Stefano Carnati

Intervista a Stefano Carnati
di Giacomo Rovida

E’ giunto il momento, dopo tanti alpinisti, di parlare anche di arrampicata sportiva. Spesso alpinismo e arrampicata sportiva vengono separati completamente quasi si trattassero di due cose differenti: invece io noto come, sempre di più, stiano formando una miscela unica dove spesso l’arrampicare “forte” in falesia è fondamentale per le grandi prestazioni in montagna.

Sinceramente ero un po’ indeciso se intervistare Stefano o meno; mi chiedevo cosa potesse avere da raccontare, nonostante gli incredibili risultati, un ragazzo di 16 anni.

Stefano Carnati su Nona Misura Naturale, Melloblocco 2013. Foto: Claudio Piscina
Carnati-melloblocco2013-NonaMisuraNaturale-PhClaudioPiscina

Eppure con le sue risposte dimostra di essere molto maturo e deciso, dimostra soprattutto di avere cognizione di causa, di sapere dunque di cosa sta parlando e dove vuole arrivare.

L’arrampicata/l’alpinismo è uno sport molto auto celebrativo, chi di noi non si sente un po’ importante dopo aver fatto qualcosa in montagna? E la più classica reazione è sparare a zero contro quello che meno ci viene.

Io mi ricordo che per anni ho odiato le falesie e le vie sportive semplicemente perché non riuscivo ad andare più in là, perché sulle vie che Stefano fa per scaldarsi io nemmeno parto.

Oggi invece con occhio più maturo mi rendo conto di quanto difficile sia arrivare a certi livelli; di quanto impegno fisico e mentale costi, di quanta determinazione e forza di volontà richieda.

Stefano Carnati ripete Spirit Walker, 8c. Foto: A. CarnatiCarnati-Spirit walker 8c Stefano Carnati foto A.Carnati

Stefano è un ragazzo che sta dedicando una buona fetta della sua vita all’arrampicata e lo sta facendo nel modo più vero, provando tiri storici e riscoprendo passo per passo con le vie la storia dell’arrampicata sportiva. Lo vedremo mai in parete? Sì o no?

Di risposte non ne ho, ma sono sicuro che se lo farà con il livello e la determinazione che ha sarà sicuramente qualcosa di spettacolare e, a differenza di tanti anni fa, ora sono fiero di sapere che esiste qualche ragazzo così che sogna appena si sveglia e che si scalda la dove io non arriverò mai.

Stefano Carnati a San Primo. Foto: A.Carnati
Carnati-S. Carnati nuova falesia San Primo foto A.Carnati

1) Ciao Stefano, iniziamo con le classiche presentazioni: chi sei? Dove vivi? Cosa fai quando non arrampichi?
Ho 16 anni, vivo a Erba, una piccola città tra Como e Lecco, dove frequento il terzo anno di liceo scientifico. Le mie giornate sono scandite tra impegni scolastici e sportivi. E’ poco il tempo libero che mi resta e cerco di dedicarlo alla famiglia, agli amici e al riposo, ascoltando musica o leggendo.

2) Hai iniziato a scalare che eri veramente piccolo, da dove è nata questa passione? Tuo papà credo sia stato una figura chiave nella tua crescita come arrampicatore, hai mai sentito pressioni o è stato solo una spalla/punto di riferimento?
Beh, sì forse… Avevo 11 anni e avevo già frequentato corsi di ginnastica artistica e partecipato a diverse competizioni per questa disciplina. La passione certamente deriva da aver frequentato da sempre luoghi dove si pratica, si parla e, oserei dire, si vive di montagna, alpinismo e arrampicata. Infatti, mio padre è un alpinista, fa parte del gruppo “Ragni di Lecco”. Così, in famiglia, mi sono trovato a condividere spesso esperienze di questi ambienti. Devo però sottolineare che nessuno mi ha spinto a praticare l’arrampicata, tanto meno mio padre che, pur fiero di questa mia scelta, avrebbe preferito (dice) vedermi impegnato in sport di squadra e più comuni. Avere un padre che arrampica mi ha permesso, però, di conoscere e frequentare molte falesie; con lui posso discutere dei tiri da provare e posso soprattutto scegliere e decidere cosa fare, senza avere il patema di trovare un socio o un assicuratore! Di questo gli devo essere riconoscente.

Stefano Carnati, Coppa Italia, Campitello di Fassa
Carnati-Campitello di fassa coppa italia
3) Hai ripetuto tiri storici come Spirit Walker in Val di Mello (primo 8c italiano) e Hyena (8b+) a Finale Ligure. Ti piace confrontarti con il passato? Con tiri che “i più” snobbano preferendo tiri nuovi, più fisici e forse più soft?
Trovo molto motivante provare vie “famose” e storiche. Pensare che già venti\trenta anni fa qualcuno abbia osato tanto e abbia avuto l’idea di chiodare linee veramente dure ancora oggi, mi stimola a dedicarci del tempo e dei tentativi. Molte volte i tiri storici sono particolarmente ostici; questo è noto, così come è noto che alcuni tiri sono più difficili di altri e del grado dichiarato. Poi, però, tutti possiamo scegliere liberamente, senza costrizione alcuna.

4) L’arrampicata sportiva esige molta dedizione e molto allenamento. Tu quanto ti alleni? E in che modo?
Fino a due anni fa allenarsi per me significava scalare il più possibile, soprattutto su roccia. Ora cerco di essere più metodico, anche se tutto dipende da altri impegni, come la scuola. Nella preparazione atletica, come squadra dei Ragni, siamo seguiti da poco più di un anno da Tito Pozzoli. Di norma, mi alleno circa tre/quattro volte la settimana e la domenica cerco di arrampicare su roccia. A mio parere, per sopportare tanti impegni è necessario mantenere una forte concentrazione sugli obiettivi da raggiungere, quali ad esempio migliorare la propria tecnica, la resistenza e la forza. Ma quello che più mi aiuta ad andare avanti è che, per ora, e spero anche in seguito, vedo l’allenamento come scalata, ovvero “gioco e piacere” per il gesto tecnico. A questo va aggiunta la soddisfazione derivante da qualche bella performance.

Stefano Carnati, Cresciano. Foto: A.Carnati
Carnati-0004 S.Carnati Cresciano Carnati-foto A.Carnati
5) Un altro tuo punto di forza sono le gare. Perché hai cominciato a farle e che stimoli ti danno?
Ho iniziato a prender parte alle gare nel 2011, quando arrampicavo veramente da poco tempo, per la neo-nata squadra “ASD Ragni di Lecco”. Nelle competizioni, anche internazionali, mi piace confrontarmi e socializzare con miei coetanei perché hanno i miei stessi obiettivi e aspirazioni. Ritengo che le gare siano fondamentali se si vuole vivere, in prima persona, l’evoluzione continua del nostro sport.

6) Non ti è ancora venuta voglia di metterti in gioco sulle grandi pareti? Anche David Lama è passato dalle competizioni all’alpinismo. Ti piacerebbe seguire questa strada o ti senti più arrampicatore sportivo?
Fin da bambino, quando ancora la mia preoccupazione principale era solo relativa a quale menù fosse servito al rifugio, mi è capitato di seguire mio padre in montagna e di osservare, con il binocolo, il suo progredire sulle diverse pareti, come la Marmolada, il Rätikon, il Wenden. Conosco, dunque, cosa significa stare in quegli ambienti e ho compreso, frequentando anche i suoi amici e compagni di scalata, che lo stile con cui si sale è la cosa più importante. Ho constatato che alcune vie d’arrampicata, su belle e imponenti pareti, sono riservate ad arrampicatori di altissimo livello (vedi Adam Ondra sulle pareti svizzere). Di conseguenza, per ora, sono più concentrato nel cercare dei miglioramenti e nel conoscere i miei limiti come arrampicatore sportivo! Sì, l’idea di tentare qualche multipich mi è balenata per la testa alcune volte. Il tempo per arrampicare, però, è veramente poco e non è mai quanto servirebbe per progetti magari anche lontani da casa, progetti che andrebbero ad aggiungersi alla programmazione/preparazione delle gare e agli impegni di studente.

7) Immagino che tra gare e progetti hai girato molto nelle falesie, qual è stato il posto più bello dove hai scalato? Dove ti sei trovato in sintonia con la roccia da subito? E un posto dove vorresti andare?
I posti che più mi hanno colpito e che più mi piacciono sono il Frankenjura e la Spagna. Le mete che vorrei visitare sono ancora tante. Mi piacerebbe andare a Fontainbleau, Rocklands, Red River Gorge e in tanti altri luoghi simbolo dell’arrampicata. Magari un giorno… Per ora mi accontento di vederli nei video e nelle foto.

Stefano Carnati ripete Hyena, 8b, Finale Ligure. Foto: A.Carnati
Carnati-0003 S.Carnati Hayena 8b Carnati-foto A.Carnati

8) A livello emotivo, chiudere un tiro dopo averlo provato tantissime volte non ti lascia un senso di vuoto? Quando tocchi terra, dopo aver passato la corda nella catena come ti senti? Hai già la testa verso nuovi progetti?
Per me, salire un tiro difficile in pochi tentativi è motivo di grande soddisfazione. Pertanto, fino a ora, non ho mai provato molte volte una via. Quando sono veramente al limite e il tiro scelto è troppo al di sopra del mio livello, normalmente lo abbandono temporaneamente, contando di tornarci in seguito. Nel momento in cui chiudo una via difficile mi sento ripagato delle fatiche e degli sforzi fatti. E’ una vera emozione! Non provo un senso di vuoto, anzi mi vedo già proiettato verso altre idee e progetti. Infatti, di progetti in testa ne ho costantemente molti: devo solo scegliere il prossimo, in base alla possibilità di viaggiare, alla meteo, agli impegni scolastici, ecc…

9) Pratichi boulder? Pensi sia un buon allenamento per la falesia?
Praticare boulder è determinante e fondamentale per riuscire anche sui tiri di alto livello. Ma, al di là di questo, è una disciplina che mi piace molto sia su roccia che in gara. Mi ritengo molto fortunato perché, vicino a casa, si trovano luoghi di riferimento mondiale quali il Ticino e la Val Màsino che posso frequentare facilmente.

Stefano Carnati su Riti tribali, 8c+. Foto: A.Carnati
Carnati-0002 S.Carnati Riti tribali Carnati-8c+ foto A.Carnati

10) In Italia si sta riscoprendo l’arrampicata trad, in fessura, in falesie come Cadarese. Tu hai provato questo tipo di arrampicata? Ti ispira ?
Ho scalato pochissime volte su fessura. Prima o poi sceglierò di dedicare del tempo anche a questo stile di arrampicata… ho solo 16 anni, del resto.

11) Chi sono i tuoi punti di riferimento? C’è qualche arrampicatore in particolare che ammiri?
Tutti i climber di alto livello sono punti di riferimento, poiché tutti hanno realizzato qualcosa di eccezionale. Da ognuno di loro posso trovare ispirazione, stimoli e idee per continuare in questo sport. Oltre agli stranieri più famosi, mi piace seguire l’attività dei nostri climber quali, ad esempio, Gabriele Moroni, Stefano Ghisolfi, Silvio Reffo, ecc.: tutti con un’attività importante e delle prestazioni di eccellente livello.

12) Un’altra domanda leggermente riflessiva. Ti concentri di più sul grado o sulla bellezza del tiro? Mi spiego meglio: scegli un tiro soprattutto in base al grado con il quale vuoi confrontarti o è una scelta puramente estetica?
Un tiro estremo brutto resta, comunque, brutto. E’ ovvio che, se è vicino a casa, si può anche fare! Per i luoghi che richiedono un viaggio più lungo, la scelta ricade su tiri più belli e caratteristici, dove allora è importante il gesto atletico, la qualità della roccia e l’ambiente circostante.

13) Come ultima domanda ti chiedo i progetti per il futuro, manca il 9a giusto? Immagino che ti stai concentrando su quello o hai in mente altro?
Certo che mi sto concentrando anche su quello: è il sogno di tutti gli arrampicatori! Ho delle buone sensazioni sui gradi attorno all’8c e ho l’impressione che qualche miglioramento sia ancora possibile. Lo spero. Vedremo!

Stefano Carnati su Riti tribali, 8c+. Foto: A.CarnatiCarnati-0001 S. Carnati Riti tribali 8c+ foto A.Carnati

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Stefano Carnati ultima modifica: 2015-04-02T07:00:56+02:00 da GognaBlog

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