Le irregolarità del Soccorso alpino trentino

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Sale il livello del confronto, o meglio dello scontro, tra il Soccorso alpino trentino (guidato da Adriano Alimonta, di Madonna di Campiglio) e il Soccorso alpino nazionale (guidato da Maurizio Dellantonio, trentino di Moena). GognaBlog aveva già pubblicato al riguardo di questa vicenda il 19 febbraio 2018.
Di certo quella che era stata per anni un’accesa dialettica interna al Soccorso alpino Trentino (con malumori di una parte per la gestione decisionista di Alimonta) ora ha imboccato i binari della giustizia contabile. Il rischio è che – al di là delle singole responsabilità che spetta solo ai giudici valutare – possa rimanere un’ombra su uno dei fiori all’occhiello della protezione civile: 700 tecnici pronti ad affrontate soccorsi in montagna nelle situazioni più estreme. Lo ricorda in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook la Scuola provinciale cani da ricerca e catastrofe Trento: «Con noi (ma anche senza) hanno operato in centinaia di interventi con passione e competenza. Giusto approfondire quel che c’è da approfondire, ma altrettanto giusto non dimenticare i meriti indiscussi e indiscutibili: al corpo e al suo presidente la nostra affettuosa solidarietà».

La copertina de L’Adige del 7 novembre 2018

Il 10 novembre 2018 il Corpo nazionale (CNSAS) comunica di aver aperto già dal luglio 2017 un’istruttoria sulla gestione finanziaria del Corpo trentino. «Un’attenta verifica» – informa la nota – è in corso sull’utilizzo dei fondi, oggetto di indagine anche da parte della Procura regionale della Corte dei conti di TrentoUn lavoro attento e meticoloso che non era stato ancora reso noto al di fuori della nostra organizzazione, in attesa della conclusione dell’istruttoria. Gli articoli di stampa emersi nel medio periodo e quelli più recenti, con alcuni gravi e pretestuosi attacchi anche al presidente nazionale Maurizio Dellantonio, impongono alla nostra struttura di rendere noto anticipatamente il lavoro in atto».
«L’indagine interna – spiega la nota del Soccorso alpino nazionale, approvata nella stessa data e all’unanimità dall’assemblea nazionale tenuta a Milano – «ha preso il via nel 2017, a seguito di comunicazioni aventi per oggetto presunte irregolarità di alcuni dirigenti del Soccorso alpino trentino nella gestione dei fondi, pervenute dallo stesso personale interno al Soccorso alpino trentino. La Direzione nazionale ha immediatamente convocato i dirigenti trentini, chiedendo nel contempo di fornire tutto il materiale contabile necessario a una due diligence sulla gestione economica. Questi documenti, nonostante le numerose richieste protocollate, sono stati forniti solo parzialmente».
La nota ricorda che la decisione di «risolvere la situazione di stallo in atto» nel Soccorso alpino trentino era stata presa, attraverso una mozione votata all’unanimità nel maggio 2018, dall’Assemblea nazionale, compresi dunque anche Alimonta e il suo vice Ezio Parisi.
La Direzione nazionale si mostra decisa ad andare fino in fondo impegnandosi a «proseguire nell’istruttoria interna nei confronti dei dirigenti e del bilancio del Soccorso alpino trentino» e ad «assicurare il massimo supporto agli organi dello Stato inquirenti». Inoltre il Soccorso alpino nazionale è deciso a «garantire la massima trasparenza nei confronti di tutti i soci del CNSAS, rendendo note le eventuali situazioni e gli atti che dovessero emergere nei confronti di alcuni dirigenti del Soccorso alpino trentino, con comunicazioni istituzionali alla struttura periferica del CNSAS». L’impegno è anche a «garantire «la massima trasparenza nei confronti della pubblica opinione e della stampa, informando periodicamente i cittadini e i media sull’andamento delle indagini interne ed esterne nell’apposita sezione “notizie” del sito internet nazionale».
Infine il Consiglio nazionale del Soccorso alpino si impegna a procedere, oltre che sul piano disciplinare, anche «in via giudiziaria nei confronti di eventuali appartenenti al Corpo che dovessero risultare, al termine delle indagini, colpevoli di un uso scorretto delle risorse pubbliche».

Adriano Alimonta

La posizione accusatoria
di Patrizia Todesco
(da L’Adige, 7 novembre 2018)

Nuovo scossone nel mondo del soccorso alpino. È il terremoto, questa volta, è stato provocato dalla Corte dei Conti che al termine di un’indagine della Guardia di Finanza sull’acquisto definito di «assoluta inutilità» di 1.200 divise di rappresentanza (148 mila euro) e su quella che viene definita “illegittima remunerazione ad Alimonta per le attività svolte come Presidente (85.580 euro) e per l’illegittima remunerazione ad Alimonta per le attività svolte come tecnico di elisoccorso, istruttore provinciale e guardia attiva (56.610 euro)”, ha inviato una serie di inviti a dedurre (Il Procuratore regionale, prima di emettere l’atto di citazione, deve invitare il presunto responsabile del danno a depositare entro un termine non inferiore a trenta giorni le proprie deduzioni ed eventuali documenti (art. 5, comma 1 della l 19/94). Detto invito, per come chiarito dalle SS.RR nella sentenza n. 7/98, ha uno scopo indiretto di garanzia dell’invitato il quale, con la sua partecipazione alla fase istruttoria assicura una completa acquisizione dei fatti, anche a sua discolpa. NdR). Ad essere chiamati a rispondere non sono solamente il presidente Adriano Alimonta e il suo vice Ezio Parisi, ma anche i delegati di zona che hanno deliberato le scelte. Nel caso delle divise, consegnate nel maggio 2017 (1.200 maglioni e 1.200 camicie), l’invito è stato notificato oltre che al presidente e al vice, anche a cinque membri del consiglio direttivo che avevano dato il via libera all’acquisto. Nel caso delle remunerazioni al presidente, nel mirino della Corte dei Conti, oltre a presidente e vice, altri 9 membri del consiglio direttivo considerato che il presunto illecito sarebbe stato deliberato da due consigli e per uno dei consiglieri la contestazione è doppia. Va subito chiarito che l’invito a dedurre è una richiesta di chiarimenti della Corte dei Conti in merito ad una serie di presunti illeciti. Raccolte le varie posizioni i magistrati contabili potrebbero poi decidere di archiviare tutto o solo la posizione di qualcuno.

Dalle carte emerge un presidente Alimonta decisionista e un consiglio finito nei guai per quella che il procuratore generale definisce «supina partecipazione».

Per quanto riguarda il possibile danno erariale derivante dall’acquisizione di 1.200 divise dalla ditta Tasci SRL, la segnalazione a indagare era arrivata da un capostazione della Valsugana. A seguito la Procura aveva avviato le indagini delegando l’attività alla Guardia di Finanza-Nucleo di Polizia Tributaria di Trento. Innanzitutto è stato evidenziato che alcuni soci del soccorso alpino, soprattutto delegati della zona della Val di Fassa e del Primiero, avevano manifestato fin da subito perplessità in merito all’acquisto. Sempre la Finanza

ha poi accertato che le «divise di rappresentanza» acquistate, in realtà non sono vestiti che il Corpo è chiamato a indossare in virtù di qualche norma essendo l’unica divisa prevista dal regolamento del CNSAS-TN quella di «servizio». Da qui, per la Finanza, «l’assoluta inutilità». Contestato anche il numero dei capi ordinati visto che in quel periodo i membri del soccorso non raggiungevano quota 700.

Maurizio Dellantonio

Infine, viene ritenuta illegittima la modalità con cui l’acquisto è stato effettuato, senza alcun confronto concorrenziale. L’importo, che sfiora i 150 mila euro, risulta essere stato pagato con uno stanziamento straordinario di 48.600 euro della Provincia attraverso l’allora assessore Tiziano Mellarini, e il resto dal Soccorso alpino trentino. Ai consiglieri che prima di votare avevano chiesto ad Alimonta se non fosse opportuno per ragioni di trasparenza chiedere almeno tre preventivi, lo stesso aveva detto di volersi assumere la responsabilità di quella scelta giustificando la procedura con l’urgenza di acquisire le divise. Altro passaggio analizzato dalla Finanza e dalla Corte dei Conti è poi la scelta del marchio Montura. Il presidente Alimonta ha sempre sostenuto che la scelta è ricaduta su quel marchio visti gli accordi di collaborazione e sponsorizzazione già in essere. Il procuratore, nell’invito a dedurre, ha pero fatto presente che «il presidente Alimonta risulta essere uno dei testimonial della società Taschi SRL, depositaria del marchio Montura e, pertanto, la scelta dello stesso di acquistare le divise di rappresentanza proprio dalla predetta società, per giunta senza gara, risulta essere quanto meno inopportuna, visti i rapporti economici in essere». Dai calcoli del procuratore, Alimonta avrebbe percepito, tra il 2013 e il 2017, redditi per un valore di 8.700 euro dalla società stessa. Importo sufficiente per far scrivere al procuratore Marcovalerio Pozzato che «nelle vicende in questione risulta evidente che Alimonta, a fronte delle chiare perplessità di alcuni soci, ha dimostrato la sua intenzione di spadroneggiare, con acquisti incongrui a favore di una società che lo mantiene a libro paga».

Inizialmente il danno erariale era stato completamente imputato al presidente Alimonta, ma poi, sentito sui fatti contestati, lo stesso aveva fatto presente che sull’acquisto aveva deliberato l’intero consiglio direttivo.

Da qui la decisione di notificare l’invito a dedurre anche ai consiglieri. Nel nuovo invito il 50% del presunto danno erariale viene contestato ad Alimonta e il restante in parti uguali tra i restanti membri del consiglio direttivo.

Per quanto riguarda invece l’altro invito a dedurre la contestazione sull’illegittima remunerazione al presidente per le attività svolte come presidente sono state addossate al 50% ad Alimonta, per il 10% al suo vice, per un 4% ciascuno a 8 membri del consiglio (cinque per la votazione del marzo 2014 e tre per quella dell’ottobre 2016). Ad un unico consigliere viene addossato l’8% del presunto danno in quanto ha votato in entrambe le sedute. Diversa la ripartizione per l’illegittima remunerazione per le attività svolte dal presidente che per la Corte dei Conti è da addossare per il 90% ad Alimonta e per un 10% al suo vice.

Ora naturalmente presidente, vice e i vari consiglieri hanno la possibilità di presentare le loro motivazioni e spiegare il perché delle loro scelte.

La posizione difensiva
(da L’Adige dell’8 novembre 2018)

«Il soccorso alpino del Trentino gira tutti i giorni per tutto l’anno come una macchina di Formula Uno: una ridottissima frangia interna sta cercando di mandare fuori giri questa macchina, ma non accadrà perché il soccorso alpino resta solido e compatto. La migliore risposta ad accuse a nostro avviso infondate sono i risultati operativi, ma anche di gestione amministrativa, che sono sotto gli occhi di tutti». L’avvocato Nicola Stolfi, legale del presidente del Soccorso alpino Adriano Alimonta, replica così alla bufera giudiziaria partita da una denuncia interna. Tre sono i procedimenti avviati dal Procuratore regionale della Corte dei conti Marcovalerio Pozzato.
«Nel merito delle singole accuse – replica l’avvocato Stolfi – non voglio entrare. Affrontiamo con la massima serenità la valutazione dell’autorità giudiziaria. Posso precisare però, quanto ai compensi percepiti dal vicepresidente, che sono relativi all’attività di istruttore regionale. È pacifico che non c’è alcun divieto sotto questo profilo. Lo stesso Soccorso alpino nazionale ha dato un parere scritto in base al quale è legittimo svolgere l’attività di vicepresidente e anche quella di istruttore. Chi conosce i regolamenti nazionali e provinciali sa perfettamente che non ci sono profili di incompatibilità. C’è da chiedersi allora perché sollevano questo problema?» Il legale di Alimonta (e di altri membri del soccorso alpino finiti nei guai con la Corte dei conti) lascia la domanda aperta, ma certo il riferimento è alla «guerra interna» scatenata contro Alimonta e il suo gruppo.
E le divise comprate in tutta fretta senza acquisire preventivi diversi? «Tutti gli acquisti di forniture – replica l’avvocato – sono stati fatti in modo regolare, rispettando la normativa vigente, come dimostra l’attenta spending review interna. Dirò di più: è stato proprio Alimonta durante la sua presidenza a portare a termine un’operazione di riduzione dei centri di spesa per arrivare ad un rendiconto che fosse più organico e trasparente. Per carità, può esserci stato un errore formale su una fattura, ma sui criteri di spesa e sulla loro attinenza siamo tranquilli e convinti che anche la Corte dei conti non possa che arrivare alle stesse nostre conclusioni».

Adriano Alimonta
 

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Le irregolarità del Soccorso alpino trentino ultima modifica: 2018-11-19T05:55:35+01:00 da GognaBlog

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19 pensieri su “Le irregolarità del Soccorso alpino trentino”

  1. Buon pomeriggio,

    mi spiace che le affermazioni siano scese di livello a chiacchiere da bar con luoghi comuni aventi come unico scopo di alimentare conflitti anziché portare una riflessione costruttiva. Ciò da cui parte tutto è una faccenda spiacevole che riguarda il Soccorso Alpino Trentino. Non capisco come da questo si possa mettere in discussione la storia ed il prestigio del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico tanto da volerlo sopprimere. Come se ogni volta c’è stata un indagine a carico di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Esercito, Vigili del Fuoco Emergenza Sanitaria, ci fosse qualcuno che ne proponesse la loro chiusura o accorpamento. Non mi pare che la realtà Italiana sia così deprecabile in ambito di soccorso. Sempre affermazioni dati alla mano cari signori. Li potete tranquillamente reperire anche voi dai siti nazionali dedicati. Allora perché voler togliere dove si può solo mantenere e migliorare. A questo punto abbandono  la discussione. Non devo convincere nessuno e neppure cercare consensi. Auguro a tutti una buona serata ed un buon proseguimento.

    Cordiali saluti

    Massimo Filippi

  2. Quella di Gigi è un’analisi equilibrata e pragmatica, secondo me. Base per una revisione del sistema soccorso in montagna. Aggiungo che chi ha il culo seduto nel burro è solitamente chi, di burro, ne mangia e ne vuole di più.

  3. purtroppo noto che i discorsi sul soccorso alpino su questo blog sono sempre pretesto per auspicare la scomparsa del cnsas così come lo conosciamo. posizione che  non condivido ma ovviamente rispetto. mi preme tuttavia ricordarvi che questo auspicio lascerebbe molte persone senza un soccorso adeguato in montagna. certo, nella vostra visione “alpicentrica”, una caserma del sagf o degli alpini o della polizia potrebbe essere una valida alternativa, ma nella gran parte d’italia, quella degli appennini, che non vive di turismo “fico”, di contributi a pioggia, di statuti speciali… la faccenda è un pelino diversa. Bello e comodo filosofeggiare  facendo finta di fare gli antisistema, gli iconoclasti, i “no-divisa”, quando ci si siede nel burro. ma nella montagna di serie b  chi ci sarebbe ad aiutare le persone che si trovano in difficoltà? i pompieri ? certo, diatriba storica, a loro piacerebbe pure perchè aprirebbe nuove opportunità lavorative, ma non scherziamo, sono un soccorritore alpino d’appennino e vedo ogni volta i danni che combinano quando si vogliono improvvisare alpinisti, convinti che una ciaspolata a fianco pista 2 volte all’anno sia  “addestramento in ambiente invernale”, o (quando va bene) fare due manovrine di corda in una palestra indoor possa assolvere al compito. oppure cosa facciamo, per ogni vallata  mettiamo una caserma con un corpo militare o di polizia addetto al soccorso in montagna? così magari paghiamo uno stipendio a n. persone per fare 3 interventi al mese?  questo si che sarebbe un risparmio!!! la verità è che il soccorso in montagna non può essere professionistico perchè, tranne poche zone di turismo di massa, il rapporto costi/benefici sarebbe economicamente un suicidio per lo stato (quindi per tutti noi). ah già, dimenticavo che qui la montagna è solo dolomiti-valle d’aosta-val masino. spiace che  si usi il tentativo, partito tra l’altro all’interno del corpo, di fare pulizia, per auspicarne la scomparsa anzichè cercare di superarne le criticità. ma certo, sulle dolomiti un elicottero arriverà sempre, che sia verde, rosso, giallo poco importa.

    invece i boscaioli, gli escursionisti, gli alpinisti sfigati si possono pure arrangiare. d’altronde la montagna è severa, giusto?!?

  4. Maresciallo d’ Italia Cominetti,

    e se invece di arroccarsi ciascuno sulle proprie posizioni, prendessimo sí atto delle divergenze di opinioni, ma solo per usare queste divergenze come punto di partenza di una discussione per cercare – nel nostro piccolo – una soluzione realistica e funzionale?

    PS ci fossero ancora la Tridentina, la Orobica e la Cadore, e il SAGF fosse ben piú capillare di oggi, sarei il primo a dire “facciamolo fare solo a loro”.

  5. Ho letto che in Italia ci sono 320.000 enti, più o meno finanziati è più o meno sfruttanti il volontariato.

    Anche a livello europeo il volontariato è sotto osservazione come sistema completamente politicizzato e di difficilissima seria organizzazione.

    Io preferisco i medici, gli ingegneri, i poliziotti, professionisti. Per me le strutture dello stato devono essere su base professionale, mai volontaristica.

    Però per un politico è meglio il volontariato, perchè molto più facilmente manipolabile.

    Spero che le cose cambino da tante parti, non solo nel soccorso chiamato alpino, che non ho mai chiamato, ma che per caso ho aiutato e indirizzato alcune volte che non sapeva, pur essendo ridondante e di molto, dove doveva andare e come fare per raggiungere i richiedenti. Poi mi han sempre spiegato che i capi e le squadre, sempre con capacità identiche, provenivano da zone diverse…

    Il sistema del volontariato bene come integrazione, non come fondamento.

  6. Paolo Panzeri e Marcello Cominetti:

    Dite di passare il S.A. solo ai militari, ma c’ è un problema di fondo: la carenza di organici.

    Il SAGF da solo non penso riuscirebbe a fornire tutte le ore/uomo attualmente fornite dal CNSAS, Carabinieri rocciatori non so quanti ce ne siano, e per quanto riguarda gli Alpini meglio lasciar perdere: sono pochi e fanno fatica a “darsi il giro” tra operazioni fuori area, addestramenti, periodi di riposo post-missione, guardia agli aeroporti, strade sicure, e guardia alla monnezza.

    Mettiamo per esempio che il 9′ Alpini dell’ Aquila abbia competenza S.A. sulla zona abruzzese: se il Reggimento è in Afghanistan, chi lo fa il soccorso? quelli di Torino o di Udine? magari appena tornati dal rischieramento e quindi a riposo, o in addestramento pre-rischieramento?

    Purtroppo non sono piú gli anni della leva, quando per qualsiasi cosa si chiamavano i militari che tanto ce n’ erano a volontà. Adesso sono molti di meno, e (tagli ai fondi permettendo) sono quasi sempre “sotto”

  7. Mi permetta il dissenso. Io e tutti i miei ex compagni volontari del Soccorso Alpino non abbiamo mai ricevuto compensi di nessun genere  in nessun intervento. Se compensi sono arrivati al Corpo gli stessi sono transitati per le vie ufficiali e lecite che non mi dilungo a spiegare (Protezione Civile, Regioni, Province) . Solo rispettando le regole si evitano malintesi. Se le cose funzionano come devono funzionare, i ricavati, si reinvestono in mezzi, manutenzione,formazione tecnico sanitaria , D. P. I. e via dicendo ovvero su cose alla fine utili a tutti i Cittadini. Ciò succede sia con il Volontariato che con gli Enti gestiti dallo Stato. Ovvio che se l’orologio gira tutto va bene altrimenti no. Differenza Stato /Volontariato = lo Stato deve pagare i suoi dipendenti il Volontariato vero no.  Risolto l’enigma costi benefici. Altro problema. I numeri e la garanzia del servizio. Esempio: i Carabinieri hanno copertura territoriale capillare simile se non superiore a qualsiasi risorsa di volontariato. Se una pattuglia fosse chiamata ad intervenire per sedare una rissa o sparatoria con feriti quale la priorità dei due o se son fortunati tre Carabinieri? Mi sembra ovvia la risposta. Prima il loro compito istituzionale. Garantire la sicurezza per tutti. Problema tempi. Immagini un soccorso in montagna in zona Montana, secondo lei arriverebbero prima i Volontari del Soccorso Alpino della zona coinvolta o i militari? Per esperienza e se vuole dati alla mano ad oggi i volontari . Almeno in Trentino Alto Adige è così. Perché lo Stato non ha le risorse economiche per poter pagare così tanti professionisti con le loro specificità diffusi capillarmente sul territorio. Le auguro di non provare mai la differenza qualitativa dal punto di vista sanitario di un soccorso in Francia o in Svizzera. Mi permetto infine di darle la mia spassionata opinione. Se ho una persona da soccorrere, in prima battuta non me ne frega niente di chi va a fare soccorso né tantomeno che divisa indossi. Può essere anche un astante. L’importante è che collabori con i professionisti al buon esito del soccorso.

    Cordiali saluti,

    Massimo Filippi

  8. Infatti: il soccorso in montagna dovrebbero farlo i militari che già si addestrano a quello. I Volontari dovrebbero coadiuvare i professionisti nei casi di bisogno estremo.

    Chiunque si può addestrare a qualsiasi cosa. Io ne faccio una questione di costi-benefici. Perché ogni costo grava sulle spalle dei cittadini e i Volontari sono cittadini pure loro.

  9. Buon pomeriggio,

    sono orgoglioso di lei e di tutti quelli che si sono spesi e si spendono per compiere i loro mandati nel servire la Patria ed il prossimo indipendentemente dalla divisa che indossano.

    Mi permetto di ricordarle quanto poco tempo in proporzione è stato dedicato alla formazione soprattutto sanitaria nei  percorsi di Militare e di Guida Alpina rispetto alla formazione primaria alla difesa ed alle tecniche alpinistiche. Lo affermo perché ho avuto l’onore di poter addestrare truppe dell’Esercito e non solo. Il soccorso non è solo una questione di tecnica alpinistica o di medevac. Ci sono concetti come lo scoop and run e lo stay and play, concetti come triage e molto altro ancora. Allora dico, se abbiamo la fortuna di poter diversificare i ruoli, perché non farlo. In guerra ed in situazioni estreme va bene tutto. Ma in normale ambito di Protezione Civile perché non accettare collaborazione.

    Cordiali saluti

    Massimo Filippi

  10. Buon pomeriggio,

    il Volontario opera da Volontario secondo la formazione che ha ricevuto e nei campi dov’è stato addestrato ad operare. Lo stesso vale per il Professionista. La radice del termine stesso di Volontario implica un coinvolgimento senza scopi di lucro. Qualsiasi persona agisca contro tale principio snatura il senso della propria scelta. Provi a pensare se ad esempio dei Vigili del Fuoco Permanenti dovessero intervenire per un incendio in una zona con un bacino di utenza di parecchi kilometri di estensione. Beato chi starebbe vicino la caserma. Chi sta lontano…… Soccombe. Idem per il soccorso Sanitario. Mi creda, nessun vero Volontario del Soccorso Alpino sarà scalfito da questa cosa. Quando sarà attivato per un soccorso il suo pensiero non sarà che quello di rispondere alla chiamata è cercare di dare il meglio assieme ai Professionisti che in ogni caso arriveranno. Ripeto. Ad ognuno i propri ruoli.

    Cordiali saluti.

    Massimo Filippi

  11. Gentile Sig. Filippi, copio dalle sue parole:

    A chi dice di sostituire il Soccorso Alpino con i Militari dico nel rispetto di entrambe le istituzioni,ognuno ha le proprie competenze e specificità. Lasciamo fare il soccorso a chi è formato a fare soccorso ed il militare a chi è addestrato a fare il militare.

    Io so che Carabinieri, Finanza, Polizia e Alpini si addestrano anche per il Soccorso in montagna. Se dovessero occuparsi secondo le loro competenze e specificità, dovrebbero fare la guerra, perché per questo esistono i militari in uno Stato.
    Sono una guida alpina, ex soccorritore e ex ufficiale degli alpini, sono orgoglioso solo di avere messo al mondo i miei figli e la saluto cordialmente.

  12. Non perché sia in relazione a questo scandalo che i giudici andranno a risolvere a favore o contro gli accusati contro cui non nutro nessun sentimento negativo, ma non riesco a non ridire che il Soccorso Alpino dovrebbe essere fatto dai Corpi Militari opportunamente addestrati e il CNSA non dovrebbe esistere. Non c’entrano le tradizioni, il luogo o altro, si tratta di un sovrapporsi di strutture e costi che gravano sui cittadini.
    Il volontariato è bello ma non deve costituire la norma perché si presta troppo facilmente all’approfittarsene di molti, purtroppo.

    E anche i Volontari dovrebbero capire che sono anche loro cittadini che pagano i costi dell’ente a cui si dedicano. Ma come fanno a non rendersene conto?

    Il volontariato ha senso laddove ci sia l’iniziativa del volontario stesso verso chi ha dei bisogni che la Società non riesce a dargli, ma dove questi bisogni (vedi: Soccorso in montagna) si creano perché le valli vivono di turismo e il soccorrere rientra nei servizi che una località deve dare, perde il suo scopo.
    La nostra Società è affollata e si creano situazioni in cui l’ordine pubblico va mantenuto con costi che i cittadini sono tenuti ad accollarsi.
    Io non amo il calcio ma ad ogni partita sono migliaia i poliziotti che intervengono per la sicurezza negli stadi e già questo mi fa incazzare. Non vado mai allo stadio ma non mi sembra di avere mai visto dei volontari che vanno a mantenere l’ordine. A meno che qualcuno non li paghi e che se sono lavoratori dipendenti si possano assentare dal loro lavoro essendo pagati ugualmente dal loro datore di lavoro che poi si rifarà sullo Stato. E’ il cane che si morde la coda, ma perché, lo ripeto, i Volontari del Soccorso non se ne accorgono?

    Diversa è la solidarietà verso che ha bisogno d’aiuto. Anch’io sono stato diversi anni nel Soccorso ma ne sono uscito perché avevo notato questi problemi e non mi sentivo “comodo” a restarci. Uscendone avevo detto anche che restavo a disposizione nel caso ci fosse stato bisogno anche del mio aiuto, ma senza uniformi e tessere. Credete che sia mai stato chiamato? Mai successo.

    Non voglio gridare allo scandalo per questa tristissima vicenda trentina, ma so che l’uomo è tutt’altro che perfetto e per non cadere in tentazione si dovrebbe autoregolare evitando di darsi l’occasione per commettere errori che già in anticipo sa che tali saranno. I soccorritori sono anche alpinisti (voglio sperare) e sapranno come funziona questa semplice regola, no?

    So che parlare in questi termini solleva enormi polveroni, calpesta interessi e macchia la purezza del volontariato nel soccorso in montagna, che tale resterebbe se non accadessero le cose che accadono,  ma invito tutti a vedere il problema con onestà.

  13. Buon pomeriggio,

    sono Massimo Filippi, orgoglioso ex Volontario del Soccorso Alpino e Soccorritore Sanitario di Professione da quasi un ventennio. Solo una questione di fretta nella registrazione utente la firma. Le ricordo che la mia è la libera espressione del mio pensiero. Non cerco consenso né ho chiesto fiducia nella gente. Volendo precisare,solitamente un discorso comincia con un saluto alle persone a cui ci si rivolge. Questione di rispetto. Disponibile in ogni momento, sede luogo  ad ogni confronto purché sia costruttivo.

    Cordiali saluti

    Massimo Filippi

  14. Massimo, se sei un volontario del soccorso che non firma ciò che afferma, spiegami perchè la gente dovrebbe fidarsi di te?

    So benissimo che di solito chiedere di assumersi delle responsabilità è quasi impossibile, ma ci provo sempre.

  15. Buongiorno,

    un tempo qualcuno disse :” Chi è senza peccato lanci la prima pietra…” Ed ancora :”errare è umano, perseverare diabolico”. L’importante è saper ammettere gli errori e ripartire. A chi propone di eliminare le organizzazioni basate sul volontariato non ha compreso nulla delle radici da cui parte il volontariato stesso in particolare in alcune regioni come il Trentino Alto Adige. A chi dice di sostituire il Soccorso Alpino con i Militari dico nel rispetto di entrambe le istituzioni,ognuno ha le proprie competenze e specificità. Lasciamo fare il soccorso a chi è formato a fare soccorso ed il militare a chi è addestrato a fare il militare. Garantisco che i Volontari del Soccorso Alpino saranno si macchiati , ma dalla terra, dal fango, dalle lacrime e dal sangue di chi andranno a soccorrere sempre e comunque. Al presidente Alimonta auguro un sereno congedo dal Soccorso affinché possa dedicarsi a ciò che ha di più caro oltre al Soccorso Alpino.

  16. Ennesima pappatoria basata sullo sfruttamento dello spirito del volontariato. Bravi e degni di elogi!

    Forse sarebbe meglio eliminare le organizzazioni basate sul volontariato, specie il soccorso alpino che facilmente potrebbe essere sostituito dalle strutture professionali dei corpi militari.

  17. Una precisazione: la società è TASCI SrL, non “Taschi” ( https://www.montura.it/it/gruppo.php ) .

    Il caso sembra ascrivibile a un clamoroso conflitto di interessi, almeno per quanto riguarda il ridicolo acquisto di ben 1200 capi della Montura stessa, palesemente inutili all’attività del Soccorso Alpino, non parliamo della ridicola affermazione di non andare a gara (o a scelta almeno tra preventivi) per l’urgenza – su questo viene proprio da dire “senza vergogna” – e questo credo sia evidente a chiunque.

    Non commento le cifre percepite dal Vicepres , sulle quali non ho competenze per giudicare .

    La linea difensiva davanti ai media – che non entra nel merito di nessuna delle gravi accuse e si limita al solito “quanto siamo bravi, parlano i fatti” , oltre che suggerire un risibile “ errore formale su una fattura”  , mi sembra pessima.

    Figuraccia garantita, al di là degli esiti giudiziari, che va a macchiare centinaia di volontari senza colpe.

     

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