No a nuovi impianti e costruzioni sulle Dolomiti
a cura delle dieci cordate protagoniste
Il 3 settembre 2020, imprenditori, professionisti e semplici appassionati di montagna si sono dati appuntamento sulle cime delle Cinque Torri, a Cortina d’Ampezzo, per manifestare contro la costruzione di impianti e infrastrutture sulle Dolomiti. Un “flash mob” verticale, nel quale dieci cordate hanno raggiunto le iconiche vette delle Cinque Torri (Torre degli Inglesi, Torre Latina, Torre Grande Cima Ovest, Torre Grande Cima Sud e Torrione di mezzo) per esporre degli striscioni dal messaggio chiaro: “Basta impianti, rispettiamo le montagne”.
“Non siamo contro lo sci e non siamo integralisti”, dice Valerio Scarpa, a nome di tutti i partecipanti, “Siamo persone che amano la montagna, che la vivono a 360° in tutte le stagioni, per lavoro e per passione, e che stanno assistendo impotenti alla distruzione sistematica delle poche aree rimaste libere da impianti nelle Dolomiti”.

Si parla in particolare dei lavori per i Mondiali di sci e le Olimpiadi invernali a Cortina, che stanno avendo un importante impatto sui versanti delle Tofane e delle Cinque Torri, con sensibili ampliamenti di impianti e di infrastrutture di vario genere. Il progetto del Carosello in Marmolada, inoltre, prevede la realizzazione di due nuove seggiovie che dalla diga Fedaia permetteranno di raggiungere Sass Bianchet a poche decine di metri dall’attuale Stazione di Punta Rocca, di una seggiovia lungo lago a dislivello zero e il ripristino di due seggiovie attualmente in disuso, andando a compromettere ulteriormente una situazione difficile e agonizzante in un ambiente molto delicato.
“Quello che però, maggiormente ci indigna è il progetto No car” dice Guido Trevisan, proprietario e gestore del rifugio Pian dei Fiacconi “fortemente voluto dalla Regione Veneto (prevede un ambizioso collegamento tra i comprensori sciistici di Cortina, Arabba e Civetta); con la scusa di ridurre la mobilità dei mezzi privati sui passi dolomitici propone un’alternativa insostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico, andando a compromettere in modo definitivo due fra le aree di maggior pregio ambientale e storico delle Dolomiti Venete: il Giau e il Sief”.

Il gruppo sostiene che ognuno di questi progetti inciderà sulla qualità ambientale delle montagne a discapito delle generazioni future, proponendo una idea di turismo che già dimostra i suoi limiti, e sottolinea che nessuno di questi sia stato minimamente concordato con la popolazione o con le amministrazioni locali dei luoghi d’intervento, come dimostrano le prese di posizione di alcuni sindaci. “Non siamo contro lo sci e non siamo ambientalisti ma non vogliamo che questi progetti insensati ci vengano imposti dall’alto senza avere nemmeno la possibilità di esporre le nostre perplessità. E’ arrivato il momento di agire e di far sentire la nostra voce per difendere la terra che amiamo dalle brame espansionistiche di pochi imprenditori e di qualche politico privo di lungimiranza. Il popolo delle terre alte vuole che il suo urlo disperato suoni come un grido di guerra: Basta impianti – Rispettiamo la Montagna”.
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Ciao non sono ambientalista ma una domanda mi viene spontanea: perche non chiudere tutti i passi al traffico privato visto che tutti si muoveranno in funivia?
Si prega chi di dovere di non costruire più impianti di alcun genere sulle nostre splendide montagne . Non si possono rovinare le Dolomiti.
Purtroppo per i governatori veneti, la montagna è solo territorio da usare per la propria vanagloria (vedi candidatura alle Olimpiadi voluta da Zaia), e per gli interessi economici della pianura (vedi collegamenti autostradali, centraline sui torrenti, ecc), senza sentire e rispettare la volontà delle comunità locali. A Cortina la comunità locale è ormai anestetizzata in quanto la proprietà edilizia e delle attività commerciali è ormai in mano a realtà “forestiera” , con unica eccezione del territorio Regoliero che speriamo resista (ma continuamente sotto attacco). Si spera nella resistenza dei Fodomi con il sindaco Grones in testa che stanno difendendo con il cuore e con i denti la propria terra ed identità. Hanno dato vita al gruppo “ju le man da nostra tiera”, a cui va tutto il mio appoggio. Mi dispiace per la zona del Comelico che punta per i collegamenti sciistici con l’Alto Adige, invece di valorizzare al meglio lo splendore selvaggio di quel territorio. Vedo un futuro tutt’altro che roseo per la montagna.
Il disastro. Passare poi su zone di assoluto pregio ambientale, storico e archeologico, oltre che essere ormai tra le poche zone non violentate, come il Sief e il Giau è da delinquenti, da criminali. Basta impianti sulle Dolomiti.
Ma Zaia è un “illuminato”?! Come il suo predecessore, Galan, pensa solo ai “schei” e la Natura viene spremuta per fare soldi!
Un grazie ai partecipanti alla manifestazione. Sono assolutamente d’accordo con la posizione : Basta impianti – Rispettiamo la Montagna”. Inoltre sarebbe anche ora di ascoltare la voce dei sindaci delle zone interessate prima di procedere con progetti faraonici a favore di soliti pochi.
Un grazie di cuore a questi alpinisti che hanno voluto manifestare la preoccupazione ed il disagio per vedere sacrificare un territorio così unico e delicato per politiche turistiche così poco lungimiranti alla luce dei cambiamenti climatici. La tempesta vaia ha colpito duro, tuttavia vengono abbattuti migliaia di alberi per collegamenti assurdi.