Meraviglioso Fenilon
Ogni volta che vado in Valdadige ad arrampicare è un piacere quasi obbligatorio andare a far visita al Fenilon, un’azienda agricola che s’impone per la sua spettacolare bellezza architettonica e per il suo vino. Che siamo in due o in compagnia più numerosa, comunque veniamo coccolati e rifocillati dalla proprietaria Laura Secchi e dal marito Doriano (ah, lo strudel di Laura…), prima di fare un po’ di rifornimento di Brivido rosso o di Destini incrociati, due tra i loro vini. I nomi sono stati presi di peso da due vie omonime di arrampicata che salgono le pareti di Brentino. Abbondanti sono gli assaggi dei vari vini disponibili, mentre le chiacchiere scorrono nell’ampio porticato e davanti al gigantesco piazzale prima delle vigne sterminate. Una volta abbiamo conosciuto anche i genitori di Laura (il padre ha appena compiuto 96 anni…), il fratello Mauro, la sorella Lorenza, nonché un parente che faceva l’acrobata in un circo e che ora li aiuta in piccoli lavori manuali. Ci rimpinziamo di strudel, cachi in via di maturazione, a volte pilucchiamo da un sacchetto di ottime giuggiole.
Passione, tradizione, autenticità sono le parole che definiscono la loro Azienda a conduzione familiare nel cuore di questa che viene chiamata la Terra dei Forti, in Valdadige. Le eredità della tradizione andrebbero presto perdute se non ci fosse quell’amore per la viticoltura e per la propria terra che rendono speciale questa cantina, vero e proprio riferimento nel vasto scenario enologico del Veneto e del Trentino.
Il loro vino non è oggetto della grande distribuzione, perciò non lo si trova nei supermercati: questa produzione “familiare” viene venduta direttamente.
L’Azienda agricola
L’Azienda Vinicola “Antico Fenilon” ha sviluppato e curato una viticoltura di passione e rispetto per il vigneto che rispecchia uno stile di vita, con evidente l’attenzione alla biodiversità ed all’ambiente. Ma queste sono le parole di oggi, meno fredde e asettiche se al contempo ci viene raccontata una storia legata alla memoria e al recupero del sapere degli avi, decisamente estraneo alle logiche industriali. Solo così si disegnano personalità di vini unici, integrando natura e vigneto alla nostra vita. E questo dovrebbe potersi dire per ogni attività umana, ma purtroppo ne siamo ben distanti.
Lorenza Secchi ci spiega: “Con il completo controllo bilanciato nei nostri vigneti di fertilizzanti naturali, contribuiamo a mantenere viva la vinificazione e l’ecosistema viticolo. Pur essendo immersi in una monocultura, cerchiamo di preservare la ricca diversità genetica dei vitigni autoctoni e del patrimonio enologico, sviluppando a pieno la personalità dei nostri vini. Questo è il motivo per cui evitiamo una produzione agricola su scala industriale, mantenendo gli ecosistemi agricoli più sostenibili con pratiche ecologiche che rispettino la vita e l’equilibrio naturale dei vigneti. Consideriamo i terreni di coltivazione come un grande organismo vivente ed in stretta connessione col mondo esterno: il suolo diventa un enorme essere vivente, in cui ogni pianta, pietra o animale (compreso l’uomo) fanno parte dei loro organi vitali. Ci preoccupiamo costantemente per l’ambiente naturale della vigna rispettando l’autenticità naturale del paesaggio nativo”.
La cantina
Ma dove ci troviamo? L’Antico Fenilon si trova nella frazione di Preabocco, nel comune di Brentino Belluno in Valdadige. Grazie alla vicina Autostrada, siamo a 45 minuti dalla città di Trento, a mezz’ora da Rovereto e a soli 15 minuti dal Lago di Garda.
La Cantina “Antico Fenilon” si trova in una delle migliori zone, in un meandro spettacolare e ricco di argilla creato dal Fiume Adige e dalle rocce della vicina montagna, con un microclima particolare.
Ci racconta Laura Secchi: “E’ dalla vendemmia 2012 che i miei fratelli Roberto e Mauro Secchi, assistiti dalla preziosa competenza del cantiniere-sommelier Matteo Stella, la nostra azienda ha iniziato a produrre, con metodo classico “Champenoise”, un esclusivo vino spumante cuvée e, successivamente, due rossi particolari ed esuberanti, un “Riserva” ed un “Passito”, di una particolare vite autoctona conosciuta col nome di “Enantio”, così come veniva descritta nel primo secolo d. C. dallo scrittore latino Plinio il Vecchio. Sono vini di raffinata, armoniosa e complessa eleganza. Con l’attenzione intransigente al particolare e il rapporto molto personale che abbiamo con i vigneti, i nostri vini incarnano il carattere accattivante di ogni vitigno, con sorprendenti strati di sfumature aggraziati da un equilibrio sincero”.
E aggiunge Roberto Secchi: “Ogni annata inizia come una tela bianca di un dipinto. Grazie alle attente cure dedicate alla progettazione enologica, il nostro ruolo è semplicemente quello di guidare il vino verso la piena espressione della sua innata bellezza. Il nostro stile di famiglia riflette una dedizione alla qualità senza compromessi, con un’umiltà premiata da una produzione ricca di carattere e di sfumature dell’uva, privilegi che oggi vogliamo estendere con gioia a coloro che ancora ricercano i veri sapori dell’eccellenza”.
Interviene Matteo Stella, porgendoci un ulteriore assaggio: “E’ stato un grande lavoro recuperare l’essenza migliore delle uve, quella fragranza sincera e fruttata che voi potete assaporare per esempio degustando la freschezza, la corposità e il brio di questo Brividorosso”.
Antico Fenilon
L’Antico Fenilon è un imponente rustico storico edificato in Valdadige nel 1600 e recentemente restaurato con cura, per ricreare un’atmosfera del passato che però si armonizzi con l’attuale presenza attiva dell’uomo.
Lo spazio a disposizione permette di organizzare qualsiasi tipo di evento: pranzo e cena in interno o all’aperto o sotto il grande patio, celebrazioni speciali, cerimonie e matrimoni, meeting aziendali, degustazioni, ecc. per un totale di 70/80 posti a sedere. L’ampio piazzale antistante al patio porticato permette di installare delle tensostrutture per ospitare catering e tavole imbandite.

Storia
Il Borgo medioevale di Preabocco
Preabocco è un caratteristico borgo medioevale contraddistinto dalle strade strette, dalle corti chiuse e dalle poderose inferriate alle finestre che lo denotano come centro fortificato, fino a duecento anni fa, guardato a vista dal Castello della Corvara. La maggior parte delle sue abitazioni risalgono al XV e XVI secolo e particolare è l’edificio posto più a nord del borgo, conosciuto come “Palazzo”, ove ancora si denotano i resti di nobili decorazioni sulla parte esterna superiore, nonché visibile è anche la sede di una importante meridiana, purtroppo asportata. Nel piccolo antico nucleo del borgo di Preabocco si presenta al visitatore, in una piazza sgombra ed ordinata, la chiesetta romanica (XIII secolo) di Santa Maria delle Grazie, appena restaurata e dall’intonaco chiaro.


E’ interessante constatare che adiacente al campanile, con le quattro aperture arcuate della cella campanaria, una porta dall’architettura in pietra – probabilmente in passato quella principale di entrata al borgo – è stata murata; esiste oggi un’altra apertura, con un portale ad arco a tutto sesto verso la campagna e il fiume. La chiesetta possiede una interessante pala alare nella quale i tre santi protettori delle malattie gravi – San Nicola da Bari, San Sebastiano e San Rocco – campeggiano in primo piano rispetto ad uno sfondo che si fa via via più sfumato e smorzato nei colori. La pala, “ritagliata” nella parte superiore dall’arco a tutto sesto della cornice, è stata recentemente restaurata con le risorse economiche reperite dalla comunità di Preabocco. Nella Mappa del Tirolo del cartografico Giacomo Cantelli da Vignola, datata 1686, veniva dato risalto al borgo di Preabocco, indicandone l’importanza rispetto alle contrade presenti all’epoca in Valdadige.
E’ interessante constatare che adiacente al campanile, con le quattro aperture arcuate della cella campanaria, una porta dall’architettura in pietra – probabilmente in passato quella principale di entrata al borgo – è stata murata; esiste oggi un’altra apertura, con un portale ad arco a tutto sesto verso la campagna e il fiume. La chiesetta possiede una interessante pala alare nella quale i tre santi protettori delle malattie gravi – San Nicola da Bari, San Sebastiano e San Rocco – campeggiano in primo piano rispetto ad uno sfondo che si fa via via più sfumato e smorzato nei colori. La pala, “ritagliata” nella parte superiore dall’arco a tutto sesto della cornice, è stata recentemente restaurata con le risorse economiche reperite dalla comunità di Preabocco. Nella Mappa del Tirolo del cartografico Giacomo Cantelli da Vignola, datata 1686, veniva dato risalto al borgo di Preabocco, indicandone l’importanza rispetto alle contrade presenti all’epoca in Valdadige.
La località Fenilon, grazie allo stradario datato 1589, risulta essere sorta su una via di grande comunicazione, detta allora Via Trentina, che ritroveremo più tardi indicata come Strada Imperiale, la quale seguiva la destra Adige, passava per Avio, entrava in territorio veneto a Mama e proseguiva per Belluno, si raccordava con importo volante di Rivalta, procedeva per Brentino (in contrada Crearo), Preabocco ed Incanale. Queste contrade venivano attraversate da un itinerario militare adottato già nel 1700 dalle truppe absburgiche, dopo la guerra di secessione spagnola, per raggiungere Mantova e la Bassa Padana. Sull’ansa del Fiume Adige, pochi metri a sud della località Fenilon, sulla sua riva destra, forzato da un restringimento naturale, era posta una stazione doganale, segno di una grande attenzione in quella zona di confine tra Trentino e Veneto. La strategica posizione difensiva di queste lande venne utilizzata anche da una Compagnia di Arditi del Battaglione d’Assalto che si servi di alcuni locali adiacenti al Fenilon durante una delle ultime fasi della Grande Guerra, con il fronte delineato sul Gruppo Alpi del Brenta e sull’Altopiano di Asiago.
Il Fenilon
Fenilon è il fulcro della Famiglia Secchi, testimonianza della tradizione vitivinicola tramandata da padre in figlio, con immutata passione, cura e rispetto. “Tutto ebbe inizio nel 1913 quando l’intraprendente nonno Alfredo, a soli 19 anni, grazie a una piccola eredità, riuscì ad acquistare in Trentino, il primo appezzamento di vigneto”, ci racconta Laura “Qualche anno dopo, passando da Preabocco rimase colpito da un antico casale circondato da un appezzamento di terreno coltivato non solo a frumento, cachi, pesche ma destinato anche alla coltivazione di uva da tavola e da vino.
Seppur giovane, aveva alle spalle una consolidata tradizione vinicola, così nel 1922 si costruì la sua cantina ad Avio e con i guadagni ottenuti dalla vinificazione delle uve trentine riuscì a realizzare il suo sogno nel 1925, acquistando proprio quel casale e quel terreno: il Fenilon. Nonno Alfredo aveva però bisogno di manodopera perché il precedente proprietario del terreno aveva portato con sé gli operai e così, tramite un’inserzione sul giornale L’Arena, arrivarono i nuovi fattori. Provenivano dall’Altipiano di Asiago e iniziarono ad abitare Preabocco, dove ancora oggi vivono i loro discendenti.
Inizialmente una parte della frutta prodotta veniva destinata ai mercati, l’altra era trasportata dai contadini a spalle in grandi ceste, percorrendo il sentiero di montagna composto da oltre 900 gradini, fino al santuario della Madonna della Corona, dove veniva venduta ai numerosi pellegrini. A partire dagli anni ’50 fino agli anni ’60, seguendo l’innata passione per i vini, nonno Alfredo, assieme ai figli Romano e Alfeo enologo, trasformarono tutto l’appezzamento in vigneto. Nel 1966 prematuramente scomparve Alfeo e Romano, rimasto solo alla guida dell’azienda, dovette prendere la decisione importante di chiudere la cantina di famiglia e conferire tutto il raccolto nella vicina cantina sociale di Avio della quale fu anche un promotore. Oggi, noi figli Roberto, Laura, Lorenza e Mauro, con la collaborazione di Matteo Stella, cerchiamo di continuare la tradizione di famiglia, come ci ha insegnato nostro padre Romano”.
Lorenza ci chiarisce: “Il toponimo Fenilone è la versione italianizzata, usata nella tavoletta dell’IGM, del termine dialettale Fenilon, dal plurale latino fenilia. Il grande e imponente rustico appartenne alla famiglia Brenzoni, poi passò ai Sanguinetti, ai Marchi, ai Monga, ai Provolo: e finalmente noi, i Secchi di Avio. E’ naturale pensare all’allevamento del bestiame, attività che richiedeva la pratica dello stoccaggio del fieno”.
I vini
Ma il più chiacchierone di tutti, dall’eloquio concitato e ricco di passione, è Doriano, il marito di Laura.
Si assume il compito di raccontarci i vini, la loro lavorazione e il perché delle loro personalità:
“La posizione geografica offre una ventilazione ottimale che ripulisce le impurità ambientali; il suolo ondulato e fresco apporta la giusta acidità; l’ottima insolazione e l’elevata differenza termica tra giorno e notte dà luogo a una straordinaria e complessa maturazione degli aromi, con intensità del colore e delle profumazioni.
Cominciamo dal Vino Spumante Fenilon di Alta Qualità, prodotto con metodo classico: è prodotto da vino d’annata proveniente da uve di qualità 100% chardonnay selezionate in vigna. Una volta raccolte alle prime luci dell’alba, le uve hanno subito un procedimento di pressatura soffice, e il mosto (inoculato con lieviti selezionati), ha potuto fermentare a temperatura controllata.
Nella primavera provvediamo al tirage (22gr./lt. di zuccheri per arrivare a un totale di 6,5 bar di pressione interna) della cuvée che ha riposato per 24 mesi nella nostra cantina ad una temperatura costante di 12°, permettendo ai lieviti di svolgere al meglio la loro attività fino al momento della sboccatura finale.
L’aspetto è brillante, il colore è giallo paglierino tendente al dorato e il perlage fine con bollicine numerose e persistenti.
E’ uno spumante in cui si riconoscono le doti di freschezza date da una zona in cui le uve maturano nella loro fase finale in un clima influenzato da una buona escursione termica in primis, e da doti minerali dovute ai terreni di origine glaciale, ghiaiosi e ben drenati”.
Abbiamo molta sete, la giornata è stata calda, Laura continua a mescere, del tutto incurante che magari noi dopo dovremo guidare…
Il marito continua, come ispirato: “Il metodo classico è un processo di spumantizzazione basato su una rifermentazione lenta in bottiglia seguita da una lunga maturazione del vino a contatto con i lieviti. Le nostre uve Chardonnay raggiungono un’acidità ideale, un’ottima maturazione fenolica e un grado zuccherino tale da non conferire tenori alcolici troppo elevati. Dopo la prima fermentazione, processo in cui si verifica la trasformazione degli zuccheri ad opera dei lieviti in alcol con liberazione di anidride carbonica (CO2), si prepara la cuvée selezionando le migliori uve dei nostri terreni. Prima di essere imbottigliato il vino base viene arricchito dal liqueur de tirage (zucchero e lieviti selezionati) per provocare la prise de mousse. L’imbottigliamento avviene nella tradizionale bottiglia, la champagnotta, tappata con tappo a corona dotato di bidule, piccolo tappo in plastica che raccoglie il residuo di lievito. All’interno delle bottiglie, accatastate in posizione orizzontale in luoghi freschi e ventilati, avviene la rifermentazione in cui i lieviti demolendo gli zuccheri liberano nel vino la CO2 che rimane intrappolata all’interno delle bottiglie sotto forma di bollicine”.
Forse inorgoglito dal nostro evidente interesse, Matteo Stella si lascia andare a precisazioni: “La presa di spuma (seconda fermentazione) richiede tempi lunghi, più lungo è il tempo di rifermentazione, migliori saranno il perlage e il bouquet. A fine fermentazione, quando si sono raggiunte 5-6 atmosfere, inizia il periodo di maturazione e affinamento del vino sulle fecce (deposito formato dai lieviti), che va da 1 a 6 anni. Dopo il periodo di affinamento, le bottiglie vengono poste sulle pupitres, cavalletti di legno forati posti a 45 gradi. Sulle pupitres avviene il remuage, il passaggio delle bottiglie dalla posizione quasi orizzontale a quella verticale attraverso scuotimento e rotazione di 1/8 di giro per circa 40 giorni. Questa operazione permette di far depositare le fecce dei lieviti all’interno della bidule”.
Ormai stiamo visitando la cantina. “Il cambiamento di posizione della bottiglia viene normalmente segnato con un gessetto – continua Doriano – Per far fuoriuscire le fecce dal tappo, dégorgement o sboccatura, si usa il metodo à la glace che consiste in un rapido congelamento del collo della bottiglia in modo da congelare le fecce e farle fuoriuscire velocemente all’apertura della bottiglia. Prima di ritappare le bottiglie con tappo a fungo si aggiunge una miscela, la liqueur d’expedition, di vino e zucchero con lo scopo di reintegrare il vino perso durante la sboccatura ma soprattutto di conferire allo spumante caratteristiche gustative uniche. Infatti la composizione della liqueur d’expedition è uno dei nostri segreti aziendali”.
Il nostro vino preferito, da noi acquistato a scatoloni da sei, è il Rosso Riserva “Brividorosso”, corposo e strutturato.
“Lo facciamo con uve a maturazione medio-tardiva con un grappolo di medie dimensioni e acini medio–piccoli – ci spiega ancora Doriano – Una volta riposte nei plateau che contengono circa 4 kg di uva ciascuno, vengono stoccate nella fruttaia aziendale che grazie alle correnti temperate autunnali e alla sua allocazione nella vallata possono subire un appassimento costante nel tempo senza bisogno di forzature date da impianti di condizionamento.
Una pigiatura effettuata a fine autunno e una macerazione sulle bucce prolungata, permettono poi di conferire al vino notevole corpo e struttura atti a garantire durata e consistenza.
Successivamente, dopo un periodo di stabilizzazione in acciaio, è previsto un periodo in legno in barriques, ciò conferirà al Brividorosso un tannino “arrotondato” e grande morbidezza capaci di compensare il grande tenore alcolico risultando un prodotto di grande equilibrio.
Facilmente noi possiamo vederne l’aspetto, limpido, e il colore, rosso rubino intenso con riflessi violacei se non troppo invecchiato: le nostre competenze non vanno molto oltre.
Ma Martino Stella è ormai lanciato, sembra voglia farci diventare sommeiller anche noi…: “L’aspetto gustativo è quello del sottobosco dove si riconosce la mora selvatica e mirtilli; tuttavia col passare del tempo si passa a sentori speziati che vanno verso i chiodi di garofano e un finale di liquirizia. E’ il prodotto che secondo noi meglio esprime le qualità in ambito di vini rossi della zona; il fatto che derivi da viti autoctone antichissime ritrovate nei boschi della zona gli dona grande particolarità, e infine va detto che uve derivanti da viti di Enantio secondo alcuni studi sono estremamente ricche in resveratrolo, un antiossidante naturale”.
Ma quando proprio vogliamo fare bella figura, a casa nostra a fine pasto proponiamo il Vino Rosso Passito “Ardite Gocce”, impreziosito dalle confezione in bottiglie da 0,375 ml.
E’ il vino importante, denso e corposo che prende il nome da uno storico emblema scoperto nella cantina durante i lavori di restauro.
Ci spiega Doriano: “Viene prodotto attraverso un’ulteriore e paziente sosta dei grappoli di uve rosse all’interno della nostra fruttaia. La scelta dell’epoca di raccolta e lo stoccaggio sono identiche a quelle intraprese per il vino Fenilon Brividorosso, ma Arditegocce si differenzia nella durata dell’appassimento che viene prolungato finché le uve al loro interno abbiano raggiunto una consistenza tale che durante la pigiatura ogni grappolo produce poche gocce di essenza che hanno un tenore zuccherino che solitamente va dai 26-28 gradi Babo. Essendo agli inizi dell’inverno la fermentazione è indotta con lieviti selezionati, e avviene a temperatura controllata (24/26 gradi) mediante pompa di calore; in questo modo il controllo diretto permette una fermentazione molto prolungata a contatto con le bucce per estrarre quanto più possibile da esse.
Il successivo stoccaggio in vasche di acciaio permetterà poi al prodotto una lenta stabilizzazione e una tecnica non invasiva per conservarne le doti di delicatezza”.
Contatti
Società Agricola Fenilon di Secchi Mauro, Laura, Romano sas – Località Fenilon – Fraz. Preabocco – 37020 – Brentino Belluno (VR). Cellulare: 338 8632577 – 339 2467186; tel: 0464 684051; email: info@anticofenilon. it.
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22@veramente cosa sono non lo so …un ibrido tra monteladinocatubrino e mare fenicionuragico …credo.
Ma la risposta alla mia domanda era già tra le righe e voleva solo conferma se RI-leggi.
Sanj anzi Ajo
@ Antoniomereu
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Ero indeciso se tu fossi sardo o veneto, adesso mi è chiaro : sei sardo.
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Fenilon da Fên = fieno.
Secoli fa’ la Val d’Adige era una distesa acquitrinosa in cui il fiume correva libero e non ancora irreggimentato dall’uomo , e probabilmente prima della coltivazione della frutta e della vite , c’erano campi a fieno e fenilons.
Savonarola !Di nascosto abbruciamo pure il Fenilon , e buttiamo chiodi a tre punte fra le vigne e sulla ciclabile , nell’Adige il cloro , così vanno via pure i pescatori , così questi impuniti restano a casa loro senza rompere il cazzo alla gente della Valdadige !
Camini gli avventori hanno da dire solo quando gli scombussoli l’orticello di relazioni e reciproci incensamenti creatosi negli anni. GB= cortocircuito geriatrico
penosa reclame, che sia retribuita o no. di una piccolezza imbarazzante per l’autore.
mi stupisco che nessuno degli avventori abbia niente da dire.
17@Grazia.Grazie non avevo rilevato alla prima lettura ,il solo pensare al magico nettare mi annebbia e distrae le poche diottrie da vicino rimaste😇…buona giornata
Antonio, l’etimo del nome viene spiegato nelle righe al di sotto della foto del Santuario Madonna della Corona.
Mi stupisce che nessuno abbia scherzato a proposito della foto che ritrae decine di operai trasportati in piedi sul cassone della camionetta…!
A me, osservando la vasta distese di vigne (che certamente non vivrebbero in natura tutte così regolari) non mi viene in mente la “biodiversità”, ma “invasione”.
Mi piace sempre quando il Drugo mi percula…
Drugo, più di un ora…???
E come si fa ad aspettà così tanto? Quando c’è da bè , c’è da bè.
Benassi… decisamente fidati!
(Sei sempre un H serioso… stavo solo coglionando Matteo ^_^ )
PS: se prendi il superiore, meglio farlo respirare anche più di un’ora 😉
Ciao a tutti i santilaici bevitori del buon vino Veronese ,che ha ben pochi rivali…qualcuno sa dirmi l origine del nome del azienda? Può derivare con una I smarrita da fIenilon?fienile grande?…così semplice curiosità da mancato enologo😋
Drugo, per certi versi hai ragione, ma al milanese, mi pare, che gli piace il bombo.
Te che ne pensi del Brivido Rosso? Posso fidarmi del consiglio del milanese?
Benassi… che tu chieda consiglio sul bere a un milanese come Matteo, mi fa soffrire 🙁
Ardite gocce: clue nomen, solo per veri conoscitori. Agli altri non resta che bere 😉
grazie Matteo, seguirò il tuo consiglio, poi ti faccio sapere.
@ 1
Uhm… cosí cosí. Corre voce che qualche irriducibile astemio si rifiuti persino di sorseggiarlo e vada ad acqua anche lí, rischiando di essere preso a fucilate.
😀 😀 😀
Se ti piace rosso e corposo (come a me) Brivido Rosso senza dubbio, vino importante, da far riposare e aprire almeno un’ora prima. Per me eccezionale.
E poi assaggia le Ardite Gocce col dessert. In genere non impazzisco per i passiti, ma questo…
A me il vino piace nero e corposo.
Conferma che la passione per l’andare in montagna non è “solo” arrampicare
Matteo consigliami un vino per la prossima volta che ritorno a scalare a Brentino
Di più!
Ma, il vino è buono?