Nascita di Controscuola

Metadiario – 242 – Nascita di Controscuola (AG 2002-003)

Tornato da Levanto, reduce dalla stesura testi del solito volume annuale (il sesto volume, ma in realtà il penultimo…) dei Grandi Spazi delle Alpi, nel sollecitare Marco Milani perché mi desse un qualche contributo su due capitoli per i quali avevo ben poco da scrivere in quanto non ero presente alle uscite in quelle zone, il 6 gennaio 2002 ricevetti questa risposta, che in qualche modo riassumeva una sensazione generale di stanchezza:

In realtà a parte monti, sassi e ghiacci non ricordo niente di particolare, lo giuro. Sarà che ormai salire al buio e al freddo per aspettare un’alba su di un cazzo di picco con 15 kg di ferro e vetro che aspettano di fare solo “click” è divenuta oramai una routine, ma a parte il capire quanti metri quadrati di montagna possano divenire rossi non mi ricordo niente di fantasmagorico. Certo, bei posti, ma la vita dell’escursionista fotografo talvolta è anche un po’ monotona. Soprattutto se si considera che da oltre sette anni facciamo le stesse foto con le medesime inquadrature. Certo, so bene che tu hai scritto 210 capitoli ed alla fine è sempre più difficile spremere il cervello, ma contavo sulla tua creatività…
Pensandoci bene, in realtà un raccontino ce l’avrei anche. Si tratta di come abbiamo “frodato” il gestore della Essener-Rostocker Hütte, trasferendoci a mezzanotte da una stanza piena di puzza e rumori in una meravigliosa camerata vuota ma vietatissima perché volevamo dormire quel poco che avevamo a disposizione.
Una storia di furberia italica, anarchismo individualista e irriverenza per i regolamenti austroungarici, ma non so se fa bella figura in un libro così leccato. Eventualmente teniamola per l’ultimo volume”.

Sì, le vendite dei volumi non erano state così stratosferiche, in ogni caso assai ridotte rispetto alle aspettative del primo anno. Eravamo un po’ delusi e continuavamo solo per concludere professionalmente il nostro impegno, per il quale una volta Gherardo Priuli ebbe a dire: “Noi abbiamo il paradiso garantito, perché la pena l’abbiamo già scontata con I Grandi Spazi delle Alpi…”.

Se questa era l’atmosfera per uno dei progetti nei quali avevamo riposto più speranze ed energie, vi lascio immaginare con quale gioia affrontavo la stesura-revisione di testi che riguardavano il lavoro di comunicazione per l’Ufficio del Turismo del Tirolo e per quelli di Stubaital e Neustift.

Molto meglio era l’organizzazione dei viaggi stampa, il primo dei quali si svolse nella Valle dello Stubai nel weekend del 16 e 17 febbraio. Per lo meno ci si divertiva a portare i giornalisti (spesso amici) in giro per le piste del ghiacciaio o anche in altre occasioni approntate per loro. Katja era bravissima e molto amata da coloro che avevamo scelto e che avevano acconsentito a conoscere e quindi poi promuovere sui loro canali di stampa le bellezze tirolesi. Anche io facevo del mio meglio, cercando di nascondere il mio dissidio interiore di fronte a quel genere di turismo.

Non è questione di sentirsi superiori a un compito che si è chiamati a svolgere, però davvero facevo fatica a scrivere testi di questo tipo:

Imparare lo sci nel mondo dei fumetti (per il centesimo compleanno di Walt Disney): il Ghiacciaio dello Stubai e Neustift in Tirolo iniziano il Nuovo Anno con una grande sorpresa per i bambini: lo Ski Club Micky Maus!
Per il centesimo compleanno di Walt Disney i gestori del Ghiacciaio dello Stubai nel Tirolo e l’Ente del Turismo di Neustift – il caratteristico paese ai suoi piedi – regaleranno ai piccoli sciatori un sogno in bianco: lo Ski Club Micky Maus (dove Micky Maus è il nome in tedesco dell’americano Micky Mouse, NdA). I bambini a partire da 3 anni potranno imparare a sciare con le fantasie di Micky Mouse, Donald Duck ed i loro amici, sul più grande ghiacciaio turistico dell’Austria, perfettamente innevato. Un’occasione unica per i genitori che potranno godersi tranquillamente i 53 km dell’area sciistica, mentre i bambini saranno coccolati nel piccolo mondo dei fumetti sulla neve.

Lo sci, qui alla Stazione superiore del Gamsgarten, diventa gioco nello specifico percorso scuola del “Miniland” e del “Kinderland”. Un grande pupazzo di Micky Mouse, porte ed un mini-slalom decorati con le figure di Walt Disney, guidano i bambini in un tracciato sicuro, rendendo così le prime curve sulla neve un simpatico piacere. Per aiutare i più piccoli ad imparare a sciare in tranquillità, e senza troppa fatica, sono stati installati anche tre tapis roulant, che permettono agli sciatori in erba di risalire comodamente il pendio per riprovare la discesa. A mezzogiorno poi, per rifocillarsi tutti insieme, il vicino ristorante Gamsgarten serve specifici “mini-menu”. L’asilo dello Ski Club Micky Maus vicino al “Kinderland” è invece tutto dedicato ai bambini che non sciano ancora e che amano comunque giocare sulla neve. Inoltre, nel weekend del 16/17 febbraio, il vero Micky Mouse di “Disneyland” sarà ospite del Ghiacciaio per una grande festa con tutti i bambini.

Scesi a valle, il “mondo dei fumetti” attende i bambini in 15 pensioni ed alberghi dedicati particolarmente a loro, che regalano una serie di simpatiche sorprese, tra le quali un regalo di benvenuto, simpatiche camere con arredi del marchio Walt Disney, sale da gioco ed i famosi cartoni animati. E per offrire gioia e divertimento ai piccoli anche dopo lo sci, o quando sul ghiacciaio le condizioni non sono adatte per bambini, nel centro del villaggio di Neustift è stato creato infine lo “Ski Club Micky Maus Funpark”, un grande campo giochi sulla neve con un “mega-scivolo” a tubo. Come a dire: tutto un insieme di servizi e divertimenti, che offre anche ai genitori una vacanza gradevole e rilassante.

La cooperazione con “Walt Disney” si svilupperà anche nei prossimi anni e rinforzerà la fama di Neustift nello Stubai come destinazione “top” per le famiglie che amano lo sci. Il grande comfort della zona sciistica del Ghiacciaio dello Stubai, con i suoi impianti modernissimi e il suo servizio di alto livello, abbinato al simpatico ambiente tirolese, convinceranno gli sciatori più appassionati. Ed in più ricordiamo la vicinanza all’Italia: appena 40 Km dal Passo del Brennero.

Le offerte per le famiglie sono molto vantaggiose: per una settimana per 2 adulti e 2 bambini con 2 skipass per adulti per 6 giorni, pernottamento in un albergo di 3 stelle con mezza pensione (dedicato ai bambini) e con prenotazione per la scuola di sci (4 ore al giorno per 5 giorni ) il costo è a partire da Euro 1.516 (da Euro 1.686 per hotel a quattro stelle). Questo prezzo prevede che i bambini dormano nella camera dei genitori. I bambini sotto ai 10 anni accompagnati da un adulto non pagano lo ski-pass, i ragazzi fino a 15 anni pagano la metà.

Franco Ribetti sulla combinazione Promontorio dei Draghi di Caprie-Placca delle Malizie-Sperone del Paleolitico-Rocca Bianca di Caprie. 25 aprile 2002.

A casa, in corso Vercelli 8 al secondo piano, il disordine relativo al trasloco e al progressivo riavvicinamento alla totalità dei miei libri si dipanava pian piano. Ebbi la buona idea di coinvolgere Ettore Pagani nella progettazione e realizzazione di una grandiosa libreria in legno. Ettore lo faceva di mestiere, abbinare le sue competenze di architetto con le sue capacità manuali di falegname. Lui e l’amico Umberto Bocchiola in tre giorni mi montarono una struttura davvero pregevole che metteva la parola fine ai miei problemi di locazione libri.

Il sodalizio di idee con Lorenzo Merlo proseguiva, eravamo concordi nella necessità di cooperare per un rinnovamento culturale in campo alpinistico cominciando, nello specifico, a gettare i primi semi nell’ambiente delle guide alpine. In effetti lui era incaricato delle pubbliche relazioni del Collegio delle Guide Alpine, dunque aveva pieno titolo a seminare nuove idee, appoggiate in toto dall’allora Presidente del Collegio Lombardo, Ettore Togni.

Franco Ribetti sulla combinazione Promontorio dei Draghi di Caprie-Placca delle Malizie-Sperone del Paleolitico-Rocca Bianca di Caprie. 25 aprile 2002.

Lorenzo aveva in programma di esplicitare i nuovi intenti delle guide alpine in una sede prestigiosa, l’Assemblea dei Delegati del CAI a Bormio, il 12 maggio 2002. Mi aveva sottoposto in anticipo il testo del discorso che aveva preparato per l’occasione, e io lo avevo sottoscritto appieno:

Sono Lorenzo Merlo. Sono una guida alpina. Sono qui in qualità di delegato AGAI e ho l’onore e l’onere di parlare oggi per tutte le Guide in quanto responsabile della Comunicazione dell’Associazione.
Porto il più cordiale saluto e augurio di buon lavoro all’Assemblea da parte del Presidente Alberto Re, impossibilitato a partecipare per impegni inderogabili.
Vorremmo esporre alla vostra attenzione tre argomenti:

1) Precisare le caratteristiche fondamentali della nostra identità professionale.

2) Presentare gli aspetti del nostro rinnovamento attualmente in corso.

3) Presentare uno spunto di auspicata unità d’intenti con Voi, il Club Alpino. E’ uno spunto di carattere culturale. Lo vediamo più avanti.

Per il primo punto (precisare le caratteristiche fondamentali della nostra identità professionale) la questione è relativamente semplice: le guide alpine sono professionisti abilitati ad insegnare le attività dell’alpinismo e a condurre ascensioni sui terreni dell’alpinismo. Sono queste le dimensioni, storiche e attuali (accompagnare e insegnare), portanti la nostra professione.

Ad alcuni dei presenti può sembrare superfluo farsi conoscere in un’assise quale questa. Per un solo argomento noi crediamo sia invece utile. Potremmo rappresentarlo con una scenetta.

Se ad un gruppo eterogeneo di persone domandiamo cos’è e che servizio offre un architetto, un avvocato, un maestro di sci, uno skipper, avremo risposte omogenee per ogni categoria. Se la stessa domanda è posta per la guida alpina, le risposte saranno molteplici.

La ragione di questa sconveniente realtà è da attribuire a noi guide stesse. L’eventuale merito consiste nell’esserci accorte che così stavano andando le cose e soprattutto nell’aver prodotto qualche idea sulla quale lavorare per diffondere una veritiera identità professionale.

Un’idea è quella di creare Comunicazione affinché la nostra realtà non si avvii a divenire solo un retaggio alpino ed alpinistico.

Un altro momento corrisponde al punto due, quello relativo agli aspetti del rinnovamento della professionalità.

Per molte persone, la guida coincide ancora con l’icona del valligiano baffuto e fiero principe, referente dei segreti dell’alta valle. E’ là a fianco della sua baita leggermente oltre il borgo. E’ una figura alla quale tutte noi siamo affezionate ma che non ci sospinge più verso il futuro della nostra professione.

Oggi ogni persona che aspira a parlare seriamente di montagna potrebbe avere piacere nel venire a conoscenza degli elementi che fanno da sfondo materiale alla nostra professione. Mi riferisco alla severità delle selezioni per accedere ai periodi di formazione di aspirante guida; alla serietà e multidisciplinarietà dei periodi stessi, tra cui emerge la dimensione e qualità dedicata all’aspetto didattico; il curriculum alpinistico è elemento valutato e comprova i precedenti degli aspiranti selezionati. 14 differenti discipline (tecniche, scientifiche, mediche, imprenditoriali), sono all’ordine del giorno nelle 120 giornate distribuite in oltre quattro anni di formazione.

Franco Ribetti sulla combinazione Promontorio dei Draghi di Caprie-Placca delle Malizie-Sperone del Paleolitico-Rocca Bianca di Caprie. 25 aprile 2002.

Gli aspetti del rinnovamento stanno nella dimensione professionale della formazione da un lato e nella continua scientifica ricerca di aggiornamento dall’altro. E’ questo il quadro che vorremmo a disposizione di tutti gli addetti alla montagna. Ci stiamo impegnando in pratica per sostituire l’immaginario dove si diveniva professionista solo perché esperto alpinista e poco oltre.

Ma il settore formazione non è l’unico elemento che rappresenta il nostro aggiornamento e la nostra serietà. Dobbiamo abbinargli l’aspetto culturale. Il progetto che abbiamo in corso ora potrebbe essere definito e presentato con una domanda, che è questa: ‘dove sta la sicurezza?’.

La nostra risposta normalmente interessa molto le persone. Ha solo bisogno di attenzione”.

Lorenzo fece seguire a questa prima parte del suo intervento la lettura del suo testo Tofeelnottoknow (sentire, non sapere).
Quando il contadino semina sa bene che dal seme la piantina non nasce nell’immediato, c’è bisogno del tempo tecnico di attesa. Non si aspetta che la terra lo applauda… Noi invece nell’applauso un po’ speravamo, soprattutto in una qualche reazione: concludemmo che quello era un pubblico particolarmente impreparato e continuammo a testa bassa la nostra lotta.

Franco Ribetti sulla combinazione Promontorio dei Draghi di Caprie-Placca delle Malizie-Sperone del Paleolitico-Rocca Bianca di Caprie. 25 aprile 2002.

Iniziò così una specie di forum, un blog ante-litteram, che avevamo creato con lo scopo di far parlare tra di loro personalità che avevano qualcosa da dire in campo alpinistico e ambientale al di fuori delle semplici relazioni tecniche o récits d’aventure. Lo chiamammo Controscuola. Il primo documento che fu diffuso tra gli aderenti (all’inizio non più di una ventina) fu The Mountain Code (vedi pdf in italiano Il codice della montagna). Allora non c’erano le possibilità di traduzione immediata di un testo come con gli odierni Google o DeepL Translate. Perciò il documento (molto lungo) fu trasmesso in inglese, però le reazioni alla sua più o meno accurata lettura ci furono comunque. La più incisiva fu quella di Ken Wilson che il 12 maggio scrisse a tutti:
La mia impressione immediata è che sia tutto per tutti, troppo rispettabile, troppo sicuro, troppo educato e troppo lungo. Cosa stiamo cercando di fare? Decidere quello e poi decidere il modo più conciso per raggiungere quell’obiettivo.

Franco Ribetti su Le mou qui trouille, Cap Canaille. 28 aprile 2002.

È molto semplice. “Se non stiamo attenti lo spit rovinerà l’arrampicata”. Si noti che questa affermazione consente alcuni spit ma esige grande attenzione nel posizionarli. Questo è il punto chiave (insieme alle vie ferrate) poiché effettivamente modificano l’ambiente. Gli stili no. Puoi decidere il tuo stile personale in Himalaya, ad esempio, e la montagna (a meno che non ci sia la rimozione di eventuali corde fisse) avrà ancora la sua chance.
Gli spit rappresentano una minaccia davvero grande perché nelle mani dei “benefattori”, tipo gli svizzeri e il Cosiroc, sono collocati su percorsi facili per mettere in sicurezza gli scalatori. Una volta eliminato il rischio dalla scalata, questa perde la sua anima, il suo valore e il suo interesse. Viene immediatamente trasformata in un normale sport. I benefattori in buona fede, i legislatori, i custodi dei rifugi, i politici e i produttori di materiale alpinistico vorrebbero che ci fosse questo tipo di evoluzione in modo che sempre più persone possano essere coinvolte. Elaborando la disciplina della scalata in questo modo perderemo la sua anima
”.

Se guardo i miei appunti di quel tempo non vedo un grande impegno per l’arrampicata in generale. Il 23 marzo mi ritrovai con Giovanni Alfieri alla Corna di Medale con l’intenzione di ripetere la Milano ’68. Giunti però al punto di contatto con la mia via, e considerato che da lì forse iniziava la parte più impegnativa della Milano ‘68, preferimmo traversare un po’ a sinistra e affrontare la quarta lunghezza della mia via. Ma all’inizio della quinta guardammo l’orologio e preferimmo tornare indietro. Insomma, una débâcle travestita da un attacco forse un po’ tardivo…

Franco Ribetti su Le mou qui trouille, Cap Canaille, 28 aprile 2002. Lo segue Claudio Sant’Unione.
Franco Ribetti su Le mou qui trouille, Cap Canaille. 28 aprile 2002.
Gian Mauro Croci in avvicinamento a l’Aube (Cancéou)

Questo mi convinse che avevo proprio bisogno di una settimana di arrampicata in qualche bel posto, così approfittai della settimana tra le feste del 25 aprile del 1° maggio per andare con Franco Ribetti, Ugo Manera, Claudio Sant’Unione e Gian Mauro Croci in Provenza, con base a Cassis. Da Torino però, per raggiungere il mare, ci mettemmo tre giorni. Il 25 aprile, con Franco, svolgemmo una giornata proficua all’inizio della Valle di Susa. Iniziammo sul Promontorio dei Draghi di Caprie per la via Il Mondo in Mano con attacco diretto di destra (3 lunghezze di 5c, 6b e 6a); proseguimmo sulla Placca delle Malizie col monotiro Malefix di 6b+ (aperto da Gian Carlo Grassi e C. il 21 novembre 1987); raggiunto lo Sperone del Paleolitico salimmo il Diedro Nello (5c) e proseguimmo sulla Rocca Bianca di Caprie per le due lunghezze (fino al 6a+) di L’Espresso dei Sogni, con uscita su Oltrepassamento), una via aperta sempre da Grassi nel 1988 con Franco Girodo e Walter Giorda. Questo insieme di tiri, anche se intervallati da sezioni in cui si cammina, è davvero una bella scelta di itinerari, su una roccia assai particolare.

Franco Ribetti su L’Aube, Cancéou, Morgiou (Calanques)
Franco Ribetti a Cap Canaille (Provenza), su L’esprit meut la masse. 30 aprile 2002.

In serata ci spostammo poi ad Aiguines, in Provenza, all’uscita delle Gorges du Verdon, per andare a visitare una falesia per noi nuova, Les Hauts Vernis. Dopo un’altra falesia mai vista prima, Chateauvert (vicino a Saint Maximine-Sainte-Baume), finalmente la sera del 27 aprile arrivammo a Cassis. Ci attendevano tre magnifiche giornate, intervallate da una storica mangiata di bouillabaisse al ristorante Napoléon di Cassis. Il 28 lo dedicammo all’esplorazione di quel luogo magico che è Cap Canaille (Secteur Cirque du 27 juillet), dove con Franco, Claudio e Gian Mauro salimmo Le mou qui trouille, una via di quattro lunghezze in un ambiente surreale, fino al 6c (aperta nel 1974 da Nanouck Broche, Pierre Coquillon, Bernard Gorgeon e Pierre Gras); nella stessa giornata con Franco salii pure, alla Falaise du Semaphore, La princesse et le croque-notes (6a+) ed Exterminator (6a). Il giorno dopo andammo invece in Calanques, a Le Cancéou di Morgiou: questa volta per salire una via storica e assai classica, l’Aube, aperta nel 1977 da Philippe Bensimon et Christian Urbani: sette lunghezze fino al 6c, di accesso complicato e a picco sul mare. E il 30, ultimo giorno, tornai con Franco nell’ambiente selvaggio di Cap Canaille, dove nel Secteur du Pendule salimmo la Voie du Pendule, 5 lunghezze fino al 6c/A0 (1a ascensione di Pierre Coquillon e Pascal Trinca nel 1994) e nel Secteur du Nez qui pisse, la via L’esprit meut la masse, 4 lunghezze fino al 6a+/A0. Tutte vie che, almeno allora, erano terreno d’avventura di severa bellezza. Tutt’altra atmosfera che in Calanques, senza comprenderne il motivo profondo, che non poteva limitarsi alla differenza di chiodatura o alla specialità della roccia.

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Nascita di Controscuola ultima modifica: 2024-11-15T05:11:00+01:00 da GognaBlog

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