Scusa, puoi piazzarmi la croce in vetta?
di Beppe Leyduan
(pubblicato su camoscibianchi.wordpress.com il 22 giugno 2024, aggiornato)
Per il 30 giugno 2024 la Sezione del Club Alpino Italiano di Lanzo Torinese aveva in programma l’escursione alla Punta Rossa di Sea 2910 m, in alta Val d’Ala (Valli di Lanzo) e così il 18 giugno trasmette a tutti gli associati una mail con la locandina contenente le informazioni necessarie per aderire. La segreteria riceve in risposta, lo stesso giorno, una mail firmata da un signore che mi viene inoltrata, chiedendomi se posso rispondere (sono uno dei due accompagnatori che hanno organizzato l’escursione). Ecco la mail:
“Buongiorno,
per quanto riguarda la Punta Rossa di Sea, domenica scorsa era ancora presente parecchio accumulo di neve dai 2500 metri in su. In vetta non ho rinvenuto l’ometto pur scavando per una sessantina di cm.
Per il 30 giugno sicuramente il livello della neve sarà sceso di parecchio. Vi scrivo solo perché domenica ho portato su una croce in legno di fattezza artigianale che proprio per il livello della neve non sono riuscito ad ancorare se non un paio di metri sotto la cima.
Se il 30 l’ometto di vetta fosse visibile, potreste mica appoggiarci la croce, io provvederò poi a fissarla (forse è da “alzare” un po’…) e a legare anche alcune bandiere tibetane.
Sarebbe poi possibile mettere anche un libro di vetta? La cima è molto bella, soprattutto raggiungendola dagli speroni di Sea: meriterebbe quindi di essere un po’ più pubblicizzata.
Grazie e buona giornata
(segue firma e il numero tessera CAI)”
Decido di non rispondere perché penso sia giusto investire il Direttivo del CAI Lanzo della questione. Ecco la mia mail inviata alla presidenza:
“Non so se questo signore sia del CAI di Lanzo, ma personalmente non sono assolutamente d’accordo su posizionare simboli religiosi sulle vette e nemmeno bandierine. Le vette mi piacciono laiche e di tutti (posizione che, tra l’altro, ho espresso chiaramente sul mio blog). Detto questo, è chiaro che non mi occuperò di portare sulla vetta la croce di questa persona, se faremo l’escursione: è una sua personalissima iniziativa (così si evince dalla sua mail) e non ha nemmeno avuto la correttezza di coinvolgere preventivamente il Comune di Balme e il CAI. La montagna è sua?
Essendo una tematica parecchio divisiva (ma mi sembra che il CAI sia contrario a posizionarne di nuove), ritengo che sia il Direttivo a doversene occupare. Nel caso in cui il Direttivo sia favorevole, abbiate la sensibilità di non individuare il sottoscritto e nemmeno Cristiana, per portarla in vetta.
Ad ogni modo, ne parlerò sul blog (ovviamente senza indicare il nome di chi ha avuto questa iniziativa) perché è giusto che si sappia quale distorto e scorretto rapporto molte persone hanno con le montagne”.
Prima di proporvi alcune mie riflessioni, mi sorge una domanda: ma quale estremo fervore religioso ha spinto questo signore a portare un croce sulla Punta Rossa di Sea, che domenica scorsa (16 giugno 2024) si trovava nelle condizioni che potete vedere qui sotto?
Rimarchevole, poi, il fatto che questo escursionista abbia nella sua mente un “panorama” ideologico così totalizzante e arrogante: dà per scontato che tutti siano favorevoli alle croci di vetta (compreso il Club Alpino Italiano), ovvero dà per scontato che tutti gli italiani (e anche gli stranieri) siano cristiani, una posizione integralista connotata da sentimento profondamente illiberale. Non mi sorprende sapere che quest’atteggiamento stia emergendo in questa fase della vita politica italiana, dove ci sono personaggi come il leghista Lorenzo Fontana (che presiede la Camera dei Deputati), definito ultracattolico.
Forse qualcuno di voi si sarà accorto che non ho menzionato il Comune di Groscavallo per quanto riguarda la correttezza nel chiedere il permesso di posizionare croci (il versante nord della Punta Rossa di Sea precipita nel Vallone di Sea, territorio di Groscavallo). Il sindaco Giuseppe Giacomelli ha in programma di piazzarne una sulla Cima della Crocetta: difficile credere che potrebbe essere contrario.
Mi chiedo perché sia così in voga continuare a piazzare croci sulle montagne. Nel caso di Groscavallo, la risposta potrebbe essere puramente ideologica e opportunistica. Domanda: c’è forse il bisogno di ingraziarsi il Ministero del Turismo che potrebbe finanziare un progetto per realizzare una ciclovia (definito “nuovo sentiero”, come quello che si intende realizzare nel Vallone di Sea, con una larghezza di ben 2,5 metri) tra Groscavallo e Ceresole Reale? E chi preside questo dicastero?
“Resto basita dalla decisione del CAI senza aver comunicato nulla al ministero (del Turismo, NdR). Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto. Invito il presidente del CAI a ripensarci”, aveva commentato la ministra Daniela Santanchè in La Repubblica del 25 giugno 2023.
Nella polemica dello scorso anno sulle croci, quando si sollevò un gran polverone, la Ministra Santanchè intese (forse pretestuosamente e non solo lei tra gli esponenti della destra) che il Club Alpino Italiano volesse smontarle dalle vette, sbagliandosi. In verità il CAI non ha un posizione ufficiale in merito (sic!), lasciando così le singole Sezioni sul territorio a confrontarsi con questa tematica, mentre da più parti si ritiene che non se ne debbano piazzare di nuove. Di ufficiale c’è, però, che il CAI è sottoposto alla vigilanza del Ministero del Turismo (sic!).
La Ministra Santanché (Fratelli d’Italia) sarà contenta di sapere che a Groscavallo c’è un sindaco (appena rieletto) molto favorevole alle croci di vetta, come peraltro quello di Ceresole Reale, così tanto da accollarsi addirittura il costo dell’elicottero per trasportarne una a 2800 metri! Saranno mica schierati a destra? Magari di stampo ultracattolico, come il Presidente della Camera?
Personalmente sono pienamente d’accordo con Paolo Cognetti che ad agosto 2023, interpellato da SettimanaNews (portale di informazione religiosa curato dai dehoniani), ha risposto sul tema (qui l’articolo) affermando che sarebbe favorevole a toglierle tutte.
L’aspetto triste che emerge da questo revanscismo armato di croci è che è puramente ideologico e fa pensare alle istanze dell’estrema destra (in avanzata in Europa), spalleggiata dagli ultracattolici:
L’analisi, al di là dei dati economici, mostra un legame inossidabile fra questi “credenti” e le destre più conservatrici, a volte addirittura estreme, legami che, inevitabilmente, rischiano di mettere nell’angolo i cattolici più moderati imponendo un proprio “credo” come l’unico e vero Vangelo a cui aderire (tratto da questo articolo: “Chi sono gli ultracattolici?“).
Con l’avanzata della destra in Italia (i suoi verbi: identità, nazionalismo e sovranismo, con i gruppi religiosi estremisti che li fomentano, compresa la Gioventù nazionale), non c’è da stupirsi che torni prorompente la voglia di simboli, anche tra le montagne. Ma la storia non ci insegna che sono stati utilizzati più che altro per indottrinare il popolo, ovvero strumenti per alimentare il potere, sovente per fini distruttivi? Non ci insegna che le Valli di Lanzo sono state il nascondiglio dei combattenti per la Libertà, durante la Resistenza?
Peccato che a rimetterci siano le vette che invece dovrebbero essere conservate e consegnate alle future generazioni come un autentico e cristallino punto d’incontro tra la finitudine umana e l’infinito (l’universo sopra di esse), soprattutto se raggiunte con mezzi leali, libere da simboli religiosi o politici, perché imporli ritengo sia un comportamento autoritario ed oppressivo.
Ma poi, al di là delle questioni religiose e politiche, la mia personale opinione è che tra gli amministratori locali e tra i frequentatori non ci sia una conoscenza approfondita sulle origini storiche e culturali delle Valli di Lanzo.
Sulla questione dell’identità, ad esempio, cui accenna la Ministra Santanché, è curioso accorgersi che in un post su Facebook del novembre 2023, in merito all’iniziativa di Groscavallo di piazzare una croce sulla Cima della Crocetta, l’autore Matteo Enrico (alpinista del CAAI) scrive: “pensiamo che quest’iniziativa sia fortemente identitaria“. Ecco le parole che tornano e che fanno pensare ad una precisa ideologia. Ma che cosa vuol dire identitario se ci dimentichiamo che i bellissimi tetti in lose delle baite delle Valli di Lanzo hanno origine dagli insediamenti liguri (epoca precristiana), se non sappiamo che la tecnica della transumanza (le belle mandrie che vediamo in quota durante le escursioni) è stata affinata dalle popolazioni celtiche e che l’estrazione mineraria e la lavorazione dei metalli è sempre stata introdotta da loro? E poi, che dire degli ammassi di pietra a forma piramidale che ancora oggi incontriamo lungo i sentieri e sui valichi (le mongioie) che i pagani erigevano per onorare gli dei? Quanti li amano e li fotografano (e anche li riassettano) durante le ascensioni in montagna? E come si fa allora a identificarsi con una croce cristiana quando questo simbolo non ha nulla a che vedere sulle origini autentiche di queste Valli?
Quando i cristiani sono arrivati dalla pianura torinese per detronizzare le popolazioni autoctone?
Le Valli di Lanzo sono così particolarmente affascinanti e seducenti perché la loro origine e la loro anima è pagana, non cristiana. Le hanno “fabbricate” i liguri e poi i celti, lasciando sui sentieri tracce di una cultura straordinaria. Sono poi state amate, studiate e descritte da personaggi di elevato spessore culturale e scientifico (alpinisti compresi), proprio perché accolti da un immenso spazio di libertà.
Se non mi credete, potete provare a scoprirlo da voi sfogliando tra i 154 volumi fin d’ora pubblicati dalla Società Storica delle Valli di Lanzo oppure tra i libri Quaderni di Cultura Alpina della Priuli & Verlucca, giusto per citare due editori.
I pagani, avversati e “annientati” culturalmente dai cristiani, non hanno lasciato nulla sulle vette, solo qualche mucchietto di pietre ammonticchiate e panorami intatti stracolmi di libertà, dove l’anima può espandersi all’infinito, sbarazzandosi, per qualche attimo, della finitudine.
L’esperienza unica, profonda, che non ha prezzo è quella che ci regala la montagna quando tocchiamo una vetta dove non c’è nulla, niente tranne la montagna.
Niente tranne il tuo respiro.
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Ciò che tu chiami “sostegno nazional-popolare” sono i risultati di elezioni democratiche. I parlamentari sono stati eletti dal popolo, piú esattamente da chi si è recato alle urne. È l’abbiccí della democrazia.
Per la prima volta dopo dieci anni, al governo si trova chi è stato scelto dal popolo, che a te o a me piaccia o non piaccia. Non c’è gente scelta grazie ai maneggi dei partiti. Si chiama democrazia.
E l’ebbrezza lasciala a chi si ubriaca. Le fogne lasciale ai ratti. Gli insulti lasciali ad altri. Un minimo di rispetto verso chi la pensa in modo differente da noi è alla base di ogni società civile.
@16
Scusami di non averti risposto prima..
Per sproposito intendo l’aver citato la definizione di revanscismo (corretta), mentre, a mio avviso, l’autore del post intendeva parlare dell’atteggiamento rivendicativo, brutale, tipico del fascismo di tutti i tempi e a maggior ragione di quello attuale dei coatti che dopo aver passato tutta la vita nelle fogne, ora si gongolano ebbri di sostegno nazional-popolare (revanche = vendetta).
Pensa che io non avevo.mai collegato le croci in vetta alla religione, tanto sono lontano.
S.Dro, grazie delle tue pacate parole. Invoco maggiore tolleranza reciproca, in montagna ed in città. Le montagne accolgono da lungo tempo le tracce degli inquieti umani, sentieri, chiodi, ed altro. Se l’ambiente alpino non ci insegna maggiore tolleranza significa che siamo induriti e livorosi. La cura per questo io la trovo tra i monti. Con fli uomini, è vero, serve pazienza e tolleranza
Leggo ogni tanto e di solito non commento… ma vorrei provare a dire la mia. Vado in montagna da un po’ e amo la libertà. Cerco posti incontaminati ma so che costano: logistica, allenamento, fatica, tempo, rischio…
Penso a qualcuno che diceva: “quando fotografiamo le montagne cerchiamo di escludere ogni elemento creato dall’uomo”… è vero ma ci sono. Ci sono rifugi, sentieri ma anche paesi, strade, seggiovie. Andare in montagna per me oggi è rispettare la storia e le esigenze dei posti in cui sono ospite e della gente che ci vive e ci ha vissuto o che li ha vissuti prima di me.
Pensare di preservare la montagna alla mia idea di “immacolatezza’ (mi si ordini il neologismo) lo trovo un egoistico esercizio di snobismo. L’ho fatto ma non lo voglio fare più. Anche la pianura, il mare, la collina ecc… erano luoghi incontaminati ma, noi che li abitiamo, li abbiamo voluti piegare alle nostre esigenze ed ora vogliamo preservare la casa d’altri per godercela quando ne siamo ospiti.
L’ho presa larga ma la sostanza è che non credo sia giusto pretendere che la montagna sia come la vorremmo noi appassionati. Mi trovo, come spesso succede, a metà. Penso sia anacronistico voler piazzare nuove croci o simboli sulle vette (così come in valle) ma penso sia altrettanto integralista voler “ripulire” quello che c’è per farlo somigliare alla nostra foto.
Gli ometti dei pagani sono i prodromi delle croci dei cristiani ed entrambi sono la storia di quel luogo che, ci piaccia o no, è ed è stato a suo modo antropizzato. Ci sono incisioni rupestri preistoriche qua e là che sono oggetto di studio e visite, se ne facessi io oggi sarei giustamente un vandalo.
A ben pensarci a me non piacerebbe nemmeno la segnaletica dei sentieri e i cartelli perché vorrei che chi va in giro sapesse orientarsi ma… ovviamente il pensiero è paradossale.
Credo, in sintesi, di aver trovato la mia via facendo quello che mi rende felice accettando quello che c’è e cercando di non creare danno irreparabile (perché anche passeggiando qualche danno lo si può creare) convinto che anche gli altri facciano lo stesso. Il confine su quando stracciarmi le vesti e quando lasciare che anche gli altri trovino la loro vita per essere felici in montagna è sottile ma si che siamo in tanti e qualcuno che mi darà fastidio ci sarà sempre e io ne darò a qualcun altro.
Sono d’accordo che, se mai, noi umani dovremmo imparare a vivere ciò che c’è senza continuare a lasciar tracce in ogni dove, però direi che ci sono cose un tantino più importanti di cui occuparsi.
Spero, prima o poi, di poter condividere montagne con gli affezionati del blog.
31. Angelo.
Ho scritto “signoruzzo” perché sento tenerezza nei confronti di questo signore quasi messo alla gogna!
@ 40
E meno male che in Rete non si possono dare botte da orbi! 😀 😀 😀
come trasformare un aneddoto folkloristico (“pensa cosa mi hanno chiesto….”) in un casus politico religioso
Se ne è parlato anche qui:
https://www.sherpa-gate.com/altrispazi/croce/
Chissà cosa farebbe fleximan?
Eppure ci avrei scommesso, anche lui si chiama Roberto come te.
Visto che scrivi Versiglia e non Versilia, credo tu la conosca. Facevo per ribadire che non c’è la sola Versilia della Santa, ma anche l’altra Versiglia. E spero che la Santa se ne stia sulla riviera a piantare ombrelloni nella rena invece che di croci sulle vette.
Le croci possono avere tutti i migliori e rispettabilissimi significati/simboli , identitari o no, del mondo, ma basta di metterle sulle montagne. Grandi, piccole, di legno, di metallo o di cemento che siano.
Alberto. Non ero io (con una ragazza , peccato). Come puoi immaginare conosco bene l’altra Versiglia. Mi riferivo al Billionare et simila, senza disprezzo ma con diversità. A ciascuno il suo.
Versilia non è solo Forte dei Marmi o Pietrasanta, dove ci girano russi e ucraini pieni di soldi e di puzza al naso, ma anche Seravezza e Stazzema.
E di Seravezza e Stazzema alla Santa non gli frega nulla perchè li c’è il marmo da cavare ed al marmo non c’è da rompere di coglioni con il turismo.
Pasini riformulo la domanda, che forse era posta in un contesto giusto, anche questo non lo è ma ci riprovo, eri te quella domenica a scalare a Levanto?
Segnalo ai lettori che ho apportato delle modifiche a questo post su “I camosci bianchi” perché non intendevo offendere nessuno e spero adesso di aver spiegato meglio la mia opinione sulla questione dell’identità, in particolare su chi ritiene che la croce sulla cima della Crocetta sia un’iniziativa fortemente identitaria.
Chiedo cortesemente ad Alessandro Gogna di replicare il contenuto modificato anche su questo blog.
Grazie e scusate per l’inconveniente.
Beppe Leyduan
Scusate, intervengo qui, dove non c’entra, ma c’è una connessione e sono sconcertato. La Santa che cavalcò le croci ora cavalca, con la stessa demogogia, la tragedia di Cogne proponendo di portar su i turisti con’elicottero, coi soldi pubblici immagino. Frequento Cogne dagli anni ‘70, ho amici lì foresti e locali da una vita e sabato avrei dovuto salire per un mese. Appena potrò ci andrò e farò di tutto per dare una mano agli abitanti di un luogo che mi dato tanto, dopo che negli anni giovanili ho abbandonato, deluso, Courmayeur. La proposta della Santa è offensiva per chi ama Cogne. Non si rende neppure conto che il target di Cogne non e’ quello della Versiglia. Che classe dirigente (in tutto l’Occidente). Che si stia avverando la profezia di Spengler?
25.Grazia. Mi potresti spiegare l’uso dell’appellativo “signoruzzo”? E’ semplicemente signore?
A dire il vero, io la conosco cosí: “Mettiamoci una pietra sopra!”.
Una pietra, cioè un ometto di sassi. 😀 😀 😀
“Noto che l’atteggiamento dei due schieramenti non è bilanciato: chi è contrario…generalmente è disposto ad accettare quelle già esistenti …Chi è a favore invece non si accontenta”
Perfetta descrizione del perché occorre opporsi, Luciano!
“Facciamola finita una volta per tutte con questa storia e mettiamoci una bella croce sopra!”
Riva sei un grande! 🙂
C’è un lato positivo, se tutta la destra diventa ultra cattolica, diventeremo il paese più accogliente, avremo la più grande flotta di navi umanitarie, e accomodante, e invece di rispondere alle provocazioni porteranno l’altra guancia. Scusate la divagazione, a parer mio, le montagne sono belle come sono, se uno non si rende conto di essere in cima se non trova una croce, o qualsiasi altro simbolo tanto fa che guardi un documentario, poi se vogliamo la moda di mettere le bandiere tibetane, senza neppure sapere cosa sono vicino a una croce.. allora perché non mettere un versetto del corano, incidere sulla croce una massima buddista ecc.
La solita accozzaglia di luoghi comuni iperlaicisti e di falsità ideologiche, per finire sempre per buttarla in politica e fomentare odio e divisioni. Insieme a una visione distorta e falsa della storia, con quel continuo richiamo a un antico paganesimo in chiave anticristiana, che anche se comprendeva, tra l’altro, sacrifici umani, sfruttamento degli schiavi e tante altre amenità che poi sono state spazzate via dal cristianesimo, ma chissenefrega. L’importante è gettare fango sull’odiato cristianesimo. Che se non ci fosse mai stato probabilmente saremmo ancora a guardare i combattimenti dei gladiatori. Allora, già che ci siamo, con tutto questo voler risalire alle origini, perché non andiamo ancora più indietro nel tempo? Magari agli uomini preistorici, oppure ai dinosauri…
Ancora a discutere di queste minchiate!?
Mi sembra, ancora una volta, che si faccia troppo rumore per un gesto.
Sento, anche, che al pari di volerle mettere (anche se dalla richiesta del signore che desiderava posarla non sento arroganza o perentorietà), sia eccessivo toglierle.
E non condivido la volontà di etichettare come pagani o cattolici i luoghi, visto che non sono né l’uno né l’altro, a voler guardare bene, sono l’uno, l’altro, tante altre cose o, semplicemente, sono, a seconda di chi le visita.
Il signoruzzo (come qualcuno potrebbe chiamarlo qui in Sicilia) magari ha fatto un voto, forse ha pensato a qualcuno mentre costruiva la croce, probabilmente voleva ripetere un gesto che ha visto compiere (come fa chi si sposa, per esempio), giusto perché la tradizione lo racconta.
Io non avrei fatto questo gran polverone, avrei scritto al signore chiedendo un contatto telefonico e lo avrei invitato al bar (magari quello menzionato) per ascoltare le sue ragioni.
Vorrei più senso di umanità, pure in montagna.
Facciamola finita una volta per tutte con questa storia e mettiamoci una bella croce sopra!
Questi segni nel passato, oltre a ovvi segnali religiosi, sono Stati piazzati per poter eseguire misure geografiche e catastali. Da ex artigliere di montagna, erano i perfetti punti per traguardare il puntamento degli obici. Oggi non servono più! Lasciatele in pace e prima o poi cadranno… Senza metterne altre!!!
Hai ragione, Alberto: le vette sono come altari.
Quando sono solo (e le condizioni me lo permettono), mi siedo in cima e attendo che si calmi l’affanno del respiro. Quindi ammiro il panorama su monti e valli. Spesso incomincio poi a pensare, a riflettere, a meditare, con l’animo in pace col mondo. I miei pensieri sono come una preghiera.
Prego non so chi.
Prego, benché sia agnostico: incredibile ma vero.
Noto che l’atteggiamento dei due schieramenti non è bilanciato: chi è contrario alle croci di vetta generalmente è disposto ad accettare quelle già esistenti (non di dimensioni esagerate) ma è contrario alla posa di nuove croci. Chi è a favore invece non si accontenta, vorrebbe piazzare una croce in ogni cumulo di sassi che si eleva dai dintorni. Personalmente quest’anno ho eliminato due croci in legno da due cime (che frequento da molti anni) che fino all’anno scorso ne erano sprovviste. Tra l’altro realizzate mediante l’utilizzo di orribile filo di ferro plastificato che ho dovuto smaltire a valle.
Da agnostico quale sono, conrdo con Fabio, non è che il cristianesimo sia peggio di tante altre religioni.
Detto questo per sentirsi più vicino al propria divinità, non credo ci sia bisogno di mettere croci o altri simboli sulle montagne. Le vette sono già degli altari, ti metti li e in silenzio parli con la tua divinità. Credo che dovrebbe essere un rapporto intimo. E poi le vette sono di tutti e di nessuno.
La croce è il simbolo dei cristiani. Tra questi la gran parte è in buonafede, cioè crede davvero. Dobbiamo rispettare queste persone, anche se noi siamo atei o agnostici.
… … …
Sono convinto che le religioni piú antiche siano nate spontaneamente nella notte dei tempi per confortare gli esseri umani di fronte al mistero del mondo e all’angoscia della morte.
Soltanto in seguito – ripeto: soltanto in seguito – qualcuno le usò e ne abusò per il proprio potere.
Poi, volendo dirla tutta, ritengo che l’islam, molto piú recente del cristianesimo e di altre religioni plurimillenarie, non sia affatto nato in modo spontaneo per consolare cuori affranti, ma a scopo deliberato di controllo sociale.
Attraverso la religione si sottomette il popolo e si comanda. Questo lo fece anche il cristianesimo nel Medioevo e oltre.
Ma l’islam lo fa tuttora.
La croce di vetta è un segnale che può o non può avere a che fare con la fede. Personalmente a me piace, purché essa sia contenuta in dimensioni, diciamo: h max 2 m, bracci max l 75 cm. Personalmente, sento la mia fede proprio in montagna. Ancora di più se sono in cima. Non vedo motivi d’ingerenza di chiesa, fede, religione nel porre una croce in vetta che, fra l’altro, fa parte deĺla tradizione dell’alpinismo.
Paolo Urbani, vado in montagna dal 04.08.1959 e sono socio del CAI XXX OTT.TS dal 1964 e del CAI di Fiume dal 2012.
“La croce è un simbolo, che va oltre la religione, leggete, parlate e capite.”
“La croce non è solo religione, è prima di tutto cultura.”
E qui Matteo Enrico ha perfettamente ragione: la croce è un simbolo potente di una cultura,
Della cultura della forza e sopraffazione, della cultura del divide et impera, della cultura che assorbe le altre alle proprie condizioni oppure le elimina.
E’ un simbolo della conquista e della sottomissione tramite l’umiliazione dell’esposizione pubblica di un orrenda tortura.
La croce è un simbolo di qualcosa di così orrendo che per centinaia di anni i cristiani la rifuggivano, non la esponevano.
Poi quando la chiesa cattolica ha iniziato a pensare il potere in terra come volontà di dio e a ritenersi sua eletta e perciò anche erede e perfezionatrice dell’impero romano, nel medioevo, l’ha riscoperta e propagandata, fino ad imporla ovunque, al popolo e alle montagne.
Con mezzi non molto migliori, peraltro.
Io ho letto e le croci non le voglio né in montagna né in pianura.
Luca, sono curioso: spiegami per bene il ragionamento in base al quale hai concluso che il riferimento al vocabolario Treccani, nel contesto di un vocabolo usato a sproposito, sarebbe usato a sproposito.
N.B. Ragionamento, eh! Non slogan né sproloqui. Grazie.
Catherine Nixey
Nel nome della croce
Bollati Boringhieri editore
Magari può servire, visto che si cita la Treccani (a sproposito)
Beppe, sulle croci concordo con te.
In sintesi, basta nuove installazioni sulle cime. Per quanto concerne le vecchie, sarei contento se si smantellassero almeno quelle mastodontiche, dai cinque metri in su.
… … …
Poi hai introdotto un altro argomento:
[…] “questo revanscismo armato di croci […] è puramente ideologico e fa pensare alle istanze dell’estrema destra (in avanzata in Europa), spalleggiata dagli ultracattolici”.
Dal vocabolario Treccani:
Revanscismo = programma, movimento e più in generale atteggiamento nazionalistico ispirato alla revanche, inteso cioè al recupero, con una nuova guerra, del territorio e del prestigio perduti in seguito alla sconfitta in una guerra precedente: il r. francese dell’ultimo Ottocento; il r. tedesco del primo dopoguerra.
Non intendo polemizzare, però invito al rispetto della verità.
Il governo italiano in carica non intende dichiarare guerra per il recupero dei territori perduti nella guerra precedente, né alla Francia per Briga e Tenda, né alla Slovenia per Capodistria e l’alta valle dell’Isonzo, né alla Croazia per l’Istria, Fiume, Cherso e Zara.
Atteniamoci al tema in questione, senza sconfinamenti fuori luogo in politica. E rispettiamo il significato delle parole.
Ci sono un sacco di riferimenti/ampliamenti/chiarimenti contenuti nel post.. basterebbe voler capire di che si tratta, del (tecno)fascismo che avanza dappertutto nel mondo. A me non piacciono le croci in vetta, i lung ta, invece, mi piacciono, ma d’accordo, togliamo tutto, la montagna non ha bisogno di simboli, magari di persone innamorate. Verrà presto il giorno in cui in tanti verranno a chiedere scusa delle loro posizioni reazionarie, ma a quel punto sarà ormai tardi.
Non sono aggressivo, ma scazzato da questo pensiero moralmente pseudo superiore. Io sarò acceso, ma genuino. La violenza non è solo quella urlata, ma spesso quella sussurrata. La croce non è solo religione, è prima di tutto cultura. Comunque per me chiusa qui, altri lo spiegheranno nelle opportune sedi.
Matteo Enrico. Se ti riferisci a me, a proposito di strade e sentieri, hai proprio sbagliato strada.
Qui l’unico che nei commenti mi sembra un po’ aggressivo al limite sei tu…Rifletti…
P.s. Io sono valdese, in nome della mia religiosità montana che faccio, smantello la Madonna alta tre metri sul Granero e ci metto una bella croce Vandea?
Forse non è più passibile di denuncia (vedremo..) ma resta comunque l’ arroganza nel volersi ergersi a intellettuale moralmente superiore, tipica tra l’altro di un certo atteggiamento radical chic, tirando tra l’ altro in ballo questioni politiche che nulla hanno a che vedere con la vicenda. È la cancel culture, che vale per noi occidentali ma non per gli altri. Per gli altri è cultura. Se qualcuno si lamentasse delle bandierine nepalesi in Tibet il Leyduan di turno attaccherebbe additando un affronto a culture millenarie. La croce è un simbolo, che va oltre la religione, leggete, parlate e capite. Lo stesso Bonatti la vide come “un amico” (leggete il mio post). Bonatti, non Matteo Enrico. In 7 raduni di vgv, in 7 sentieri sistemati, non ti ho mai visto, nonostante gli inviti, venire a pulire. Ma criticare sì, ivi compreso il lavoro di marco Blatto sul sentiero del Rivero. O sbaglio? A Pernotti dico che se spianare una valle per fare una strada e installare una croce sono la stessa cosa..beh..ci meritiamo davvero che facciano una strada in Sea, con corsia preferenziale e autogrill. In effetti combattere e sbattermi per leggere illazioni gratuite, non ne vale la pena. La critica sì, la amo, ma la violenza verbale celata da atteggiamento superiore, mi sta sui coglioni.
Mi sembra che l’episodio narrato – in se quasi insignificante – sia il pretesto per manifestare le proprie convinzioni politiche da parte dell’autore.
La montagna è altro
Per Matteo Enrico. Conosco bene il tuo impegno per Sea e le valli di Lanzo in generale e ti stimo profondamente per le risorse fisiche, mentali ed anche economiche che metti in gioco.
Però permettimi cosa c’entra questo con il voler posare unilateralmente una croce?Non è che l’impegno sopra citato ti dà la patente di fare quel che ti pare…. e per cortesia, lasciamo stare il senso di religiosità delle gente di montagna. Di carattere so sei un “fumino” ma questa è un’iperbole senza capo ne coda che peraltro al giorno d’oggi non ha alcuna corrispondenza con la realtà.
Guarda che simbolicamente come gesto, fra il piazzare unilateralmente una croce di vetta e spianare una strada, non è che vi sia molta differenza….
Per Matteo Enrico. Insieme ad Alessandro Gogna abbiamo convenuto che forse parlare di “insanabile e profonda ignoranza storica e culturale” fosse eccessivo e abbiamo quindi corretto con “ritengo che ci sia scarsa conoscenza storica e culturale sulle origini delle Valli di Lanzo”.
Con ciò non modificando il mio pensiero ma semplicemente rendendo più attenuata la modalità dell’espressione.
Per quanto riguarda la petizione, sono stato uno dei primi a firmarla e poi l’ho condivisa a miei contatti interessati alla questione.
Sul resto tralascio perché dici solo falsità.
Beppe Leyduan
Saranno pure ” negativi per il sodalizio”….. Ma non risulta restituzione della quota e daspo dal club
A me in vetta và bene anche un ometto di sassi o il nulla , però , se non è troppo invadente , rispetto anche una croce come retaggio della cultura popolare delle nostre valli..La cosa che infastidisce è la polemica politica fra Guelfi e Ghibellini che si appende anche alle croci.
Lungi da me ripartire da zero sul generale tema “croci di vetta”, abbondantemente trattato su questo Blog, forse anche in più riprese, ma sicuramente in relazione al libro di Ines Millesimi. La mia posizione è molto chiara: nell’ottica di NON aumentare i segnali di presenza umana in montagna, niente croci aggiuntive, specie se di grandi dimensioni e/o metalliche o peggio in cemento. Ma contemporaneamente evitare crociate ideologiche per “laicizzare” le nostre vette. Le croci, che sono state poste storicamente, hanno un loro significato, perché questa è la nostra cultura e non dobbiamo vergognarcene, al di là della maggiore o minore fede personale. Né dobbiamo sentirci in debito verso gli “altri”, compresi i laici o gli agnostici o i fedeli di altre confessioni.
Tuttavia l’episodio in questione va stigmatizzato. Non critico la volontà individuale dell’apporre una croce “in più”, pare inoltre che trattasi di una “piccola” croce in legno. Il signore avrà le sue ragioni, anche se dobbiamo imparare a saperci “contenere” nella nostra invasione della montagna, incominciando da questi risvolti marginali. Critico invece la procedura: il tipo non può proprio esimersi dall’apporre la “sua” croce su quella particolare vetta? Ebbene ci pensi da solo! Non ce l’ha fatta al primo tentativo per la troppa neve? Doveva riportare giù la croce, tenersela a casa e programmare un secondo tentativo in piena estate, con meno neve sulla vetta. Coinvolgere altri, a maggior ragione durante un’uscita istituzionale, è davvero poco intelligente: il CAI non è il postino né il segretario dei suoi soci. L’episodio sottolinea la diffusa visione del CAI come una piattaforma di servizi, fra cui, oggi, quello di completare un’iniziativa individuale. Il CAI è ben altro e soci del genere sono negativi per il sodalizio.
Piccola e marginale nota.
Toglierei il “forse” sulle motivazioni della polemica da parte della ministra (sigh) Santanchè.
All’epoca spese, per la questione croci di vetta, parole e presenze sui talk e nei tg.
Ora che diverse valli alpine sono devastate tace.
Molto distratta.
Aggiungo che forse, prima di parlare di profonda e insanabile ignoranza storica e culturale, parole di cui dovrai rendere conto, dovresti capire il significato della religiosità tra le genti delle Valli, radicato nei secoli.
Sono l’alpinista “quotato”, tengo a precisare unicamente per l’età che avanza. Invece di scrivere fiumi di parole inutili su una vicenda che non fa del male a nessuno, prendi posizione e scrivi almeno un bell’articolo sulla vicenda della strada di Sea, visto che non hai fatto NULLA, ma ti limiti ad un ecologismo da salotto perennemente seduto al Bar Cantoira a fare colazione. Invece di polemizzare sempre contro la scarsa manutenzione dei sentieri e denigrare il lavoro altrui (come per il bivacco Ferreri), vieni ogni tanto a spaccarti la schiena, visto che non ti abbiamo mai visto, nonostante gli inviti. Condividi la petizione contro la strada di Sea, giacché non l’hai ancora fatto. Colgo l’occasione per inoltrare il link https://www.change.org/p/firma-anche-tu-contro-la-strada-nel-vallone-di-sea?recruiter=1342253194&recruited_by_id=a0306230-3625-11ef-a3e0-2bcb3b3cfa1e&utm_source=share_petition&utm_campaign=share_for_starters_page&utm_medium=copylink