Qualche riga sulla via ferrata del Cabirol
a cura del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus (GRIG)
(pubblicato su https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/11/23/qualche-riga-sulla-via-ferrata-del-cabirol/ il 23 novembre 2016)
Al Gruppo d’Intervento Giuridico onlus è pervenuta la segnalazione di quanto pubblicato sulla pagina Facebook riferita a Corrado Conca, definitosi realizzatore della Via Ferrata del Cabirol, sulle falesie di Capo Caccia (Alghero).
Ci include nell’elenco dei “cattivi” che determinerebbero la chiusura della via ferrata insieme all’associazione Mountain Wilderness – nelle persone del presidente Carlo Alberto Pinelli e dell’alpinista Alessandro Gogna – e dell’ignoto dirigente tecnico comunale algherese che starebbe per deciderne la chiusura.
A parte ogni ulteriore considerazione, l’unica persona a cui si possano attribuire meriti e demeriti è proprio chi ha realizzato la stessa via ferrata.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, infatti, non ha mai chiesto alcuna chiusura, mentre ha chiesto (26 aprile 2016) insieme a Mountain Wilderness le informazioni ambientali inerenti la presenza delle varie autorizzazioni alle amministrazioni pubbliche competenti.
Da tutte le risposte finora pervenute non è emersa alcuna autorizzazione, di alcun genere (vedi NOTA in fondo).
Da ultimo anche il Comune di Alghero (Servizio pianificazione ed edilizia privata), recentemente sollecitato (15 ottobre 2016), ha comunicato (nota prot. n. 40686 del 22 novembre 2016) “che agli atti dell’Ufficio non risultano istanze volte al rilascio di titoli abilitativi e di autorizzazione paesaggistica” e che, quindi, “per quanto di competenza, si provvederà all’avvio delle attività connesse alle funzioni di vigilanza sull’attività urbanistico – edilizia”.
Come tutti sanno, la parete rocciosa di Capo Caccia è tutelata con specifico vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), mentre la fascia dei mt. 300 dalla battigia marina è tutelata con specifico vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993). Rientra, inoltre, nella zona di protezione speciale – ZPS ITB013044 e nel sito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio” (codice ITB010042) ai sensi della direttiva n.92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat e nel parco naturale regionale “Porto Conte” (leggi regionali n. 31/1989 e s.m.i. e n. 4/1999). E’, inoltre, contigua all’area marina protetta “Capo Caccia / Isola Piana”.
Alghero, Isola Piana
Al Gruppo d’Intervento Giuridico onlus non interessano minimamente diatribe fra arrampicatori su roccia, scalatori, alpinisti o chiunque altro emergenti dai social network per ragioni sconosciute e irrilevanti ai fini della salvaguardia di un ambiente straordinario e unico. Interessa, invece, che questi interventi di “turismo attivo”, come li si vuol definire, siano rispettosi delle normative di tutela ambientale – e conseguentemente autorizzati – e che la loro fruizione si svolga in condizioni di assoluta sicurezza.
Solo un anno fa (16 novembre 2015) il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, “su segnalazione del direttore del Parco naturale regionale di Porto Conte”, aveva “deferito all’Autorità giudiziaria un giovane, appassionato di sport estremi di alta quota, per aver deteriorato, in concorso con altri in via di identificazione, le falesie rocciose del Promontorio di Capo Caccia, nel Parco di Porto Conte. Le falesie si trovano infatti all’interno di un sito protetto dalla Direttiva comunitaria habitat e nel Sito di importanza comunitaria ‘Capo Caccia e Punta Giglio’ e sono quindi tutelate da diversi vincoli di natura ambientale. Il personale forestale della Stazione e della Base navale di Alghero ha contestato al giovane di avere realizzato, senza alcuna autorizzazione, diversi fori nelle falesia del promontorio per inserirvi dei cilindri di metallo ad espansione, piastrine e bulloni di ancoraggio attraverso cui tendere nel vuoto una fettuccia elastica per praticare lo slacklining. Tra le ipotesi di reato, oltre quelle sanzionate dall’articolo 733 bis del Codice penale per deterioramento di habitat in aree protette, sono state contestate le violazioni alle norme di tutela del Parco che vietano attività e opere che possono compromettere la conservazione del paesaggio e dell’ambiente naturale”.
In parole povere, per realizzare opere simili bisogna avere preventivamente le necessarie autorizzazioni ambientali. Sembrerebbe ovvio, no?
Quantomeno il vincolo paesaggistico è sussistente dal 1985 (art. 1, comma 1°, lettera a, della legge n. 431/1985) e la realizzazione di opere successive a tale data necessita di autorizzazione paesaggistica.
Alghero, costa di Punta Cristallo
Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus auspica che le amministrazioni pubbliche competenti facciano presto definitiva chiarezza sulla reale situazione, sia con l’obiettivo della salvaguardia ambientale sia per garantire la sicurezza a escursionisti e fruitori di Capo Caccia.
Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis)
Nota
* con nota prot. n. 4518 del 3 maggio 2016 la Direzione generale dell’Agenzia regionale del Distretto idrografico della Sardegna (Servizio Difesa del suolo) ha comunicato che “l’intervento … ‘Ferrata del Cabirol’ insiste su un’area caratterizzata nella cartografia vigente del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) da una pericolosità molto elevata da frana di livello Hg4. Tale livello di pericolosità è stato determinato nell’ambito dello ‘Studio di dettaglio e approfondimento conoscitivo della pericolosità e del rischio di frana nel sub-bacino n. 3 Coghinas-Mannu-Temo. Progetto di variante generale e di revisione del piano di assetto idrogeologico della Regione Autonoma della Sardegna’, adottato in via definitiva con Delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino n. 1 del 16.06.2015. Il livello di pericolosità da frana molto elevato Hg4 dell’area era comunque già vigente nella cartografia PAI precedente, la cui prima approvazione delle Norme di Attuazione risale alla Deliberazione della Giunta Regionale, in qualità di Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino, n. 54/33 del 30.12.2004. Allo stato attuale, non risulta a questo Servizio alcuna istanza di presentazione di uno studio di compatibilità geologica e geotecnica dell’intervento in questione, ai sensi dell’art. 23 delle Norme Tecniche di Attuazione del PAI. Si specifica che, a seguito dell’approvazione della L.R. n. 33 del 15 dicembre 2014, la competenza relativa all’approvazione di tale studio è attualmente attribuita ai Comuni”. La Direzione generale dell’Agenzia regionale del Distretto idrografico della Sardegna (Servizio Difesa del suolo) ha nel contempo chiesto riscontro al Comune di Alghero – Ufficio tecnico;
* con note prot. n. 9297/PNM del 4 maggio 2016 e n. 22906 del 31 ottobre 2016 il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione generale Protezione della Natura e del mare ha chiesto al Servizio Valutazioni ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna, al Comune di Alghero e al Corpo forestale e di vigilanza ambientale (S.T.I.R. Sassari) informazioni in merito, “con particolare riferimento all’applicazione della Direttiva 92/43/CEE ‘Habitat’”;
* con note prot. n. 19611 del 17 maggio 2016 e n. 40686 del 20 ottobre 2016 il Servizio Tutela del Paesaggio di Sassari della Regione autonoma della Sardegna ha comunicato di aver chiesto ai competenti Servizi del Comune di Alghero informazioni in merito alle eventuali autorizzazioni paesaggistiche rilasciate in sede sub-delegata (definite “necessarie”), in quanto non risultano atti presso i propri archivi;
* con nota prot. n. 10188 del 24 maggio 2016 il Servizio Valutazioni Ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna ha comunicato che “non sono presenti agli atti dello scrivente Ufficio procedimenti di valutazione ex art. 5 DPR 357/07 e s.m.i. in merito ad alcun intervento simile nella località di Capo Caccia, Alghero”.
L’Unione Sarda, 24 novembre 2016
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Ascolta Marco, forse non ti è ben chiaro, ma questo è un blog di montagna, tenuto da un famoso alpinista e frequentato da gente che bene o male ama e va in montagna.
Quindi incominciamo provando a migliorare la soluzione in montagna.
Se ti va bene, bene, altrimenti ciccia. E il tuo “benaltrismo” portalo pure altrove, perché di solito è usato da chi non vuole fare nulla…
Il mio parere è che si sta rivolgendo l’attenzione ad una briciola di pane per terra e non all’enorme discarica abusiva alle proprie spalle.
I problemi veri sono le centrali elettriche a carbone, trasporto su ruote a combustibili fossili, industrie altamente inquinanti, packing dei prodotti non biodegradabili, prodotti usa e getta, incendi dolosi, deforestazione selvaggia, raccolta rifuti mal fatta, abusi edilizi, incenerimento, osbolescenza programmata, scarso interesse senso e civico, ignoranza su questi temi, ecc.. ecc…
La propria attenzione ed energia andrebbero consapevolmente indirizzate per cambiare le cose importanti, salvo chi abbia proprio il perverso scopo di distogliere dai problemi veri…
Si riporta qui un altro documento che aggiorna su quanto sta succedendo a livello formale e legale:
1) Risposta del Dipartimento dei Vigili del Fuoco in cui si afferma che “le problematiche esposte non trovano riscontro nelle loro competenze istituzionali”.
https://gognablog.sherpa-gate.com/wp-content/uploads/2016/12/QualcheRigaFerrata-Commento-VVF-DCPREV.REGISTRO_UFFICIALE.2017.0000208-1.pdf
Per dare seguito alla vicenda, si riportano qui tre documenti che aggiornano su quanto sta succedendo a livello formale e legale:
1) Risposta del Comune di Alghero in cui si afferma che agli atti dell’Ufficio non risultano (al riguardo della via ferrata del Cabirol) istanze volte al rilascio di titoli abilitativi e di autorizzazione paesaggistica.
qualcherigaferrata-commento-mw_risposta_comune__alla_ras_ferrata_capo_caccia
2) Lettera di Mountain Wilderness Italia (27 dicembre 2016) alla Prefettura di Sassari con la quale si chiede di verificare che non sussista pericolo per l’incolumità delle persone nella ripetizione della Via Ferrata e delle vie di arrampicata sportiva, che la progettazione e realizzazione sia avvenuta secondo regola d’arte, da persone abilitate secondo legge, e che la struttura sia stata certificata.
Nella lettera si chiede inoltre l’invio all’indirizzo di posta elettronica certificata info@pec.mountainwilderness.it relativo ad accertamenti, valutazioni, considerazioni in proposito, ai sensi dell’art. 10 del decreto legislativo n. 267/2000, 2, 22-25 della legge n. 241/1990 e s.m.i., e delle leggi regionali nn. 47/1986, 40/1990.
Si richiede, inoltre, l’adozione di tutti gli ulteriori provvedimenti che si rendessero necessari in seguito agli opportuni accertamenti – in particolare necessari alla salvaguardia dell’incolumità delle persone e volti a verificare l’eventuale sussistenza di “variazioni essenziali” rispetto a quanto eventualmente autorizzato ed al rispetto dei termini di efficacia delle autorizzazioni amministrative – ai sensi degli artt. 146 e 167 del decreto
legislativo n. 42/2004 e s.m.i., L, 31 L e 32 L del D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i. e 3, 8, 13, 14 della legge regionale n. 8/2015, che dovessero essere eventualmente accertati in seguito agli opportuni controlli di legge.
qualcherigaferrata-commento-mw_segnalazione_al_prefetto_-_sardegna_dicembre_2016
3) Lettera delle Guide Alpine (28 dicembre 2016) con la quale mettono nero su bianco la loro opinione: che le strutture in oggetto debbano essere vietate alla frequentazione in attesa di una perizia tecnica che attesti lo stato dei luoghi e consigli l’eventuale smantellamento, considerato anche il fatto
che le stesse sono poste in una zona sottoposta a tutela.
qualcherigaferrata-commento-20161229_rispostamw_prefetturasassari-em1_rev0_29122016
Sono d’accordo con Alberto Benassi, le aree selvagge sono una ricchezza per il territorio e vanno assolutamente protette…
Credo di essere stato il primo sulla la Rivista Airone del 1981 a pubblicizzare il trek del Golfo di Orosei diventato poi Selvaggio Blu. Dopo migliaia di ripetizioni grazie alla sensibilità dei SARDI, il percorso è ancora rimasto selvaggio, non bollato di vernice. Cercare il sentiero con la possibilità anche di perdersi è uno straordinario valore aggiunto e credo che l’abbiano oramai compreso tutti.
Diverso il discorso se si vuole attrezzare una “ferrata”: personalmente mi asterrei da giudizi etici – moralistici. (ognuno la pensa come vuole) ma valuterei solo l’aspetto strettamente d’impatto ambientale ed estetico. Con un po di sana tolleranza: non stiamo parlando di infami speculazioni edilizie
“Caro” Ivan tralasciando le farneticazioni sul nostro, nostra, nostri, ecc., considerando che se in un territorio ci sei nato, per fortuna non puoi fare tutto quello che ti pare, in qualunque parte di mondo civile o che si ritiene tale, in quanto considerato BENE COMUNE (c’è stato un referendum nel 2010 sul tema… ti è sfuggito?)… dicevo…tralasciando questi concetti che la vedo dura farti comprendere visti i concetti che esponi appunto nei tuoi interventi, parli di libertà altrui… bene “caro amico” nel momento in cui qualcuno imbriglia una qualsivoglia parete sia essa alpina o appenninica o di dove cavolo ti pare, toglie la libertà di viverla in maniera naturale (NATURALE) a chiunque altro… compreso il concetto? Non è difficile…! Compresi i tuoi conterranei (SECONDO I TUOI CONCETTI GLI AVENTI DIRITTO) che non amano farla imbrigliare e non sono pochi credimi…
“Avete ancora del terreno selvaggio. Mantenetelo tale, è anche il Vs. futuro.”
Oltre che il vostro orgoglio!
caro Ivan, per quanto mi riguarda non ho imposto nulla ha nessuno. Ho solamente espresso il mio pensiero. Se i Corsi, i Sardi e chi altro, l’ha pensano diversamente , all’insegna dell’industria turistica, facciano loro.
Credo che ci siano altri modi per vivere e ammirare la natura che non solo quello di imbrigliarla con centinai di metri di cavi.
Un modo di ammirare e di godere della grandezza della natura è anche quello di portargli rispetto. Se la rendiamo facilmente accessibile non facciamo altro che banalizzarla.
Avete ancora del terreno selvaggio. Mantenetelo tale, è anche il Vs. futuro.
“Da sempre sosteniamo che le vie ferrate inducono i frequentatori ad avere una visione distorta del significato dell’alpinismo. L’esperienza del vuoto e della verticalità, privata del rischio consapevolmente affrontato, non conduce a una più profonda conoscenza di se stessi, ma si riduce a un puro gioco atletico. Meno vie ferrate ci sono e meglio è.”
Quando si vuole imporre la propria visione agli altri, si finisce per voler limitare le libertà altrui. Io ritengo che l’alpinismo nulla abbia a che fare con le vie ferrate di cui parliamo. Stiamo parlando di escursionismo attrezzato e turismo outdoor. Che voglia o meno Pinelli o Gogna o chi altro, questo è il futuro del “nostro” turismo e della “nostra” voglia di vivere l’ambiente. E permetteteci, qui le alpi non c’entrano un cazzo…se vi piacciono le alpi, rimanete sulle alpi. Ma non pretendiate di imporre il vostro alpinismo in una terra che di alpi non ne ha neanche un pezzetto!
E per il discorso “puro gesto atletico” (perchè fare gli 8mila oggi cos’è?), lo vada a spiegare ai nostri vicini Corsi, che le loro ferrate sono “solo una distorsione della realtà di come vivere e ammirare un ambiente naturale…”
Concordo pienamente con Pinelli. Queste strutture sono solamente una distorsione della realtà di come vivere e ammirare un ambiente naturale.
Sono convinto sostenitore delle aree protette.
Ma se osservo la palude di norme, di apparati burocratici, di villanie d’ogni risma che con l’istituzione dei Parchi gravano su chi ci abita e li frequenta, mi sorgono mille dubbi.
A voi no?
Dopo 40 anni di politica verde, per definizione eternamente perdente, nostalgica e bacchettona che ha ridotto il “partito” ambientalista alla visibilità della flatulenza….
Non sarebbe ora di mettersi in discussione?
Puntiamo con un po’ di pragmatismo e ottimismo alla concreta difesa dell’ambiente naturale?
Da quello che posso capire i rischi per i frequentatori, con buona pace del signor Pinelli, ci sono eccome visto che si tratta di un’opera senza progetto, senza perizie geologiche, montata da persone formalmente senza competenza e da una associazione che nulla la riconduce ad un’impresa professionale, non vi sono programmi di verifiche periodiche documentati. Sorvolo su tutto il resto. Caro Jacopo, a te va bene mandare a scuola tuo figlio se il fabbricato che lo accoglie è stato costruito in modo abusivo? Oppure: ti fidi di farlo girare su un parco avventura sapendo che è stato costruito da un’associazione culturale senza uno straccio di progetto?
Carlo Alberto Pinelli non ha fatto alcun cenno alla Lotta con l’Alpe (ammesso ma non concesso che tale lotta abbia cosí tanti connotati negativi…). Non ha scritto che la “fatica nobilita l’uomo”, né “com’era bello ai nostri tempi”.
Ha semplicemente commentato che le ferrate inducono a una visione distorta dell’alpinismo. Tutto qui. Questo è vero oppure no? Sí, è vero.
…
Esiste poi il problema dell’impatto ambientale, sul quale mi sembra che siamo d’accordo.
Saluti.
Caro Pinelli..
inducono i frequentatori ad avere una visione distorta del significato dell’alpinismo…
Siamo alla solita retorica: la lotta con l’alpe, la fatica nobilita l’uomo, com’era bello ai nostri tempi…
La sfida è riuscire a promuovere una politica ambientale progressista, fondata sulla ricerca e conoscenza e non sull’etica personale…
Ho sempre detestato gli spit e mal sopportato le ferrate ma questi sono affari miei e non c’entra nulla con l’impatto ambientale
Non è per difendere una ferrata ma si lasciano costruire nuclei abitativi in zone a rischio reale di crollo o allagamenti, come si è visto, invece si diventa rigidi per la stessa o per dei “fori” per ancoraggio di una sleckline tanto da fare denunce.. per non insultare dico che il nostro è un paese strano.
non c’è nulla di peggio per difendere l’importanza di un PARCO che appellarsi ai regolamenti, orpelli giuridici, proclami sulla sicurezza certificata: una politica ambientalista (a mio avviso) miope che ci porterà solo ad incaprettarci da soli…
Da sempre sosteniamo che le vie ferrate inducono i frequentatori ad avere una visione distorta del significato dell’alpinismo. L’esperienza del vuoto e della verticalità, privata del rischio consapevolmente affrontato, non conduce a una più profonda conoscenza di se stessi, ma si riduce a un puro gioco atletico. Meno vie ferrate ci sono e meglio è.