Perché il silenzio?
di Beppe Leyduan
(pubblicato su https://camoscibianchi.wordpress.com/2019/01/24/io-ti-conosco-vengo-dal-tuo-stesso-posto/ il 24 gennaio 2019)
Lettura: spessore-weight(3), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(2)
Io ti conosco. Vengo dal tuo stesso posto
Credo che questo passaggio della canzone Caramelle possa darvi la risposta alla domanda “chi ha appiccato le fiamme in Alta Val Malone il 13 gennaio scorso?”. Come nei boschi di Caramelle, anche in quelli sopra Pian Audi, nelle Valli di Lanzo, è divampata la follia.
La Cima dell’Uja 2145 m, in alta Val Malone. Evidenti ed estese le aree colpite dall’incendio del 13 gennaio 2019
Forse non tutti sanno che le piccole comunità alpine sono il non plus ultra dei social. Tutto reale però. Non è possibile passare inosservati. Le cose si vengono a sapere prima ancora di farle. Lo sanno molto bene i valligiani. Un po’ meno i cittadini. Tutti sanno di tutto. Chi conosce la conformazione della Val Malone (un imbuto) sa molto bene che sfuggire è davvero improbabile, soprattutto se ci si muove in auto.
Queste riflessioni sono emerse prima di avere avuto delle conferme, assolutamente casuali, da chi vive in quelle zone.
Assetato di informazioni precise sulle zone bruciate, e soprattutto sui relativi danni (sentieri distrutti?), faccio la cosa più ovvia e spontanea: mi intrufolo su Facebook. E parlando di territorio, chi meglio dell’Associazione Sentieri Alta Val Malone può parlarci di quanto successo? Zero. Silenzio totale sull’incendio, come se nulla fosse accaduto.
Il primo post dell’ASAVM (di cui sono socio), subito dopo l’evento nefasto, mostra, con sfacciata nonchalance, le foto di una passarella in costruzione sul Rio Fandaglia. Come se ci trovassimo in altri tempi, in altri mondi. Anche le mail della newsletter parlano esclusivamente dei lavori da fare.
La pagina Facebook dell’ASAVM con il primo post dopo l’incendio del 13 gennaio 2019
Chiedo al presidente Mauro Salot su WhatsApp se l’incendio è stato spento e come mai non se ne parla su Fb. La risposta laconica arriva dopo due giorni:
“Incendio spento. Non era il caso di aggiungere altro, argomento sovraesposto a tutti i livelli mediatici.
Noi ci muoviamo sottotraccia, lavorando, coinvolgendo, ragionando e cercando di far ragionare… Credimi, non servivano altre parole, meglio i fatti. A presto.“
La mia risposta:
“Facebook serve soprattutto per informare, nel bene e nel male. Troverei gradevole, ad esempio, sapere se la rete sentieristica ha subito danni. Oppure spiegare con competenza quali danni ha provocato e in quali zone.
Ti dico questo da semplice escursionista che ama e vive il territorio. Nel bene e nel male“.
Altri tempi, altri mondi
Antropocene: l’epoca geologica attuale, in cui l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato su scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana, con particolare riferimento all’aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 nell’atmosfera (Treccani).
Antropocene, tra le varie sciagure, vuol anche dire gran secco per periodi prolungati, inusuali fino a qualche decina di anni fa. Sebbene nei media passa soprattutto il fatto che il problema più grave sia l’assenza di neve per il settore del divertimentificio bianco, uno dei più seri ed urgenti problemi per le montagne sono gli incendi. Antropocene, e ce ne stiamo accorgendo, significa anche frequenti episodi ventosi. Secco e vento sono la scena perfetta per i piromani. Non aspettano altro.
Il 2 gennaio scorso la Società Meteorologica Italiana – Nimbus informa sugli ultimi dati del clima in Italia nel 2018 (qui la pagina completa)
In questi mondi, in questi tempi, qualsiasi progetto, che si prefigga lo sviluppo turistico del territorio, deve assolutamente tenere a mente sotto quale scenario climatico-ambientale si proietta. Scenari con cui si deve fare i conti quotidianamente, soprattutto quando il proprio orizzonte progettuale è molto lungo.
Prepariamoci
«[…] Come volgo consumatore non amiamo né la scienza né l’estetica, né percepiamo i rischi a cui andiamo incontro. Siamo proni alle mafie, servili e obsoleti cortigiani del potente di turno, pronti a vendere la dignità e i nostri diritti per una sgasata in Ferrari di fronte agli amici del bar. Dirigenti industriali, politici, intellettuali e popolo, tutti inchiodati nel mantenere grandi e piccoli privilegi acquisiti. Zero visione del futuro, mentre tutto attorno sta cambiando […] (Prepariamoci, di Luca Mercalli, Chiarelettere, 2011)».
Il titolo di questo bel libro vale anche e soprattutto quando si è a contatto diretto e costante sul territorio montano. Rianimare infrastrutture importanti, ma molto fragili, come lo sono le reti di sentieri, soprattutto quelle che attraversano aree boscate, rappresenta una sfida enorme nell’Antropocene, soprattutto culturale. E allora ben vengano le associazioni come il CAI, l’ASAVM, ecc., ma l’aspetto fondamentale da considerare è che, oltre ad essere abilissimi a ripulire e risistemare i sentieri, le associazioni dovrebbero interessarsi anche della loro tutela facendo molta comunicazione e cultura, coinvolgendo i diversi portatori di interessi, proprio pensando ai nuovi scenari determinati dai cambiamenti climatici. E stimolando le istituzioni (a tutti i livelli) verso una maggiore presa di coscienza dei problemi per la ricerca di contromisure adeguate.
Pulizia
L’ASAVM (come anche il CAI) fa una cosa semplice, straordinaria e lodevole: pulisce e ripristina la percorribilità delle antiche vie pedonali. In quest’opera bellissima, a stretto contatto col territorio, di certo l’esperienza del ripulire un percorso da sterpaglie, rovi, spessi tappeti di foglie secche, rami, alberi caduti, ecc., è la predominante. La pulizia in senso generale fa rinascere un territorio. E dovrebbe reinstaurare anche un nuovo approccio verso la montagna. Più attenzione all’ambiente, nuovi pensieri. Più “puliti”. Più ricchi.
Un bellissimo senso di pulizia che però fa decisamente a pugni con questo silenzio inspiegabile. Fa preoccupare parecchio pensando che esso possa indirettamente e involontariamente coprire e favorire comportamenti delinquenziali, così diffusi nel sottobosco di molteplici realtà italiane. Quel sottobosco che, ahimè, troviamo radicato in tutt’Italia: da Siracusa ad Aosta, passando da Napoli, Roma, Torino, Leinì, Ciriè…
Ma ovviamente il bisogno di pulizia non riguarda solo le aree montane. A maggior ragione chi vive in città appestate dall’inquinamento, l’attesa di nuovi pensieri, più puliti, più ricchi è oramai diventata un’esigenza prioritaria. E sovente ci chiediamo quanto questo desiderio possa essere soddisfatto senza dover fare i conti con la “sporcizia” dell’illegalità, che troppo spesso non solo accettiamo facendo finta di niente ma che alimentiamo omettendo di denunciare ciò che si sa. “Tengo famiglia” è il movente più celebre. Oppure, riferendosi alle comunità alpine: “Prova tu a vivere in queste realtà tutti i giorni!”.
Affermazioni che fanno rabbrividire, facendoti ripiombare, in un amen, nel Medioevo profondo della presunta democrazia italiana. Molto chiacchierata, molto intellettualizzata, molto scritta, molto idealizzata. Ma nella realtà dei fatti, anche nel profondo Nord-ovest italiano, al confine con la Francia, si rischia grosso se si prova a parlare. Figuriamoci a denunciare.
Cultura per le scuole
Da un incendio si possono trarre molti insegnamenti e un evento di per sé negativo si può trasformare in un’occasione per crescere. Tutti. Intanto si dovrebbe spiegare con franchezza, chiarezza e precisione cosa è successo, l’entità dei danni, le zone colpite, le conseguenze, gli eventuali rimedi. E poi anche spiegare il perché è successo e quali interessi sono in ballo visto che quello dell’Alta Val Malone è un incendio doloso.
Tutto questo, tenendo presente che l’ASAVM si interfaccia anche con le scuole, dovrebbe servire soprattutto per far ragionare le nuove generazioni sui nuovi ed impellenti problemi ambientali delle aree alpine.
E allora ben vengano i social e si sappia sfruttarli con intelligenza, evitando di arroccarsi in posizioni ataviche e fuori tempo, come se gli unici a passare dalla Val Malone fossero i commercianti di tessuti del 1800. Come se le uniche finestre aperte sul mondo alpestre di Corio fossero quelle di vecchie comari che scrutano, come agenti segreti, ogni passaggio sulle loro vie.
Questione di sorveglianza
Il 30 dicembre 2018 la Regione Piemonte ha dichiarato lo stato di massima pericolosità per gli incendi boschivi. Questo è anche il mio ultimo messaggio inviato a fine 2018 con WhatsApp a Mauro Salot, prima di chiedergli se l’incendio è stato spento.
Non bastano più le dichiarazioni nell’Antropocene, sperando, magari, nel buon comportamento dei cittadini. È necessaria una stretta sorveglianza delle aree alpine più a rischio, non solo per prevenire tempestivamente gli incendi ma anche per contrastare tutti quei comportamenti incivili e illegali che mettono a rischio l’integrità del fragile patrimonio ambientale montano, già di per sé soggetto a rapidi e sconvolgenti cambiamenti. E con l’aumento del turismo, serve molta educazione, sensibilizzazione e attenzione. Serve comunicazione.
Avete mai visto dei posti di blocco, all’imbocco delle valli, quando ci sono periodi secchi e ventosi sulle montagne? Avete notato una sorveglianza maggiore? Avete mai visto lo Stato prima di un incendio? Magari prima di una tempesta di vento secco dopo settimane di siccità?
La domanda “Chi sorveglia il patrimonio forestale della Regione Piemonte?” l’ho già proposta nel post “Il cielo sopra di noi“, dopo il passaggio delle tempesta “Vaia”. L’occasione è propizia per rifarla: “Chi sorveglia il patrimonio forestale, ambientale ed escursionistico della Regione Piemonte, soggetto ai devastanti impatti dei cambiamenti climatici determinati dalle attività umane?“.
Resilienza?
Di fronte a questi gravissimi fatti, l’ultimo atteggiamento auspicabile è il silenzio e l’indifferenza, soprattutto quando questo profilo è scelto da un’Associazione che opera affinché le nuove generazioni trovino terreno fertile per immaginare un avvenire per il loro territorio. Che cerca di costruire “ponti” per il loro futuro.
A mio modesto parere, ritengo importantissimo e urgente che questi fatti siano elaborati, interpretati e comunicati adeguatamente, in modo tale che si possa continuare a migliorare l’approccio dell’uomo verso il pianeta. Per essere più preparati, consapevoli e resilienti di fronte ai futuri incendi. Alle prossime tempeste. Alle ineluttabili siccità.
Foto dalla pagina Facebook “Associazione Sentieri Alta Val Malone“
Sperando nel frattempo – come sempre – che gli inquirenti sappiano consegnare alla giustizia i colpevoli. Perché, in fin dei conti, chi commette certi reati non sono degli estranei. Si conoscono. Vengono dagli stessi posti.
Commento
di Mauro Salot (25 gennaio 2019 alle 01:17)
Mi sono dato poche regole nella vita, e, queste poche, cerco di rispettarle in modo ferreo.
La regola numero uno, che mi ripeto come un mantra ogni mattina, all’inizio di ogni i giorno che il buon Dio mi concede, è:
“Non stupirti mai di niente, l’inimmaginabile ti può accadere… sii pronto a tutto!”
Bene, la lettura di questo articolo è quasi riuscita a stupirmi.
Non ne critico i contenuti, non ne confuto le conclusioni, ritengo che ogni essere intelligente debba assumersi la responsabilità dei propri pensieri, delle proprie analisi e, soprattutto, delle proprie esternazioni.
Una vera stilettata alla schiena, linda, netta, chirurgica.
Questa è la mia personale valutazione.
Inflitta da una persona che conosco e stimo, in modo inopinato, brutale, malevolo.
Con inspiegabile astio.
Ma ciò che mi duole, mi fa veramente male, non è quello che si intravede nella cesura dello scritto: che io sia colluso, che io sia pavido, addirittura complice…
Non è questo.
La mia coscienza è serena, cristallina, non è a Leyduan che deve far riferimento.
Mi ferisce la mancanza di rispetto nei confronti dalla nostra Associazione, dei suoi volontari, dei suoi tesserati.
Rispetto e attenzione per quello che la nostra esperienza sta rappresentando nella povertà di iniziative e di partecipazione che caratterizzano i nostri territori.
Mi lascia basito il tono da censore, da Savonarola del Web.
Non scendo in questo arengo Beppe Leyduan! Ti rammento semplicemente:
3900 ore di lavoro dal 2008 al 2015;
1600 ore di lavoro nel 2016;
3600 ore di lavoro nel 2017;
4300 ore di lavoro nel 2018;
570 associati;
70 volontari operativi;
700 frecce segnaletiche;
1200 frecce per MTB;
9 bacheche con indicazioni dei percorsi;
32 paline del progetto “Ogni sentiero racconta una storia”;
200 cartelli per il divieto di passaggio per moto e quad;
50 cartelli che invitano a portare a valle i propri rifiuti;
9 bacheche “Flora e fauna” in preparazione;
8 edizioni di cartine sempre aggiornate per un totale di oltre 32.000 copie distribuite gratuitamente in appositi espositori;
Sito web in allestimento;
Stretta collaborazione con sezioni CAI di Lanzo e di Forno;
Uscite sul territorio con le scuole elementari, medie di Corio e di Rocca per un totale di oltre 160 ragazzi;
Concorso quinquennale “Sentieri e natura, il sentiero condiviso” sostenuto dal finanziamento di un Socio ASAVM;
42 sentieri recuperati, messi a catasto, segnalati e mantenuti annualmente nei territori di Corio e Rocca;
6 ponti e passerelle riattivati (cioè ricostruiti);
altri 3 in fase di realizzazione;
Pulizia e riassetto integrale del Ponte del mulino dell’Avvocato e previsione di intervento sul Ponte Picca;
Recupero e messa in sicurezza delle storiche targhe lapidee del Ponte sul Fandaglia;
Collaborazione con tutte le Associazioni presenti sul territorio e sostegno alle loro iniziative: passeggiate, camminate diurne notturne;
Attenta partecipazione alla progettazione ed alla realizzazione dei sentieri intervallivi, frutto della partecipazione ai bandi del PSR 2014 2020, coinvolgenti i nostri territori: “Alta via canavesana” e “Tre Vallate”;
Aiuto e sostegno a quanti volessero informazioni per partecipare ai suddetti bandi;
Contatti e confronti con tutti i Comuni confinanti per lo sviluppo e l’integrazione della rete sentieristica nell’ottica di presentare l’offerta di un territorio coeso che vada dalle Valli di Lanzo al Canavese con il coinvolgimento della dorsale del Malone e del parco della Vauda;
Il concetto di macroarea naturale, con forti caratteristiche paesaggistiche, naturalistiche e culturali interfaccia tra le aree antropizzate ed il versante piemontese del conosciutissimo parco del Gran Paradiso;
Convenzioni in essere con i comuni di Corio e Rocca;
Continuo monitoraggio del territorio con segnalazioni di anomalie, criticità e malversazioni alle Autorità competenti;
Coinvolgimento di tutti i settori produttivi del territorio: Ristoratori, Commercianti, Artigiani, Allevatori e Coltivatori. Un territorio che si muove non deve lasciare indietro nessuno;
Una particolare attenzione viene posta all’accoglienza e alla capacità di raccontare i territori;
Stiamo formando giovani quali guide ambientali;
Collaborazione con il CIS (Centro intercomunale servizi) e con Caritas per il progetto “Sentieri e saperi”.
… E qui mi fermo… potrei continuare per pagine… per i dettagli ti invierò i computi dei lavori svolti, con uscite, volontari, ore lavorate, e ti invierò le relazioni di fine anno dalla costituzione della Associazione.
Produciamo fatti, seguiamo una strategia, viviamo quotidianamente il territorio…
Questo sappiamo e vogliamo fare.
L’incendio, un problema atavico, che si ripresenta annualmente.
Quando è partito il vento, quella notte, ho messo la sveglia alle 2… tutto era tranquillo sulla montagna… alle tre mezzo mi hanno risvegliato le sirene dei vigili del fuoco.
Abbiamo vissuto questa tragedia con angoscia, monitorando quanto accadeva giorno e notte.
Il fuoco alimentato dal forte vento correva sui pascoli, gli uomini impegnati impedivano che si propagasse a valle.
I boschi si sono salvati grazie a questo lavoro, all’impegno di questi uomini.
I costi in termini di danni e legati agli interventi sono stati ingenti.
I sentieri non sono stati interessati fortunatamente.
Ululare al vento per qualche giorno non serve a nulla, o si individuano i colpevoli, e li si denuncia, o si continua a lavorare con passione, cura e metodo sul territorio e sulle persone che lo vivono e lo frequentano, cercando di dare l’esempio, di incidere, di educare e di creare consapevolezza.
Qui servono uomini volenterosi e motivati, non profeti né maître à penser pronti a pontificare ad ogni occasione.
Qui bisogna “esser sul pezzo”… e avere la costanza di rimanerci.
L’abbandono dei nostri territori negli ultimi 60 anni ha creato un problema antropologico.
Gli uomini hanno non solo lasciato la loro terra, le loro case, ma hanno dismesso la loro cultura, hanno tagliato tutti i ponti con il loro passato, hanno abbandonato in un nulla temporale questo immenso patrimonio di storia di tradizione, di abilità, frutto di secoli di lavoro, fatica, socialità.
Per noi i sentieri sono l’ordito su cui ricostruire questa trama, questo tessuto sociale.
… E sta funzionando Beppe Leyduan, sta iniziando funzionare… ma servono tempo e pazienza… allora è qui che con umiltà, costanza e passione trovi gli uomini di ASAVM, tutti i giorni, a difesa e sostegno di coloro che in queste valli hanno deciso di abitare, vivere, mettersi in gioco.
Non si spara sulla Croce Rossa Beppe, la si aiuta o, almeno, la si rispetta.
Con stupore ma immutata stima, Mauro Salot (Presidente Associazione sentieri alta Val Malone)
Commento
di Beppe Leyduan 25 gennaio 2019 alle 08:16
Caro presidente, ribadisco che, da semplice escursionista e socio ASAVM, che vive nell’epoca della condivisione e dei social, mi sarei aspettato un post sulla pagina Fb dell’Associazione. Non comprendo questa “censura” su un problema gravissimo per le Alpi che coinvolge tutti quanti che ci vivono e le frequentano.
Personalmente credo che si debba continuare a parlare di territorio e di montagna anche quando le cose non sono meravigliose ed entusiasmanti (come traspare dai numeri che hai scritto) perché spiegare e poi capire è molto importante, soprattutto per le nuove generazioni. Ritenendo l’Associazione una cosa molto importante, che conosce a fondo un angolo delle Alpi Graie, avrei avuto grande piacere di essere informato su questo incendio (da chi mastica tutti i giorni i sentieri di Corio) che ha colpito una zona che amo molto, come credo che avrebbe fatto piacere a tante altre persone. Sarebbe stata un’ottima occasione per parlare di problemi sempre più ricorrenti (e in futuro sarà sempre peggio), con cui dobbiamo imparare a confrontarci.
Spero che l’Associazione nel 2019 abbia modo di stimolare il dibattito sugli effetti dell’Antropocene sui sentieri dell’ASAVM, prendendo proprio spunto da quanto successo.
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sui bordi delle strade, lungo le fosse di scolo sono abbandonati rifiuti a più non posso. Spesso e volentieri buttati dai finestrini delle auto che passano. Bottiglie , fazzoletti, lattine, ect. ect.
La gente è lozza, incivile. Ma le autorità, vigili urbani, assessori, sindaci, ect., ect, cosa fanno?
“NON TI CURAR DI LORO”
e voi sperate nei forestali?
Beh però appiccare volutamente fuoco è addirittura reato…
Anche io preferirei meno cartelli turistici e più forestali/guardiaparco che, silenziosamente, girano e tengono sotto controllo l’evoluzione, prevenendo situazioni pericolose (piromani, ma anche campeggiatori inesperti etc).
Tuttavia l’impegno dei volontari che tengono puliti i sentieri e altro (baite, masserizie, passerelle…) va considerato con molto riguardo.
Due giorni fa camminando in montagna ho visto tantissimi cartelli di vario genere e di varia provenienza, di vari colori. E in più anche pali e paletti con varie scritte e tutti bianchi e rossi, ah, mi sbaglio anche blu e gialli.
Mi ha dato fastidio, molto più del vento, del freddo e della nebbiolina appiccicosa.
Magari qualcuno reagisce malamente e distrugge o fa danni.
Io comunque non capisco perchè l’uomo faccia così sia in senso che nell’altro.
La pulizia e la manutenzione della rete sentieristica è già una cosa notevole, cosa altro si può chiedere a dei volontari. Ripristinate la Forestale con agenti che pattugliano il territorio nei momenti critici e a maggior rischio per poter fermare i piromani.
Solidarietà a Mauro Salot, toni e temi demenziali.
Fateci sapere che fine faranno i piromani della Val Malone……..
……………..e le li mettessimo “al rogo”?
Come contrappasso dantesco non c’è male, no?
Certo che è inconcepibile che si sia gente che fa bruciare i boschi…
Quindi dobbiamo ritenere che un post su facebook costituisca idonea garanzia certificatoria dell’attività svolta? Dobbiamo ritenere che valga più la condivisione (il più delle volte di minchiate) che l’azione?
Che pietas!
Mauro Salot, continua così.