Notizie buone, cattive, mancanti, oscure e chiare
(CORONAVERITA’ 17 – 7 aprile 2020)
di Geri Steve
Le precedenti puntate sono apparse come commenti a due articoli di Totem&Tabù:
puntate da 1 a 8:
https://gognablog.sherpa-gate.com/gestione-dellepidemia-i-due-stili-strategici/
puntate da 9 a 16:
https://gognablog.sherpa-gate.com/facciamo-chiarezza-sulla-contabilita-dellepidemia/
Oggi nuovo record francese di mortalità giornaliera: da ieri lì sono ufficialmente morti di CoViD19 in 1.417.
Negli USA la mortalità totale è ancora bassa (36 su ogni milione) ma le notizie da New York e New Orleans (Luisiana) sono che lì non sanno più dove mettere i cadaveri, chiedono camion frigoriferi, progettano fosse comuni.
Però tranne che negli USA, nella Francia e pochi altri stati in cui l’epidemia sta cominciando adesso, la buona notizia è che negli ultimi tre giorni la mortalità giornaliera ufficiale da CoViD19 ha smesso di aumentare, e in diversi stati è anche calata.
Le cattive notizie però sono diverse.
La prima è che, anche dove è scesa, la mortalità giornaliera ufficiale è ancora decisamente alta nei paesi dove la CoViD19 ha già colpito duramente; la media negli ultimi tre giorni (in valori assoluti di morti, cioè: non rapportati al numero di abitanti) è: Spagna 518, Italia 588, Inghilterra 615, Francia 922.
La seconda è che sia guardando la situazione generale sia quella dei singoli stati non emerge un quadro chiaro, né di situazione né di tendenza.
La terza è che il principale fattore di incertezza è sulla validità dei dati ufficiali. Non c’è dubbio che il numero di persone realmente morte di CoViD19 sia maggiore di quanto ufficialmente denunciato, ma di quanto? L’unica cosa certa è che è inutile cercare, perché non esiste, un unico fattore costante di sottostima, valido per tutte le situazioni. Ci deve essere molta variabilità da stato a stato e moltissima anche dentro i singoli stati.
L’indicatore più attendibile di quelle sottostime è ancora e sempre la mortalità anomala, cioè l’aumento nel periodo di epidemia della mortalità totale (cioè per qualsiasi causa). Nei (pochi) luoghi in cui sono disponibili i dati di mortalità anomala si vede che questa è sempre superiore alla mortalità ufficiale da CoViD19, e non di poco: dal 50% al 200%. Il dato della mortalità vera da CoViD19 quindi vaga fra il dato ufficiale e quello della mortalità anomala. Dove i dati sulla mortalità non sono disponibili c’è il giustificato sospetto che il dato vero vaghi molto, molto in alto.
La quarta cattiva notizia è che in diverse parti del mondo chi esprime sospetti di questo tipo ha vita molto difficile.
La quinta è che non sono pochi coloro che quella “vita molto difficile” se la stanno già passando in carcere, che vengono maltrattati, torturati o scompaiono; e che questo scoraggia fortemente ad esprimere dubbi sulle bugie ufficiali.
Ma di questo parleremo dopo aver esaminato la situazione italiana.
In Italia abbiamo finora oltre 17.000 morti ufficiali da CoViD19 il che, in termini di mortalità relativa, fa 276 morti ogni milione di italiani.
Mentre una decina di giorni fa sfioravano i 1.000, adesso abbiamo “soltanto” 5-600 morti da CoViD19 al giorno.
Per capirne l’entità consideriamo che nel 2017 i morti (per qualsiasi causa) in Italia sono stati 650.000 e quindi quasi 1.800 al giorno.
Nell’ipotesi teorica, troppo irreale e ottimistica, che non ci sia alcuna sottostima dei morti di CoViD19 si potrebbe affermare che questa, ogni giorno, ne uccide un 35-40% in più del normale.
Nell’ipotesi che invece i morti reali di CoViD19 siano il doppio di quelli ufficiali, basta moltiplicare per due: avremmo una mortalità anomala pari al 70-80% del normale, cioè 1.200-1.400 in più al giorno.
Per avere un termine di paragone, facciamo un raffronto con la normale influenza stagionale che arriva ogni anno causando, si stima, circa 5.000 morti concentrati nei quattro mesi invernali, causando quindi nel periodo invernale 42 morti al giorno. Da ieri di CoViD19 ufficialmente ne sono morti 604, il 1.338% in più. E’ quindi chiaro che chi sosteneva che la CoViD19 fosse soltanto una “normale influenza in più” sosteneva una grande fesseria.
Ma finora abbiamo parlato di dati medi nazionali e sappiamo che quei dati non rispecchiano affatto le situazioni locali. In Lombardia ad oggi la CoViD19 ha ucciso oltre tre volte di più che la media italiana (940 contro 276, sempre su un milione) e questo è un dato regionale che a sua volta non rispecchia le situazioni del bergamasco, lodigiano, cremonese dove parrebbe (ma non abbiamo dati ufficiali) che la CoViD19 abbia ucciso da dieci a venti volte più della media nazionale.
Comunque, guardando i dati italiani si conferma da noi un rallentamento delle morti ma con una tendenza inaspettata, e cioè che ancora si muore di più dove già prima si moriva di più.
Ci si aspettava invece un andamento opposto, cioè un buon rallentamento nelle zone più colpite dove adesso gli immunizzati sono di più e invece una crescita di mortalità nelle zone finora risparmiate.
Con i dati che abbiamo o, per meglio dire: con i dati che non abbiamo, su questa strana progressione della mortalità si possono soltanto fare ipotesi al momento non verificabili.
Una è che il “contenimento” abbia funzionato, ma semplicemente e soltanto nel rallentare la diffusione della CoViD19.
Questa è decisamente l’ipotesi più sgradevole: staremmo ancora andando verso un catastrofico aumento di mortalità, ma più lentamente; il picco massimo oltre il quale tutto dovrebbe migliorare sarebbe quindi ancora lontano.
Un’altra ipotesi è che il picco sia stato effettivamente superato dove c’erano focolai epidemici, che lì la situazione non possa che migliorare, ma che dai focolai l’epidemia si sia estesa alle zone vicine e che questo tenga così alta la mortalità regionale. Questa ipotesi (ripeto: non supportata da alcuna statistica, perché abbiamo soltanto dati regionali) reggerebbe bene per regioni grandi e popolose come Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte con, ad oggi, mortalità di: 940, 489, 302; in quelle regioni si può pensare da una diffusione dai focolai al resto della regione, ma è più difficile da spiegare in Liguria, con i suoi ben 400 morti su un milione di liguri, forse spiegabile con il turismo da seconda casa di lombardi, piemontesi ed emiliani. E’ però veramente difficile da spiegare in una miniregione come la Valle d’Aosta con soltanto 125.000 abitanti e con 100 valdostani ufficialmente morti di CoViD19 corrispondenti a ben 800 su (se ci fossero) un milione di valdostani. Un problema simile c’è nel piccolo Trentino Alto Adige (poco più di un milione di abitanti) che ha anch’esso un’alta mortalità: 390.
Ho già accennato ad una altra possibilità: che queste “stranezze” siano in realtà slegate dall’epidemia ma legate invece alla scarsa (o pessima) validità dei dati ufficiali. Mi spiego: non ci sarebbe una reale moria di valdostani o trentini-altoatesini, ma semplicemente lì sarebbero più bravi a diagnosticare e tamponare, e quindi lì ci sarebbe molto meno sottostima dei morti di epidemia che in Lombardia e altre.
Infatti, nessuno lì ha visto colonne di camion carichi di cadaveri da incenerire altrove; non è un argomento di alta statistica, ma di buon senso, sì.
Ilaria Capua è un’ottima virologa italiana fuggita dalla pessima Italia, internazionalmente famosa (la Capua, non l’Italia) per aver diffuso a tutto il mondo scientifico la sequenza di un pericoloso virus in modo che quella conoscenza servisse al mondo e non soltanto alle ditte farmaceutiche.
Oggi, in una intervista, ha detto che invece di guardare dove tutto è nero conviene guardare altrove. Ha usato una gentile perifrasi per dire che, invece di guardare a quelle schifezze (che sono tali non soltanto in Italia, anzi) di statistiche di contagiati e morti di CoViD19, conviene guardare ad altre statistiche; si riferiva alle statistiche che indicano che attualmente in Italia ci siano meno malati di CoViD19 in terapia intensiva.
Anche questa è un’affermazione di buon senso, per di più: gradevole e decisamente incoraggiante, perché fa ritenere che sia diminuito il numero di malati gravi e moribondi.
Prima di cantar vittoria però sarebbe bene che si avessero altri dati che ci confermino che questa è davvero una buona notizia. Non è difficile, li si potrebbero raccogliere e pubblicare, ma finora non è successo.
Mi spiego con un esempio estremo: se molti medici e infermieri di terapia intensiva fossero malati, lì non si potrebbero accogliere pazienti, ma questo non proverebbe che la situazione sia migliore, anzi.
Faccio un altro esempio, più realistico: potrebbero essere cambiati i criteri di accettazione in terapia intensiva.
Giorni fa la gente, terrorizzata, sentiva dire che non si prestassero le cure intensive ai malati più anziani e malridotti per liberare posti ai più giovani e forti. Si gridava allo scandalo e alla crudeltà. Da anziano e acciaccato devo dire che, in mancanza di posti, le considererei scelte sgradevoli ma giuste. Forse però il problema è altro, e cioè che in molti casi ci si sia inutilmente accaniti a cercare di far sopravvivere chi non era più in grado di guarire.
Si chiama accanimento terapeutico ed è un accanimento decisamente pesante, perché cosa c’è di peggio che morire intubati dentro una macchina?
Se il diminuito numero di ricoverati in terapia intensiva dipendesse da una riduzione di accanimento terapeutico sarebbe comunque un’ottima notizia, ma non indicherebbe che l’epidemia in corso è meno virulenta, come si augura la Capua e come ci auguriamo tutti noi.
Ci sarebbe poi almeno un’altra spiegazione, analoga ma diversa e nient’affatto teorica: che quell’accanimento sia diminuito, ma non per merito del sistema sanitario: per merito dei malati e dei loro parenti.
Sappiamo che questo è certamente già successo nel focolaio di Bergamo: chi aveva un parente in casa se lo è visto portare via, è stata vietata ogni visita in ospedale, spesso il malato anziano non era autonomo nell’uso del telefono, dal caos ospedaliero non sono neanche arrivate notizie sullo stato di gravità della malattia, sull’intubamento, la morte è stata comunicata in ritardo a incinerazione già avvenuta e neanche si è saputo dove siano finite quella ceneri.
Questi fatti si sono risaputi, e così allora è successo che chi aveva in casa un parente malato di CoViD19 ha fatto una scelta di buon senso e di umanità: se lo è tenuto in casa e lo ha lasciato morire lì dove aveva vissuto, con il conforto di chi gli voleva bene.
Non so quanto sia stato diffuso questo rifiuto di accanimento terapeutico in ospedali disumanizzati con il personale stremato. Se molto diffuso, potrebbe da solo spiegare il diminuito numero di pazienti in terapia intensiva. Per saperlo ci vorrebbe un sapiente monitoraggio epidemiologico e un sistema informativo sanitario di base, cose che purtroppo ci mancano.
Mi son già dilungato troppo per, come promesso, affrontare oggi anche il problema del deliberato utilizzo della pandemia a fini di controllo della stampa, dell’informazione in rete, dei comportamenti individuali, della repressione e criminalizzazione delle opposizioni. Lo farò in un messaggio successivo, il dossier è pesante.
Chiudo dicendovi che, da un amico medico lombardo, ho ricevuto una gran bella lettera che ieri le rappresentanze dei medici lombardi hanno inviato all’assessore alla sanità (Gallera), al presidente regione (Fontana) e ad altre istituzioni lombarde.
E una lettera molto pacata e molto chiara in cui si dichiara che “la presa d’atto degli errori occorsi nella prima fase dell’epidemia può risultare utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime impegnative fasi”. Prosegue indicando “a titolo di esempio non esaustivo” sette errori commessi e molti consigli sul che fare. Conclude affermando che quella federazione di ordini di medici “esprime disponibilità ad un confronto costante con le istituzioni preposte alla gestione dell’emergenza. Spiace rimarcare come tale collaborazione, più volte offerta, non sia ad oggi stata presa in considerazione“.
Non ve la allego per non appesantire, ma diversi giornali ne hanno pubblicato stralci e la potete leggere su:
https://portale.fnomceo.it/fromceo-lombardia-nuova-lettera-indirizzata-ai-vertici-della-sanita-lombarda/
Ne vale la pena. Io poi imparo solo adesso che quella era una “nuova” lettera, quindi non la prima, forse neanche la seconda.
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Nei cellulari è possibile variare la sensibilità del tocco per chi monta dei salvaschermo (sul mio è di vetro, sottilissimo).
Bisogna vedere se sui bancomat è possibile aumentare in modo analogo la sensibilità al tocco. Se si il problema potrebbe essere facilmente risolto.
Saluti.
MS
Che io sappia, esistono tre tipi di touch-screen: resistivo, capacitivo e a ultrasuoni.
Quello a ultrasuoni è il più costoso, non ho idea se funzioni anche con i guanti, ma mi pare che non venga quasi più utilizzato.
Quello resistivo funziona anche con i guanti perchè sfrutta la pressione esercitata sulla sua superficie esterna. E’ anche il più economico, ma non può essere utilizzato nei bancomat perchè non può essere protetto ed è facilmente vandalizzabile (basta un taglierino per metterlo fuori servizio).
Resta quello capacitivo, che però per funzionare richiede il passaggio di una corrente, molto bassa, attraverso l’oggetto che lo sta toccando.
Interponendo un guanto (isolante) fra la propria mano e la superficie del touch-screen (ma perchè non lo chiamiamo schermo tattile ?) questa corrente viene sensibilmente ridotta (quanto ridotta dipende dal guanto), fino a diventare non rilevabile.
L’effetto è ancor più marcato nei bancomat (o analoghi apparati ad accesso pubblico, es. biglietterie) che presentano esternamente un vetro blindatoanti-vandalismo che li rende meno sensibili.
Inoltre, anche con i cellulari che hanno un touch-screen capacitivo (praticamente tutti quelli moderni) è possibile sperimentare lo stesso effetto”guanto”. Tant’è che in commercio ci sono appositi guanti “da cellulare”.
Esistono sensori in grado di leggere le impronte digitali, ma il fatto che il touch-screen del bancomat non funzioni indossando i guanti non dimostra che il sensore sia presente.
Per avere la certezza, suggerisco di provare a utilizzare un’altra parte del corpo, scoperta e priva delle impronte digitali.
Lascio a Geri decidere quale 🙂
CORONA-VIRUS 19
15.4.2020
CoVIDittatura
Ci siamo: stanno arrivando la dittatura e il controllo capillare da parte del fratello maggiore (il big brother ) orwelliano ?
Parrebbe di no: solo una inutile pagliacciata all’italiana, con qualcuno pronto a mangiarci sopra, secondo l’italico copione.
O forse sì: dietro i pagliacci ci sarebbero poteri desiderosissimi di mettere ancor più le loro mani dentro gli smartphone e dentro tutte le informazioni personali degli italiani: dove sei, chi frequenti, cosa vi scrivete, cosa vi dite…
Sembra una pagliacciata locale, ma i segnali che questo sarebbe avvenuto erano tanti. Un paio di giorni fa Kasparov (famoso scacchista russo, dissidente fuoriuscito in USA) in una intervista a La Stampa ci aveva avvertito che sarebbe successo anche in Italia.
Cina e Russia stanno conducendo la loro campagna globale per convincere la gente che si sta meglio sotto una dittatura che in una democrazia e in questa campagna la CoVID-19 è l’alleato perfetto: loro avrebbero salvato i loro sudditi controllandoli capillarmente. A Wuhan hanno mandato migliaia di “investigatori” che hanno interrogato tutti i contagiati e li hanno fatti confessare tutte le loro frequentazioni: Così avrebbero sconfitto il nemico virale; ma le foto di un numero spropositato di urne funerarie a Wuhan direbbero che i loro numeri fossero falsi. Anche in Russia, dove la CoViD-19 sarebbe stata sconfitta e tutti starebbero bene, le foto di colonne di centinaia di autoambulanze ferme in attesa di un ricovero rischiano di denudare lo zar Putin.
https://video.repubblica.it/dossier/coronavirus-wuhan-2020/coronavirus-russia-a-mosca-ambulanze-in-coda-per-km-per-entrare-in-ospedale/358156/358714
Il messaggio di Cina e Russia è chiaro e ricorrente:
Se vivi in un regime anche solo apparentemente democratico sei in pericolo: soltanto un governo che non sia condizionato dal consenso ti può proteggere, controllando perfettamente te e tutti gli altri sudditi.
Durante la resistenza italiana si cantava “partigiano portami via che mi sento di morir” pur di lottare e vincere per la libertà.
Adesso la canzone parrebbe cambiata: Consegnaci tutti i tuoi diritti e noi ti garantiamo la sopravvivenza. Se non è estorsione questa, e se non è vigliaccheria cedere al ricatto…
Ma per resistere al ricatto dell’estorsore ci si deve orgogliosamente sentire cittadini. Non è più capace di resistere chi da tempo si è arreso e ha consegnato cervello e sentimenti al consumo e alle opinioni guida.
Ma andiamo ai fatti.
In Italia si sono dati pieni poteri a commissari gestori dell’emergenza epidemica che non si sono dimostrati all’altezza. Il decentramento regionale della sanità aveva prodotto ruberie e disastri prima e ne ha fatti altri durante l’epidemia. L’Italia è sprovvista di un osservatorio epidemiologico e di piani di emergenza epidemica e proprio a chi era colpevole di ciò, cioè a Ricciardi, ex direttore ISS che aveva smantellato l’osservatorio epidemiologico nazionale, è stato offerto un remunerativo posto nel circo magico degli “esperti” (vedi: Corona verità 13). Non si è fatto quanto dovuto per arginare l’epidemia quando ancora si credeva che questa fosse “fuori”, in Cina. Quando era chiaro che ormai fosse dentro non si è istituito un sistema di raccolta di informazioni serie sulla sua prevalenza nei territori per indirizzare prevenzione e sostegno, allocando risorse. Eppure c’erano volonterose e serie proposte in questo senso per programmare campionamenti sulle popolazioni locali ed un sistema informativo epidemiologico, proposte provenienti da validi ricercatori: ignorate (vedi: Corona verità 11).
Perché si potesse sapere, conoscere e gestire erano e sono necessari tanti test, tamponi e/o altri esami sierologici, anche se ancora non ne conosciamo sensibilità e specificità.
Purtroppo, e questa è ormai colpa gravissima, questi test non sono e non sono mai stati disponibili in misura adeguata. Sono stati negati a chi era gravemente malato perché aveva la colpa di non essere andato in Cina e di non avere avuto contatti intimi con cinesi, continuano ad essere negati a chi sta male e ha tutti i sintomi e a chi ha soltanto i sintomi. Come risolvere questa grave carenza?
Semplice, come fanno i prestigiatori: con un diversivo, un gioco di prestigio in cui si spiega agli italiani distratti e creduloni (ce ne sono ancora) che i test ci sarebbero ma che il problema sarebbe che, dopo testato positivamente un contagiato, non si sa chi ha frequentato il contagiato, ma che lo si potrebbe sapere se nel suo smartphone fosse stata installata una utilissima app che registra tutti i suoi contatti e spostamenti.
Ma c’è un inconveniente: la app non funziona se la gente non aderisce spontaneamente a questo controllo. Se la gente fosse così testarda da rifiutare quel salvifico controllo allora, per colpa dei testardi, quel controllo dovrà necessariamente diventare obbligatorio.
Troppo scemo? Nessuno ci casca? Nient’affatto: molti sono sdegnati, quindi loro una testa e una dignità di cittadini ce l’hanno, ma c’è già chi invece urla contro quei pericolosi untori che mettono a rischio la salute degli altri perché non aderiscono volontariamente al controllo. Così, ben terrorizzati e ben distratti dal problema che invece i test non sono disponibili, si scagliano contro chi metterebbe a rischio la loro salute.
Una bella guerra dei fautori di questa truffa contro chi invece la respinge, ottima per distrarre la gente dalle cose che sarebbe utile e necessario fare e invece non si fanno. Mettere a disposizione i test, ad esempio.
In Lombardia, hanno bisogno di distrarre la gente dal fatto che hanno speso miliardi per costruire (in spazi della fiera inutilizzati) un ospedale aggiuntivo (che però resta sostanzialmente vuoto) invece che finanziare adeguatamente quelli pubblici esistenti. Per molti decenni, vicinissimo a casa mia, c’era una “condotta medica urbana” che di notte era anche sede di guardia medica. Al suo posto oggi c’è un negozio e -giustamente- si lamenta che manchi la medicina sul territorio che dovrebbe essere l’anello intermedio fra il medico di base e l’ospedale. Non sarebbe il caso di cominciare a ricostruirla adesso, cominciando con ambulatori specifici CoViD-19 ? Riaprendo i tanti ospedali che sono stati chiusi derubando così i cittadini che con le loro tasse ne hanno finanziato costruzione e gestione?
Nei giorni scorsi abbiamo già avuto un anticipo della strategia della distrazione: gli anatemi contro chi vorrebbe correre e passeggiare nel verde dei parchi, che sono salutari e sono stati creati proprio per questo. Chi corre o cammina da solo o con il figlioletto o il nipotino non fa assolutamente niente di male, anzi: fa bene a sé e quindi, proteggendo la sua salute, protegge anche gli altri.
Ma no! C’è chi addirittura si scaglia contro quei “furbetti”, trattandoli da untori; c’è chi non è così scemo, ma sostiene che “se si aprono gli spazi verdi la gente fa le ammucchiate !”. E se tutta quella polizia inutile invece la si utilizzasse non intorno ma dentro gli spazi verdi per reprimere le eventuali ammucchiate invece che le salutari passeggiate?
In corona-virus 16 vi comunicavo che per “incentivare misure alternative per alleggerire la pressione nelle carceri” il capomafia Vincenzo Iannazzo è uscito dal carcere ed è andato ai domiciliari. Oggi constatiamo che insieme a lui ci sono andati milioni di italiani onesti, equiparati a capomafia.
La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ci ha raccomandato: “Non prenotate le vacanze”, sottolineando che per gli anziani l’isolamento potrebbe durare fino a Natale. Ecco risolto il problema degli anziani: arresto domiciliare a lungo termine; per i più anziani e malmessi la sentenza potrebbe essere un ergastolo ai domiciliari. C’è già chi si è suicidato per non poter più vedere il nipotino.
https://www.fanpage.it/attualita/savona-nonno-si-suicida-buttandosi-da-una-finestra-non-vedo-mio-nipote-non-ha-piu-senso-vivere/
Anche qui c’è una grande truffa: con gli arresti domiciliari (gentilmente chiamati invece: “confino”) non si può credere di arrestare la CoViD-19 che, qui in Italia, è ormai endemica, cioè diffusa nel territorio: la si ritarda soltanto con l’unico, ma non trascurabile, vantaggio che con minor affollamento gli ospedali possono funzionare.
Proprio perché ormai l’infezione è endemica, il programma di tracciare tutti i contatti precedenti dei malati è illusorio; soltanto un’altra truffa, sia perché non è più praticabile sia perché dall’ottima indagine fatta a Vò euganeo oggi sappiamo benissimo che anche i non malati, cioè i contagiati non sintomatici, trasmettono l’infezione.
Il 25 marzo, in CORONAVERITA’ 7, parlavo di una grande sfida:
“C’è una alternativa? Sì : riuscire a curare le persone ammalate in modo che ne muoiano di meno”.
Per arrivarci, ci sono molti miglioramenti possibili e forse il principale è: “diagnosi precoci e cure precoci per evitare di ricoverare soltanto quando si è gravi e già debilitati” e inoltre: “studiare come migliorare le terapie, scoprirne di nuove e di più efficaci”.
Le diagnosi precoci richiedono test, da somministrare a tutti i conviventi e frequentatori dei malati e a tutti coloro che presentano sintomi. I test sierologici, che possono essere facilmente somministrati su larga scala a tutti gli operatori sanitari e a tutti i sintomatici, non sono molto affidabili, quindi se positivi devono essere poi confermati con la ricerca dei virus nei tamponi; le cure precoci possono evitare le intubazioni e anche molti ricoveri ospedalieri. Per i miglioramenti terapeutici fortunatamente sono in molti a lavorarci; di uno ne ho scritto l’ultima volta e ce ne sono altri analoghi, ad esempio questo, che anche lui punta sulla DIC di cui ho già riferito :
https://www.laleggepertutti.it/387524_coronavirus-ce-chi-sostiene-che-abbiamo-gia-la-terapia
Purtroppo c’è chi invece non lavora per il bene comune ma per i propri interessi e la propria posizione di potere. Cito il caso di un eminente infettivologo, Luigi Greco, licenziato a Salerno dal direttore amministrativo dell’ospedale in cui era stato richiamato dalla pensione per l’emergenza in corso per “dichiarazioni non autorizzate” su una scelta di organizzazione sanitaria. Ovviamente l’incompetente direttore amministrativo non entra nel merito della dichiarazione, ma si fa scudo di aver seguito ordini superiori non criticabili.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/13/coronavirus-a-salerno-licenziato-infettivologo-appena-richiamato-dalle-pensione-critiche-non-autorizzate-non-avevamo-alternative/5768769/
Caso unico al mondo? Ovviamente no. Un paio di mattine fa Trump si è svegliato e ha twittato al mondo che era ora di licenziare Fauci. Fauci è il suo consulente virologo di fiducia e anche lui si era permesso una dichiarazione non autorizzata, in cui aveva affermato che se certi provvedimenti fossero stati presi prima si sarebbero evitati dei morti. Da lì il licenziamento annunciato.
A differenza di Greco però, il gran virologo Fauci si è umiliato dichiarando che il Presidente aveva fatto tutto benissimo e nel migliore dei modi. Nessun licenziamento, Fauci resta lì.
Quanto gliene fregherà a Fauci e a Trump di impedire che i cittadini USA muoiano alla grande?
Concludo con una quasi-buona notizia: perfino la Commissione europea, che normalmente è molto più attenta al PIL che alla salute degli europei, ha affermato che prima di riaprire industrie e servizi non necessari è necessario aver potenziato l’assistenza sanitaria e i posti di terapia intensiva ed è necessario -udite!- avere dei servizi di controllo della diffusione epidemia che possano davvero rilevare che questa non risalga riducendo le protezioni.
Prima di passare ai dati statistici di mortalità mi voglio togliere un fastidiosissimo sassolino dalle scarpe. Riguarda quelli che sostengono che le app non controllerebbero le persone, che i dati restano riservati e poi tanto vengono distrutti…
Grazie alla CoViD-19 io ho fatto una interessante scoperta. Sono andato ad un bancomat (Intesa san Paolo) e lì ho indossato i guanti, che normalmente non uso, ma dovendo digitare su un tastierino su cui han digitato in tanti, mi sembrava il caso. In realtà, sui due apparecchi il tastierino non c’era più: in entrambi aveva ceduto il posto a schermi touch-screen. Premo lo schermo, ma senza risultato. Riprovo e riprovo. Alla fine mi decido: tolgo il guanto e tutto funziona perfettamente.
Il bancomat voleva la mia impronta digitale, altrimenti non mi dà i soldi.
Le statistiche di mortalità ufficiale ci dicono che, tranne che in USA e Francia, ancora in ascesa (con 1539 e 1438), le mortalità giornaliere sono tutte in lenta diminuzione.
Spagna e Belgio hanno ormai una mortalità (440 e 389) superiore a quella italiana (349 su ogni milione di italiani) e anche la Francia (251) in crescita parrebbe avviata a superarla. Seguono Olanda (195), Svizzera (146) e Svezia (123). Accenna a crescere il Brasile (7,6) mentre restano sostanzialmente fermi i due giganti: Cina e India.
Europa orientale, Medio Oriente, Centro e Sud America, Asia e Australia hanno tutte mortalità quasi ferme, a livelli decisamente bassi. Anche l’Africa, ma lì le mortalità vere potrebbero essere ben diverse. In tutti questi luoghi non sappiamo se le loro statistiche resteranno a livelli bassi o se sono destinate a crescere fino a livellarsi con gli altri paesi.
In Italia, la Lombardia è stabilmente al più alto livello mondiale con ben 1.126, seguita dall’Emilia Romagna con 625, Marche con 491 e Piemonte con 462. Persistono, inspiegabili, gli altissimi livelli di Trentino Alto Adige con 506 e Valle d’Aosta con addirittura 968. A Centro e Sud, tranne che in Abruzzo (184), le mortalità, pur in crescita, permangono a livelli più bassi.
Le stagioni sono anomale, le temperature primaverili talvolta sono più basse di quelle invernali, ma mediamente si andrà verso un riscaldamento e capiremo se questo fermerà l’epidemia (come ogni anno avviene per l’influenza) o no (come non è successo per la spagnola).
A Matteo aggiungo che il confronto dei decessi tra vari paesi, se mai si possa fare vista la disomogeneita’ dei dati, non ha molto senso rapportata alla popolazione, in quanto prescinderebbe dal livello di contagio. Per giudicare l’efficacia dell’azione sanitaria complessiva, ha piu’ senso rapportare ai contagi ( e qui nasce il problema, quando sono ignoti… )
Grazia e Matteo.Continuo a non capire di cosa dubitate. Se dubitate dell’efficacia della gestione dell’epidemia, ci sono anch’io. Se dubitate delle conclusioni ottenibili dai dati ( Grazia non e’ questione di verita’, mai semmai di lettura delle cose con ragionevolezza e plausibilita’ ), fate bene, l’abbiamo ripetuto infinite volte, si tratta di dati disomogenei ed incompleti. Resta il sospetto. Sospetto di che? Quale potrebbe essere lo scenario, per obiettivi, interessi ed azioni?
Giacomo, ma tu come fai a esser certo di dove stia la verità?
Penso che tutti quelli che stanno al di qua della cattedra non possano far altro che tentare congetture, cercando di capire.
Che siano benedette le perplessità gli interrogativi di Matteo, che non si assurgono certo a conclusioni. Al contrario, ci danno spunti per dubitare (nel dubbio risiede la conoscenza) e ci invitano a osservare con più lucidità quanto sta accadendo spostando lo sguardo al di là dell’onda mostruosa di notizie.
Grazie a Steve per la relazione.
Molto interessante lo studio condotto dal medico. Spero porti a nuove strategie terapeutiche e alla mitigazione del numero dei decessi.
Govi, i tassi riportati sono per milione di abitanti, non di positivi.
Ergo ne possiamo dedurre che in Germania Covid uccide molto, molto meno oppure che contano in tetesco.
Comunque, conta come ti pare, io pronostico che in Africa sub-sahariana si conteranno pochissimi decessi per Covid a differenza di quanto avvenuto con SARS e Ebola, semplicemente perché da loro non ci si arriva ad avere due patologie gravi e superare gli ottant’anni.
Provo a ‘mitigare’ gli ultimi due interventi, certo per altro che non saranno soddisfatti. A Massimo. Non c’e’ nessun inghippo, essendo peraltro poco chiaro cosa hai in mente. Molto piu’ semplicemente ci sono esitazione, impreparazione, improvvisazione che generano errori macroscopici. Magari si indaghera’ come tu desideri per individuare le responsabilita’ formali. Piu’ probabilmente non lo si fara’. Ad ogni modo, che la gestione dell’inizio del contagio sia stata disastrosa in Lombardia e’ abbastanza chiaro a tutti. Qui mi ricollego a quanto dice Matteo sulla Germania. I tedeschi non hanno rincorso il contagio, a differenza nostra lo hanno aspettato preparandosi. Hanno potenziato il sistema sanitario aumentando ( raddoppiando ? ) in tempo i posti di terapia intensiva, hanno preso molto piu’ seriamente ( potendo farlo, grazie alla gestione ante-stress ) il tracciamento dei contagiati. Risulato: il loro basso tasso di letalita’ e’ dovuto certamente anche alla diversa ‘catalogazione dei morti’, ma anche al denominatore ( i contagiati ) piu’ realistico. Per altro, il loro approccio alla catalogazione rimane per me piuttosto discutibile. Basta confrontare le statistiche del morti per fascia di eta’ da un anno all’altro per convincersi. Il distinguere i ‘morti con coronavirus’ dai ‘morti per coronavirus’ mi pare un artificio per mitigare il rischio sulla popolazione attiva, e mandarli piu’ tranquillamente a lavorare.
Ad ogni modo, mi pare che tu stesso in alcuni interventi hai commentato che dalla lettura dei dati italiani si puo’ capire ben poco, in quanto incompleti e soggetti a quotidiane disuniformita’ ( numero di tamponi e loro strategia di applicazione che cambiano ). Questo rimane molto vero ma a mio parere non autorizza a pensare a chissa’ quale disegno occulto.
Ciao.
Per gli ultimi due interventi girerò a Alessandro due pagine dell’Eco di Bergamo di ieri. Certo che c’è molto da spiegare …. prima di tutto i macroeventi scatenanti (leggi partite da 45000 persone od anche solo da 3000 – a Codogno – ma dopo che il 9 febbraio il Codogno aveva giocato ad Albino ed il 14 a Codogno c’era il Mapello, altra squadra 12 km a ovest di Bergamo …. con uno stadio che da solo fa il 20% della popolazione di Codogno …. e lo stesso è successo a Cremona, a Brescia, e nei due fine settimana dell’1 e dell’8 marzo migliaia (!!!) di persone accalcate ai tornelli delle piste di sci in Val Seriana ed in Val Camonica ….. !!!!).
Dovrebbero scoprire in primo luogo chi e perchè non ha bloccato questi eventi quando già da ottobre 2019 a Cerete in Val Borlezza, c’erano polmoniti strane, con ricoveri all’ospedale di Esine, e sicuramente quante persone saranno rientrate dalla Cina prima di Natale con il virus addosso …. e nonostante questo NULLA è stato bloccato. Il risultato è che a Valbondione, a Fonteno, in molti comuni della media Val Brembana che sono fuori dal particolato padano si stima un tasso di contagio superiore al 40% …. e le zone del comasco, varesotto e la stessa Monza, messe decisamente peggio di Bergamo in quanto a particolato atmosferico hanno il 15% di morti per milione di abitanti rispetto a Bergamo!
Come si spiega, secondo voi, dove sta l’inghippo?
Nonostante tutto, buona Pasqua!
MS
Inizio realmente a pensare che ci sia sotto realmente qualcosa di un po’ losco.
Mi spiego.
La bassa mortalità della Germania è assolutamente spiegabile: negli anni passati nessuno si è mai spinto a contabilizzare come morti per raffreddore o influenza i vecchietti con insufficienza cardiaca, problemi circolatori o tumore, che morivano ogni inverno. I sistemi sanitari consigliavano annualmente il vaccino.
Con il COVID pare che la maggioranza delle vittime abbia almeno un paio di patologie gravi: perché catalogarle come vittime del corona virus?
Ho scritto “pare” perché i dati reali non li ha raccolti e/o pubblicati nessuno né raccomandato di farlo. E anche questo mi dà una spiacevole sensazione, quella sensazione che hai quando sospetti che ci sia qualcuno che cerca di fregarti in qualche modo.
CORONAVIRUS 18
11.4.2020
Tanti morti, tanta disorganizzazione, ma anche buone notizie.
Ogni giorno ci arriva la solita scarica di tristi dati sull’epidemia di covid-19.
Dati poco o niente attendibili, mentre non risulta che ci si stia attrezzando per raccoglierne di validi, che sarebbero utilissimi per capire come davvero si sta evolvendo la situazione e per capire come fronteggiare al meglio quest’epidemia.
In queste situazioni l’Italia è spesso l’ultima della classe, invece stavolta quasi tutti sono ultimi: non si hanno segnali di attenzione all’aspetto epidemiologico. Meglio: i segnali ci sono e alcuni ve li ho anche già riportati, ma vengono da epidemiologi e statistici, non dalle istituzioni e dai loro capintesta.
Le singole nazioni sono inerti, sembra che nessuno si preoccupi di avere dati affidabili, anzi: c’è chi si attrezza per sottostimare ulteriormente i dati di mortalità e forse c’è chi coscientemente occulta parte dei morti.
Sarebbe compito dell’OMS stabilire criteri di raccolta e messa a disposizione dell’informazione e coordinare i diversi sistemi informativi nazionali, ma l’OMS dorme. Se non ci fosse non cambierebbe niente.
In Italia si scatena la caccia a chi ha sbagliato. A chi doveva avere piani già pronti per affrontare una emergenza epidemiologica, a chi si doveva attivare perché ci fossero scorte di mezzi di protezione individuale e per reperirne di ulteriori, a chi ha imposto ad ospedali infestati dal Sars-cov-2 di riaprire… E’ giusto capire gli errori e anche punire chi ha li ha commessi, ma è chiaro che non basta: il sistema sanitario italiano è stato derubato, depotenziato e lasciato in mano ai malgoverni regionali.
Si dovrà voltare pagina e rivedere tutto, ma al momento la cosa importante è capire come meglio fronteggiare quest’epidemia.
Il dato complessivo è molto impreciso, ma qualcosa si sta chiarendo.
Al momento nel mondo ci sarebbero oltre 100.000 persone ufficialmente morte di covid19. Sappiamo che il dato è una sottostima del vero numero, perché tanti morti non sono stati correttamente diagnosticati. Supponiamo che siano “soltanto” il doppio.
Se avessimo raggiunto il famoso “picco” oltre il quale cala l’espansione dell’epidemia e la conseguente mortalità, nella fase discendente avremmo circa altrettanti morti che in quella crescente, quindi ci si dovrebbe aspettare un totale di circa 400.000 morti.
Ma l’ipotesi di essere “a mezza strada” è un’ipotesi molto, troppo ottimistica. Sappiamo per certo che in molte parti del mondo l’epidemia è in fase iniziale e, non disponendo di un sistema informativo mondiale, non siamo in grado di capire a che punto siamo.
La situazione è decisamente sgradevole e preoccupante, ma se pensiamo ad epidemie passate, a quante persone oggi vivono vite non degne di questo nome e agli sconvolgimenti climatici e ambientali futuri, questo disastro attuale va ridimensionato: un secolo fa l’epidemia di influenza spagnola ha ucciso milioni di persone, da 50 a 100 milioni su una popolazione che allora era “solo” di un paio di miliardi. Comunque vada, è improbabile che stavolta si arrivi a quei livelli.
Allora va tutto bene, basta attendere con filosofia la fine dell’epidemia?
Ovviamente no, si potrebbe, si può fare molto per limitare i danni.
Ma il primo passo è raccogliere informazioni affidabili, capire meglio quest’epidemia, intensificare la ricerca sul sars-cov-2, su come muta, su come si diffonde dentro i malati e su come si diffonde nel mondo. Poi, studiare, sviluppare e testare le terapie e i vaccini. In parole semplici e chiare: fare e intensificare la ricerca.
Attualmente la Spagna, con i suoi 16.353 morti “ufficiali” ha una mortalità leggermente più alta dell’Italia: 357 contro i 314 su un milione di italiani, ma sappiamo che questi dati nazionali non rappresentano le situazioni calde.
In Lombardia ci sono oltre mille morti ufficiali su un milione. Più semplicemente possiamo dire: più dell’1 per mille, cioè più di uno ufficialmente morto di covid19 su mille lombardi. Per quanto ne sappiamo, sarebbe il record mondiale.
Ma per capire bisogna capire le differenze: perché lì ci sono tanti più morti che in altre parti del mondo? Questa è la prima domanda per capire quest’epidemia.
Abbiamo già detto che lì c’è certamente una aggravante: è l’inquinamento padano.
Oggi se ne parla anche qui:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/lo-smog-alimenta-lepidemia-ora-lo-sviluppo-sia-resiliente
Non ci sono dubbi, ma basta questo a spiegare quelle differenze?
No, e infatti non c’è una correlazione senza eccezioni fra inquinamento e covid19, né in Italia né nel resto del mondo. Basta considerare che la Svizzera sta a 122 (sempre morti su un milione), l’Inghilterra a 146, l’Olanda a 164 e il Belgio a 293, mentre la Germania a 33 ed è difficile credere che sia tanto meno inquinata. Va bene, lì taroccano le diagnosi, ma come spiegare i ben 357 della Spagna? Certo non può essere dieci volte più inquinata della Germania.
Anche i dati nel resto del mondo segnalano differenze difficili da spiegare.
Ci sono paesi con mortalità molto bassa, ad esempio la Russia che è sotto l’1, e questo può essere spiegato con il fatto che lì l’epidemia ancora non è arrivata, ma non è il caso della Grecia, dove è arrivata quasi in contemporanea con l’Italia ma che si è fermata sotto il 9. E la Corea del Sud, dove è esplosa prima che in Italia ma che poi si è fermata a 4? E il Giappone, partito fra i primi con l’arrivo di una nave con malati e poi fermato sotto l’1? E la Cina, partita per prima di tutti e ferma a 2,3?
C’è l’ipotesi che nell’Italia del nord il virus sia mutato e sia diventato più aggressivo. Certo, sarebbe possibile, ma causa una drittata del governatore della Lombardia, la sera prima del blocco della circolazione tanti lombardi sono partiti per il paesello al sud, portandosi appresso i loro virus. Se fossero virus stati mutati in più cattivi avrebbero fatto stragi nei paeselli del sud, e invece non è successo.
Tutto ciò per dire che c’è molto ancora da indagare, scoprire e comprendere.
La buona notizia è che, malgrado la generalizzata disorganizzazione, tanti ricercatori nel mondo si sono attivati sul fronte terapeutico e vaccinale.
Scelgo però una buona notizia, tutta da confermare, ma che ha un aspetto diverso: qualcuno che non ha trovato il farmaco o il vaccino miracoloso, ma che ha utilizzato il cervello e le sue competenze e ha scoperto che forse si sta curando un aspetto secondario della malattia: la famosa polmonite interstiziale.
Questo pomeriggio mi è arrivata, rimbalzatami da mia figlia, una e-mail di un mio amico medico che mi ha riferito di un’altra e-mail, inviatagli oggi da un suo vecchio amico dal tempo del liceo, attualmente cardiochirurgo in un ospedale del pavese, credo a Vigevano. Questo medico ospedaliero, pur duramente impegnato sul campo, ha trovato il tempo per meditare sui suoi malati e accorgersi che probabilmente, ai malati (intubati e no) si fornisce inutilmente ossigeno perché poi la microcircolazione polmonare non riesce a trasportarlo perché intasata da micro trombi. In termini medici, dalla DIC, la Coagulazione Intravascolare Disseminata. Questa può essere curata, ma con alcuni antinfiammatori (tipo eparina) e non con altri.
Nel frattempo questa sera, mentre vi scrivevo, quella mail (privata), è circolata, così adesso non devo raccontarvela perché potete leggervela tutta su:
https://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/coronavirus-microtrombosi-3173522/
Si è già fatto vivo il super-papavero-virologo Burioni a spiegarci che quella sarebbe “una bufala, una scemenza di proporzioni immense”. Se invece ci avesse pensato lui, sarebbe stato certamente un colpo di genio.
Invece ci sono scienziati seri che usano le loro conoscenze cliniche e il loro cervello per costruire ipotesi serie ed attendibili. Poi ci saranno altri scienziati seri, anatomopatologi, che riscontreranno quelle ipotesi e altri scienziati seri che attiveranno i protocolli terapeutici sperimentali su quelle ipotesi.
C’è qualcosa di buono, a questo mondo.
Guardate, facciamo insieme due numeri.
Al 31 marzo 4500 morti; diviso per un tasso di mortalità cinese del 2,5% fanno 180000 contagiati (nella sola provincia di Bergamo).
Facciamo che tra i 44000 che sono andati alla partita al giorno successivo se ne sono infettati il 25%? Sono 11000 persone. Il tasso di contagio va, a seconda delle fonti, da 2,5 ad oltre 3. Facciamo 2,5 e consideriamo 3 passi:
11.000 x 2,5 x 2,5 x 2,5 = 171875! Si ritrovano le 180000 persone!
E ci vengono a dire che per carenze ad Alzano ci sono stati 4500 morti? Anche quelli in Val Brembana che non c’entrano nulla? Ma va là !!!
Saluti.
MS
la violenza è già iniziata da parte di uno stato, che ti obbliga a chioudere, poi dice di aiutarti facendoti fare dei debiti e aggravarti di ulteriori costi con gli interessi su debiti imposti.
Grazie per i ragionamenti e le informazioni molto interessanti e grazie anche a Massimo.
In questi giorni ho osservato con molta più attenzione del solito il comportamento, i commenti e i pensieri che circolano un po’ dovunque in Italia, ma anche in altri Stati.
Non sono ottimista perché la maggioranza della gente non ha ancora capito che c’è una “pandemia” e non c’è né cura, né vaccino per superarla, o meglio, per farla scomparire.
Abbiamo solo prevenzione e cure sintomatiche che ingessano gli Stati.
La gente non ha capito nemmeno che deve comportarsi in maniera differente rispetto a come era abituata (5 regole più un po’ di attenzione ?).
Oscilleremo con una lenta discesa, spero, ma finiremo devastati in tutti i sensi.
Spero che non inizino atti di violenza.
Penso che il sistema economico potrebbe sopravvivere se utilizzasse quasi solo gli under 50, che si ammalano non gravemente e non hanno bisogno di assistenza pesante, e tutti gli altri reponsabilmente stessero in isolamento fino alla cura e al vaccino.
Ma le strutture democratiche che abbiamo costruito nel nostro mondo sono incapaci di agire con intelligenza, sono basate quasi esclusivamente sulla ignoranza e soffrono di immobilità parassitaria sopratutto per cause politiche.
Grazie per gli aggiornamenti e buona giornata a chi leggerà.
In provincia di Bergamo al 31 marzo scorso ci sono stati 4500 morti in più rispetto all’anno precedente. Solo 2060 erano quelli ufficiali. Nei conti che ho fatto se l’evoluzione dell’epidemia fosse stata quella ‘normale’ delle province di Va Co Lc So Mb Mi i morti sarebbero stati 650. Ci sono 3850 morti in più e tutti parlano di mancate istituzioni di zone rosse e di comportamenti anomali al ps dell’ospedale di Alzano ma è tutta una grande PALLA! Il motivo vero è che il 19 febbraio a San Siro c’era il 4% della popolazione della provincia e che esattamente 4 giorni dopo in contemporanea ci sono stati 3 tifosi del Valencia contagiati (e la notizia è stata fatta sparire da Bergamonews) in contemporanea ai primi casi ad Alzano…. Stimando l’incasso della partita a 4500000 euro i 3850 morti in più sono stati svenduti a meno di 1200 euro l’uno … e c’è stato un morto inutile in più (al 31 marzo ….) ogni 11,5 tifosi. Quella partita non si sarebbe dovuto giocare a porte aperte! Ma di queste cose non parla ancora nessuno … la cosa più grave è che se i morti ‘non ufficiali’ volessero avere giustizia sarà impossibile perché sono morti che non compaiono in modo ufficiale e se poi i morti sono stati cremati non si possono neppure riesumare le salme!
Ps: anche a Lodi Cremona e Brescia sebbene più in piccolo è accaduto lo stesso che a San Siro …