Riky Felderer: 2014, un anno vissuto fotograficamente

2014: un anno di foto vissuto fotograficamente
di Riky Felderer (tratto dal suo sito, Riky Felderer Photography)

Non parlerò di video: quella è un’altra storia!

Qui voglio parlare delle foto, delle immagini.

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Un anno di storie, lavori e avventure, dove spesso la differenza è molto sottile.

Sono sicuro di una cosa: faccio il lavoro più bello del mondo, almeno per me! E non lo cambierei per nulla!

Qui troverete le cose più interesanti e notevoli che ho fatto nel 2014, dove vi racconterò del lavoro, delle cose personali, dei miei sogni e di alcuni momenti brutti.

L’anno comincia, come mio solito, in Sardegna, questa volta in compagnia dei Ragni di Lecco. Luca Schiera, Fabio Palma, Silvano, Dimitri (AKA Satana) e altri erano della partita.

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airplane?!?

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Rientrato dalla Sardegna sono subito ripartito con Pietro Porro alla volta dell’Austria, a casa di Babsi (che ringrazio per averci ospitati) per cominciare un progetto di Jacopo Larcher con La Sportiva sulla pericolosa “Prinzip Offnung”, una delle vie trad più dure d’Europa (e del mondo, aggiungo!)_DSC2489_DSC2631

Il progetto di film è ancora lungo, ma intanto questa via è “fatta”. Tra l’altro anche da Barbara Zangler (Aka Babsi)!

Il freddo comunque è presente, e con l’amico Paolo Marazzi saltiamo in macchina alla volta di San Martino di Castrozza per il KOD, contest fotografico dove ci piazziamo “solo” terzi. Gran contest, ma ancor più grande avventura!

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north wind / south wind!

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Breve intervallo: mai mangiare la neve gialla!

_DSC1853_DSC1849Nel frattempo, presso la CAMP con l’esuberante Matteo Rivadossi (e con Pietro Porro) abbiamo cominciato a lavorare su un progetto video relativo a una vera novità: il nuovo freno chiamato Matik. A presto il video!

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Chi si ferma è perduto! Marzo, salto in bici e cominciamo una serie di scatti per la rivista 4MTBike, da cui salta fuori anche la foto di copertina. Yeah!

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A casa, impacchetto l’attrezzatura, mi cambio e riparto per il lago di Como, per lavorare ad un ambizioso progetto con Fabio Palma, “Centrolario”: date uno sguardo su FB per vedere gli avanzamenti del lavoro!

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Di notte le luci risplendono più brillanti che mai. Why not? Ho voglia di “giocare”, salto in sella alla mia bici e faccio un giretto per la mia città a vedere cosa succede!

E domani che tempo farà?
E domani che tempo farà?

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Sveglia, colazione e salto sul van di Davide Grimoldi, in direzione Saint Victoire, per un intenso shooting al Vibram Trail Running Team.

Momenti e luci epiche. Date uno sguardo al sito aziendale per vedere cosa ne è uscito!!

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Torno, e il calendario mi ricorda che devo fare foto con due big della scalata. Un pioniere dell’alta difficoltà Ottavio Fazzini e la leggenda vivente: Stefan Glowacz!

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Luna Nascente, Val di Mello
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Stefan Glowacz

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Uff, potrei quasi dire di essere stanco! Ma non si può: il Piz Badile ci chiama! Potrebbe essere in condizioni per una salita in stile invernale. Con Matteo Bernasconi, la promessa della scalata Luca Schiera e Giuliano Bordoni partiamo a testa bassa!

E dopo è tempo di dedicarsi alle attività NON commerciali, ma che rendono la vita un qualcosa di bello: CADDA PARTY!

Rolando su "The doors"
Rolando su “The doors”
Pubblico non pagante per lo show di Daniele Bianchi
Pubblico non pagante per lo show di Daniele Bianchi
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Daniele Bianchi on his first 8a!
Antichi gesti
Antichi gesti

Siamo già in macchina in direzione nord con l’amico Marco Melloni per incontrare David Lama e intervistarlo per Redbull_DSC4691

E poi via di nuovo verso la Francia, Verdon, per 4Actionmedia e FIAT automotive group

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Ma poi un incidente al crociato. Devo ripartire da zero! Unica attività concessa: bicicletta. È tempo di amarcord e ritorno sui luoghi dove feci il servizio civile, al Parco del Ticino. Fagiana.

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100 km con questo “cancello” non sono poi male!

Ok, il ginocchio è quasi a posto, ed è tempo di partire per il viaggione: South Africa con quelli che sono ormai dei veri amici (parola che non spreco) James, Caroline, Pietro e la mia compagna di vita Elena! Grazie a Wild Country, TNF e La Sportiva.

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Semplicemente incredibile!

La vita è a posto, e il ginocchio quasi. Appena rientrato parte l’avventura idiota: Fuori di Cresta (sopra la val di Mello) con l’amico Paolo Marazzi! (arroganti!)

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E ce l’abbiamo quasi fatta a finirla… quasi!!

A volte ritornano. Jacopo Larcher e il suo dramma. Il bellissimo progetto delle Tre Cime, ma nell’estate più piovosa che la storia ricordi!

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In questa foto l’unica giornata di sole di luglio.

Ci sono tornato quattro volte, e poteva essere peggio. Jacopo di contro, dopo quasi due mesi, era da ricovero alla neuro…

In caso di emergenza… c’è sempre Cadarese, dove Jacopo ha trovato tempo decente, ha potuto finalmente scalare, divertirsi (spero) e aiutarmi a concludere i lavori in ballo con lo sponsor  (La Sportiva).

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Jacopo on the legendary pitch “the doors”

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Ma la macchina è sempre in marcia, direzione Vevey, a fare uno shooting di lavori “safety” per CAMP. Sono rimasto a bocca aperta!

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E si ritorna sulla roccia con Jacopo, col quale ormai posso dire che stiamo diventando amici, nel senso di “amici”, un po’ per la quantità di tempo speso insieme a guardare la pioggia, ma soprattutto perché è una bella persona! Al di là del lavoro. Cessata la pioggia, ritorniamo per l’ennesima volta in Val Bavona, e finalmente Supercyrill è asciutta!

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Puff, sono stanco… ho bisogno di una vacanza. E allora via, verso il Peak District con Spini, Tambo e Miky! E dove dovrei andare per rilassarmi?!?

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E quindi… l’orologio ha praticamente fatto il suo giro e si ritorna dove tutto è cominciato: in Sardegna

Con Matteo Della Bordella e Fabio Palma, siamo tornati in un luogo che ha visto crescere e cambiare tante amicizie a filmare un nuovo progetto… Il tempo ci dirà!

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Grazie ai miei amici

e grazie alle aziende che mi supportano nel lavoro, nei miei progetti e a volte nei miei sogni!

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Chi sono?
All’anagrafe sono conosciuto da 44 anni come Richard Felderer, ma da che io possa ricordare, tutti mi hanno sempre chiamato Riky. E da almeno 25 anni sono alto due metri! Me lo disse urlando un medico militare ai “3 giorni” e da allora sono fermamente convinto che avesse ragione. In tempi non sospetti abbandono il basket per dedicarmi allo skateboard, sport particolarmente adatto a chi possiede il baricentro alto, e, nelle pause forzate dagli infortuni, conosco l’arrampicata grazie alla palestra di Monza del Rondò dei Pini, dove un esuberante Eugenio Podio (pace all’anima sua) aveva appiccicato delle prese al muro. Dopo gli studi in Scienze Ambientali (che abbandono quando manca un esame e con la tesi già fatta) mi dedico alla fotografia. Faccio una scuola, di due anni, e comincio il lavoro. Lo skateboard è quasi un ricordo, molto traumatico. L’arrampicata e il fuoripista e la fotografia sono il presente. Il lavoro, a causa di varie situazioni dinamiche, ma soprattutto di un destino beffardo, mi porta presto a cambiare “sponda” forzandomi a diventare anche giornalista, e a prendere la direzione di una rivista di snowboard. Cosa che mi dà da mangiare e mi permette di girare le montagne del pianeta per una decina d’anni. Non smetto comunque di fare foto, sia per la mia rivista che per le aziende, ma anche per piacere personale. Contemporaneamente continuo a scalare e a specializzarmi nella fotografia di montagna e di avventura. Conosco persone che non presenterei a nessuno come Simone Pedeferri, che infatti cerca di uccidermi al primo servizio foto che facciamo insieme, ma cui, per quelle strane cose del destino, rimango legato da forte amicizia tutt’ora! Da qui entro in contatto con diverse altre persone di malaffare, fondamentalmente zingari del pianeta verticale col portafogli sempre vuoto ma con la valigia dei sogni sempre piena! Poi, un po’ la crisi, un po’ l’età, un po’ forse la crisi di mezza età decido di mollare tutto e rimettermi solo a fare fotografia. Lavoro-passione presto affiancata da una nuova: il video. E così da qualche anno ho mollato i lavori più stabili per ritornare anch’io un po’ “zingaro” delle montagne, a raccontare con foto e video ciò che mi circonda e ciò che reputo più interessante. Oltre a quello che il vil denaro fa diventare molto interessante!

Se proprio devo dare una definizione più precisa, direi che sono nato a Monza nel 1970, mi sono trasferito a Milano nel 1995 circa e da allora ci abito, salvo qualche parentesi. Faccio principalmente foto di snowsports (sci e snowboarding), mountainsports (climbing, bouldering, big mountain), moda e still life da una ventina d’anni. Sono stato direttore editoriale e responsabile di testate come Onboard, Snowboardmag e altre. Dopo di che ho cominciato a lavorare continuativamente con Alp. Peccato che poi abbia chiuso!

Ho pubblicato e pubblico con una certa continuità per le maggiori testate nazionali e internazionali come Rock&ice, Transworld, Alpinist, Onboard Europe, Klettern, OntheEdge, Climb Magazine, Climax, Monster Backside, Alp, Pareti, Meridiani, Sport Week, Max, Maxim e via dicendo.

Tra i film cui ho preso parte come operatore, o che ho prodotto direttamente, posso citare Hyknusa, Sardinia Block Scouting, Zembrocal, The waiting Game (con Story Teller), Le Grigne dei Ragni, Redemption (con Hot Aches).

Dal punto di vista più commerciale collaboro con The North Face, Vibram, CAMP, La Sportiva, Cassin, Nitro Snowboards, Rossignol, Zulupack, Adidas, Eider, Df Sport Specialist, Wild Country, Kastle e Polartec.

Mentre dal punto di vista dell’esperienza, ho fatto spedizioni o comunque viaggi “importanti”, in Chile, Baffin, Groenlandia, California, La Reunion, South Africa, Corea.

Collaboro inoltre con Versante Sud, 4Actionmedia, e ultimo, ma tra i primi per importanza e amicizia, con i Ragni di Lecco.

Uso Nikon.

 

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Riky Felderer: 2014, un anno vissuto fotograficamente ultima modifica: 2015-02-04T07:00:54+01:00 da GognaBlog

1 commento su “Riky Felderer: 2014, un anno vissuto fotograficamente”

  1. Ricky, mortacci tua… tutte ste foto bellissime e poi? A giugno 2019 sotto una falesia grigio topo mi dici che senso ha la “macchina fotografica”? Con i cellulari di ultima generazione che fanno foto perfette. Questo interrogativo mi tortura e mi fa guardare (e usare) con riluttanza (quasi) quel quintale scarso di obiettivi Nikon che ho, attaccati all’ultima pesantissima e ingombrante reflex acquistata in Giappone pagandoci poi un sacco di tasse doganali nostrane per farle superare il prezzo a cui l’avrei trovata da Il Fotoamatore.it. Non ci dormo, scatto sempre meno e telefono sempre più. Ce l’ho in culo, dice un mio amico!

    Ricky: mortacci tua!

    Ciao, marcello

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