Sentire la Terra
di Simone Torresani
(già pubblicato il 3 novembre 2018 su giornaledelribelle.com)
Spessore 5, Impegno 5, Disimpegno 0
Ferita nel polmone amazzonico.
Ormai totalmente fallito il sistema “socialista bolivariano” di cui il Venezuela è l’esempio più tragico (il Paese è letteralmente alla fame, in preda a gruppi criminali organizzati, microcriminalità violenta, mercato nero, disoccupazione e penuria di merci nei mercati, con oltre 3 milioni di emigrati negli ultimi anni) sembra che anche il Sudamerica stia virando verso una destra preoccupante. E tutto questo lo dico senza preconcetti di base: io non mi sento né di destra e né di sinistra, queste sono ormai etichette logore che vengono appiccicate a questo o quell’ altro personaggio, partito e movimento. Parlerei di populismo ma nel caso di Bolosonaro non so se il termine “populista ” sia adatto. Credo di no, in effetti. Sinceramente non sono preoccupato né dalle frasi politicamente scorrette di quest’ uomo e nemmeno dai suoi attacchi alle donne e dalla sua misoginia. Di questo proprio non me ne preoccupo e anzi se qualcuno riuscisse a far calare le arie alle femministe, ormai insopportabili e deleterie, avrebbe le mie simpatie. Non mi preoccupa nemmeno l’ammirazione verso Trump, il presidente filippino Duterte e il nostro Salvini. Quel che mi preoccupa di Bolsonaro è la sua agenda economica, che è letteralmente devastante per l’ambiente e la biodiversità così tanto ricca del Brasile. Questo parla di costruire una autostrada per tagliare in due l’Amazzonia, un progetto folle e già accantonato in passato. Inoltre ha promesso mano libera ai “fazendeiros”, ai minatori e ha annunciato un programma di costruzioni di mega centrali elettriche. Ovviamente tradizionali, non di energie alternative. Dice che 7.000 kmq disboscati in un anno sono troppo pochi ed entro il 2021 bisognerebbe arrivare ad almeno 25-30.000 kmq l’anno, inoltre parla di enormi coltivazioni condotte con metodi OGM della Monsanto laddove tutto verrà disboscato. Mi pare una agenda letteralmente folle e suicida. Noi siamo custodi del Pianeta, non padroni. Il padrone di casa è la Natura e noi siamo solo inquilini. Essa può darci lo “sfratto” in qualsiasi momento. Non si distrugge l’ambiente e la biosfera impunemente. La Natura si riprende tutto e il conto da pagare sarà devastante.
Jair Messias Bolsonaro, eletto presidente del Brasile il 28 ottobre 2018.
La stessa politica folle di cementificazione e grandi opere inutili l’ha Salvini: la Lombardia ormai, tolto il basso cremonese, il mantovano e le Alpi, è un enorme conglomerato di alveare umano e il consumo del suolo procede a ritmi forsennati. Io ho avuto la fortuna di lavorare un poco nelle vigne e negli uliveti, gli ultimi due anni. Nonostante non sia una cosa leggera, il contatto con la terra ti dà una energia straordinaria. Io non mi sono mai sentito tanto bene di corpo e di spirito come quando ho raccolto uva ed ulivi: ne ho avuto solo un enorme beneficio psico-fisico. Capisco come mai alcuni psichiatri hanno aggiunto, di recente, nel manuale dei disturbi mentali, la “sindrome da deficit di natura e di verde”. Concludo ricordando che Bolsonaro è un aperto ammiratore della ex dittatura militare brasiliana, che non fu di certo una passeggiata. Stiamo cadendo di male in peggio. La follia delle vecchie sinistre sta producendo nuove classi politiche più che discutibili.
L’Apocalisse di Giovanni ci parla di un regno del male, che per i cristiani è l’Anticristo e per altri il Kali Yuga, in cui si spanderà il regno di Gog e Magog, i cui membri saranno numerosi come la sabbia nel mare. Il comando impersonale dei signori del denaro ha già dissolto appartenenze, convinzioni secolari, credenze consolidate, modi di essere di masse umane imponenti.
Nei popoli che chiamiamo occidentali non si vedono reazioni, pure se il fuoco cova sotto la cenere. Tuttavia, lunghi decenni, anzi oltre due secoli di intenso lavoro delle centrali della dissoluzione hanno disseccato molte radici, tra le quali la più drammaticamente assente è quella spirituale. Non c’è da stupirsi, pertanto, se la rivolta che dovrà scoppiare – e scoppierà- verrà guidata da una forma nuova di materialismo comunista, precipitando ulteriormente verso il basso le nostre genti, o quel che ne rimarrà. [da comedonchisciotte.org]
Purtroppo a dominare su tutto è sempre il maledetto tema dello “sviluppo” e della “crescita”, ormai impossibili in un mondo come il nostro. Le vecchie sinistre sono divenute aguzzini in combutta con la Finanza. Le nuove “destre” e i “populisti” sognano di rifare un vecchio modello ormai fallimentare (vedi i leghisti, rimasti ancor fermi alla pre-globalizzazione). Dalla padella alla brace, insomma. Spero solo che i Salvini, i Trump, i Bolsonaro accelerino i tempi. A noi serve una Apocalisse e so bene di usare un termine forte, ma lo ripeto: serve una Apocalisse. Tremenda. Solo dalle macerie si potrà ricostruire un mondo nuovo.
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