Nell’occhio nel ciclone
O del ciclope. Il meteo d’oggi
di Alessandra Longo
(già pubblicato il 7 gennaio 2017 su www.verticales.it )
Il meteo sensazionalistico è uno dei trend degli ultimi anni.
Il vecchio caro generale dell’aereonautica sulla Rai è stato surclassato. E con lui quel senso di ufficialità che accompagnava le previsioni. Si moltiplicano le fonti di informazione web, spesso a scapito della qualità del servizio.
Il colonnello Edmondo Bernacca, dai primi anni Sessanta e per quasi una trentina d’anni, catalizzò l’interesse del pubblico serale in televisione
Per emergere, i titolisti si scatenano: freezer storm, gelo a ripetizione, inverno old style. Per non parlare delle perturbazioni immancabilmente ribattezzate con altisonanti nomi presi a prestito dalla classicità greca: Caronte, Circe, Ulisse, Cerbero e via citando. Tutto per star nell’occhio del ciclone. O del ciclope, visto lo sconfinamento del metereologico nel mitologico.
Caso eclatante: il freddo. Ogni inverno viene riproposto immancabilmente quale evento di straordinaria portata. Oggettivamente il freddo non esiste. Esiste la temperatura che è un’unità di misura che si presuppone essere esatta. E poi c’è la sensazione che è fortemente influenzata dai concetti. Insomma il nostro corpo tende a credere quello che pensiamo.
Cosa ci porta a pensare questo meteo dai toni così eclatanti?
Esagerazione.
Di qui l’allarmismo ingiustificato che, come avvisa il Codacons, si traduce in comportamenti irrazionali spesso a danno del turismo con frequenti disdette a fronte di un maltempo poi non rivelatosi tale. Nella vita nulla v’è di certo: forse per questo siamo alla ricerca di punti fermi. I nuovi servizi meteorologici giocano su questa insicurezza e trasformano la previsione in predizione.
Paura.
Il normale avvicendamento delle stagioni è percepito come catastrofico. Il caso dell’abbassamento delle temperature invernale è emblematico: le espressioni più utilizzate ricorrono alla metafora del tatto per meglio toccare la nostra sensibilità. Una morsa che attanaglia, un gennaio da rabbrividire, stretti dal vento gelido polare.
Show.
Siamo spettatori del mondo. Monitoriamo il livello di umidità dal sensore posto sul balcone. Controlliamo il cielo collegandoci alla web cam. A quanti è successo, al risveglio, di guardare prima lo schermo del cellulare che fuori dalla finestra?
A forza di sensazionalismo abbiamo perso la nostra sensazione, l’esperienza percettiva viva e concreta con gli elementi della natura. Che in greco (che piace tanto) è aisthesis, scienza dei sensi connessa alla capacità di godere del bello che ci circonda.
Allora tra tante sincronizzazioni virtuali, dovremmo badare anche a quella reale. Tra quello che c’è nella nostra testa e quello che la sovrasta. Ciò ci porterebbe a capire che siamo parte di un ecosistema, corresponsabili di quanto accade a noi e al clima del nostro pianeta. Purtroppo vien da pensare che, a comportamenti incoscienti non possa che corrispondere una forma di comunicazione altrettanto sconsiderata.
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