Piano regionale per il paesaggio toscano

Chi si batte per la tutela delle Apuane esclama “Distruggono il marmo per farne dentifricio”.
Riprendiamo in toto il post apparso giovedì 26 giugno 2014 su Nove da Firenze, sempre assai informato sulla guerra delle cave.


Il piano non tratta dunque dei soli paesaggi eccellenti e della loro conservazione
, ma anche i paesaggi delle periferie, delle lottizzazioni, delle zone industriali anche degradate, dei bacini fluviali, delle aree interne in abbandono, delle colline coltivate e delle piane urbanizzate, con la finalità di definire le regole utili alla loro riqualificazione e a migliorarne la qualità anche paesaggistica.

Il Piano, portato a termine con la collaborazione sia degli enti locali che del sistema delle università toscane (rappresentate dal CIST-Centro interuniversitario di scienze del territorio), ha ricevuto a fine dicembre l’attestazione di conformità da parte del Ministero competente (MiBACT), traguardo raggiunto a oggi soltanto da due regioni italiane (la Puglia e la Toscana) fra le molte che stanno lavorando a concludere i rispettivi piani.

Ad animare il dibattito in commissione, alla presenza dell’assessore regionale all’urbanistica Anna Marson, è stata, in particolare, la disciplina delle attività estrattive nell’area di protezione esterna del Parco delle Alpi Apuane, dove non è ammessa l’apertura di nuove cave, mentre la riattivazione di quelle dismesse da non oltre venti anni e l’ampliamento di quelle esistenti sono consentite a precise condizioni: non devono determinare un incremento dei piazzali in quota, se non per opere strettamente funzionali all’apertura di nuovi ingressi in galleria, non non devono aver bisogno di opere infrastrutturali, che causino modifiche irreversibili ai luoghi, e non devono interessare fronti di escavazione a quote superiori a quelle autorizzate, salvo specifiche individuazioni nei piani attuativi. Sono comunque fatti salvi gli interventi imposti da provvedimenti delle autorità competenti per ragioni di sicurezza.

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I Comuni, nell’ambito del procedimento di autorizzazione, accertano che le attività estrattive non interessino aree integre, né rinaturalizzate e non tocchino sentieri, percorsi e punti panoramici individuati nella pianificazione territoriale. Le varianti di carattere sostanziale a fini paesaggistici sono quelle inerenti l’apertura di nuovi distinti fronti di cava o nuovi ingressi per l’escavazione in sotterraneo, esterni al perimetro di cava autorizzato.

L’attività estrattiva è finalizzata all’estrazione di materiali lapidei ornamentali e può riguardare materiali per uso industriale solo se derivanti dalla produzione di materiali ornamentali. L’integrazione al Piano passa ora all’esame dell’Aula per l’adozione nella prossima seduta del Consiglio regionale.

“Il meraviglioso paesaggio delle Alpi Apuane continuerà a essere devastato dalle cave di marmo. L’intensa attività di lobbying da parte dell’industria del marmo ha ottenuto che dal Piano paesaggistico, approvato oggi in Commissione urbanistica del Consiglio regionale, fossero cancellate le norme che erano state proposte per limitare l’estrazione selvaggia di marmo e carbonato di calcio che sta distruggendo il Parco UNESCO delle Alpi Apuane” così il responsabile di Avaaz in Italia, Luca Nicotra, che ha commentato: “La decisione odierna di consentire che continuino a distruggere le Alpi Apuane per farne dentifricio è molto grave. Invece di chiudere le cave nel parco il testo attuale prevede addirittura la riapertura di quelle dismesse. Nonostante parti della regolmentazione vadano nella giusta direzione, si tratta di provvedimenti insufficienti a fermare questa catastrofe ambientale e ora è il Presidente Rossi che ha la responsabilità di fare in modo che le sue promesse di salvaguardia delle Apuane siano mantenute

La giunta toscana aveva proposto la chiusura graduale delle cave di marmo nel Parco UNESCO dopo la mobilitazione degli ambientalisti, preoccupati dalla sua distruzione. La Commissione urbanistica ha votato contro tale chiusura.

La Commissione Ambiente nella seduta odierna ha licenziato il Piano Paesaggistico della Toscana apportando modifiche sostanziali alla bozza della Giunta grazie all’approvazione di numerosi emendamenti a firma dei Consiglieri non solo di opposizione ma anche di maggioranza.

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«Dopo un andamento forzato che ha visto il susseguirsi di testi tra loro diversi e una calendarizzazione dei lavori del tutto inadeguata imposta dalla Giunta il Consiglio regionale si è riappropriato delle proprie competenze di indirizzo modificando pesantemente la versione originaria del Piano. Il nuovo Piano, seppure con ancora delle ombre, di fatto, insieme all’esigenze della tutela ambientale, garantisce anche le altrettanto necessarie e legittime istanze di crescita e sviluppo economico ripristinando un equilibrio che non emergeva nella bozza Marson», commentano i consiglieri regionali di Forza Italia Stefania Fuscagni (componente della Commissione Ambiente e Portavoce dell’Opposizione) e Nicola Nascosti (componente vicepresidente commissione Sviluppo economico) assieme al capogruppo Giovanni Santini.

«Gli emendamenti di FI, accolti dalla Commissione, puntavano a due obiettivi prioritari: scongiurare un atteggiamento punitivo nei confronti del settore estrattivo e sostenere in ogni punto di indirizzo il valore economico e di sviluppo del territorio toscano nell’evidente rispetto delle politiche di tutela e salvaguardia ambientale. Con questa nuova stesura – incalzano i tre consiglieri regionali azzurri – la Toscana è stata preservata da un atteggiamento “blocca tutto” che avrebbe compromesso la crescita economica dei territori. L’Assessore Marson ha compreso la necessità di aprire nella sostanza un dialogo con tutto il centrodestra, anche tenuto conto dei tanti mal di pancia – pure espliciti e manifesti- del PD che si è visto approvare alcuni emendamenti grazie al sostegno del centrodestra, registrando una chiusura da parte della sinistra radicale che è parte della maggioranza. Il pericolo di una Toscana “cartolina”, astratta e centralista è sostanzialmente superato, restano aperte altre questioni che verranno dibattute in Aula», concludono Santini, Fuscagni e Nascosti.

Ancora Luca Nicotra: “La decisione è stata presa nonostante la petizione firmata da 80mila cittadini e consegnata alla commissione in cui si chiede la chiusura delle cave più inquinanti e paesaggisticamente devastanti. La proposta di messa al bando dell’attività di estrazione nel parco sarà ora nuovamente messa ai voti durante il voto finale del consiglio regionale che finalizzerà la decisione martedì 1° luglio”.
Redazione Nove Firenze

Per approfondimenti, vedi Cave di Carrara: i beni estimati non sono privati o anche http://www.territorialmente.it/2014/06/la-questione-apuane/

postato il 29 giugno 2014

Questa foto è stata inviata in seguito da Alberto Benassi “tanto per fare capire come la pensa la gente apuana”.

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Piano regionale per il paesaggio toscano ultima modifica: 2014-06-28T01:45:06+02:00 da GognaBlog

12 pensieri su “Piano regionale per il paesaggio toscano”

  1. 12
    Anonimo says:

    Il marmo è mafia. È un mercato malato. E come tutti i malati o si curano o si sopprimono. Dire che le cave servono per portare la pagnotta a casa è una delle tante frignacce con cui si intortano i poveri di spirito che da un periodo infinito stanno consapevolmentevo polverizzando quello che osano chiamare il loro territorio che in realtà dovrebbe essere loro sottratto come si fa per la patria potestà. Gente che non ha esitato a lasciare nelle mani di imprenditori stranieri il nostro oro bianco, oro che non è servito neppure a dare una bellezza alle città che di questo dicono di vivere, in quanto tra le città più brutte d’Italia. Non si è assistito mai ad alcun tentativo di dialogo per una ricerca assolutamente possibile di economia alternativa ecosostenibile, assai più redditizia di quella derivante da una monocoltura. Quello che succede in Apuane è una delle tante vergogne nazionali. Ed averlo sotto gli occhi è lacerante.

  2. 11
    Alberto Benassi says:

    allora Paola comincia a “rumarti ” in tasca….

  3. 10
    Paola says:

    Questa foto è stata inviata in seguito da Alberto Benassi “tanto per fare capire come la pensa la gente apuana”.
    Una soluzione potrebbe essere quella di pagare i cavatori a casa. Non avrebbero più bisogno di lavorare e quindi potrebbero pensare diversamente.

  4. 9
    Alberto Benassi says:

    Al paese di Levigliani anni fa, a proposito del parco, i paesani così scrissero sui muri della strada:

    “cave uguale pane. Parco uguale fame”…!!

    Se gli abitanti delle Apuane capiranno che non ci sono solo le cave e che il territorio va vissuto e non solo sfruttato e depredato, allora si potranno cambiare tante cose. E gli impreditori predoni che non sono imprenditori ma sono solo degli speculatori, si dovranno comportare molto diversamente.

  5. 8
    Alberto Benassi says:

    Bisogna fare sentire forte la voce della protesta. Farla sentire a chi conta e fargli capire che la legge la dobbiamo rispettare TUTTI.

    Ma soprattutto bisogna far capire alla gente del posto che questa è la terra dove vivono e che lasceranno ai loro figli e nipoti. Una terra che bisogna rispettare e non solo SFRUTTARE.
    Quindi non è che bisogna chiudere la cave:
    – ma che le cave non sono la sola opportunità, perché il territorio e la bellezza della natura SONO LE OPPORTUNITA’.
    – che ci sono modi e modi di lavorare, cercando di inquinare, e incidere sul territorio il meno possibile, perché il territorio è la nostra prima casa.
    – fargli capire che se avveleniamo il territorio questo prima o poi ci si rivolterà contro. Perché non si può ragionare come nella terra dei fuochi dove si interrano i rifiuti tossici… “tanto noi beviamo l’acqua minerale”…

  6. 7
    CARLO BONARDI - BRESCIA says:

    Quindi, che fare?

  7. 6
    Alberto Benassi says:

    Sì, sono indignato e una persona con un minimo di sensibilità e con un minimo, ripeto “MINIMO”, non è che ce ne vuole tanto, attaccamento alla propria terra non può essere che indignato nel vedere quello che sta succedendo.
    Ieri sono stato a fare la bellissima traversata del Monte Cavallo dalla Foce di Cardeto alla Forcella di Porta e quindi al passo della Focolaccia. Quando arrivi al passo della Focolaccia è come entrare all’inferno. La distruzione più totale. Ma anche quando sali verso il Cavallo e vedi tutti i detriti scaricati dalla cava e dalla strada di arroccamento che ricoprono l’intero versante, come fai a rimanere insensibile… E poi i cartelli di divieto. Di lì non ci puoi passare. Di là nemmeno. Come se fosse loro. Invece le montagne sono di tutti.
    Quando ti guardi intorno e vedi la DISTRUZIONE sistematica che stanno facendo non puoi rimanere insensibile a tutto questo.
    Poi quando all’ingresso del paese di Arni leggi certi cartelli minacciosi nei confronti di chi ama questi luoghi e viene invitato, mica tanto gentilmente, a starsene lontano…
    Che facciamo? la stessa cosa con loro quando vengono giù al mare. Gli mettiamo un bel cartello con scritto: “gli abitanti di Arni non sono desiderati, che se ne tornino tra i loro detriti di marmo”….

  8. 5
    CARLO BONARDI - BRESCIA says:

    Sei un’indignato (serve anche questo).

  9. 4
    Alberto Benassi says:

    “Questioni giuridiche”… “Legge”… ma di quale legge si parla? Qui si rispetta la legge…?

    L’unica legge che qui vale è quella del più forte!!

  10. 3
    CARLO BONARDI - BRESCIA says:

    Col “capire” mi riferivo alle questioni giuridiche, che intuisco siano assai complicate, non foss’altro perchè le cose “storte”, che ci appaiono evidenti, sono andate avanti, mentre è altrettanto evidente che molti la pensano al contrario o comunque lo fanno e vogliono continuare nello stesso senso e se gli sarà possibile anche di più.
    Apprezzo molto, augurandomi che servano, gli appassionati sforzi di spiegazione e denuncia di Benassi ed immagino che sul caso disgraziato vi sia pure chi ha agito ed agirà avanti le autorità amministrative e legislative nonché in giudizio: temo infatti che, oltre alla partecipazione ed alla solidarietà collettive, la via legale sia la strada obbligata; purtroppo, come sempre in questi ambiti e maggiormente quando le cose sono appunto assai complicate e si oppongono grossi interessi (che comunque non possono essere ignorati), è un percorso incerto e pesante. La situazione tragica ne è dimostrazione.

  11. 2
    Alberto Benassi says:

    Ma cosa c’è da capire! Stanno facendo uno scempio, una devastazione impressionante. Qui ci sono anche delle multinazionali svizzere che hanno in mano l’escavazione. Vai in Svizzera a fare queste cose. Lì se butti una cicca in terra ti arrestano. Poi loro vengono in Italia e fanno quello che gli pare. Ma la colpa è nostra perché svendiamo il nostro territorio e noi stessi. Certo che intendono CAVARE di più!! E poi adesso c’è il nuovo grande affare dei detriti. Tutto è buono per fare carbonato di calcio. Quindi si porta via tutto!! Per macinare e fare polvere bianca che mettono ovunque anche dentro gli alimenti.
    Altro problema, il marmo buono, quello di valore che costa uno stonfo di soldi è in alto, in quota. Quindi vengono aggredite le creste anche se non si potrebbe. Inoltre, per andare a prendere in alto il marmo, bisogna fare le strade di arroccamento e per farle si deturpano i pendii in maniera irrimediabile.
    Andate a vedere quello che stanno facendo al Passo della Focolaccia tra il monte Cavallo e la Tambura. Ci sono passato giusto ieri. C’è una voragine impressionante. I pendii lungo la strada di arroccamento che sale dalla strada di Gorfigliano e passa sotto il versante nord-est del monte Cavallo sono completamente deturpati e ricoperti dai detriti di scarico della cava e dai detriti per costruire la strada.

  12. 1
    Carlo Bonardi says:

    Per capire, bisognerebbe esserci dentro ed essere pure del mestiere.
    Da semplice esterno noto che – come ormai un po’ dappertutto – ci han messo la “Crescita”, anche se lì non mi pare proprio che c’entri (a meno che non intendano cavare di più): solito slogan utile/furbetto, vedremo i fatti.

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