La guida alpina Pasquale Iannetti e l’avvocato Vincenzo Di Nanna ricorrono a Corte dei Conti e Procura: impianti malcustoditi e in malora, ma chi permette tutto questo senza controllare il gestore?
Prati di Tivo (TE), danno erariale per milioni
(esposti contro Marco Finori e gli amministratori Gst)
a cura della Redazione di emmelle.it
(pubblicato su emmelle.it il 20 dicembre 2024)
Dopo quasi sei anni di gestione di Marco Finori alla gestione degli impianti di risalita dei Prati di Tivo (da quell’inverno 2019 che resta l’unico in cui le pulegge della seggiocabinovia della Madonnina hanno girato portando turisti a sciare in quota), mentre tutte le stazioni della regione si apprestano a celebrare altre vacanze natalizie con i pienoni, i teramani si vedono costretti a leggere dei Prati di Tivo solo attraverso la carte giudiziarie.
Stavolta a illustrarle sono la guida alpina Pasquale Iannetti e l’avvocato Vincenzo Di Nanna, che sembrano interpretare l’animo di tanti osservatori esterni: perché un gestore può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo, decidendo lui se aprire (o non aprire) alla collettività un impianto pagato con soldi pubblici e di proprietà pubblica?
Ma non è tutto: nel 2019 ha inizio la gestione Marco Finori in virtù di un contratto stipulato con la G.S.T. il 17 gennaio mentre, a partire dal 27 febbraio 2024, sempre lo stesso Marco Finori ha assunto (su nomina del tribunale) l’Ufficio di custode con l’incarico di gestire e amministrare i suddetti beni. Non vi sono dubbi sul fatto che il gestore, in virtù del contratto stipulato, avrebbe dovuto curare con diligenza la manutenzione degli impianti e preservarli da ogni possibile fonte di danno.
Chi controlla il… controllore nominato dal giudice? “La domanda appare persino retorica e la risposta è semplice: la società Gran Sasso Teramano in liquidazione e tutti gli Enti pubblici proprietari, i quali sembra invece abbiano omesso di vigilare in maniera adeguata per tutelare il patrimonio di cui sono titolari pro quota, tanto che non risulta siano state intraprese azioni legali per richiedere alla società Finori un risarcimento
dei danni o per querelare l’amministratore e legale rappresentante Marco Finori“, ha spiegato Di Nanna.
Secondo Iannetti e Di Nanna, ci sono gli estremi per denunciare alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica sia il gestore Finori che gli amministratori della GST (Gran Sasso teramano, la società in liquidazione proprietaria del Pilone di Mezzo e della quadriposto, oltre che degli impianti di Pratoselva, nonché concessionaria della seggiocabinovia) e della Provincia (proprietaria della seggiocabinovia e socio di maggioranza della GST.
Per questo motivo, lo scorso 16 dicembre 2024 sono stati depositati ben 5 esposti con un discreto volume di documentazione, che dimostrano casi e situazioni verificatisi dal 17 gennaio 2019 (giorno della nomina di Finori) fino ai giorni scorsi, quando è ‘scavallata’ la fune della seggiovia Pilone di mezzo, ferma da un lustro, ed esposta alla furia del vento, senza accorgimenti di sicurezza. A Finori viene contestata una mancanza di buona custodia degli impianti, con conseguente danno economico (secondo Di Nanna e Iannetti calcolabile in centinaia di migliaia di euro, se non milioni). Ma proprio per questo, i ricorrenti si chiedono: “Come mai i proprietari di questi beni non hanno fatto niente per contestare il progressivo ammaloramento degli stessi?”. Fatta salva la considerazione che sulla vicenda c’è un giudice che ha deciso di assegnare, con una sentenza obiettivamente un po’ paradossale, la gestione e la custodia degli impianti, la domanda è: ma qualcuno degli amministratori pubblici non si è sentito in dovere di chiedere a chi di dovere la verifica di come questa custodia venga rispettata e di conseguenze chiederne conto a Finori?
“Possiamo purtroppo parlare di distruzione, perché la mancanza di manutenzione e di ogni accorgimento volto a conservare gli impianti sciistici ben può averne compromesso, in maniera definitiva, l’utilizzabilità trasformando la stazione di Prati di Tivo in una stazione fantasma – ha spiegato l’avvocato Di Nanna – L’elenco dei danni generati dall’incuria va dalla distruzione di un montacarichi a quella di una staccionata, passando per l’abbandono di tre costosi battipista, due motoslitte, l’impianto di innevamento artificiale, sette produttori di neve artificiale e tutte le seggiole delle seggiovie, oltre allo stato di desolazione in cui si trova l’impianto CaseX situato a ridosso dell’edicola votiva della Madonnina sull’Arapietra. A seguito di questo la Provincia è intervenuta con un cospicuo contributo di ben 130mila euro, fatto che di per sé consente di ipotizzare una responsabilità per danno erariale” – ha sottolineato il legale.
Va precisato inoltre che al bilancio va assommata la distruzione dei tre O’bellX (gli apparecchi per il distacco controllato delle valanghe) già al centro di lunghe polemiche: una responsabilità non completamente imputabile all’attuale gestore, la Marco Finori S.r.l., perché precedente all’inizio della sua gestione e della sua custodia, e dunque relativa solo al periodo dal 17 gennaio 2019 ad oggi.
La replica di Marco Finori
a cura della Redazione di certastampa.it
(pubblicato su certastampa.it il 20 dicembre 2024)
Non si è fatta attendere la replica del custode giudiziario Marco Finori, alla conferenza stampa di Iannetti e Di Nanna: «La fune è stata ripristinata subito dalla mia società e dai miei dipendenti. I mezzi, invece, sono all’eterno perché non c’è mai stato un ricovero da quando c’è quella stazione, non c’è posto da nessuna parte per ricoverarli, mezzi che sono tutti perfettamente funzionanti, ma non c’è possibilità di metterli al ripari. Di incuria si può parlare invece che è l’incuria dei tavoli lasciati all’abbandono dall’Asbuc, con il vento che ha soffiato oltre 200 km/h hanno rotto la stazione di monte della seggiocabinovia, e la Marco Finori Srl a proprie spese l’ha sistemata e adesso chiederà i danni all’Asbuc proprio per l’incuria. L’avvocato Di Nanna parla di cose che non conosce, mentre Iannetti poverino lo conosciamo tutti cioè se le sue cose vengono archiviate non è perché tutti i magistrati non sono capaci, ma perché evidentemente muove accuse che non si reggono, anche lui senza conoscere minimamente i fatti. La Stazione è chiusa solo per colpa della Provincia di Teramo perché non ha fatto le revisioni opportune. E non ha rimesso gli Obell’x».
Finori, ne ha anche per l’Asbuc (Amministrazione separata dei beni frazionali di uso civico, NdR): «L’Asbuc mi piacerebbe sapere con quali figure tecniche vuole gestire gli impianti e con quali risorse e con quali capacità e perché non l’ha fatto in passato, quando è dovuta venire la Marco Finori a riaprire degli impianti chiusi. Non ci dimentichiamo che sei anni fa, quando mi hanno cercato, è perché nessuno voleva gestire gli impianti neanche prendendo dei soldi, mentre io non ho mai preso un euro per gestire gli impianti di società che li avevano gestiti in passato: se ci saranno gli estremi (che i miei legali mi hanno già confermato) presenterò querela».
Finori, infine, chiosa: «Siamo noi la parte lesa e chiederemo i danni della chiusura invernale».
Aggiornamento del 30 dicembre 2024
Si complica ulteriormente le vicenda dei Prati di Tivo. Se fino ad oggi il gestore Marco Finori non ha aperto gli impianti, nell’attesa delle definizione giudiziaria della querelle, da oggi non potrà aprire, avendo egli ricevuto questa pec: «In riferimento al contratto stipulato in data 20/06/2024, con la presente, non essendo stata effettuata la liquidazione del saldo dell’importo annualmente stabilito nei termini previsti dall’art. 4 del contratto citato, con la presente siamo a comunicare che lo stesso si intende risolto di diritto e pertanto la convenzione stipulata ha cessato i propri effetti con decorrenza dalla data del 21/12/2024».
Ad inviarla, il presidente dell’Asbuc Paride Tudisco, e a seguito di questa comunicazione, senza concessione la gestione rischia di diventare occupazione abusiva. E per una eventuale apertura invernale o estiva, senza disponibilità dei terreni dove insistono gli impianti, la Regione non può dare l’autorizzazione al pubblico esercizio e di conseguenza questo non può aprire.
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Una mia imprecisione nel commento 6:
“automobili alla stazione di arrivo della cabinovia.” È la stazione di partenza.
Prati di Tivo è una località meravigliosa: neve fantastica in inverno, atmosfera alpinistica in estate, per questo da sempre al centro di “appetiti” quanto meno esecrabili. Ricordo l’antico progetto (fine anni ’70) di espansione della Stazione sciistica verso la Val Maone e Campo Pericoli, e le lotte del mondo della montagna (CAI in testa) per scongiurare quella follia rappresentata dall’invadere e deturpare un’area del Gran Sasso selvaggia, trasportando sciatori proprio verso quei luoghi, potenzialmente insidiosi, finiti di recente in cronaca per la tragica morte per assideramento di due alpinisti. Progetti scellerati e forti reazioni: una lotta che di giorno vedeva le ditte incaricate piantare picchetti di delimitazione, di notte Robin Hood in giacca a vento toglierli (lo posso dire, tanto il reato è prescritto!). Poi le battaglie per l’istituzione del Parco del Gran Sasso, con manifestazioni nazionali proprio a Prati di Tivo. Ancora la querelle sull’installazione degli Obell’X, milioni spesi a protezione di una stazione già in piena criticità amministrativa (tre di questi impianti per il distacco da remoto di valanghe sono stati travolti da una valanga!)…
Tanta acqua è passata sotto i ponti e questo luogo, la gente di Pietracamela e dei paesini confinanti ha diritto a stabilità e certezze sull’utilizzo del territorio. Basta cialtronerie, basta questa giostra di veti incrociati e rimpallo di accuse. La guida Iannetti – simpatico o antipatico che sia – fa bene a battersi e chiedere chiarezza sulle modalità di utilizzo del denaro pubblico. Se non impariamo, tutti, a essere paladini di un pensiero rispettoso della natura alpina e battagliero sui temi importanti, sul Gran Sasso come altrove, le nostre montagne saranno ancora e sempre oggetto di speculazione.
PS: con fondi PNRR sono in fase di attuazione due progetti desolanti. Il primo per la sistemazione di una strada che, risalendo il versante est dell’Arapietra, dovrebbe portare automobili alla stazione di arrivo della cabinovia. Strada che farebbe invidia a quella del Passo Gavia, notoriamente chiusa in inverno; il secondo per la realizzazione di una funivia di collegamento Montorio al Vomano – Prati di Tivo. Una costosissima e strampalata opera seconda solo al Ponte sullo Stretto di Messina. Opere che convoglierebbero turisti verso una località turistica moribonda.
Che vuoi che dica,senza parole ,coscienze incallite,un posto meraviglioso dove nel 1984 ho imparato a sciare e gli albergatori e le persone del posto ne parlavano con orgoglio,ora parlano le evidenze…
MENOMALE!!
Ho imparato a sciare ai Prati di Tivo.Correvano gli anni 70.Sono passati oltre 50 anni,e la storia è ancora quella.All’epoca erano parcheggiati dei piloni destinati a collegare i prati con Campo Pericoli.Spariti.Il camping ????.Una localita’ invidiabile.NON C’È SPERANZA.
Si, visto il post sul Parco e questo pare anche a me che da quelle parti la gestione delle cose sia spesso un po’ alla “comecazzomipare” e alla “rimestoneltorbido” e poi si va per avvocati.
Pessima situazione direi!
Solito pasticciaccio all’italiana. Sono curioso di vedere come lo risolverà l’Asbuc, perché, post PEC del 30/12/2024, il “pallino”è in mano a lei, che deve trovare un altro esercente al posto di Marco Finori. Quasi quasi, se scattasse l’ occupazione abusiva, come illustrato sul finale dell’articolo, ci sarebbe da tirare un sospiro di sollievo Almeno abbattono gli impianti e così, in un colpo solo, si risolve la querelle e si alleggerisce di un tassello la pressione antropica sulle montagne. Non che il destino di tutte le montagne del mondo dipenda da questi specifici impianti… però… A parte questa considerazione, io non ho nessun interesse concreto (neppure da utilizzatore degli impianti) in merito a questa faccenda, per cui me ne sto alla finestra a osservatore per curiosità. Chi in qualche modo è interessato (o perché utilizzatore degli impianti o in quanto soggetto economico coinvolto nella zona) dovrebbe darsi da fare per trovare una soluzione congrua e, soprattutto, “funzionante”