Nuova cabinovia della Forcella Sassolungo: presso la stazione a monte la Provincia di Bolzano ha già ceduto 1303 m² di terreno demaniale alla società dell’impianto. Un altro caso Santner?
Sassolungo già svenduto?
di Valentino Libero
(pubblicato su salto.bz il 23 maggio 2023)
Sembra un film già visto. Il progetto di rifacimento dell’impianto di risalita (attualmente una bidonvia) che dal Passo Sella sale alla Forcella del Sassolungo non è un fulmine a ciel sereno. Nonostante solo il 15 maggio 2023 il progetto sia stato ufficialmente presentato dalla società Piz Sella Spa all’Ufficio per la pianificazione del paesaggio di Bolzano, era da tempo che si lavorava alla sua definizione. Già a novembre 2022 anticipammo su Salto.bz le intenzioni di Igor Marzola, proprietario del rifugio Emilio Comici e patron della Piz de Sella Spa che gestisce l’impianto, ma i progetti di potenziamento risalgono già agli anni Ottanta. “Non c’è il progetto, non c’è ancora nulla di concreto” minimizzava sei mesi fa a Salto.bz lo stesso Marzola, “è solo un intervento migliorativo”. Anche la Giunta provinciale, rispondendo alle domande di attualità dei Verdi, si limitava a parlare di un tracciato “leggermente modificato” della funivia e a confermare che la capacità dei rifugi in quota fosse già esaurita – e quindi, implicitamente, smentendo la nascita di mega-impianti sulla Furcela de Saslonch.
Millesettecento m² ceduti al rifugio Toni Demetz
Eppure, a monte sulla Forcella, qualcosa si muoveva già da anni. Nel biennio 2014/2015 sono avvenute alcune cessioni di Terreno Demaniale (ovvero dalla Provincia Autonoma di Bolzano) a favore sia della Società Piz de Sella Spa , proprietaria della Stazione a Monte della Telecabina, sia del rifugio Toni Demetz, Proprio a fianco della stazione a monte. Le carte del Catasto parlano chiaro: dalla particella catastale che comprende la porzione di Sassolungo del Comune di Selva sono stati ceduti rispettivamente 1303 metri quadri alla società Piz De’ Sella Spa e 1698 metri quadri al Toni Demetz. Un’operazione che ricorda parecchio quella che ha visto protagonista il rifugio Passo Santner, con l’acquisto nel 2019 di 900 metri quadri di particella fondiaria demaniale intorno al rifugio (per un prezzo complessivo di soli 27.470 euro) trasformati poi in “terreno edificabile”.
Nel caso del rifugio Toni Demetz, nel 2021 è stata presentata un’ulteriore richiesta d’acquisto, di 642 m², che per ora (forse a seguito delle polemiche per il rifugio Passo Santner) è rimasta congelata. La richiesta, in questo caso, sarebbe per una ragione specifica. A spiegarlo a Salto.bz fu lo stesso ex gestore e storico proprietario Enrico Demetz, che da qualche anno ha passato il testimone alla figlia Julia. “La risposta è semplice: d’estate soffriamo di mancanza d’acqua e la situazione peggiora di anno in anno: il Sassolungo si rinsecca, nevica sempre meno. Abbiamo parlato con la Provincia, a livello demaniale, realizzando un serbatoio di raccolta dell’acqua in una conca naturale. Un’opera che si adatterebbe molto bene al paesaggio”. L’approvvigionamento dell’acqua è andato in crisi anche “per il cospicuo aumento degli ospiti: più gente c’è, più si consuma acqua. Se non c’è acqua dobbiamo chiudere”. Certo, proseguiva Demetz, come rifugio “avremmo bisogno pure di altri interventi, ma costano molto, gli aiuti provinciali sono limitati e lo spazio è poco. Se si farà qualcosa, in futuro, saranno soltanto piccolimenti, non finalizzati all’aumento del numero di letti”. E la funivia? “Noi siamo per la sostenibilità”.
Stazione a monte quattro volte più grande
Il progetto depositato in Provincia , invece, parla un’altra lingua: la cabinovia dovrebbe essere composta da 9 piloni di 18-22 m di altezza (attualmente sono di 7-8 m) di cui un pilone a forma di V in cemento armato. La capacità sarebbe portata a 480 persone all’ora, ovvero circa 3mila persone al giorno (ora sono 230 persone /h) mentre la cubatura complessiva della nuova stazione a monte sarebbe di quasi 4 volte più grande arrivando a 2.654 metri cubi (attualmente sono 768). Non proprio un’opera “sostenibile”: secondo l’iniziativa Nosc Cunfin si tratterebbe infatti di “un intervento massiccio che provocherebbe una ferita indelebile”.
Mi riferivo al libro di Greta Thumberg dal titolo * la Terra sta bruciando* ….. è la quarta volta che Lei intende fischi oer fiaschi
“La semplice constatazione che la terra sta bruciando e chi ha diritto di voto non faccia nulla per spegnere l’incendio (arrivando a negare persino l’incendio stesso)”
eh!! Spero tu stia scherzando…???
Quindi te credi alla favoletta degli incendi in Canada siano dovuti al riscaldamento?… quindi un bosco prende fuoco per due gradi in piu’?
https://www.unina.it/-/13072409-le-oscillazioni-solari-e-climatiche-sono-dovute-alle-orbite-dei-pianeti-
https://journals.lww.com/health-physics/Fulltext/2022/02000/World_Atmospheric_CO2,_Its_14C_Specific_Activity,.2.aspx
altro che uomo e climate change antropico….
La semplice constatazione che la terra sta bruciando e chi ha diritto di voto non faccia nulla per spegnere l’incendio (arrivando a negare persino l’incendio stesso) mi pare un motivo più che sufficente per qualsiasi forma di protesta, anche il martirio di certe nostre convinzioni. Dovremo togliere il motivo per imbrattare i monumenti, non punirli o carcerali o fornire loro le vernici
Io ho la sensazione che la causa ambientalista abbia di fronte una sfida strategica per i prossimi 10/15 anni, non solo il Italia ma in Europa perché ormai questi temi hanno una dimensione sovranazionale. Si tratta di conquistare la maggioranza della Maastrict generation (16-29) che ormai vive e ragiona in chiave europea e di ottenere almeno la non-ostilità dei boomer che rappresentano una quota cruciale dell’elettorato in un continente anziano come il nostro dove tira una bell’aria conservatrice se non reazionaria, puntando prioritariamente su quella quota rilevante dal passato “movimentista”. Questo penso sia il criterio per valutare se certe azioni abbiano un efficace potere aggregante, non il perbenismo delle protesta educatina e composta del bravo ragazzo/ragazza che chiede al papà/nonno : posso protestare? Però stasera torno presto per cena e uso la bomboletta biodegradabile.
Carlo. Fai uno sforzo. Cerca di capire cosa dicono gli altri. Nessuno vuole insegnare niente a nessuno. Da che pulpito poi…almeno per ciò che mi riguarda.
Mah, sembrate mio padre quando scendevo in piazza. Avrebbe preso a schiaffi la tumberg per il suo marinare la scuola per protesta. Una vecchia canzone chiedeva come si potesse giudicare i giovani, ora si va oltre…gli si vuole insegnare a protestare!!!!
Carlo. Non è la solita questione di vecchi e giovani di cui non se può più, ma di efficacia delle strategie e delle azioni. Molte associazioni ambientaliste peraltro sono gestite sempre dagli stessi da quarant’anni, stile italico. Proprio chi ha fatto tanti errori e subito tante sconfitte può offrire con umiltà una riflessione, non una predica.
Protestino, ma senza dare fastidio e arrecare danni (diretti e indiretti) alla collettività. Arrechino danni a chi intende concretizzare i progetti che attentano all’ambiente (possiamo citare questo articolo, ma c’è solo l’imbarazzo della scelta). Sporcare i monumenti e bloccare l’autostrada non è utile. Si mettano sulla pista da bob di Cortina e impediscano i lavori scriteriati, quello sì che servirebbe.
Trovo sconcertante il modo in cui vengano contestati i modi di contestare. Le nuove generazioni contestano e protestano in modo diverso da come lo facevamo noi. È meglio? È peggio? Devono trascorrere anni per capirlo. Quello che sicuramente si può dire è che i nostri metodi hanno miseramente fallito se si protesta ancora nonostante ci sia maggior considerazione. Mi paiono le lamentele dei cittadini difronte a scioperi per il rinnovo dei contratti….di tanti anni fa. Largo ai giovani, il mondo è loro, e loro il modo di viverlo e gestirlo…noi abbiamo miseramente fallito
Certo, tutto è soggettivo. Ma non vedo come si possa contestate la fondatezza di osservazioni di eventi sotto gli occhi di tutti, per quanto tali osservazioni siano contenute in opinioni personali. A meno di voler esser “provocatori” a prescindere.
Sta di fatto che gli attivisti della prima ondata di MW (tra cui lo stresso Gogna, anche se non c’era solo lui) non bivaccavano davanti a Palazzo Madama ma presidiavano il Colle del Gigante oppure certe vette con gli sci piantati verticali bella neve, in modo da impedire l’atterraggio degli elicotteri che facevano l’heliski. Quelli di Greenpeace in gommone “attaccavano” le baleniere impedendo (o quanto meno ostacolando assai) la caccia ai cetacei. Magari queste manifestazioni di ambientalismo prima maniere non hanno ottenuto tutti i risultati concreti che si erano proposte, ma hanno “smosso” l’opinione pubblica che allora era davvero lontana mille miglia dal percepire il problema. Oggi è diverso. L’opinione pubblica “sa” che esiste il problema, occorre una strategia completamente diversa da quella attuata da Ultima Generazione.
Gli attuali attivisti, che lanciano pomodori sulla Gioconda, versano liquidi nerastri nella fontana di Piazza Navona, fanno sit in sul Grande Raccordo Anulare impedendo ai pendolari di esser puntuali sul posto di lavoro… non sensibilizzano l’opinione pubblica a sostengo delle tesi ambientaliste. Le reazioni dei cittadini sono esclusivamente irritate, basta guardare in giro, leggere i giornali e ascoltare i programmi di informazione. Non ho registrano UNA sola intervista (sia a politici che a gente comune) che li approvi in toto.
Pertanto gli attivisti di oggi (mi riferisco in particolare a Ultima Generazione, anche se ce ne sono anche altri), se in buona fede, fanno autogol (la gente li detesta, altro che sposarne la causa!); se invece sono in mala fede (come penso io), agiscono così solo per conquistare visibilità personale sui media. Proprio in qualche programma ho visto personaggi “improbabili” che sono stati invitati in TV esclusivamente perché protagonisti (o stretti collaboratori dei protagonisti) di questi azioni scriteriate.
Vogliono fare qualcosa di veramente utile alla causa ambientalista? Bene! allora bivacchino (dandosi il cambio) al Passo Sella. Che sarà mai? Gogna e i suoi coetanei stavano intere giornate in quota.
Anche gli attivisti si sono imborghesiti…
Un’azione sui temi ambientali potrebbe svilupparsi a due livelli. Un livello generale sui temi strategici in luoghi simbolici e un livello specifico tu temi e interessi locali. Niente di nuovo. Si è sempre fatto così. Poi si può discutere su quali siano i mezzi più efficaci, cioè i mezzi che producono il consenso più largo possibile, la pressione più forte possibile sui decisori e i risultati concreti migliori che possono convincere sull’utilità di impegnarsi anche i riluttanti Temo che l’efficacia non sia la priorità di alcune azioni che si sono svolte ultimamente. Mi sembra rispondano più a esigenze personali dei promotori. È un tema discusso in seguito ad un recente post di Merlo sui partiti di opposizione, che tuttavia non ha suscitato grande interesse.
I tuoi interventi mi parevano piuttosto “assoluti” come tono e come parole e sottintendevano un giudizio a mio avviso almeno parzialmente sbagliato ed infondato, perciò sono intervenuto.
“gli attuali attivisti fanno danni. Proprio economici. ” (salvo dopo puntualizzazione affermare che le cifre sono ridicole!)
“fanno solo due cose: imbrattano oppure si siedono in autostrada”
“si fanno autogol. Se invece si mettessero a bivaccare … Quello che cercano è visibilità, non combattere una battaglia”
Riportare dati probabilmente gonfiati, mescolati a giudizi personali assoluti è metodologicamente sbagliato e dialetticamente fuorviante.
Il pistolotto è infondato perché mai ho parlato di verità assolute (definizione che mi da il prurito solo a scriverla) e ho mostrato come si possano fare considerazioni differenti dalle tue e come le opinioni espresse possano essere magari parzialmente erronee.
Apro una piccola parebntesi metodologica che esce dal tema dell’articolo, ma lo faccio a fin di bene per la proficuità dei dibattiti (non solo sull’argomento in questione).
Speravo che, al seguito di precedenti chiarimenti in altre date (forse con altri lettori, ma non si può scrivere ad uno ad uno), si fosse superato lo scoglio di impostazione metodologica per cui si sottolinea la differenza fra opinioni e verità assolute. E’ ovvio che qui, in stragrande maggioranza, si esprimono “opinioni” e non verità assolute. Vale anche per la redazione. Se valesse il principio della presenza esclusiva di verità assolute, scriverebbero solo tre Premi Nobel in croce e basta.
Inoltre un qualsiasi dibattito (su qualsiasi argomento, anche non di montagna) si incentra per definizione sul confronto fra opinioni, mentre le verità assolute sono univoche, per cui non innescano dibattiti. E’ altrettanto ovvio che ciascuno, se è genuinamente convinto delle proprie opinioni, tende umanamente a presentarle come dominanti. Altrettanto umanamente è che le opinioni, in qualsiasi campo, possano incentrarsi anche su “pregiudizi”. Infatti le opinioni sono soggettive e, quindi, risentono della visione personale dei diversi autori.
Perché i dibatti siano proficui, occorre oltrepassare definitivamente la fase delle obiezioni del tipo “la tua è un’opinione” oppure “il tuo è un pregiudizio”. Le stese annotazioni valgono in senso inverso e, se ci si ferma a quel livello, si perde solo del tempo.
“Quelli di Ultima Generazione …si fanno autogol.”
questa è una tua opinione (e in parte sono anch’io d’accordo), ma in effetti ne stiamo ben parlando, quindi almeno per metà centrano l’obbiettivo.
“Se invece si mettessero a bivaccare …li impedirebbero davvero.”
Questo è un’altra tua opinione, quasi certamente sbagliata…la storia sembra insegnare che ben difficilmente impedirebbero: al massimo si potrebbe forse ridurre l’impatto. Inoltre occorre dire che bivaccare al passo Sella è un tantinellino più difficile che trovarsi davanti a palazzo Madama, da te citato.
“Non lo fanno perché non dà loro visibilità. Quello che cercano è visibilità”
Questo invece è un tuo giudizio ingeneroso e credo completamente infondato (se non su pregiudizi ideologici)
La conclusione dell’8 in effetti la condivido.
Mi pare assurda come modalità: danno fastidio e suscitano irritazione in tutti, se vogliono portare adepti alla loro causa devono cambiare strategia.
Le aberrazioni consumistiche (rifugi gourmet ecc) però NON sono figlie delle battaglie ambientalistiche di 30 anni fa, ma dell’emergere dei milioni di vari Briatore, piccoli, medi e grandi. Gli “sghei” avanti tutta.
A quanto pare c’è chi incula sulla costruzione delle ferrate tanto quanto sulla ripulitura-ritinteggiatura delle facciate.
Mio figlio al liceo aveva scritto (con altri) che il prof di matematica (cognome) era una merda, sul muro della scuola e venne tradito dal solito spione. In effetti il prof non era un grand’uomo ma non è questo il punto. Ce l’eravamo cavata con 400 mila lire che mio figlio ci restituì lavorando in un ristorante d’estate.
Oltre ad aver visto un eloquente immagine del titolare del rif. Comici (povero lui) ci siete mai entrati? Posso assicurare che si farà tutto come da progetto. Quelli non scherzano. Spero di sbagliarmi ma avranno messo in conto tutta l’opposizione ambientalista che gli sta arrivando. Sono corazzati. Molto più di MW. SIC.
Le battaglie di 30 anni fa han portato rifugi gourmet, ponti tibetani e ferrate tirate. Ora, almeno, fanno spendere soldi e danno fastidio a tutti…. Anche a quelli che quelle battaglie hanno fatto e che alla resa dei conti hanno perso, ma che si ostinano a credere di essere nel giusto. Francamente preferisco pagare la facciata del senato che le nuove funivie in progetto
Le cifre in sé sono ridicole: non è quello il punto cruciale. Il punto cruciale è c è sbagliata la modalità. Quelli di Ultima Generazione fanno solo due cose: imbrattano oppure si siedono in autostrada, bloccando tutto. Nella migliore delle ipotesi la reazione e’: “le vs istanze sono fondate ma è sbagliato il metodo”, ma in genere la gente è ormai solo irritata da queste iniziative. Quindi si fanno autogol. Se invece si mettessero a bivaccare dove pare che vogliano fare lavori come questo, li impedirebbero davvero. Non lo fanno perché non dà loro visibilità. Quello che cercano è visibilità, non combattere una battaglia genuina. In questo c’è una profonda differenza con le iniziative di 30 anni fa. Lo spirito era completamente diverso.
In effetti i valori che hai riportato sono quelli dichiarati dal Ministro, ma di questo governo non c’è da fidarsi moltissimo.
Come termine di paragone, nel 2020 i lavori di pulizia della facciata laterale di palazzo Madama sono stati aggiudicati per 108664€…
Però gli attuali attivisti fanno danni. Proprio economici. Per ripulire la facciata del Senato: 40.000 euro. ìPer togliere la vernice gialla dal monumento in Piazza duomo: 200.000 euro (preventivo, forse sarà di più). Paga la collettività. Se il fenomeno dilaga…
Non sono d’accordo che i sit in in quota di MW non siano serviti proprio a nulla. Hanno movimentato l’opinione,che allora era molto più ingessatra di oggi.
Ora quelli attuali, anziché sedersi sulla tangenziale bloccando i pendolari che vanno a lavorare, potrebbero sedersi fisicamente dove questo progetto prevede di effettuare dei lavori sul terreno. lì non danno fastidio a nessuno e impediscono i lavori. Quello serve.
Buona giornata!
Sign Crovella…non mi pare abbiano avuto risultati rilevanti. Le nuove forme hanno il pregio di aver preso le prime pagine dei giornali nazionali ed internazionali. Lascerei protestare i maturi uomini di domani nei modi che ritengono opportuno….visto mai ottengano più risultati dei nostri??
È mai possibile che si possa fare tutto questo per il dio denaro??? Deturpare qualcosa che già risulta rovinato dall’essere umano! Vuoi andare nei rifugi in quota? ALLORA CAMMINA!
In effetti piuttosto c he andare a imbrattare il portone del Senato a Roma o il monumento in Piazza duomo a Milano, servirebbero di più altre manifestazioni di dissenso in loco, stile MW anni ’80-90 .
Sul punto, la bulimia costruttiva della specie umana non ha mai fine. Bisognerebbe “togliere”, non “aggiungere”.
Serve una mobilitazione. Non basta piagnucolare, bisogna portare la cosa all’attenzione dell’opinione pubblica PRIMA. Con la vicenda del rifugio Santner, il caso è scoppiato a cose fatte. La galassia verde, a volte perfino iperattiva, per questa vicenda non si muove?