Non potevamo non sottoporvi un articolo che al momento ci sembra sfiorare il massimo del pessimismo. Secondo Gordon Lichfield non torneremo più alla normalità. Ecco come sarà la vita dopo la pandemia. Il distanziamento sociale, sostiene un’analisi del MIT Technology Review, durerà ben più di qualche settimana. Lo dimostra una simulazione dell’Imperial College di Londra. In un certo senso, accompagnerà la vita e il lavoro di tutti per sempre. Con un’esplosione dei servizi di una nuova Shut-in Economy.
Mai più come prima
di Gabriele Capolino
(pubblicato su milanofinanza.it il 18 marzo 2020)
“Per fermare il coronavirus dovremo cambiare radicalmente quasi tutto quello che facciamo: come lavoriamo, facciamo esercizio fisico, socializziamo, facciamo shopping, gestiamo la nostra salute, educhiamo i nostri figli, ci prendiamo cura dei nostri familiari”. Così comincia un’analisi di Gordon Lichfield, direttore di MIT Technology Review (il magazine della prestigiosa università americana) dedicato ai cambiamenti nella vita personale e nel mondo del business che la pandemia finirà per cristallizzare anche dopo che sarà attenuata. “La maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, e lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana, o addirittura dopo qualche mese. Alcune cose non torneranno mai più”.

Lichfield parte dalla constatazione, cui si è arreso anche il governo inglese, che ogni Paese abbia bisogno di fare come l’Italia, cioè appiattire la curva dei contagi: imporre un distanziamento sociale per rallentare la diffusione del virus per evitare il collasso del sistema sanitario. Ciò implica che la pandemia deve durare, attenuata, fino a quando non ci sarà un numero sufficiente di persone che hanno avuto il Covid-19 in modo da lasciare la maggior parte degli altri immuni (supponendo che l’immunità duri per anni, cosa che non sappiamo) o che nel frattempo non si trovi un vaccino.
Quanto tempo ci vorrebbe e quanto devono essere draconiane queste restrizioni sociali? Trump ha detto che “con diverse settimane di azione mirata, possiamo svoltare l’angolo e capovolgere la situazione in fretta”. In Cina, sei settimane di isolamento cominciano ad alleggerire la situazione, ora che i nuovi casi sono caduti in prescrizione.
Ma non finirà qui. Finché qualcuno nel mondo avrà il virus, le epidemie continueranno a ripetersi, senza controlli rigorosi per contenerle. In un rapporto di martedì 17, i ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno proposto un metodo di controllo: imporre misure di distanziamento sociale più estreme ogni volta che i ricoveri nei reparti di terapia intensiva (ICU) iniziano ad aumentare, e rilassarli ogni volta che i ricoveri diminuiscono.

Nel grafico 1, la linea arancione è quella dei ricoveri in terapia intensiva. Ogni volta che superano una soglia, per esempio, 100 alla settimana, il paese dovrebbe chiudere tutte le scuole e la maggior parte delle università, adottando il distanziamento sociale. Quando scendono sotto i 50 ricoveri, queste misure verrebbero revocate, ma le persone con sintomi o i cui familiari hanno sintomi rimarrebbero comunque confinate a casa.
Come si misura la “distanza sociale”? I ricercatori la definiscono così: “Tutte le famiglie riducono del 75% i contatti al di fuori della famiglia, della scuola o del posto di lavoro”. Significa che ognuno fa tutto il possibile per ridurre al minimo i contatti sociali e, nel complesso, il numero di contatti diminuisce del 75%.
Secondo questo modello, concludono i ricercatori, il distanziamento sociale e la chiusura delle scuole dovrebbero essere in vigore per circa due terzi del tempo, attivo due mesi e un mese in pausa, fino a quando non sarà disponibile un vaccino, il che richiederà almeno 18 mesi (se funziona).
Diciotto mesi!? Sicuramente ci devono essere altre soluzioni. Perché non costruire più unità di terapia intensiva e trattare più persone contemporaneamente, per esempio?
Beh, nella simulazione dei ricercatori, non risolve il problema. Senza il distanziamento sociale dell’intera popolazione, anche la migliore strategia di mitigazione (che significa isolamento o quarantena dei malati, dei vecchi e di coloro che sono stati esposti, più la chiusura delle scuole) porterebbe comunque a un’ondata di malati gravi otto volte superiore a quella che il sistema statunitense o britannico possono affrontare (nel grafico 2 è la curva blu più bassa; la linea rossa piatta è il numero attuale di posti letto in terapia intensiva). Anche se si impostassero fabbriche per sfornare letti e ventilatori e tutte le altre strutture e forniture, si avrebbe comunque bisogno di molti più infermieri e medici per prendersi cura di tutti.

Si potrebbe allora imporre restrizioni per un solo lungo periodo di cinque mesi? Non va bene neanche così: una volta eliminate le misure di distanziamento, la pandemia scoppierebbe di nuovo, solo che questa volta sarebbe in inverno, il momento peggiore per sistemi sanitari già troppo tesi.
E se si decidesse di essere brutali, fissando una soglia molto più alta del numero di ricoveri in terapia intensiva oltre la quale innescare il distanziamento sociale, accettando quindi che molti più pazienti muoiano? A quanto pare non fa molta differenza. Anche negli scenari meno restrittivi dell’Imperial College, saremmo nel sacco in più della metà del tempo.

Quindi, sostiene Lichfield, non si sta parlando di un’interruzione temporanea. È l’inizio di uno stile di vita completamente diverso.
Vivere in uno stato di pandemia
Secondo Technology Review, a breve termine ciò sarà estremamente dannoso per le imprese che contano su un gran numero di persone che si riuniscono in massa: ristoranti, caffè, bar, discoteche, palestre, hotel, teatri, cinema, gallerie d’arte, centri commerciali, fiere dell’artigianato, musei, musicisti e altri artisti, luoghi sportivi (e squadre sportive), sedi di congressi (e produttori di congressi), compagnie di crociera, compagnie aeree, trasporti pubblici, scuole private, centri diurni.
Per non parlare dello stress dei genitori spinti a far studiare a casa i loro figli, delle persone che cercano di prendersi cura di parenti anziani senza esporli al virus, delle persone intrappolate in relazioni extramatrimoniali, e di chiunque non abbia un ammortizzatore finanziario per affrontare le oscillazioni del reddito.
Ci sarà comunque una stagione di adattamento: le palestre cominceranno a vendere attrezzature per esercizio a casa e fare sessioni online, vedremo un’esplosione di nuovi servizi di quella che si può già definire la Shut-in economy. Ci si può consolare con il fatto che le nuove abitudini diminuiranno l’impatto ambientale dei viaggi, favoriranno il ritorno a filiere produttive locali, a un maggior ricorso al camminare e alla bicicletta. Ma lo sconvolgimento di molte, molte imprese e mezzi di sussistenza sarà impossibile da gestire. Uno stile di vita da recluso non è sostenibile per periodi così lunghi.
Quindi come possiamo vivere in questo nuovo mondo? Una parte della risposta, spera Lichfield, sarà nel miglioramento dei sistemi sanitari, con la costituzione di unità di risposta alle pandemie in grado di muoversi rapidamente per identificare e contenere le epidemie prima che comincino a diffondersi. Poi occorre sviluppare la capacità di aumentare rapidamente la produzione di attrezzature mediche, kit di test e farmaci. Sarà troppo tardi per fermare la Covid-19, ma sarà d’aiuto per le future pandemie.
A breve termine, probabilmente troveremo compromessi imbarazzanti che ci permetteranno di mantenere una certa parvenza di vita sociale. Forse le sale cinematografiche toglieranno metà dei loro posti, le riunioni si terranno in sale più grandi con sedie distanziate, e le palestre richiederanno di prenotare gli allenamenti in anticipo, in modo che non si affollino.
In definitiva, verrà ripristinata la capacità di socializzare in sicurezza, sviluppando modi più sofisticati per identificare chi sia a rischio di malattia e chi no, e discriminando legalmente chi lo è.

Si possono vedere i primi segnali nelle misure che alcuni paesi stanno prendendo. Israele utilizzerà i dati di localizzazione dei cellulari, con cui i suoi servizi segreti rintracciano i terroristi, per rintracciare le persone che sono state in contatto con i portatori noti del virus. Singapore effettua una ricerca esaustiva dei contatti e pubblica dati dettagliati su ogni caso conosciuto, tutti tranne l’identificazione delle persone per nome.
Naturalmente nessuno sa esattamente come sarà questo nuovo futuro. Ma si può immaginare un mondo in cui, per salire su un volo, forse si dovrà essere iscritti a un servizio che tracci i vostri spostamenti attraverso il vostro telefono. La compagnia aerea non sarebbe in grado di vedere dove siete andati, ma riceverebbe un avviso se foste stati vicini a persone infette o a punti caldi della malattia. Ci sarebbero requisiti simili all’ingresso di grandi spazi, edifici governativi o snodi di trasporto pubblico. Scanner della temperatura installati ovunque, e il vostro posto di lavoro potrebbe richiedere l’uso di un monitor che misuri la vostra temperatura o altri segni vitali. Dove i locali notturni chiedono una prova dell’età, in futuro potrebbero chiedere una prova di immunità, una carta d’identità o una sorta di verifica digitale tramite il vostro telefono, che dimostri che siete già guariti o che siete stati vaccinati contro gli ultimi ceppi del virus.
Ci si adatterà anche a queste misure, così come ci si è adattati ai sempre più severi controlli di sicurezza aeroportuale in seguito agli attacchi terroristici. La sorveglianza invasiva sarà considerata un piccolo prezzo da pagare per la libertà fondamentale di stare con altre persone.
Come al solito, però, il vero costo sarà sostenuto dai più poveri e dai più deboli. Le persone che hanno meno accesso all’assistenza sanitaria, o che vivono in zone più esposte alle malattie, saranno ora più frequentemente escluse dai luoghi e dalle opportunità aperte a tutti gli altri. I gig-worker, quelli che fanno lavoretti e sono molto in giro, come autisti, idraulici, istruttori di yoga freelance, vedranno il loro lavoro diventare ancora più precario. Gli immigrati, i rifugiati, i clandestini e gli ex detenuti dovranno affrontare l’ennesimo ostacolo all’ingresso nella società, prevede Lichfield.

Inoltre, a meno che non ci siano regole severe su come viene valutato il rischio che possiate ammalarvi, i governi o le aziende potrebbero scegliere qualsiasi criterio: per esempio, siete ad alto rischio se guadagnate meno di 50.000 dollari all’anno, vivete in una famiglia con più di sei persone e in alcune precise parti del Paese. Ciò provocherebbe un margine per la distorsione algoritmica e la implicita discriminazione, come è successo l’anno scorso con un algoritmo utilizzato dalle compagnie di assicurazione sanitaria degli Stati Uniti, che finiva per favorire inavvertitamente i bianchi.
Il mondo è cambiato molte volte, e sta cambiando di nuovo. Tutti noi dovremo adattarci a un nuovo modo di vivere, di lavorare e di creare relazioni. Ma come per tutti i cambiamenti, ci saranno alcuni che ci perderanno più degli altri, e saranno quelli che hanno già perso troppo. Il meglio che possiamo sperare, conclude l’analisi di Lichfield, è che la profondità di questa crisi costringa finalmente i Paesi e gli Stati Uniti in particolare, a porre rimedio alle palesi ingiustizie sociali che rendono così intensamente vulnerabili ampie fasce della loro popolazione.
0Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
…e siccome siamo già nelle stesse acque, a questo arriveremo presto anche noi:
https://www.repubblica.it/tecnologia/sicurezza/2020/03/03/news/verde_giallo_o_rosso_il_codice_sull_app_che_in_cina_decide_la_liberta_dei_cittadini-250107693/
Copiamo anche il qui il prospetto che riguarda le più comuni cause di morte, suggerito da Giuseppe Balsamo nell’altro post:
https://www.istat.it/it/files/2017/05/Report-cause-di-morte-2003-14.pdf
Giusto per avere un’idea.
Ribadisco che stiamo lentamente perdendo il contatto con la realtà (se ce lo abbiamo mai avuto), dimenticandoci il frullatore che erano molte delle vite pre-virus.
Beh, dai ragazzi, siamo corretti: più sani si.
Tra quelli che scrivono qui non credo ce ne sia uno che cent’anni fa non sarebbe stato considerato vecchio e duecento probabilmente ricordato il giorno dei morti!
Anche a me spaventa invece, come a Pasini, il controllo sociale e la militarizzazione della salute. Ben più del COVID
più liberi di sicuro no.
ma nemmeno più sani. Si campa di più perchè ci si riempie di farmaci, sono loro che ci allungano la vita.
Anche se poi ci alimentiamo con troiai .
Esatto Roberto, proprio così.
Per Grazia. Ma perchè i nostri avi erano sani come pesci? Mia mamma è arrivata a 92 anni ma mica senza acciacchi. Diciamo che rispetto ad altre persone c’è arrivata meglio. Oggi molte malattie le puoi curare, tenere sotto controllo, una volta te le tenevi e stringevi i denti, e morivi mediamente prima, molto prima.
Il tema del rapporto salute e controllo sociale era un tema già aperto prima di questa vicenda e me ne ero interessato per ragioni professionali. Negli USA gli esami a cui possono essere sottoposte le persone in sede di assunzione sono molto meno regolati che non da noi. Man mano si ampliano i test genetici a scopo preventivo si possono fare delle stime probabilistiche della possibilità che una persona possa sviluppare una determinata patologia, per esempio un cancro al seno. Se questi dati non sono protetti potrebbero generare conseguenze devastanti sulle scelte che le organizzazioni e la società fanno sulle persone. Pensate ad esempio all’uso non solo aziendale ma anche ad esempio pre-matrimoniale. Ecco perché certe decisioni che si assumono in un’emergenza come questa sono molto delicate. Perché potrebbero configurare precedenti pericolosi di azioni su determinati target a scopo preventivo, come ad esempio le azioni restrittive sugli anziani, sicuramente a loro protezione oggi, ma quando si aprono certe porte non si mai dove possono condurre. Molti film di fantascienza hanno trattato questi temi. L’esperienza di questi giorni ci insegna che il genere cosiddetto distopic a volte contiene frammenti di possibilità che possono diventare realtà e le crisi a volte generano dei salti impensabili di paradigma.
Antonio, ripropongo la mia domanda: più sani?
Forse non svilupperemo sintomi gravi rispetto al covid, ma il resto?
La maggior parte di noi soffre di qualche patologia, dalle più piccole (allergie, psoriasi, tic, depressione) fino al tumore, tutte figlie di questi decenni all’insegna di ogni forma di sfruttamento e inquinamento.
No no, dico proprio più sani. Poi ciascuno si rapporta giustamente con la realtà che lo circonda.
Antonio, non mi sento così sicura che saremo più sani, visto che tra le primissime cause di morte c’è il tumore – e questo si sa anche senza guardare le preziose analisi messe a disposizione.
Personalmente ho diversi amici malati di cancro, che con grande pena ora stanno continuando le cure.
Vuoi dire più immuni al Covid? Direi che, nonostante il numero di decessi, continua a rimanere il minore dei mali….
Negli anni 80 si parlava dell’HIV come della peste del secolo. La gente ha smesso di fare sesso? Non mi pare proprio. Anche per il coronavirus troveranno o un vaccino o dei farmaci per tenerlo a bada.
Inoltre i giovani, salvo casi particolari, sono molto resistenti a questo virus e pertanto, quando potranno, ricominceranno la vita di sempre. Ci sono degli istinti non facilmente sopprimibili.
Ciò che invece prenderà sempre più piede sarà il controllo sociale mediante strumentazione sempre più tecnologica. Il futuro ci vedrà più sani ma meno liberi.
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-coronavirus-si-sarebbe-diffuso-in-mezza-europa-da-ischgl-paesino-austriaco-di-1500-abitanti_it_5e787a88c5b63c3b6493736f?utm_hp_ref=it-homepage
L’apoteosi dell’ipocrisia….
Ritengo che si accentuerà la natura di ciascuno: chi è sempre stato affettuoso come me darà ancor più valore al contatto, mentre chi è già schivo è diffidente lo sarà ancor di più.
@Grazia
Per “insieme” intendo che si dovrà tutti quanti ritrovare il coraggio di riprendere, per quanto possibile, quelle piccole cose che rendevano più umana la nostra vita in società: quanto sarebbe triste e impersonale, per esempio, pensare a una vita senza abbracci e strette di mano tra familiari e amici?
A propos de Messina:
https://www.facebook.com/153309184689383/posts/3000503219969951/?sfnsn=scwspwa&d=w&vh=e&extid=8fSuHQ3ZKOVwzIyA
Fortunatamente non ho la tele.
”L’assalto ai traghetti” mi pare, a questo punto delle misure restrittive, fuori luogo, sia da parte dei viaggiatori sia da chi dovrebbe controllare!!
Potremmo già scrivere libri sui paradossi e le incongruenze di questo tempo storico.
Sui giornali si vedono immagini dell’assalto ai traghetti per la Sicilia.
No comment.
Sicuro, lo recita anche il titolo “Mai più come prima”.
È il significato al tuo “insieme” che ora mi sfugge.
“Grazia” Pardon 🙂
Io temo che la tua seconda ipotesi non potrà verificarsi.
Temo che per diversi mesi a partire da quando finirà questa faccenda, la gente avrà paura a stringersi la mano e a tutta una serie di usi quotidiani che in questo periodo si sono rivelati pericolosi… E temo che questa non sarà l’ultima volta che ci troveremo di fronte ad un evento del genere.
Ecco perchè secondo me invece si dovrà trovare, insieme, il modo di affrontarlo senza che la nostra vita, e quella dei nostri figli, diventi una prigione dorata.
Andrea Parmeggiani, mi chiamo solo Grazia 🙂
Una prigione, per quanto dorata, è pur sempre una prigione. Comincia a mancarmi l’aria delle vastità montane… la preoccupazione per la mia già piccola economia e il pensiero di esser solo burattini si vanno alternando ai momenti di quiete in cui sento che il Pianeta sta cominciando finalmente a respirare.
Alterno momenti in cui sono convinta che non ne verremo fuori se non in capo a un semestre abbondante ad altri in cui sentenzio che a breve, da un giorno all’altro, ci diranno che non dobbiamo più preoccuparci e ci inviteranno a riprendere la vita di prima.
“Io ho la consolazione di abitare sulle vesti di Donna Etna e di poter vedere la sua vetta fumante da casa, così come parte della catena dei Monti Peloritani e l’Aspromonte. Ma mi mancano le escursioni e il contatto con i viaggiatori. ”
Maria Grazia: e’ già una bella consolazione 🙂
Sono d’accordo con il commento 3 di Alberto C.
La disoccupazione cronica è sulla carta.
Esiste un ampissimo margine di lavoro in nero – soprattutto nel turismo e nell’agricoltura, ma non solo.
Ciò che è certo è che viviamo molto di più all’aria aperta e che, a parte (ahimè, ahimè, ahimè) l’industria petrolchimica che fa danni peggiori del benedetto covid in aree precise, non c’è molto di più in termini di impianti. Aggiungiamo un clima diverso e anche un’alimentazione.
Questo è il quadro per può dare il la a molte supposizioni, ma restano tali.
Purtroppo per ora non si può che stare a guardare (dalla finestra).
Grazia, scusa se mi permetto di dissentire dalle conclusioni esposte nell’articolo che hai linkato.
Credo che per poter fare un confronto sarebbe necessario conoscere i dati di quanti hanno continuato ad andare a lavorare nelle fabbriche e quanti di questi hanno dovuto spostarsi con mezzi pubblici. Considerando la disoccupazione cronica presente al sud e la mancanza di ciò che ha fatto del nordest la locomotiva che traina l’economia italiana, cioé un continuum di piccole e medie imprese che in questo periodo non si sono fermate, ecco spiegato a mio avviso il motivo del minor numero di contagi.
@lusa: le traduzioni ci sono già.
E poi ora è anche un buon momento per la raccolta di molte piante medicinali. La mancanza di copertura nevosa e le alte temperature hanno anticipato fioriture che di norma si possono osservare a fine maggio.
Ciao Giuseppe, ad oggi Zafferana conta due positivi (figlio di 60 anni isolato a casa e padre di 85 ricoverato).
Spero la situazione non precipiti proprio in questi giorni e che al più presto i casi gravi diminuiscano anche al nord.
Io ho la consolazione di abitare sulle vesti di Donna Etna e di poter vedere la sua vetta fumante da casa, così come parte della catena dei Monti Peloritani e l’Aspromonte. Ma mi mancano le escursioni e il contatto con i viaggiatori.
Auspico che i due testi, molto interessanti, vengano pubblicati tradotti in lingua italiana quanto prima.
Cara Grazia, vorrei tanto che fosse così. Che almeno voi riusciate a stare fuori dagli aspetti peggiori di quanto sta accadendo qui da noi.
La opinione è che l’articolo che hai linkato sia molto ottimistico, ma la mia speranza è di avere torto.
La montagna mi manca tanto…
L’ordinanza della regione Lombardia ordina di svuotare entro 72 ore tutte le strutture ricettive. È probabile che questo generi un nuovo movimento di persone che usciranno dalla Lombardia diffondendo i contagi. Ma ci pensano agli effetti sistemici quando prendono decisioni?
Buongiorno dalla Montagna con il suo scialle di nebbie e silenzi:
Il sud contro corrente:
http://www.strettoweb.com/2020/03/coronavirus-ecco-come-e-perche-il-sud-italia-si-sta-salvando-calabria-e-sicilia-le-regioni-meno-colpite-dallepidemia-ancora-2-giorni-per-tirare-il-sospiro-di-sollievo/988017/
La traduzione in italiano del primo testo c’è già, c’è il link al termine del testo:
https://medium.com/tomas-pueyo/coronavirus-perch%C3%A9-agire-ora-bd6c02ee0785
Segnalo alla Redazione che la traduzione dei due articoli è già presente online:
https://medium.com/tomas-pueyo/coronavirus-perch%C3%A9-agire-ora-bd6c02ee0785
https://www.facebook.com/notes/claudio-porta/coronavirus-il-martello-e-la-danza/10158590188513888/?hc_location=ufi
Con richiesta di pubblicazione.
Grazie,
Giuseppe
Ho letto con attenzione entrambi gli articoli: oltre ai dati che già conosciamo, numeri su numeri e proiezioni di possibili scenari.
Sappiamo già, e mi par che non sia più un’opinione, che con “coronavirus” vengono indicati diversi ceppi di influenza.
Ognuno di noi, se facessimo dei test, risulterebbe positivo a diversi virus che ci portiamo dentro da portatori sani.
Non ritengo utile allarmare la popolazione più di quanto non lo sia.
Ma magari sono in errore e vi chiedo di perdonarmi se non ho colto il valore degli studi condotti.
In questi giorni in cui tutti abbiamo più tempo da dedicare alla lettura e all’approfondimento, un buon consiglio è quello di leggere i due seguenti articoli, purtroppo entrambi in inglese:
https://medium.com/@tomaspueyo/coronavirus-act-today-or-people-will-die-f4d3d9cd99ca
https://medium.com/@tomaspueyo/coronavirus-the-hammer-and-the-dance-be9337092b56
Noi non abbiamo il tempo di farne adeguata traduzione, ma riteniamo che sarebbe molto utile che qualche volontario lo facesse. Pubblicheremmo subito i due testi. Grazie.
Ciò che immagino è una vita (attività ricreative comprese) super regolata…avete presente “Brave new world” (Il nuovo mondo) di Aldous Huxley?
21 marzo alle ore 09:58, da facebook
Come dice Alessandro Gogna, la visione di questo ricercatore è piuttosto pessimistica, forse troppo. Ma se per qualcuno può sembrare fantascienza, gli scenari prospettati da questo ricercatore non sono lontani da ciò che ci aspetta. Almeno fino a quando a livello globale non avremo i mezzi per controllare rapidamente ed efficacemente questa ed altre situazioni simili. E tornare finalmente ad una “normalità” che attualmente ci sembra lontana. Da leggere! E’ un po’ lungo… Ma ne vale la pena.
Potrebbe sembrare fantascienza, ma a mio modesto parere non è molto lontano da ciò che ci aspetta. Almeno per un periodo significativamente lungo…
“Ci si può consolare con il fatto che le nuove abitudini diminuiranno l’impatto ambientale dei viaggi”
La Montagna si approprierà dello spazio che gli hanno fino ad ora rubato….?
Buongiorno di primavera!
Mutano le parole, le argomentazioni e l’esposizione…ma il dilemma rimane il medesimo: quanto c’entra tutto questo e ciò che sarà con la salute pubblica?