Rimborsi a rischio per i rifugi

L’allarme del presidente AGRAP Guido Rocci per le spese sostenute per la sanificazione.

Rimborsi a rischio per i rifugi
di Federica Allasia e Gianni Giacomino
(pubblicato su La Stampa – cronaca di Torino, il 18 settembre 2020)

In un’estate da tutto esaurito in montagna dove migliaia di persone hanno cercato sollievo e libertà dal CoViD-19 e dal gran caldo, arriva una nuova spiacevole.

«Dal governo non abbiamo ricevuto alcun tipo di sostegno, anzi. È notizia di appena qualche giorno fa la riduzione dal 60 al 15% del credito d’imposta previsto per le spese di sanificazione sostenute anche dai rifugisti» – allarga le braccia Guido Rocci, il presidente dell’AGRAP, l’Associazione dei Rifugisti del Piemonte. «Mancherebbero i soldi per soddisfare tutte le richieste, ma non era certo difficile prevedere che in molti avrebbero presentato domanda». «Speriamo proprio di no – sbotta Roberto Chiosso, gestore del rifugio Gastaldi, ai 2659 metri del Crot del Ciaussiné – sarebbe un colpo veramente basso nei nostri confronti. Perché uno affronta degli investimenti a cuor leggero e poi si ritrova nei guai. Per noi quest’anno è stata dura. Siamo un rifugio in quota, abbiamo perso tutti i gruppi».

«Vediamo quanti soldi arriveranno, il Governo probabilmente ha ricevuto troppe richieste e ora è in difficoltà»- ipotizza Osvaldo Marengo, direttore della Commissione Rifugi del CAI che, nel Torinese, conta 4mila iscritti e manda avanti 14 rifugi. «Dai primi riscontri sappiamo che i pernottamenti si sono ridotti molto, mentre sono aumentati i coperti, escursionisti che mangiavano qualcosa e poi se ne tomavano a valle. Per questo, in futuro, dovremmo attrezzare tutti i rifugi con il self service, come avviene in Trentino».

Un’esemplare immagine dell’estate 2020: sul Sass Pordoi, coda interminabile per accedere al ritorno in funivia al Passo Pordoi.

La fuga in massa verso le Terre Alte ha avuto un impatto maggiore sui rifugi a quote più abbordabili e facilmente raggiungibili. «È stata un’estate di alti e bassi. Alcuni giorni abbiamo dovuto far fronte a vere e proprie invasioni di turisti, tanto da essere costretti a mettere cartelli a valle per scoraggiare la gente a salire, altri siamo stati quasi fermi» – dice Fabrizio Marino, il gestore del rifugio Fontana Mura di Coazze, a 1700 m. «È poi cambiato il tipo di clientela. Abbiamo assistito a un turismo di quantità più che di qualità e molti avventori non avevano alcuna attinenza con la montagna, né conoscevano le regole basilari che implicitamente la governano». Si sfoga: «Ne abbiamo viste di tutti i colori, dai rifiuti abbandonati sull’erba, alle ragazze in rifugio in tacco dodici e borsetta. Nonostante i numeri non è stato però un bel lavorare. A questo punto non sappiamo se riapriremo quest’inverno».

Pure Marco Ghibaudo, gestore del rifugio Toesca a Bussoleno: «Tutto sommato è andata bene, anche se abbiamo registrato un calo dei pernottamenti. A differenza degli altri anni molte persone hanno preferito utilizzare la propria tenda per dormire e si sono appoggiati al rifugio soltanto per il pranzo o la colazione. Una toccata e fuga insomma. Pensavo non avrei visto stranieri, in realtà non sono mancati turisti francesi e tedeschi».

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Rimborsi a rischio per i rifugi ultima modifica: 2020-11-02T05:52:55+01:00 da GognaBlog

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2 pensieri su “Rimborsi a rischio per i rifugi”

  1. Un po’ di rettifiche:
    1) i rifugi in Trentino non hanno tutti il servizio self service.
    2) la coda al Sas Pordoi era così lunga perché tutti tenevano le distanze. Essendo fatta con un teleobiettivo o uno zoom, dette distanze si sono visivamente ridotte e tutti avevano la mascherina. Nelle Dolomiti tutti i rifugi non avevano mai fatto una stagione così proficua come quest’ultima.  

  2. Anche per gli amici rifugisti “mala tempora currunt”. In un quadro di crisi generale, per i loro rimborsi capitano inghippi, ritardi e pèrese in giro come per la Cassa integrazione distribuita a carico dell’INPS. Non so bene come e soprattutto quando se ne uscirà. Stringere i denti finché la tempesta sarà pèassata del tutto: so che i montanari non se lo devono far dire, la vita dura è il loro paradigma strutturale. Tuttavia fa male. Ulteriori considerazioni le ho già espresse in un articolo dell’estate e quindi non mi ripeto (https://gognablog.sherpa-gate.com/stop-ai-sacchi-a-pelo-e-lenzuola-monouso/). Buona giornata a tutti.
     
     

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