Sassolino nella scarpa
di Giacomo Rovida (apparso il 22 ottobre 2014 sul blog di Giacomo Rovida)
Chiedo scusa a tutti, quello che leggerete nelle prossime righe non vuole essere un’accusa ma semplicemente un atto d’amore verso ciò che più amo e che tanto mi ha donato.
Scrivendo questo testo non voglio assolutamente ostentare alcuna ragione assoluta ma solo dirvi come la penso, magari qualcuno poi la penserà come me.
Noto che nell’ambito “alpinismo” ci sia sempre di più una ricerca della “conquista facile”.
Grazie a internet e alla diffusione delle notizie, le condizioni degli itinerari arrivano velocissime e si riesce, quasi sempre, a centrare l’obiettivo prefissato, si riesce insomma a vincere sempre.
Così ogni weekend tantissimi alpinisti si riversano nei soliti noti posti, magari dove si arriva con la funivia, e si mettono in coda l’uno dietro l’altro come fossero al supermercato o a pagare una bolletta, arrivano in cima e mettono il timbro sul cartellino e ritornano a casa.
Ieri su internet ho letto che su una via famosa c’erano 17 cordate: che senso ha?
17 cordate che magari vengono da posti diversi che sicuramente sono circondati da montagne bellissime e meno frequentate, spesso perché meno accessibili o semplicemente per l’incertezza del riuscirci; perché su certe montagne non c’è internet che detta le condizioni e devi andare con le tue gambe e vedere com’è e puoi rischiare di tornare a casa senza combinare niente.
Io credo fermamente che l’alpinismo sia avventura e che nell’avventura ci sia l’esperienza, base necessaria per crescere come persone.
L’alpinismo non è conquistare una cima, aprire una via difficile, fare la prima solitaria o la prima ripetizione; l’alpinismo è ogni giorno cercare di mettersi in gioco, esplorando ciò che ci circonda e lottando per provare le sensazioni più forti, le emozioni che lascino dentro di noi qualcosa di unico.
Per una volta forse dobbiamo tutti (io compreso, ripeto) provare a staccare internet e a lasciarci guidare dall’istinto, guardare le montagne intorno a noi e provare a immergerci davvero. Per una volta dobbiamo provare a camminare per ore nella neve e vedere che il canale che volevamo salire è in condizioni pietose, mangiarci un panino alla base e ridiscendere a valle ma continuare giorno per giorno a sognare.
Chissà, forse prima o poi quel canale sarà in condizioni e l’arrivare in cima (al di là delle difficoltà) sarà una delle esperienze più forti mai vissute, di sicuro avrete (avremo) meno bollini e meno mete conquistate ma una fame di avventura e un cuore gonfio di emozioni che valgono più di tutti i numeri che potrete incontrare, ve lo assicuro.
Qualcuno obietterà, qualcuno leggerà e dirà che sono un chiacchierone che “si tiene poco” e parla tanto, qualcun altro di sicuro avrà un idea migliore della mia.
Io però in tutto questo ci credo e finalmente sono contento di essermi tolto un sassolino dalla scarpa.
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Ecco, ci voleva qualcuno che lo scrivesse anche sul web. Dai voce a tanti che la pensano come te.
Grande Giacomo, sei riuscito a dire in poche e chiare parole quello per cui ho discusso per anni con altri alpinisti che miravano al grado o al conosciuto. Non è un intervento utile alla discussione il mio ma voglio comunque dirti BRAVO. Se passi dal Cadore stappiamo una boccia di rosso!
Gianfranco Valagussa, il nonno.
Ciao Alberto,
Penso che intendesse dire: se anche non faccio una prima, chi se ne frega.
Ho capito cosa intendi e sono d’accordo.
Grazie e ciao!
può anche darsi che io non abbia capito o travisato cosa intende dire Aki quando scrive:
“…poi se è già stata fatta da altri chi se ne frega non devo dimostrare nulla a nessuno…”
Comunque può essere uno spunto per ribadire che spesso è volentieri chi viene dopo se ne frega assai di chi è passato prima e stravolge la storia scritta sulla parete.
Questo non mi sembra ne giusto ne serio verso gli altri ma anche verso se stessi.
Però avrò capito male.
“la storia è storia, punto! non è che uno può travisarla o fregarsene perchè non ha nulla da dimostrare agli altri.”
Scusa Alberto, ma non ho capito cosa intendi dire.
la storia è storia, punto!
non è che uno può travisarla o fregarsene perchè non ha nulla da dimostrare agli altri.
quello che dici siamo in molti a pensarlo, io credo che l’andar in montagna sia una necessità individuale,che ti appaga,ti rende sereno anche se qualche volta bisogna rinunciare ,questo fa parte del gioco. l’alpinismo non è morto ! io non sono mai salito sul cervino , tuttavia se lo farò seguirò la via che per me sarà la più bella , poi se è gia stata fatta da altri chi se ne frega non devo dimostrare nulla a nessuno, se poi per un qualsiasi motivo non riesco pazienza non mi porto certo da casa il compressore.
ciao aki
Giacomo sei un grande!!!!!
Fa piacere leggere che un giovane cerchi di liberarsi della costante presenza di Internet . Fare un passo indietro è una scelta coraggiosa da contro corrente, da promuovere. Coraggio non sei il solo a pensarla così.
Caro Giacomo, in poche righe sei riuscito a sintetizzare il vero spirito dell’amante della montagna.
Beh dai… tra le nuove generazioni c’è ancora qualcuno che cerca sè stesso ed il sogno… alla faccia (ancora una volta) di chi definisce agonizzante se non già morto l’alpinismo…