Ossola bella e buona è un vero libro, già dal momento in cui lo si prende in mano. Non ha le piccoli dimensioni di una guida tascabile, né quelle grandi dei libri fotografici. Condivido in pieno la scelta degli autori, Livia Olivelli e Alberto Paleari: dare dignità a un’opera (e di conseguenza al territorio) rinunciando alla possibilità dell’inserimento in tasca. Del resto, i tempi ci insegnano che perfino le fotocopie sono superate… perché al loro posto si preferisce la serie di fotografie sullo smartphone.
Nel sottotitolo è la spiegazione immediata della titolatura quanto meno curiosa: Sentieri e sapori dal Monte Rosa alla Val Formazza. Dunque un’Ossola “buona” perché “da mangiare”.
Prendo a sfogliare il libro con curiosità, non solo per il titolo indovinato. Il fatto è che Alberto Paleari ci ha abituati a una letteratura di livello, e da lui mi aspetto una trattazione che superi la banalità della gran parte delle monografie escursionistiche.
Non ne possiamo più delle descrizioni tecniche prive di anima. I destra e sinistra, i su e giù da soli ci dicono come e dove andare per raggiungere la nostra meta. Ma questo è vero se si dà per scontato che il nostro obiettivo sia il mero percorso, dall’inizio alla fine, di un tratto di territorio montano. Se la nostra meta è diversa, meno sportiva e più conoscitiva, meno geografica e più intima, allora cambiano i presupposti, e la descrizione asettica, sedicente oggettiva, deve cedere spazio all’interpretazione dell’autore, volutamente soggettiva: la nostra guida non è più un automa onnisciente ma è un essere umano con esperienza e carisma.
Nel frontespizio abbiamo già una buona notizia: si tratta del primo volume, dunque ne seguirà almeno un secondo.
Poi c’è la presentazione, gustosa. Veniamo a sapere che i due autori si sono un po’ riscoperti come viaggiatori dell’Ottocento, two eccentrics in the Alps (parafrasando il famoso libro di W. A. B. Coolidge, An eccentric in the Alps.
Ci dicono: “Il nostro è, o almeno vorrebbe essere, come lo furono i libri dei viaggiatori inglesi dell’Ottocento, il libro di due alpinisti che si mettono per strada e raccontano dove sono andati, che cosa hanno visto, chi hanno incontrato, dove e come hanno alloggiato, che cosa hanno mangiato e bevuto, quali considerazioni e riflessioni ha provocato in loro ciò che hanno visto…”.
Naturalmente sono anche consci che “già prima di questa sono state stampate molte guide escursionistiche dell’Ossola, certamente ben fatte e spesso più complete della nostra, da anni esistono anche guide sulla gastronomia e gli alberghi, gli alpeggi e i formaggi, perfino sui vini, e moltissime che raccontano anche la storia locale, le antiche usanze e le tradizioni, le curiosità, le bellezze artistiche, ma pensiamo che la novità della nostra sia quella di raccontare alla buona e come ci è capitato di incontrare camminando (strada facendo) ciò che abbiamo visto, sentito, gustato, odorato e toccato”.
La guida-libro spazia sulle diverse valli, Valle Anzasca, Valle Antrona, Val Bognanco, Val Vigezzo, Valle Antigorio, Alpe Devero, Formazza, Alpe Veglia, fino al Sempione.
Prendiamo a esempio l’itinerario n. 20, Scaredi e il Lago del Marmo. Paleari inizia dicendo: “Questa è la descrizione di una gita scolastica in cui accompagnai come guida alpina due classi del Liceo Berchet di Milano…”, poi prosegue raccontandoci di come si svolse quella gita con allievi e professori, alcuni spaesati, facendo poca distinzione tra le cose da descrivere e quelle invece da raccontare di quel maggio 1997.
Una formula originale, spesso ripresa negli altri capitoli.
Ovviamente ci sono itinerari per tutti i gusti, dalle passeggiate, quasi itinerari gastronomici, a gite impegnative e traversate in alta montagna.
Precisione e humor, ricordi e consigli.
Un’ottima guida e un bel libro da leggere, per chi ama questi posti ma ancor più per quelli che non li conoscono.
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