Silvio Bartolomei: “Il vero perché delle mie dimissioni”

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«Il 16 gennaio 2017 il direttore del Parco Naturale Adamello Brenta, dott. Silvio Bartolomei, ha rassegnato le dimissioni per motivi familiari». Iniziava così la breve nota stampa uscita dall’ufficio comunicazione del Parco Naturale Adamello Brenta.

Il Presidente Joseph Masè, preso atto della decisione, aveva subito dichiarato: «Ringrazio il dott. Bartolomei della breve, ma intensa collaborazione ed in particolare per avere avviato quel profondo processo di riorganizzazione dell’ente, indispensabile per il suo futuro strategico. Una riforma che verrà portata avanti dalla Giunta e dallo staff del Parco con la stessa determinazione, affinché si possa raggiungere altissimi livelli di efficienza e siano centrati gli obiettivi di contenimento delle spese e di incremento dell’autofinanziamento“.

Al di là delle parole ufficiali, neanche fossero una specie di copia-incolla di altre situazioni purtroppo simili, il padovano Silvio Bartolomei ci ha riflettuto parecchio, poi si è risoluto e con decisione ha esposto sul suo profilo facebook (22 agosto 2017, ore 16.56) le vere ragioni del suo gesto.

Silvio Bartolomei

Il vero perché delle mie dimissioni
di Silvio Bartolomei

Con alcune doverose premesse è venuto il momento di rompere il silenzio… che mi ero imposto, in merito alle mie dimissioni da Direttore del Parco Naturale Adamello-Brenta (PNAB).

Premesso che non sono io ad aver cercato loro, ma il Parco il sottoscritto, è per tale motivo che ho chiesto a due esperti un analisi di parte terza redatta da persone di cui mi fido, sui seguenti temi: personale e contabilità.
Premesso che per un naturalista e forestale dirigere un parco è un bel sogno che ho avuto il piacere di vivere.
Premesso che pur preavvertito da numerose persone, che i Trentini “fan da sé e per tre”, mai mi sarei aspettato una tale situazione nel mitico Trentino!
Premesso che la storia di KJ2, l’orso abbattuto dalla Provincia poche settimane fa, ha riaperto il mio cuore. Non per il fatto in sé! Come dice il massimo esperto trentino, rinchiuso ed esiliato(si) in ufficio del PNAB, se si deve fare si faccia con procedura alla mano. Per me questa modalità, ineccepibile per delibera e per decreto, mette una pietra tombale alle politiche protezionistiche (o presunte tali) del Trentino. Si poteva adottare il punto due del protocollo: la reclusione dell’orso! Per esempio presso la cava nel comune di Giustino su cui da anni langue un progetto interessante!
Premesso che non è mio stile fare denunce, ritengo che a certi livelli non servono! Gli organi preposti sanno già tutto ciò che c’è da sapere. 
Premesso che da anni cerco di essere proattivo, lasciando un contributo (anche se piccolo).
Premesso che quando il miglioramento non è più possibile, è necessario tagliare il cordone ombelicale e tornarsene a “bisi e fave” come qualche esimio paroliere ha voluto scrivere. 
Premesso che se i Trentini sono permalosi i Rendenesi lo sono di più; forse è per questo che hanno le strade così malconce per arrivare in Val Rendena? E’ forse che gli altri Trentini li vogliono lasciar reclusi lassù? Ma il vero motivo per cui sono stato in silenzio in questi mesi è che non volevo stuzzicare un popolo così belligerante.
Premesso che agli amministratori trentini farebbe bene praticare del coaching, ovviamente con qualcuno del luogo, come per esempio Corrado Ceschinelli, e non certo “con un Talian che non capisse un c….lo”.
Premesso che chi ritiene che un uomo, da solo possa cambiare il mondo, non ha studiato bene la storia. Uno da solo può far “sol da uno”, e come hanno amato scrivere nei giornali, mi vanto di non essere nessuno! 
Premesso che sono consapevole di essere un comune mortale e di non aver ragione o le competenze o tutte le facoltà per saper tutto, ma solo qualche valido “motivo familiare” per fare quel che ho fatto.

Premesso tutto ciò, a distanza di un anno dalla mia nomina e di sette mesi dalle mie dimissioni, forse è bene, per coloro che vogliono conoscere una campana, che si sappia nel dettaglio cosa mi ha portato a tornare a casa e dimettermi dalla carica di direttore del Parco Naturale Adamello Brenta (PNAB), rinunciare a cinque anni di contratto e un ottimo stipendio.

Ho atteso questi mesi per controllare e ripensare a ciò che è successo e a mente fredda (più lucida possibile) non posso che darmi una parte di responsabilità nell’aver accettato un incarico e aver creduto a delle lusinghe che dichiaravano di voler cambiare il Trentino e il Parco. Confermo ed evidenzio che i motivi che mi han portato alle dimissioni erano e restano non personali ma veramente “familiari”, nel senso che li conosco bene!

Parco Naturale Adamello-Brenta. Foto: Michele Bariselli

Ma veniamo ai “motivi familiari“.
Malgrado il breve tempo trascorso presso il PNAB (sarà l’età, sarà il fiuto, ma io di mestiere misuro le persone, l’arte del coaching sta proprio in questo), non ci ho messo molto a constatare dal mio punto di vista le persone e la politica del PNAB, nonché quella delle aree protette in Trentino. 
Risultato? Il PNAB è in avanzato stato di decomposizione!
Processo inarrestabile, incurabile. 

Partiamo dal largo, che come xe dis dale vostre parti “no xe sbaia mai“, nell’Ovest del Trentino c’è una situazione generale foreste/parchi anacronistica, si è fermi da decenni! Per esempio non si fanno concorsi per dirigenti forestali da anni perché han paura che i Taliani sian più bravi degli autoctoni e vincano i concorsi. 
I ragazzi del posto si sono prodigati nel raccontarmi di come la Provincia crei una legge per regolarizzare i dipendenti dei Musei, o nominare un dirigente senza un concorso, per poi cancellare il comma l’anno seguente e non lasciar traccia, insomma un Consiglio Provinciale evoluto e creativo! 
E tutti si adeguano, ovviamente! 
Si spazia da un “Progettone”, come maxi contenitore di tutte le realtà fallite in Trentino e il cui obiettivo sembra essere quello della “piena occupazione” fornendo manodopera ai Comuni e così bypassando gare, concorsi della funzione pubblica e altre amenità.
Alla specificità del PNAB, che ha un territorio bellissimo anche se popolato da esseri non meno pericolosi degli Orsi, esseri che per schei han distrutto il territorio, forzato e deviato le menti e in cui il buon senso è stato ridotto ad un lumicino.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è avvenuta quando la Giunta approva, in data 25 novembre 2016, una delibera con cui viene confermato un incarico ad un operaio forestale in qualifica di addetto stampa e il contratto viene firmato dal Presidente. Ci tengo a ricordare che pur essendo un “giardiniere” la legge all’art. 9 comma e) recita che tali atti sono di competenza del Direttore. Precedentemente all’approvazione della suddetta delibera ho verbalizzato il mio parere contrario per palese illegittimità del provvedimento, malgrado lo stesso avesse ottenuto l’ok amministrativo. 
Nel momento in cui è venuta a mancare la fiducia nella mia professionalità, bypassando il parere vincolante del Direttore, che cosa avrei dovuto fare? starmene buono e buonino? o rassegnare le dimissioni? Ho scelto ciò che sapete.
La sopra menzionata situazione è stata solo la punta di un iceberg di piccole e grandi bugie manifestate dalla Giunta, volte a farmi accettare l’incarico prima e a manipolare il mio operato poi. 
Fin da quando mi fu chiesto di fare il Direttore avevo manifestato perplessità, proponendo alla Giunta un incarico da consulente, invitandola a scegliere un “autoctono”. Mi convinsero, con la promessa di fornirmi auto, casa e libertà d’orario. A ripensarci ora… mi scappa da ridere!
Curiosità delle curiosità, per chi ama la legalità e legittimità degli atti, è fisiologico che una commissione di valutazione per la nomina di un Direttore abbia come segretario di commissione un operaio forestale con ruolo di addetto stampa? Mancavano forse i funzionari al PNAB? 

Parco Naturale Adamello-Brenta, Val di Fumo-Daone. Foto: Imagea.

Ma arriviamo agli altri fatti specifici che arricchirono e determinarono la mia decisione:
– i primi segnali arrivarono quando rimase inevasa la mia richiesta, formalizzata fin dall’agosto 2016, di riunire l’intera Giunta in una o due giornate di full-immersion perché questa dettasse allo scrivente linee guida e desiderata;
– sono sotto gli occhi di tutti le continue deroghe al Piano del Parco, per ampliare rifugi, piste, impianti, ecc. Mi fu chiaro, fin dal primo consiglio, quanto fosse pericoloso e innaturale procedere di deroga in deroga senza una visione d’insieme. Non si possono realizzare politiche di tutela in questo modo. Rifugi trasformati in alberghi in piena legittimità;
– la distorta applicazione del contratto degli operai agricoli-forestali presso il PNAB, una modalità difforme da quanto previsto dalla normativa nazionale: sono state inserite nell’accordo decentrato categorie di lavoratori non ammessi (parcheggiatori e guide naturalistiche), l’accordo stesso è viziato dalla mancata firma degli uffici provinciali del lavoro, che come ufficiali di governo dovrebbero verificarne l’applicabilità (a una mia richiesta tecnica di un parere pro-veritate di un esperto, mi venne negata la possibilità a procedere). Non mi risulta che le competenze sul lavoro siano materia delegata alla provincia autonoma;
– le relative varianti al Piano del PNAB, hanno toccato un apice durante un sopralluogo in cui mi sono sentito un extraterrestre: voler favorire la costruzione di una pista da slittino sotto quota 1000 in versante SUD, peraltro in area di riserva del PNAB, in barba ai cambiamenti climatici in atto, mi è sembrata pura follia;
– lo smantellamento dei Guardia Parco, solo perché facevano il loro dovere di guardia, lasciati per anni in un oblio in cui senza ricevere ordini e programmi (come fa a esistere un Parco senza nessuno che controlla l’attuazione dei regolamenti?);
– l’incoerenza di avere più operai come parcheggiatori e guide naturalistiche (che dovrebbero essere servizi appaltati dal Parco e non “familiarmente” gestiti), che non operai per i cantieri forestali (quest’ultimi diminuiti all’osso forse anche per non infastidire i cantieri dei servizi forestali provinciali che operano negli stessi territori (una sovrapposizione non degna dell’organizzatissima e futuristica provincia trentina!);
– un bilancio (vedasi quesito da me posto alla Provincia, a cui non mi risulta esserci riscontro o risposta) che pone le voci operai forestali, un po’ tra la spesa corrente e un po’ tra quella in conto capitale: “così la Corte dei Conti nota un certo equilibrio” è ciò che mi son sentito rispondere. E io dovrei firmare il bilancio? 
– strutture ricettive realizzate dal PNAB senza pensare alla loro gestione: Geopark Carisolo, senza parcheggio e una visione d’insieme; Casa Grandi a Tuenno, restituita al Comune perché il PNAB non sa che fare; il punto info sul Lago di Tovel, quasi abbandonato e non integrato con nulla; tutti investimenti a perdere… senza una regia o un integrazione, non dico con il MUSE, ma anche semplicemente secondo un concetto di museo diffuso coordinato;
– gli accordi con le APT, enti di diritto privato che già beneficiano di contributi pubblici, cui il PNAB svende e quasi regala servizi. Siamo sicuri che per il Parco sia strategico regalare ulteriori risorse pubbliche a questi soggetti?

Ho avuto modo di toccare con mano tutto ciò, mi direte che è poca cosa, continuerete a scrivere nei vostri giornali che sono un inetto, un ‘Talian! Vi sembra potesse aver senso continuare senza prospettive di cambiamento e reale miglioramento? Del resto se ho rinunciato in silenzio, non oso pensare se fossi rimasto… parafulmine per tutti, tanto “l’è un ‘Talian”. 
Personalmente credo che:
– sia diseducativo che nel PNAB si vada a caccia, gli abbattimenti selettivi dovrebbero essere accompagnati solo con i Guardia Parco; 
– i rifugi (e cabinovie) dovrebbero restare edifici storici, vincolati e non trasformati in alberghi; 
– le piste di slittino dovrebbero essere realizzate sulle strade forestali esistenti; 
– i progetti e le opere primarie del PNAB e di un parco in genere dovrebbero essere volte alla difesa della natura e non alla ristrutturazione di casette da caccia e sentieri battuti dai soli cacciatori! Il PNAB dovrebbe concentrarsi sui sentieri (e parcheggi) più frequentati come quello di Vallesinella e altri. 

Che dire dunque, e pensare che a più riprese nel famoso primo incontro gli avevo ripetuto la domanda “siete sicuri di voler uno da fuori?”, li avevo preavvertiti di come la penso, e di come sta evolvendo il mondo della vera protezione della Natura.
C’è tanta brava gente in Trentino, ma si è rintanata nei propri tabià o baite.

Silvio Bartolomei

Alcuni commenti (da facebook)
Silvano Maestranzi Carissimo Silvio Bartolomei ci siamo conosciuti nel tuo breve mandato e devo dire che di quello che scrivi condivido solo alcune cose ma Facebook con lo considero lo strumento adatto per discutere di una questione cosi importante se posso dire chi si arrende però un po’ di colpa l’ha (io sono abituato a cercare piano piano a portare avanti le mie idee) anche se spesso rimango sconfitto. Ciao e buon lavoro.

Antonio Paladin Non ho mai avuto la fortuna di conoscere Silvio Bartolomei, spero di poterlo fare in futuro. Credo, che se una persona arrivi ad esternare tanto in un social, un buon motivo ci sia. Dimettersi non significa forzatamente arrendersi. Credo che in questo caso le dimissioni avessero come motivazione non stare a questo gioco. Renderei piuttosto merito a Silvio, ha rinunciato ad uno stipendio importante, mantenendo integra la sua moralità. Quanto meno questo gli DEVE essere riconosciuto.

Federico Hornbostel Caro Silvio, da trentino acquisito non posso che concordare con Silvano Maestranzi. Sapevi benissimo a cosa andavi incontro e sapevi benissimo che non sarebbe stato possibile cambiare tutto e subito. Purtroppo, permettimi di dirlo per l’amicizia che ci lega da 30 anni, hai un caratteraccio e vorresti ottenere i risultati subito ma qui per prima cosa bisogna farsi accettare e conquistare la loro fiducia e dopo si può cercare di fargli cambiare modo di operare. Il Trentino è uno splendido territorio e splendidi i loro abitanti e non è solo Marketing come hai scritto tu. Ti scrive questo uno che, da quando vive e lavora qui, non è mai stato considerato un Taliano.

Silvio Bartolomei Caro Federico, ti ringrazio, io sto a quello che mi viene detto e vedo. Se firmi documenti e atti formali devi prenderti la responsabilità di ciò che firmi o non firmi, e il tempo per mediare o modificare non c’è!
È stato scritto che “le parole sono pietre”. Il Trentino resta per me oggi marketing e molta poca sostanza! 
Forse quando eravamo giovani il Trentino era avanti, ora su tema natura e parchi non mi pare proprio. 
Tu sarai dentro ad un tuo sogno, ma qui meritocrazia, trasparenza e legalità non li ho trovati e per me sono valori imprescindibili.

Alessandro Ghezzer Che dire, ci voleva qualcuno “da fuori” per dire chiaramente quello che, da dentro, nessuno osa dire. Comunque è una sconfitta per tutti, per il direttore che ha dovuto gettare la spugna, e anche per i trentini, per il Parco e per chi ci lavora.

Paul Finch Non la conosco di persona ma dopo quasi 40 anni di frequentazione della Rendena non posso che appoggiare lo sfogo. Un territorio che, come in realtà quasi tutte le Alpi, è stato violentato e deturpato senza lungimiranza e attenzione a paesaggio e futuro. E pare non sia ancora finita. Peccato. Né qui né altrove. Ma noi siamo foresti e non possiamo mettere bocca. Però il marketing è tutto ambiente natura e orso!

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Silvio Bartolomei: “Il vero perché delle mie dimissioni” ultima modifica: 2017-08-24T00:01:36+02:00 da GognaBlog

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28 pensieri su “Silvio Bartolomei: “Il vero perché delle mie dimissioni””

  1. vi racconto una favola serale…c’era un parco partito a fatica ma partito con discussioni al calor bianco interne alle valli…si è partiti con una serie di compromessi tipo la caccia ammessa ma si è partiti…ad un certo punto c’era (c’è ancora…) la voglia di un collegamento impiantistico attraverso serodoli ma al parco c’erano un presidente ed un direttore (locali) che non erano d’accordo, non saranno stati degli ambientalisti doc ma sicuramente persone di buon senso…allora voci di corridoio dicono che abbiano eletto un presidente più malleabile ai nuovi impianti (spero mi smentisca…) che si è scelto un direttore che gli risultava in area forza italia, come lui, e che evidentemente pensava malleabile ma invece si son piantati…bene 🙂 …. in quanto al direttore dimissionario mi sembra che oltre che a mollarci in mezzo al guado (a protestare contro serodoli alla fine c’erano solo locali) e a sparare a casaccio, sui più vari argomenti di cui alcuni c’entrano con il parco una beata fava, non abbia fatto…(va beh è umano doveva sfogarsi…)…troppa fatica tenere il punto e cercar di cambiare qualche cosa? magari qualcuno una mano la dava ma bisognava chiedere e non insultare a caso…comunque oramai è andata…però resta serodoli 😉

  2. Fantastico Masé, la sintesi di tutto quello che ha detto è: “da vent’anni sono direttore del parco”
    E’ veramente impressionante come riesca a scrivere tanto senza dire nulla!

  3. “È un compito che considero un impegno nei confronti sia dei cittadini che chiedono un Parco diverso e rinnovato, sia nei confronti di quelli che avrebbero preferito mantenere criteri e atteggiamenti in linea con gli anni passati.”

    Se è lecito sapere, come sarebbe questo parco diverso e rinnovato?
    Quali sono i rinnovamenti per cambiare il parco che chiedono i cittadini?

  4. Bello! Tutto confermato!
    Vedo che è un ente con ben 67 persone che si trovano per decidere e un presidente molto bravo a parlare politicamente, non disturba la sua maggioranza, però non ho capito nulla di quello che tutti loro fanno, escluso la spiegazione, cum laude ad personam, che fanno molto bene delle cose bellissime, quelle che non capisco, per il bene del parco e della comunità.
    Io mi vergognerei, ma come ho detto io non capisco.
    Scusate la mia ignoranza, ma tolgo il disturbo e li lascio lavorare.

  5. Strembo, 1 settembre 2017
    Cari amici del Parco Adamello Brenta e del Trentino,
    verso la fine di agosto, mentre mi trovavo all’estero con la mia famiglia, ho osservato con stupore dei post su Facebook e alcuni articoli pubblicati dalla stampa, che hanno portato discredito nei confronti del Parco e del Trentino.
    Stemperati gli animi e rientrato in sede, ritengo ora doveroso un mio intervento chiarificatore per il ruolo istituzionale che rivesto ma, soprattutto, per il rispetto che i cittadini meritano.
    Credo che il chiarimento vada fatto ripercorrendo, sia pur brevemente, i 20 mesi della mia presidenza.
    Chi ha seguito le fasi antecedenti la mia elezione, sa che fu un periodo travagliato, caratterizzato dalla presenza di due schieramenti; da un lato coloro che avrebbero voluto una continuità con la precedente gestione dell’Ente e dall’altro chi auspicava un profondo cambiamento.
    In “sede elettorale” è prevalsa la linea di coloro che ritenevano che il Parco, per un nuovo modo di concepire la gestione degli Enti pubblici e per adeguarsi alle profonde trasformazioni socio-economiche degli ultimi anni, necessitasse di una attenta riforma interna.
    Con questi presupposti e con questo difficile compito, ha avuto inizio la mia presidenza. Non senza legittime contrarietà, se si considera che su 67 membri del Comitato di Gestione, 21 hanno votato contro la mia elezione.
    Nonostante questo, mi sono preso l’impegno di “scalare la montagna” e per 6 mesi ho lavorato al fianco dell’allora Direttore, cercando, con gravi difficoltà oggettive, di avviare le riforme necessarie per rilanciare l’Ente e centrare gli obiettivi programmatici prefissi.
    Dopo 6 mesi, ragionando sui fatti insieme alla Giunta Esecutiva, per dare slancio al processo di rinnovazione annunciato con il mio programma, ho maturato il convincimento che fosse necessario sostituire il Direttore, nel frattempo arrivato alla scadenza naturale del contratto.
    Successivamente, malgrado lo sfortunato e rapido passaggio di un Direttore rivelatosi “sbagliato”, è stato fatto un notevole “lavoro di semina”, rispetto al quale il Parco ha ricevuto importanti attestazioni di stima e apprezzamento.
    In molti hanno, infatti, percepito la qualità del nostro lavoro e ci guardano con fiducia e attenzione, senza la pretesa che i problemi vengano risolti in tempi eccessivamente brevi.
    Altri hanno continuato la loro campagna politica, tanto lecita quanto potenzialmente
    lesiva per la tutela e l’economia del territorio.
    È ovvio che accetto di buon grado ogni confronto e, entro una certa misura, anche attacchi alla mia persona, che fanno parte di un legittimo dibattito politico e stanno alla base dei processi democratici. Ma non posso, e non voglio, accettare con il capo chino attacchi strumentali all’Ente Parco e un “gioco al massacro” che, in estrema sintesi, porta a danneggiare una struttura provinciale che deve essere intesa come bene collettivo.
    Lungo il percorso per certo sono stati fatti degli errori ma sempre in buona fede e di portata decisamente diversa da quanto insinuato da alcuni in questi giorni.
    Tra questi, forse il più grave e del quale mi prendo piena responsabilità, c’è l’individuazione di un Direttore che nei fatti ha smentito sotto gli occhi di tutti le caratteristiche riportate nel curriculum e che non è stato in grado di reggere le pressioni dell’impegno assunto.
    Ma la vita va avanti e la Giunta Esecutiva e il personale del Parco sono quotidianamente orientati al massimo sforzo nel prendersi cura del territorio, con impegno, onestà e assoluta trasparenza.
    Giorno dopo giorno lavoriamo in una direzione comune che, ricordando gli inizi del mio mandato, ci è stata indicata dai cittadini delle nostre valli.
    In questo cammino chi ci critica costruttivamente ci aiuta, chi ci infanga per frustrazioni personali o per meri fini politici gioca contro l’economia, il prestigio e la tutela del nostro territorio.
    Il Parco Naturale Adamello Brenta vanta una storia importante e si regge su “alti” valori, maturati dalla comunità trentina, che lo hanno portato ad essere una delle aree protette più ammirate in Italia e in Europa. Tutto questo grazie anche ad un sistema complessivo capace di innovare, di coniugare ambiente e sviluppo, ponendosi all’avanguardia nella gestione dei parchi a livello internazionale. I riconoscimenti non sono certo mancati e questo può solo inorgoglirci!
    Io ho accettato il compito di guidare l’Ente al di là delle polemiche faziose, di quelle
    montate ad arte o dettate da rancori indotti dal proprio fallimento personale.
    È un compito che considero un impegno nei confronti sia dei cittadini che chiedono un Parco diverso e rinnovato, sia nei confronti di quelli che avrebbero preferito mantenere criteri e atteggiamenti in linea con gli anni passati.
    Dati alla mano, in questi 20 mesi abbiamo fatto molte cose utili e, allo stesso tempo, abbiamo piantato i semi per l’evoluzione richiesta dal territorio il giorno della mia elezione.
    Di questa semplice ma sostanziale affermazione, rendo puntualmente conto nelle sedi appropriate della Giunta Esecutiva e del Comitato di Gestione, e così continuerò a fare, con precisione e la massima serenità, senza cadere in una sterile discussione che trova agio soprattutto negli schiamazzi e nelle parole di dubbio gusto riportate in post e in alcuni articoli d’agosto…
    Cordiali e sinceri saluti di fine estate.
    Il Presidente del Parco Adamello Brenta Avv. Joseph Masè
    (da http://www.campanedipinzolo.it, 2 settembre 2017)

  6. «Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito» è quello che accade a seguito delle affermazioni dell’ex direttore del Parco Adamello Brenta, nessuno che entri nel merito delle affermazioni di Bartolomei, ma solo a dire che doveva dare sfogo alle sue frustrazioni.
    Non conosco l’ex direttore se non per quello che ha scritto e dichiarato, ma troppi fanno finta di nulla e dimenticano che il primo direttore “comandato al parco” fu un cacciatore, che i due strumenti principali di gestione del Parco (piano faunistico e piano del parco) furono pilotati e condizionati rispettivamente dalle lobby dei cacciatori e degli impiantisti.
    Come dimenticare che con un’ignobile gazzarra fu bloccato il comitato di gestione (di cui facevo parte come minoranza) che avrebbe dovuto approvare il piano di gestione. Che dietro quella squadraccia che ci aggredì fisicamente c’erano gli amministratori della Rendena e tra questi anche quello che poi sarebbe divenuto il Presidente del Parco? Che il piano fu approvato solo dopo che fu inserito il collegamento funiviario Pinzolo – Madonna di Campiglio.
    Quante volte ho denunciato la gestione a dir poco opaca dei tanti lavori pubblici che il parco gestiva (quando le risorse erano infinite) tacitando gli appetiti di nonesi e solandri? Il parco avrebbe dovuto fare il Parco e non un’agenzia di collocamento dei più svariati clientelismi, quale in effetti si è trasformato.
    Ricordo che mentre noi in una sala si inaugurava la nuova sede del Parco in una saletta appartata, l’allora presidente della provincia Dellai firmava un accordo sul collegamento funiviario Pinzolo Madonna di Campiglio spacciato per mobilità alternativa con tanto di risorse pubbliche messe sul piatto (50 milioni).
    Ora gli appetiti si sono solamente spostati in altre aree (Serodoli, Val Agola) con l’accordo di programma per la tutela dell’ambiente e la valorizzazione sostenibile in Valagola, Val Brenta e zone Cavradoss, Plaza, Fogaiart (sic.), firmato poche settimane fa, essenzialmente per realizzare la pista di Plaza, su cui nemmeno gli ambientalisti da passeggio hanno detto alcunché.
    Come si vede la decomposizione parte da lontano e mi chiedo se quello denunciato da Bartolomei non lo avevano visto i direttori precedenti?
    (da una lettera a news.giudicarie.com, pubblicata l’1 settembre 2017, ore 11.08, con il titolo Parco Naturale Adamello Brenta: Nessuno entra nel merito delle affermazioni di Bartolomei. La lettera di Aldo Collizzolli)

  7. “C’era da aspettarsi una posizione come quella di Bartolomei, che stimo e col quale solidarizzo contro l’offensiva delle lobbies dei “valorizzatori”. ”

    i VALORIZZATORI io li chimerei RAZZIATORI una vera cancrena! Gente (politici, imprenditori, liberi professionisti)…autorizzata… e senza scrupoli, che sa valorizzare (GONFIARE) solamente il proprio portafoglio e produce distruzione.

  8. Frequento da più di 40 anni la Val Rendena e le aree del Parco e non ho mai capito come si potesse conciliare l’attività della caccia, dei percorsi per bici in discesa, dei percorsi per slitte, all’interno dei boschi e sulle montagne che sono comprese nell’area del Parco. Da qualche mese per esempio è stato fatto uno scempio ambientale nella zona del Pradel con percorsi scavati raschiando le radici degli alberi ed arbusti dei boschi che vanno dal Pradel verso Andalo e dove non si può passare a piedi!!!!!! Fra qualche anno molte delle piante sia alberi che arbusti moriranno perchè danneggiate da questi raschiatoi.
    Un vero schifo!!
    C’era da aspettarsi una posizione come quella di Bartolomei, che stimo e col quale solidarizzo contro l’offensiva delle lobbies dei “valorizzatori”.

  9. L’avvocato e uomo politico Luigi Olivieri ha rilasciato (su L’Adige 27 agosto 2017) una dichiarazione secondo la quale nel Parco Naturale Adamello Brenta va tutto bene, a parte la riduzione di fondi. Nessun appunto specifico alle particolareggiate accuse di Silvio Bartolomei, se non il giudizio negativo sul “ritardo” con il quale sono state fatte (come fosse questa la colpa) e la classificazione vaga di “accuse infondate”.

  10. Aggiornamento
    Articolo pubblicato su L’Adige, 25 agosto 2017
    Parco dell’Adamello nel mirino: “Ci vorrebbe un’indagine”
    di Giuliano Beltrami

    Strembo – Abbottonatissimi. Prendi il telefono e chiama qualche esponente istituzionale del Parco Adamello Brenta, chiedigli cosa pensi della sparata dell’ex-direttore Silvio Bartolomei, e ti sentirai opporre un «no comment», magari con un velo di imbarazzo, ma deciso.
    A sbottonarsi è Franco Tessadri, presidente di Mountain Wilderness e membro del Comitato di gestione per conto delle Associazioni ambientaliste. Si sbottona, ma non sa nulla… «Eh no – si schermisce – perché quello che so lo leggo dai giornali. Allora intendiamoci, che non salti fuori che Bartolomei è uno che scende da Marte, perché è scafatino l’uomo. Andarsene e denunciare… perché invece non è rimasto a cercare di mettere ordine?».
    Beh, forse non è facile, obiettiamo, per l’ultimo venuto. «Guardi – replica Tessadri – che sulle irregolarità denunciate spero che qualcuno indaghi, sia chiaro. Qualche problema c’è, e io l’ho denunciato. La stessa nomina di Bartolomei era tutto fuorché trasparente. Sono andati a cercarlo i componenti della Giunta, e lo hanno scelto ancora prima di fare la selezione. Non è un caso se io ho chiesto lo scrutinio segreto in sede di Comitato quando c’era da accettare il giudizio della Giunta. E non è un caso se 11 membri su 48 l’hanno pensata come me. Il problema della trasparenza esiste. Da quando se ne è andato Bartolomei ho chieste più volte: facciamo o non facciamo questo nuovo direttore? Cominciamo a fare qualcosa di serio? Può un organismo come questo rimanere senza direttore (con tutto il rispetto per il facente funzione) per dieci mesi?». Ci pensa un attimo Tessadri, poi riprende: «I miei amici mi dicono: “Denuncia, perché il sistema trentino non può andare avanti così”. A dire il vero, pur nella consapevolezza che molte cose non vanno, io non vorrei (Tessadri qui indossa il vestito della tolleranza) gettare il bambino con l’acqua sporca. Non voglio distruggere il Trentino. Le strutture le abbiamo: basta usarle bene e cominciare a far politica seriamente».
    Tornando alle giacche abbottonate, ecco le parole di Matteo Motter, membro della Giunta. Provochiamo: possibile che nessuno abbia nulla da dire o da fare di fronte ad accuse tanto pesanti? Delle due l’una: o si ravvisano gli estremi per avviare cause, o implicitamente con il silenzio si conferma ciò che dice Bartolomei. Nemmeno di fronte alla provocazione Motter cede. Con grande cortesia, ma altrettanta fermezza, e pure con un sorriso, risponde: «Guardi, stiamo parlando fra di noi e stiamo valutando il da farsi. Altro non posso dire. Siamo tutti allineati con il presidente».
    Roberto Failoni (albergatore di Pinzolo, assessore al turismo della Comunità delle Giudicarie e membro del Comitato di gestione del Parco) è addirittura basito: «Ho sempre partecipato ai Comitati di gestione, a parte uno perché ero in vacanza, e non ho mai percepito da parte di Bartolomei il minimo segnale di malessere. Posso dire? Per me è un mistero: non puoi star zitto per otto mesi e poi uscirtene con una denuncia su Facebook».

    Segue un box, non firmato, intitolato Critiche al sindaco di Giustino: «L’avvocato adesso tace, perché non è abituato alle critiche». Eccone il contenuto:
    Il movimento Agire: «Il presidente Masé si dimetta»
    Pinzolo – Il Movimento Agire di Claudio Cia attacca duro il Presidente Masé: «Si dimetta!». La sezione giudicariese ricorda le parole di Bartolomei, «il Parco Adamello Brenta è in avanzato stato di decomposizione», oggi il movimento ricorda che «della sua situazione se ne occupò a suo tempo il nostro Coordinatore Politico Claudio Cia, attraverso una serie di interrogazioni provinciali. Ora, se tutto quello scritto da Bartolomei venisse confermato, è chiaro che le condizioni in cui versa il Pnab sarebbero pressoché ai limiti della normale tollerabilità: critiche nella gestione degli orsi, inadeguatezze nei concorsi pubblici e nell’assunzione di personale, mancanza di linee-guida, un Direttore scavalcato dal Presidente (il sindaco di Giustino Joseph Masè, eletto Presidente nel 2015 a seguito dei contrasti fra i sindaci della Val Rendena)». Premesso ciò, «alla luce delle recenti dichiarazioni di Bartolomei, delle indagini della Procura di Trento (confermate anche dall’Assessore Mauro Gilmozzi, in risposta a un’interrogazione di Cia) e delle recenti uscite degli esperti del Parco in merito alla gestione dei plantigradi è necessario un cambio di passo all’interno del Parco Adamello-Brenta: di conseguenza torniamo a chiedere le dimissioni immediate del Presidente Masé».
    E ancora, per Agire, «Capiamo il nervosismo (prima con Cia) e il silenzio (ora con Bartolomei) di Masé, considerando che essendosi candidato a Giustino senza un avversario non è abituato a essere contestato; ma il fattore principale è che bisogna dare un segnale alla popolazione che non è solo stufa della politica ma anche della pubblica amministrazione».

  11. Quando si cerca di ledere certi interessi tutti alzano la voce e puntano il dito. Anche il Trentino ormai fa parte dell’italia (volutamente con la “i” minuscola). Signor Sivio Bartolomei, non se la prenda. Lottare contro tutti è impossibile.
    Da facebook, 24 agosto 2017, ore 8.59

  12. In questo articolo de ladige.it del 24 agosto 2017, ore 17.39
    https://www.ladige.it/territori/giudicarie-rendena/2017/08/24/parco-adamello-brenta-non-commenta-bordate-dellex-direttore
    sostanzialmente viene comunicato che “Il Parco Adamello Brenta non commenta le “bordate” dell’ex direttore Bartolomei“.
    Lo riportiamo qui per intero:
    Terremoto? Tsunami? A tutta prima le dichiarazioni di quello che fu il direttore per lo spazio di un mattino, Silvio Bartolomei, possono apparire come un terremoto scatenato all’interno del Parco Adamello Brenta, tali le frasi, pubblicate con voluto clamore su Facebook, con una crudezza inusitata. Invece dall’Ente Parco non giunge alcuna reazione: calma piatta.
    Irreperibile il presidente Joseph Masè, l’unico a parlare, anzi, a non parlare, è il vicepresidense Ivano Pezzi. Alla domanda: avete pensato ad azioni da intraprendere? Che so?, querele, comunicati… la risposta non ammette repliche: «Non ho nessuna dichiarazione da fare». Nessuna? «Nessuna».
    E dire che, come accennato sopra, le denunce di Bartolomei sono di quelle capaci di far morire affogata una balena. Se n’era stato zitto per otto mesi l’esperto di coaching padovano, dopo le dimissioni rassegnate ad appena qualche settimana dalla nomina a direttore. Poi all’improvviso ha deciso di aprire il quaderno delle doglianze. Innumerevoli le irregolarità segnalate: assunzione di personale in maniera non legittima, poca (anzi nessuna) attenzione al territorio, costruzione di slittinovie sul territorio del Parco, e via attaccando.
    Che all’interno dell’Ente, che copre un ampio ambito comprendente quattro Comunità di Valle (Giudicarie, Val di Sole, Val di Non e Paganella) si stia vivendo un momento di aperto disagio è un dato di fatto. Da gennaio, da quando Bartolomei ha rassegnato le dimissioni (ufficialmente per motivi di famiglia, ma le ultime sue gesta dimostrano il contrario) il Parco è retto da un facente funzioni, Massimo Corradi, che fra l’altro (secondo le voci mormoranti nei corridoi dell’Ente) avrebbe rassegnato le dimissioni, respinte dal presidente e dalla Giunta. È verosimile che si stia cercando di mettere a posto tutto, prima che arrivi il nuovo direttore, dato che la Procura della Repubblica di Trento sta indagando ed ha già acquisito parecchia documentazione negli uffici.
    Già, perché è stata fatta una prima selezione all’inizio di agosto da parte di una commissione nominata dalla Giunta provinciale, in attesa che il Parco costituisca una propria commissione per scegliere il nuovo direttore. Nei prossimi giorni si procederà ai primi colloqui fra i candidati alla direzione, da pescare nell’apposito elenco nazionale degli idonei.
    Come si ricorderà, Silvio Bartolomei era stato assunto un anno fa, dopo una selezione piuttosto criticata dal Comitato di gestione del Parco, tant’è che aveva ottenuto solo tre quarti dei voti dei presenti, che possono sembrare molti, ma in un Ente in cui si delibera sovente alla quasi unanimità aveva fatto un certo effetto.
    Certo, bisogna ammettere che una crisi del genere nei quasi quarant’anni di esistenza del Parco Adamello Brenta non era mai stata vissuta. Però la scelta è chiara: nessun commento alle accuse.
    Nesun commento al giudizio di Bartolomei secondo il quale «Il Pnab è in avanzato stato di decomposizione. Processo inarrestabile, incurabile».
    Nessun commento all’accusa che «non si fanno concorsi per dirigenti forestali da anni perché han paura che i Taliani sian più bravi degli autoctoni e vincano i concorsi. I ragazzi del posto si sono prodigati nel raccontarmi di come la Provincia crei una legge per regolarizzare i dipendenti dei Musei, o nominare un dirigente senza un concorso, per poi cancellare il comma l’anno seguente e non lasciar traccia. E tutti si adeguano, ovviamente!».
    Ancora: no comment all’accusa più grave (e probabilmente oggetto di inchiesta giudiziaria: l’assunzione all’ufficio stampa di un operaio forestale, che il Direttore non ha voluto avallare «perché palesemente illeggittima». La vicenda, ricorda Bartolomei, «è avvenuta quando la Giunta approva, in data 25 novembre 2016, una delibera con cui viene confermato un incarico ad un operaio forestale in qualifica di addetto stampa e il contratto viene firmato dal Presidente. Ci tengo a ricordare che pur essendo un “giardiniere” la legge all’art. 9 comma e) recita che tali atti sono di competenza del Direttore. Precedentemente all’approvazione della suddetta delibera ho verbalizzato il mio parere contrario per palese illegittimità del provvedimento, malgrado lo stesso avesse ottenuto l’ok amministrativo».
    Tantomeno il Parco commenta la mancata approvazione del bilancio, né l’accusa sulle «continue deroghe al Piano del Parco, per ampliare rifugi, piste, impianti, etc. . Mi fu chiaro, fin dal primo consiglio, quanto fosse pericoloso e innaturale procedere di deroga in deroga senza una visione d’insieme. Non si possono realizzare politiche di tutela in questo modo. Rifugi trasformati in alberghi in piena legittimità; la distorta applicazione del contratto degli operai agricoli-forestali presso il Pnab (ad una mia richiesta tecnica di un parere pro-veritate di un esperto, mi venne negata la possibilità a procedere)» Bartolomei dixit.

  13. Questo Bartolomei sembra uno in gamba. Si vede anche dalla faccia.
    Logico che il suo pensare e agire diano fastidio a molti burocrati viziati da provincia autonoma.

  14. Caro Silvio apprendo solo ora…poco tempo fa mi chiedevo come ti stava andando. mi fa piacere vedere che il tuo spirito combattivo non è cambiato e da funzionario pubblico non posso che appoggiare le scelte di regolarità e rettitudine morale. poi che in Trentino non sia tutto rose e fiori…mi spiace solo che il parco abbia perso l’opportunità di averti come direttore. il tempo del marchietto e del depliant “emozionale” è finito. la montagna avrà futuro solo se ci sarà la capacità di mantenerne le vere tradizioni e di integrare chi in montagna decide di tornare per bilanciare chi un tempo ha deciso di andare.
    ad ottobre ci sarà il convegno del caai a teolo…ti aspetto

  15. Si Paolo, ma deve essere un’astensione RUMOROSA !!

    Non menefreghismo o apatia.

  16. Il presidente degli USA twitta e anche i nostri piccoli politici…….. 🙂

    Almeno su FB non si viene censurati o zittiti.
    Quindi capisco e non denigro…. Ma per il secondo motivo nevvero.

  17. Penso all’astenermi perchè ho notato che gli incapaci (politici, esperti per autocertificazione, carrieristi e compagnia, li chiamo parassiti) non riescono a fare nulla se non certificare e regolamentare il loro sciocco pensiero litigando e bloccandosi a vicenda.
    Ho notato che, se chi è capace di fare le cose si astiene, dopo poco qualsiasi sistema non fa più danni, perchè da soli non sanno realizzare nulla che stia in piedi da solo.
    Se invece si continua a partecipare, loro sviluppano sistemi di autodifesa sempre più complessi e stupidi e fanno danni.
    Purtroppo loro nel sistema proporzionale hanno la maggioranza.
    Bisogna fare in modo che stiano a giocare solo con le loro stupidaggini, così non fanno danni.
    Per capire dove astenersi, basta soppesare un poco i capi e osservare come si mettono in mostra.

  18. Mi viene da solidarizzare con Silvio Bartolemei. Che i trentini abbiano perso l’anima per i soldi arrivati tutti d’un botto grazie allo sfruttamento oltre misura del turismo, mi è chiaro da un pezzo. Però quest’amoralità diffusa, questa omologazione sottoculturale, questa che è corruzione bella e buona, non avvengono soltanto lì.

  19. Che la gestione delle regioni a statuto speciale sia di tipo “mafioso” è ben noto e quella del Trentino-Alto Adige in particolare (alla faccia della inesistente differenza): basta andare a vedere in questo blog la storia dell’ex-rifugio del passo Sella.
    Non so nulla della questione in particolare, ma le reazioni come quelle di carlo pucci o gianpaolo artelli mi suonano come minimo qualunquiste…ho il forte sospetto che se Bartolomei fosse rimasto alla prima denuncia o pretesto avrebbero scritto: “tutti mafiosi, tutti uguali, attaccati alla poltrona!”
    Ben differente quanto scritto da Maestranzi e Hornbostel e degno di considerazione, anche se concordo di più con Paladin e Ghezzer: è una sconfitta per tutti.
    C’è comunque da tener conto che potrebbero esserci in ballo anche responsabilità civili e penali, nel qual caso le dimissioni sono semplice autodifesa.

  20. un dirigente (ex) di un ente pubblico che usa facebook per fare la propria battaglia (lamentosa e noiosa) a posteriori, è un dirigente che non merita un altro incarico pubblico, tantomeno uno “privato”.

    Ormai i codardi e gli ipocriti, nonché gli incapaci silurati usano i social network. Lottate nei luoghi competenti, come fanno tutti e poi avrete credito.

    Le attenzioni non sono per lei personalmente (nessuno è indispensabile e tutti sostituibili), ma il protagonista è l’atteggiamento che invece va censurato

    te capiiiii???

  21. “Ormai penso che l’astensione sia il solo modo per tentare una modifica.”

    Paolo, astenersi è fare il loro gioco.

    Quando la politica dice che l’astensione è un problema. Racconta una balla. Per loro è manna da cielo.

    Non bisogna astenersi. Bisogna PROTESTARE .
    Ma oramai non protesta più nessuno. Ognuno di noi pensa al proprio orticello.

  22. Io non capisco perché siano state create delle enormi strutture di persone che “pensano” ai parchi: mi sembra di vedere sempre e solo fini “politici”.
    Anche qui l’enorme quantità di “erbe parassite” soffoca i pochi “fiori” che si sforzano di sbocciare.
    Forse, come dimostra la “triade ministeriale”, l’intelligenza e la cultura vengono combattute e escluse da qualsiasi attività.
    Mi domando spesso se il popolo vuole proprio così, mi sembra sempre di più che lo voglia.
    Opporsi, o partecipare per modificare è penosa illusione.
    Ormai penso che l’astensione sia il solo modo per tentare una modifica.

  23. Le dimissioni sono sbagliate.
    Bisogna farsi tirare fuori, ma combattere fino all’ultimo!

    “Boia chi molla” te lo potevi risparmiare.

    I BOIA sono altri!

  24. Dimissioni inopportune e sbagliate. Troppo comodo andarsene. Quando è l’ora si deve rimanere e fare a “sportellate”. Boia chi molla.

  25. Che dire…
    Grazie
    Ma non merito tanta attenzione!
    Forse avrei dovuto battagliare come si fa nelle vie importanti, ma “l’Everest è l’Everest”…

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