Raus!

Raus!
di Angelo Recalcati
(già pubblicato il 10 gennaio 2017 su itineraalpina.it)

Spessore 5, Impegno 0, Disimpegno 0    

 

Tra le guide più stimate e ricercate dai collezionisti c’è senza dubbio quella di Antonio Berti Le Dolomiti Orientali. Pubblicata da “Fratelli Treves Editori” a Milano nel 1928 e definita “guida turistico-alpinistica”, fu edita sotto gli auspici della Sede Centrale del Cai e per cura della Sezione di Venezia, come guida appartenente alla prima serie della collana Guida dei Monti d’Italia. Una edizione accuratissima, Berti vi convogliò tutto il suo sapere, la sua esperienza e la sua capacità di relazione col mondo alpinistico del suo tempo, aperto alla collaborazione anche di alpinisti non in linea con le sue concezioni, come Domenico Rudatis, per la parte riguardante il gruppo del Civetta. Di Rudatis vi sono numerosi i suoi inconfondibili schizzi, ma l’autore della maggior parte di questi è Annibale Caffi al quale Berti nella sua prefazione, attribuisce il merito di aver “data la vita a queste pagine rudi”. Nonostante le oltre novecento pagine la guida è maneggevole e compatta grazie all’impiego della “carta bibbia” e a un apposito segnalibro facendola perciò simile ad un breviario che tutti noi maneggiamo con religiosa cura. La solida legatura in tela verde, coi titoli impressi in oro al dorso e al piatto anteriore, era protetta da una sovraccoperta (assai difficile da ritrovare), sulla quale scopriamo sulla copertina posteriore il prezzo: 50 lire. All’epoca era in voga la canzone “mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…” . il prezzo della guida era perciò considerevole. Tenuto conto che di lì a poco sarebbe esplosa la più grave delle crisi economiche, si può comprendere come mai dieci anni dopo l’editore Treves ne avesse ancora parecchie in magazzino. Ma che successe dieci anni dopo?…

 

Mi sembrò strano trovarne una copia con una modesta legatura in cartoncino con la superficie marmorizzata assai fragile. Pensai che forse per il continuo uso la legatura originale si fosse talmente sciupata che il proprietario la sostituì con quella. Ipotesi rivelatasi infondata nel momento in cui ne trovai numerose altre con la medesima cartonatura marmorizzata e poi anche con una tela rosso scuro. Osservando quest’ultima iniziai a risolvere l’enigma. Sul dorso era comparso il marchio della casa editrice Aldo Garzanti e talvolta in altre si poteva trovare il resto della targhetta del prezzo con la scritta A. G.

 

Quindi a tutte le copie rimaste in magazzino ad un certo momento fu strappata la copertina originale e sostituita con una più modesta con diversa indicazione della casa editrice.

Quando e perché…

Successe tra ottobre e novembre del 1938, giusto ottant’anni fa. Tristi giorni in cui il nostro paese allineandosi alla infame politica razziale tedesca emanò le leggi razziali. Così i Fratelli Treves, ebrei, furono costretti a vendere la loro attività editrice, una delle più lungimiranti e attive dalla seconda metà dell’ ‘800. Tale trattamento non lo subì solo la guida Berti, ma l’intero magazzino. Ho avuto anche una copia ricopertinata del bel libro di Ugo de Amicis Piccoli Uomini grandi montagne dove la elegante ed originale legatura in tela con immagine applicata in copertina venne sostituita con un fragile cartoncino bianco con stampati i titoli. Si badi che i frontespizi all’interno rimanevano quelli originali! Il tutto perciò sembrava come l’ipocrita apposizione della foglia di fico per nascondere però un fatto ben più vergognoso.

 

Un’altra testimonianza l’ho conservata nella mia collezione. Si tratta di una copia della prima edizione del primo romanzo di Dino Buzzati: Bàrnabo delle montagne. Pubblicato nel 1933 da Treves, cinque anni dopo erano ancora disponibili copie del “secondo migliaio” (non era stato un grande successo di vendite per Buzzati!). Furono perciò anche in questo caso ricopertinate le rimanenze in magazzino. All’occhietto un bella dedica di Buzzati impreziosisce la pur violata copia. Il destinatario è Fulvio Campiotti, che diverrà un noto giornalista di cose di montagna. La data e il luogo sono significativi. Napoli: entrambi erano imbarcati su navi da guerra, Buzzati come giornalista e Campiotti come marinaio, già reduce da un naufragio. La data il 24 luglio 1943, la vigilia del crollo di quel regime responsabile delle infami leggi razziali.

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Raus! ultima modifica: 2018-11-20T04:53:38+01:00 da Totem&Tabù

1 commento su “Raus!”

  1. 1
    Fabio Bertoncelli says:

    Un caso peggiore fu quello dell’editore modenese Angelo Fortunato Formíggini, ebreo.  Nel 1910 pubblicò una guida escursionistica dell’Appennino Modenese, ora assai ricercata dai bibliofili, riedita in seconda edizione nel 1936.
    Per protestare contro le leggi razziali giunse addirittura al punto di suicidarsi, gettandosi dalla Ghirlandina nel novembre 1938. L’episodio suscitò enorme scalpore a Modena, anche se il regime tentò di oscurarlo. Ora i giovani ignorano del tutto il nome di quest’uomo; nelle scuole modenesi la tragedia non viene insegnata.
    … … …
     «Nel 1938, in applicazione delle disposizioni antisemite, il ministero della Cultura chiese informazioni sui dipendenti non ariani della sua società, che divenne Società anonima delle edizioni dell’Italia che scrive per non lasciare traccia del nome ebraico del fondatore.
    Per tutta la vita il F. si era impegnato a fondo, come editore e come organizzatore culturale, per diffondere il valore universale degli ideali di fratellanza fra uomini di nazioni, culture e religioni differenti; ora, di fronte ad una barbarie tale da negargli il diritto di appartenere alla comunità cittadina e nazionale nella quale era cresciuto, e la sua stessa ragione di vita, volle lasciare la testimonianza di una protesta altrettanto radicale. Toltagli la possibilità di parlare attraverso le sue edizioni e le sue riviste, non volle morire in silenzio ma riaffermare con forza davanti a tutti il valore e la dignità della propria esistenza spesa per il superamento di ogni discriminazione tra gli uomini. Il 29 nov. 1938 salì sulla torre del duomo di Modena, la Ghirlandina, e si gettò nel vuoto. Il regime impose il silenzio stampa ed i funerali in forma strettamente privata di primo mattino.»
    (Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani).

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