 616 gare di Coppa del Mondo in tutte le discipline, in 166 località. Ventisei gare sono state cancellate per motivi meteorologici. L’OMM e la FIS hanno dichiarato che collaboreranno per evidenziare l’impatto dell’aumento delle temperature globali su neve e ghiaccio e per definire modalità pratiche per incrementare il dialogo tra scienza e sport.
“Le vacanze invernali rovinate e gli appuntamenti sportivi cancellati sono la punta dell’iceberg del cambiamento climatico“, ha dichiarato il capo della WMO Celeste Saulo. “Il ritiro dei ghiacciai, la riduzione della copertura di neve e ghiaccio e lo scongelamento del permafrost stanno avendo un forte impatto sugli ecosistemi montani, sulle comunità e sulle economie e avranno ripercussioni sempre più gravi a livello locale, nazionale e globale per i secoli a venire“.
La partnership segna la prima volta che l’OMM stringe un memorandum d’intesa con una federazione sportiva. Il 7 novembre 2024 l’OMM e la FIS hanno organizzato un webinar per tutte le 137 associazioni sciistiche nazionali, oltre che per i gestori di impianti e gli organizzatori di eventi, sui cambiamenti climatici e sul loro potenziale impatto su neve, ghiaccio e sport invernali. Il seminario comprendeva una panoramica sui progressi degli strumenti di previsione a sostegno dell’ottimizzazione della gestione della neve nei comprensori sciistici.
L’accordo, che entra in vigore poco prima del via della stagione invernale 2024/2025, durerà inizialmente cinque anni e apre la strada a un’ampia gamma di attività e iniziative congiunte che porteranno i dati e le competenze scientifiche dell’OMM e dei suoi National Meteorological and Hydrological Services al centro degli sport sulla neve e del turismo montano, un’area in cui l’impatto del cambiamento climatico sta diventando sempre più evidente.
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A fine ottocento si prevedeva che Parigi sarebbe stata seppellita dagli escrementi dei cavalli che trainavano le carrozze, ma poco dopo venne inventata l’automobile.
…e comunque anche smettendo stasera di inquinare l’inerzia termica non farà abbassare la temperatura ne in 50 ne in 100 anni
L’unica cosa che la tecnologia può fare è trasferire qualche sapiens su un altro pianeta….da distruggere nel giro di 200mila anni
@ 14
Forae sono un inguaribile ottimista , ma non credi che entro 50 anni e ben prima della fusione fredda si possa trovare un sistema per incapsulare una parte significativa del Co2 in eccesso ?
Guardando oltre la punta dello sci i dati sul clima dicono che tra 50 anni non ci saranno montagne abbastanza alte da tener la neve ma di sicuro ci saran genti disposte a sciare negli skidome di cortina e Cervinia
Carlo, non sono per nulla d’accordo. Se le temperature medie saliranno ancora, gli scialpinisti si sposteranno più in alto .
Spostare le infrastrutture dello sci luna park sarà molto più difficile.
Da un po’ di stagioni sembra che l’inverno sia spostato in avanti di circa 1 mese.
Infatti in primavera inoltrata si è potuto fare dell’ottimo scialpinismo.
I contratti dei lavoratori e la mentalità ottusa dello sciatore pistaiolo, hanno fatto sì che tutto il circo togni fosse già chiuso quando c’era la miglior neve.
Ma vuoi mettere le vacanze di Natale in montagna??!! Tutti ammucchiati con i prezzi raddoppiati. È idiota, ma funziona ancora benissimo.
È assodato da tempo che vacanze così può farle solo chi conduce un’esistenza grama e trova sollievo anche in quello che esseri pensanti, e dotati di un minimo di buon gusto, vedono come autentica tortura.
Il riscaldamento globale farà sparire solo lo scialpinismo.
Per lo sci basterà comprare uno skipass sempre più caro
Ecco Sig.Crovella lei nel suo scorrere deduttivo e di riferimento cita momenti e situazioni che sono stati momenti di un epoca che antecedentemente a Lei e al sottoscritto,hanno trasmesso ina cultura degli eventi e che coloro che sono susseguentemente succeduti ne hanno colto o saputo cogliere almeno in parte l essenza.Il sottoscritto proviene da un paesino di 70 abitanti,all epoca, in Val d’Ossola,ma il luogo seppur indicativo,resta ininfluente,quello che conta è quello che si è recepito e come lo si è sviluppato.Ma di contro,la velocizzazione dei processi,la superficialità dei bisogni,e la comunicazione distorta e sorprendente,ha tolto il tempo necessario alla riflessione che accanto all,apparire,anzichè l’essere ha relegato il primo ai risultati odierni.Per molti versi Lei e il Sig.Cominetti,apparite in antitesi,ma di fondo non siete molto diversi.Cercate i realibpunti di contatto con l’ambiente che vi è caro
Certo che siamo già nelle “m” da anni… infatti io non scio in pista da tempo immemore, perché il meccanismo mi ributta e mi ributta l’umanità media che ora frequenta le piste (vivo lo stesso, eh: vado a cercarmi la montagna che mi piace dove so che c’è ancora… “lontano dalla piste battute”). Il punto è che “al peggio non c’è mai fine” e la china che si intravede lascia poche speranze. Non lo dico per me, che dello sci di pista ora me ne sbatto (anche se mi dispiace, perché sciare è la più intensa delle mie passioni), ma lo dico proprio per la montagna in generale e nello specifico per gli altri appassionati sciatori. Sarebbe meglio, per la comunità degli sciatori “veri”, tornare a piccole stazioni leggere, poco affollate, aperte solo con neve naturale e del tutto scevre dal circo collaterale di apericena, cubiste, shopping in paese (magari nella boutique di Cartier…). L’unica conseguenza positiva dell’irregolarità delle precipitazioni nevoso potrebbe essere creare così tante difficoltà al Circo Barnum che alla fine il circo si rompe e se ne va…
Esatto Sig.Crovella,ci siamo già da anni,tra gli anni 70 -80 vi era ancora un simulacro di terreno di gioco abbordabile rispetto le forze e i soggetti in campo,pensi allo ski da pista,con l esplosione della famigerata tavola,pensi all’uso dei social di you tube,alle guide,di arrampicata,ai plasir,e via discorrendo,e alla massificazione di quello che era per relative nicchie,quindi tanta massa,tanta richiesta e di logica tanti mezzi atti ad agevolarne l uso,d altronde non si può vietare a nessuno uno spazio di relativa o presunta sua convinta libertà,cosa ne può moderare l impatto e la telativa tollerabilità?solo una profonda educazione del chi si è e del dove si è e quindi del come ci si rapporta e comporta…impresa titanica?mah se si riuscirà in piccola parte chi scivola su questo blog a torto o ragione non ha di che preoccuparsene,la seconda legge della termodinamica aggiusta tutto
Esiste anche l’ipotesi operativa, mi pare già inaugurata a Bubai, di costruire degli Ski Dome. cioè palazzetti chiusi, dove mantenere una temperatura bassa che conservi la neve artificiale anche in piena estate, figuriamoci in inverno. per ora gli esempi sono relativamente piccoli (se non ricorso male quello di Dubai ha una pista òpunga 250 metri, con tanto di seggiovia per risalire), ma in un domani potremmo arrivare a interi comprensori sciistici di centinaia di km, totalmente coperti da cupole in plexiglass. Così si rende indipendente lo sci dall’incertezza delle precipitazioni e lo si destagionalizza, togliendogli però la magia delle montagne invernali e di quella sensazione di “freddo” che si prova quando ci si inoltre su di esse ammantata di bianco. Mi ricordano quelli che si riducono a condividere il letto con una bambola di PVC, perfetta nelle forme e nelle simmetrie, immutabile nel tempo, ma… inanimata. Piuttosto che sciare in modo artificiale, preferisco non sciare.
dato l’argomento. orso,per restare in tema la 3Cani mi corregge sul viepiù..amen
Si guarda agli impianti dove neve non ne esiste più, ma esiste ed esisterà quella artificiale e si condisce questo con il sempiterno business.Il più elementare di questo pensare,senza rinverdire obsoleti impianti ,è stato il Trentino scoperto che molti anni fa aveva la presenza dell orso,lo ha reintrodotto artificialmente,conseguenze?sotto gli occhi di tutti,la differenza?con gli impianti rinverditi,si fa per dire,una platea ampia,ne ricava,definiamoli benefici?con l’orso sono solo gli addetti al tema che si autofinanziano.Morale,il problema sta nel decisore,o meglio nell suo processo mentale,e pertanto anche culturale, mi piace e lo realizzo,meglio se trovo un mio utile.IL resto è coreografia, Non vi è alcuna differenza tra l immettere lo squalo nei laghi costruire impianti nel deserto e far rivivere stazioni ski come Bolbeno,due passi da Tione nota stazione alpina del cantone Rendena,In Trentino alle provinciali hanno votato meno del 50 per cento,salirà se faranno votare gli orsi.Se la classe politica è quello che è e quelli che la votano,come definiva il Salvemini sono poi espressione maggioritaria di quei danni,la differenza si vedrà quando il generale disinteresse per essi aumenterà vi è. più
Naturalmente, Marcello, estremizzi, poiché non è solamente chi conduce una vita grama che si accontenta della neve artificiale, ma proprio tutti!
Sig. Crovella. Il suo atteggiamento verso la montagna sia invernale che estiva le rende merito per il rispetto che riconosce ad un magnifico ambiente naturale, non creato dall’ uomo che però l’uomo è in in grado di deturpare per sé e per i suoi posteri. Tuttavia non ci sono né freni né limiti possibili: quando un business è ben lanciato e redditizio anche un modesto segno meno fa scattare ogni allarme con richieste (pretese) di laute sovvenzioni pubbliche. Peraltro già succede in alcune stazioni invernali poste ad altezze e latitudini discutibili. Ci hanno raccontato dell’esistenza, e poi scomparsa dei dinosauri e ce ne siamo fatti una ragione. Sarà così anche per la scomparsa della neve o dovremo aspettare qualche milione di anni? Già, perché con il progresso della scienza e della tecnica l’uomo sarà capace di inventare qualcosa di scivoloso somigliante alla neve che non si scioglie nemmeno a +20 gradi! Pazienza per il costo del giornaliero che sarà pari ad una pensione minima. I percettori della minima non frequentano settimane bianche, movida, apericena, ecc. La selettività determinata dai prezzi non potrà che incattivire i frequentatori delle giostre dei superski, come peraltro capita in estate su e giù per pedaggi, parcheggi, ferrate e cene gourmet. Non sono né fiducioso né ottimista come lei, e cedo le mie speranze alle prossime generazioni, che come la nostra vedranno i dinosauri estinti solamente disegnati o ricostruiti nei musei.
Il mercato.
La critica alla economia di mercato – economia che pur ha lecupletato i suoi critici più feroci – è ormai indice di una certa ottusità senile contemperata da capricciosita infantile causa rottura giochino.
Un mix che potrebbe aprire spazi al business RSA dell’outdoor, non fosse per il luciferino del motto: business.
Insomma: il piccolo borghese che sciava garrulo e gioioso ora schifa e sdegna i nuovi arrivati nei quali non si riconosce. Il Superuomo di piazza Carlina abbaia alla funivia.
In effetti co “sci” (cioè “sciare”) non è che il pretesto pe trascorrere una vacanza di divertimenti vari, dall’apericena alla discoteca, dal gioco a premi al “beccare” altri turisti/e ecc. Sciare in quanto tale NON è il perno dell’attrattiva, ma un “pretesto”. la massa quasi non si accorge della differenza fra belle piste innevate in modo naturale, immerse in un paesaggio imbiancato e, dall’altra, strisce di neve artificiale fra prati verdi. Tnato con gli sti ai piedi ci sta il meno possibile: si alza tardi, non rinuncia affatto alla paisa pranzo nel rifugetto in quota (dove probabilmente indugia fra un tagliere di salumi e una birra in più) e poi smette presto per tornare in paese a far vasche davanti alle vetrine dei negozi, aperitivo, cena e dopo cena… Quindi si rovinano le montagne per “gente” del genere, non per individui animati dalla passione dello sci. Sono sempre più convinto che occorra indirizzarsi verso un modello completamente diverso: poche stazioni “leggere” (solo skilift), aperte solo quando c’è innevamento naturale. In parole povere un’offerta che si rivolga solo ai veri appassionati di sci. Solo che gli operatori non vogliono questa soluzione perché ovviamente il mercato dei soli appassionati di sci è molto più piccolo del mercato dei cannibali apericenisti…
Mi auguro per l’umanità che questo accordo sia stato preso dall’intelligenza artificiale che ha scritto questo articolo.
A parte le gare, lo sciatore che ha prenotato la settimana bianca a febbraio, per esempio, credete che rinunci alla vacanza perché dovrà sciare su tristi strisce di neve artificiale tra prati marroni?
Ecco, vi sbagliate! Perché quello viene lo stesso perché fa una vita di merda e non vede l’ora di partire per la sua agognata vacanza.
E nelle Dolomiti, ci pensa l’UNESCO a fargli trovare tutto quello che vuole trovare.