Storie di Roccamorice

Cerchiamo di affrontare la querelle sulla risistemazione della falesia di Roccamorice con imparzialità e voglia di dar voce a tutte le parti che di solito ci contraddistinguono, anche se il risultato non è garantito.

Leggendo i post sulla pagina fb Arrampicare a Roccamorice e quelli sul profilo fb di Giordano Renzani, il lettore potrà trovare tutti i dettagli.

La Parete dell’Orso di Roccamorice
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Siamo convinti della buona fede del Renzani e dei suoi soci della banda del trapano, Marcello Ferrini e Romano Costantini: questi ragazzi stavano riattrezzando la falesia con soldi raccolti da amici e piccoli sponsor. Di certo però, nello svolgersi dei fatti, sono inciampati in qualche ingenuità che l’ormai ineludibile e “doverosa” pubblicazione immediata su fb di certo drammatizzava.

Marcello Ferrini, Giordano Renzani e Romano Costantini, la Banda del Trapano
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La diffida del Sindaco di Roccamorice, Alessandro D’Ascanio, a continuare i lavori di riattrezzatura è stata letta dal mondo dei social quasi a senso unico: l’interpretazione più diffusa è quella per cui il comune aveva già appaltato anni fa un “lavoro” alla guida alpina locale Giampiero Di Federico. Il lavoro, da quanto si dice e si vede sulle foto pubblicate, è stato fatto male, con materiale scadente ed è costato molto. Risistemare ora la falesia significava ammettere questo fatto e, per evitare problemi, il sindaco ora diffida i volontari. C’è chi aggiunge che, allorché la falesia fosse sistemata dai volontari, non ci sarebbe più necessità di appaltare altri lavori…

Queste però, occorre riconoscere a un esame attento, sono solo illazioni, più o meno credibili. Soprattutto per il semplice fatto che il materiale vecchio e scadente di cui è piena la falesia (e che ci è stato ampiamente documentato) non è stato reperito su alcuno di quei 59 itinerari a suo tempo commissionati a Di Federico nell’ambito di Scuola di Roccia, bensì sugli altri circa 250 aperti in varie epoche più o meno “antiche”.

Aggiungiamo che ci sembra davvero estremo che un sindaco giunga al punto di proibire a un volontario un’azione da tutti giudicata socialmente utile. Avrà avuto certamente delle ragioni che però non vengono esplicate. Dovesse in questi giorni verificarsi un sinistro per motivi di cattiva manutenzione, per lui sarebbero guai seri, dopo una tale diffida.

Vediamo perciò, nel dettaglio, come sono andate le cose, naturalmente dopo aver sentito a filo diretto tutte le parti interessate.

La vicenda
Nel Parco Nazionale della Maiella è il più grande sito di scalata dell’Abruzzo, uno dei più grandi del Centro Italia. Assai frequentata, la Parete dell’Orso ha circa 300 vie di tutte le difficoltà e per tutti gli stili di scalata. E’ assai vicina al paese di Roccamorice (PE), e per questo motivo è invalso l’improprio uso di quest’ultimo nome per designare anche la falesia.
Le stagioni ideali per la sua frequentazione sono primavera e autunno, ma si scala anche nei pomeriggi d’estate e di inverno, se c’è il sole. In un anno, il numero di climber che si avvicenda su queste rocce è abbastanza cospicuo, e in ogni caso significativo per le ridotte possibilità di sviluppo di un centro come Roccamorice.

Il B&B Santo Spirito con lo sfondo della Maiella
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La valorizzazione della Parete dell’Orso a Roccamorice iniziò nel lontano 1984 (ma ancor prima con una isolata via nelle vicinanze dell’Eremo di Santo Spirito, ad opera di Giampiero Di Federico e di Giustino Zuccarini). Dopo le prime vie, dal 1984, la guida alpina Di Federico, assieme al Comune di Roccamorice, ideò un progetto di valorizzazione denominato Scuola di Roccia, accedendo a fondi comunitari.

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Il documentarista Sergio Di Renzo, oltre che autore della guida Arrampicare in Abruzzo, è stato il più attivo realizzatore di vie a Roccamorice, ma nel contempo ha realizzato un filmato, Roccamorice, che ben documenta la zona, le sue valenze culturali e storiche e le sue possibilità sportive.

 

Nell’ambito di Scuola di Roccia furono realizzate 59 vie sulla parete: assieme a Di Federico collaborarono il già citato Di Renzo, Biase Persico e la guida alpina Roberto Rosica. L’equipe scelse di non usare materiale inox (c’è chi dubita di questi, dicendo di aver visto fix inox spezzarsi di colpo) preferendo invece fix hilti a doppia espansione. Nel progetto rientrava la costruzione di un fabbricato come foresteria, ristorante e ufficio a servizio. Modifiche successive, interne al fabbricato, hanno portato alla realizzazione di un Bed&Breakfast (Santo Spirito B&B) con annesso ristorante (Macchie di Coco), opere di sostegno alla frequentazione della parete dell’Orso e dei sentieri agli eremi celestiniani e alle altre preziose mete della Maiella. La proprietà è comunale: il ristorante è ottimamente gestito dallo chef Pasquale Giardini e dalla consorte, Lucia, mentre il B&B e i 59 itinerari sono gestiti dalla guida alpina Giampiero Di Federico (3406650939), santospiritobb@yahoo.it www.montabruzzo.it.
Il complesso è raggiungibile (seguendo i cartelli “scuola di roccia”). Da Roccamorice (PE) si sale per 4 km circa; a un bivio si prende per Eremo di Santo Spirito e subito dopo (100 m) si gira a destra per il B&B Santo Spirito e il ristorante Macchie di Coco.

Biase Persico
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Roberto Rosica. Foto: Antonio Sanguigni
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Accanto all’opera di Rosica, Persico e Di Renzo, altri chiodatori aprirono nuovi itinerari, citiamo l’aquilano Alberto Rubini, fino a raggiungere un totale di itinerari che ormai si attesta intorno a 300. Per la maggior parte questi lavori si svolsero alla fine degli anni ’80 e negli anni ’90, senza alcun finanziamento e per la sola buona volontà dei protagonisti, storia del resto assai comune in tutte le falesie di arrampicata. C’era da aspettarsi che le condizioni generali dell’attrezzatura della parete, oggi, siano critiche. Per il tempo passato, ma soprattutto per la qualità del lavoro e del materiale. C’era da aspettarsi la forte necessità di una revisione.

Il 19 marzo 2016 quella che ancora non si chiamava la Banda del Trapano riattrezza la sosta di Atena, richioda Semele (5c), Chi non risica non rosica (6c) e Il gigione (7a). Il 20 marzo è la volta di Icaro (7b).

Il 23 marzo, Giordano presenta su fb una lista di 44 vie sulle quali sono da effettuare lavori urgenti; segue il 2 aprile la rinnovata sosta di Ape Maia e il 14 aprile la richiodatura di Poseidone. Nello stesso tempo i tre si attivano per la ricerca dei finanziamenti necessari, con qualche risultato: il 12 aprile con orgoglio pubblicano quest’immagine, la prima “fornitura”.

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La ricerca che non si conclude positivamente è quella condotta presso il Comune. Il sindaco gli risponde che, per ciò che riguarda la falesia, il referente è Di Federico, in quanto gestore dei famosi 59 itinerari. Verso la scorsa Pasqua, Di Federico è contattato via Messenger dal Renzani. Il dialogo si conclude (e questa per diretta testimonianza di entrambi) con la disponibilità a parlarne. Con una differenza d’interpretazione, però: mentre Di Federico si aspetta che Renzani e soci gli mostrino un disciplinare (cioè un complesso di disposizioni che regolano l’esercizio di un’attività) su cui lavorare assieme, questi pensano più che altro a un via libera, solo verbale ma sufficiente, alle procedure già in atto.

Il 17 aprile 2016 nasce la pagina di comunità FB Arrampicare a Roccamorice (animata chiaramente da Giordano Renzani) : il messaggio rivolto agli eventuali simpatizzanti è: “Aiutaci a risistemare la falesia più grande in Abruzzo. Se ami scalare ma vuoi farlo in sicurezza contribuisci anche tu”.

Il 21 aprile sono pubblicati due brevi video che documentano la situazione agghiacciante di alcuni ancoraggi:
https://www.facebook.com/romano.costantini/videos/10207943470657967/

https://www.facebook.com/romano.costantini/videos/10207943964710318/.

L’attività continua: 5 maggio, Bramhan richiodata; 17 maggio, nuova sosta di Baby (5b); 18 maggio, Betacam (6a), nuova sosta; 18 maggio, Apollo 11 e Bes (7a+), sostituita sosta.

Il 16 maggio, altro preoccupante video, questa volta sulla situazione dei moschettoni di sosta:
https://www.facebook.com/falesiaroccamorice/videos/1060871400638905/.

“Ricordatevi che è una grotta, non un WC” è la raccomandazione di Giordano Renzani, dopo l’operazione di pulizia della falesia
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A questo punto della vicenda si inserisce una notizia che, se in apparenza riguarda altro luogo, in realtà fa precipitare le cose.
Il 26 giugno Leonardo D’amario (con Nando Zanchetta) scrive che “alla falesia delle Gole del Sagittario una “protezione” è venuta via al semplice tendersi della corda tra l’assicurato è l’assicuratore (per fortuna era il primo rinvio)”. Si dà il caso che proprio in quella falesia fosse impegnato in prima persona proprio il Di Federico, il quale prontamente risponde: “la falesia di Anversa (Gole del Sagittario) non è ancora aperta al pubblico. I lavori sono in corso. I fittoni trovati ed estratti e posati sul tavolo sono stati messi nei fori senza alcun collante per verificare la moschettonatura ottimale di alcune vie, in vista di poterle poi fissare con resina. Pertanto si consiglia vivamente di non accedere ancora alla falesia prima del collaudo finale (sarebbe pericoloso). Peraltro c’è la sbarra che indica di non accedere. Pertanto prima di digitare (parlare) si prega di azionale il cervello”.
Renzani ribatte: “Comunque sia mi sembra materiale di pessima qualità, roba da ferramenta”!!!

Il tendicavo della discordia
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Di Federico non si scompone: “Ho sempre ritenuto pericoloso il tanto decantato fix in acciaio inox. Il fittone/tendicavo resinato che uso, a una prova che feci qualche anno si è rotto a una trazione di 4.817 kg. Figurarsi al taglio”.

Interviene Edoardo Fronterotta: “La certificazione “fai da te” non è riconosciuta da nessuno tranne che dall’inventore della cosa… non c’è nessun cartello o segnale che indichi i lavori in corso… la sbarra sta là da sempre e non indica nulla… un semplice cartello “lavori in corso” basterebbe”.

A dispetto di questo screzio, il 1° luglio i tre sono di nuovo operativi e inviano un ringraziamento speciale a Federico Di Felice e al gruppo Notte Fonda di Avezzano per il contributo materiale ed economico. Il 14 luglio Renzani scrive: “Continuate a sostenere il nostro lavoro, lasciate un contributo nei bussolotti dei bar di Roccamorice. Noi ce la metteremo tutta, un ringraziamento speciale a tutti voi!!”. E il 20 luglio, altro grazie di cuore ad Antonio Di Martino per il grande contributo materiale.

Il 19 luglio appare chiaro che qualcosa non sta marciando per il verso giusto. “Qualcuno vuole fermare la nostra messa in sicurezza!!!” è l’allarme. Il sindaco li convoca, loro disertano. D’Ascanio li va a incontrare alla base della falesia, gli ricorda che, al di là un qualunque finanziamento concesso o negato, c’è comunque bisogno di un disciplinare su cui concordare i lavori. In quell’occasione sembra siano volate parole un po’ grosse, non tali da far proseguire civilmente la questione. Da una parte si contesta il formalismo burocratico, dall’altra la “rabbiosa voglia di protagonismo”.

Spit “obsoleto”
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E così, proprio mentre anche la vecchia sosta di Avantino (5b) può andare in pensione, ecco formalizzata la diffida del 29 luglio, già anticipata a voce.

Arrampicare a Roccamorice scrive il 27 luglio: “Oggi il sindaco di Roccamorice ci ha intimato di interrompere la nostra opera di sostituzione delle vecchie protezioni pericolanti. In caso contrario ci denuncerà ai carabinieri. Forse è stata fraintesa la nostra intenzione che non vuole essere quella di sostituirci al Manutentore ufficiale incaricato dal comune, ma semplicemente vogliamo rendere sicure ALCUNE vie su cui arrampichiamo che presentano evidenti problemi dovuti alla vetustà delle protezioni che non sono mai state sostituite da decenni, e cioè da quando furono chiodate dagli originari apritori. Non è nostro compito giudicare il lavoro di manutenzione svolto fin ora né usurpare il ruolo di nessuno, noi vogliamo solo evitare di rischiare gravi infortuni, se non la vita, arrampicando. Voi tutti avete visto, anche grazie alle foto pubblicate su questa pagina, lo stato delle protezioni che abbiamo sostituito, non ci sembra aver commesso alcun reato. Forse il problema è che siamo in Italia, nel paese dove se fai qualcosa senza scopo di lucro, senza chiedere fondi pubblici, ti fai sicuramente qualche nemico pronto a usare tutti i mezzi per fermarti. NOI VOGLIAMO SOLO ARRAMPICARE IN SICUREZZA, CHI CE LO IMPEDIRA’ SI ASSUMERA’ LE SUE RESPONSABILITA’. Il Sindaco di Roccamorice ci ha detto che sono andate da lui decine di persone a lamentarsi della nostra attività, che poi non è assolutamente un’attività sistematica di manutenzione ma solo, ripeto, di sostituzione delle vecchie protezioni marce e ridotte all’osso. A questo punto invitiamo tutte le persone che ci seguono a sostenerci per far capire alle autorità che stiamo agendo solo per la nostra/vostra incolumità. Nel frattempo, per evitare polemiche, abbiamo comunque fatto un lavoro utile per tutti, abbiamo ripulito il sentiero di accesso alla falesia. Se anche questo è vietato, arrestateci”.

Segue una ridda di commenti, ne riportiamo solo alcuni:
Romano Costantini: “Infatti dovevamo chiedere un finanziamento, ungere gli ingranaggi e poi spendere i soldi per cazzi nostri come da anni si è fatto a Roccamorice (falesia). Finanziamenti su finanziamenti presi da un buffone incapace e incompetente che non ha mai fatto un cazzo nella sua vita, se non inculare il prossimo e inventare favolette nascondendosi dietro una patacca, immagino pagata. Manutentore di cosa? Di materiale artigianale? Avesse cambiato mai una sosta o uno spit in 30 anni di onorata carriera trascorsa sotto l’ombrellone al Giallon… Forse meglio così vista la sua esperienza e capacità nel chiodare (falesia Anversa). Purtroppo è vero, siamo in Italia, il paese dei balocchi, dei corrotti, degli incompetenti messi a gestire cose più grandi di loro solo perché si sono comprati una patacca. Ma andate a fanculo pagliacci”.

Simone De Laurentiis: “Quando finirà qualcuno degli acconsezienti di questo soggetto all’ospedale poi se ne renderanno conto di quale buffone gestisce tutto l’impiccio… ma d’altronde lui ha le sue vie chiodate DOC dove portare i clienti… Mi dispiace perché qualcuno ci dovrà andare di mezzo… Poi se partiranno le indagini nessuno più scalerà a Rocca…

Materiale nuovo e vecchio
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Stefano Di Marco: “Vivendo a Roma ho sempre sentito parlare di Roccamorice come un bellissimo posto dove arrampicare ma allo stesso tempo con il rischio concreto di farsi male a causa delle protezioni non a norma e del tutto usurate.
Adesso, che ci sono persone che stanno sistemando finalmente le vie mortali di Rocca, mosse dall’amore e dalla passione verso questa bellissima parete, verso la comunità dei climber, anche amici romani stanno tornando a frequentare la falesia generando cosi esternalità positive per tutto il territorio. Trovo assurdo che le autorità stiano intralciando il duro e faticoso lavoro di riqualifica fatto completamente gratuitamente!
Per una volta, un paese come Roccamorice ha l’opportunità di dimostrare che le cose nel nostro paese possono cambiare se si hanno le idee chiare e la voglia di fare, spero che chi di dovere non si faccia sfuggire questa preziosa occasione.
Forza ragazzi! Sono con voi!!!
P.S. Se esiste un Manutentore “ufficiale” delegato dal Comune di Roccamorice e lo stato della falesia e delle vie è completamente in stato di abbandono (fino a poco fa) come è possibile che il Comune stesso non si senta preso per il culo e non si mobiliti a risolvere questa situazione?
(Qui appare chiaro che nessuno è avvertito del fatto che un vero Manutentore della falesia non esiste, NdR)”.

Una garanzia!
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Marco Costantini: “La legge è chiara… Mi dispiace, ma è così… Sicuramente nessuno mette in dubbio la necessità di intervento e l’opera pia che state facendo… Ma state comunque andando contro la legge e i regolamenti del caso… Spero comunque che si risolva con un po’ di buon senso… A nessuno conviene aprire procedimenti penali… (Logicamente economicamente)”.

Arrampicare a Roccamorice: “Caro Marco, in Italia la legge non è affatto chiara, nel quadro legislativo non esiste la figura di chiodatore, o di chi può chiodare”.

Marco Costantini: “Ma non era meglio andare al comune e chiedere una riqualificazione della parete? Anche con fondi donati dal privato? Se tanto ci sta a cuore sta cosa..Non era meglio seguire una giusta procedura coinvolgendo le amministrazioni di competenza? Bho io sono d’accordissimo sul fatto che Rocca ha gravi disagi.. Ma le cose di iniziativa quando non ci competono portano sempre problemi.. Fare un bel progettino… Magari vi sta sul cazzo sempre il solito “tizio”? Ok nel progetto si fa il nome di qualcun altro...”.

Materiale recuperato da Roccamorice
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Arrampicare a Roccamorice: “Il bello è che ci siamo mossi così, il sindaco era favorevole, anzi disposto anche a darci dei soldi per il materiale. Di colpo questo misterioso retrofront!”.

Mario Bultrini: “La legge ancora non c’e, ma ci stanno lavorando. Si chiama progetto REASTA… Se dovesse passare questa legge, sarebbe la fine della libertà delle attività in montagna, attività da sempre fatte per passione, spirito di avventura e dedizione, senza fini speculativi…”.

Luca Bibez: “Grazie Mario. Ma ne approfitto per ribadire che non me ne frega una mazza se una legge considera un intervento di manutenzione abusivo se cambio una catena o sposto uno spit in una falesia che conosco e frequento. Qualcuno penserà che sono un egoista, io la penserò diversamente e punto. E la prossima volta che chiodo, lo faccio sapere tra 10 anni. Venitemi a censire. Piuttosto pago il canone RAI…”.

Ercole Di Donato: “Tutto o quasi tutto si può fare ma con educazione e rispetto, senza denigrare in modo così astioso e con livore, le persone, tra l’altro senza nominarle…”.

Arrampicare a Roccamorice: “Non sono le polemiche che ci interessano, sono sicuro che quando ne avranno la possibilità gli attori in gioco si chiariranno di persona. RIPETO A NOI NON INTERESSA DENIGRARE NESSUNO. VOGLIAMO SOLO ARRAMPICARE IN SICUREZZA”.

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Leonardo D’amario tenta di fare un po’ d’ordine: “Domande: La falesia e pubblica o privata? C’è un manutentore? Se c’è, fa manutenzione con soldi pubblici o privati? Se sono fondi pubblici, dov’è possibile vedere in modo chiaro e trasparente quanti soldi vengono stanziati per la manutenzione e ovviamente giustificati da fatture di acquisto di materiale certificato? Poi, e si e parlato di legge chiara, si può postare un link con questa legge?”.

Romano Costantini è particolarmente aggressivo nei confronti di Di Federico. Riferisce (senza citare il nome) che, al tempo del primo contatto, le parole di Di Federico furono “fate pure, poi a giorni salgo e ne parliamo”. E aggiunge: “probabilmente avrà capito che con noi non si mangiava e quindi è passato all’attacco. Ma tanto ha già perso prima di cominciare… Poi se le cose stanno così allora i lavori deve farli lui e non fare corsi abusivi da 300 € a botta per insegnare a chiodare per poi far fare il lavoro a ‘sti poveri fessi che lo seguono pure. O passare gruppi di clienti ad amici suoi non “PATACCATI” facendoli pagare per escursioni. Poi siamo noi gli abusivi… Ma chi è il re della valle?”.

Ercole Di Donato: “Scusa Romano Costantini, ma a chi ti riferisci? Abbi il coraggio di dire nome e cognome, oppure telefonare al bersaglio delle tue velenose critiche!”.

Marco Colazilli: “… Se è vero che qualcuno si è lamentato col sindaco è perché è stato sollevato un polverone, sono state offese persone e messo in dubbio professionalità. Sono amico sia del “Manutentore ufficiale” che di alcuni di voi e fa male vedervi scontrare anche perché l’obiettivo di tutti è quello di avere una falesia sicura, perciò siccome la birra a Rocca é buona, andatevene a fa una insieme e seppellite l’ascia di guerra… offro io!”.

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Laura Capone: “… Ragazzi, potete avere tutte le ragioni di questo mondo e lottare per una giusta causa. Ma in quelle poche righe, a mio parere, le avete sciupate tutte, con queste accuse diffamatorie, a prescindere da chi sia il “soggetto” preso a riferimento e dal comportamento avuto da quest’ultimo…”.
Romano Costantini: “Sbaglierò i modi… forse… Ma non accetto minacce da chi non sa o non vuole sapere di cosa si sta parlando. Una legge che fa morire le persone? No grazie! Vi ricordo che la falesia di Roccamorice è stata chiodata da persone non “titolate”. Quindi qui si fa manutenzione “ufficiale” su una falesia abusiva? Ammazza che coerenza!!!!! Ma non fatemi ridere. Purtroppo qui comanda il denaro altro che chiacchiere”.

Antony Castolo suggerisce ad Arrampicare a Roccamorice la massima trasparenza nella raccolta dei fondi e nel rendiconto delle spese. Arrampicare a Roccamorice in seguito a questa richiesta pubblica un rendiconto aggiornato al 31 luglio.

Il 29 luglio la pagina fb ClimbAdvisor – Climbing in Italy pubblica un appello scherzoso che riportiamo:
Roccamorice: il sindaco ha preso seri provvedimenti contro una banda di ragazzi, che da qualche tempo, armati di trapano, sostituiva le pluridecennali protezioni delle vie con altre nuove di acciaio inox, acquistate con i contributi di alcuni sostenitori. Pare che questi giovanotti abbiano dato fastidio a diverse persone, e che solo dopo una serie di lamentele circostanziate il sindaco abbia loro intimato di interrompere immediatamente la loro opera di riattrezzatura delle vie. Pare, invece, che al sindaco non sia giunta alcuna voce in sostegno di questi tre facinorosi (Giordano Renzani, Romano Costantini, Marcello Ferrini). Ora noi ci rivolgiamo a voi: se scalate a Roccamorice, o intendete andarci a scalare, prima o poi, scrivete al sindaco alessandro.dascanio@gmail.com, e chiedetegli di provvedere urgentemente alla valutazione dello stato delle protezioni della falesia e ad una eventuale riattrezzatura. Oppure, in alternativa, di affermare che le protezioni che ci sono vanno benissimo così, e prendersi la responsabilità di far scalare la gente in quella falesia. Oppure di chiuderla, dando un colpo mortale all’economia della cittadina. Oppure di trovare una soluzione pacifica, facendo rientrare il lavoro di questi tre simpatici attaccabrighe in una attività istituzionale. Non state a guardare le loro faccette da romanzo criminale: sono dei figli di famiglia, bravi ragazzi. Hanno pure i capelli corti”.

Giampiero Di Federico
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A dispetto di questo appello, sempre il 29 luglio, è diffuso su fb un documento estratto da Undici proposte per Roccamorice, di Giampiero Di Federico, presentato alla cittadinanza il 21 aprile 2013. In quel documento, al punto 7, la guida alpina ricorda l’estrema necessità di provvedere alla manutenzione continua dell’attrezzatura della falesia, di cui tra l’altro prevede uno sviluppo fino a 600 vie. Naturalmente lo scopo del rispolvero di quel documento va nella direzione di dimostrare quanto il Di Federico sia “bifronte”: una rappacificazione e un definitivo chiarimento si allontanano sempre di più.

Sul sito di Nando Zanchetta https://nandozanchetta.com/ il 30 luglio esce il post Carpenteria d’Abruzzo: nuova chiodatura a Roccamorice. Uno scritto che, sia pur con il consueto e graffiante humor surreale, non getta certo acqua sul fuoco.

Continua la discussione su fb:
Lorenzo Di Tullio suggerisce “di segnalare le carenze manutentive con l’elenco delle vie che attualmente hanno una chiodatura fatiscente e fare un bel documento da presentare al comune (via PEC) e pubblicarlo in rete. A quel punto chiedere lumi sulla manutenzione ufficiale… insomma bisogna sollecitare il comune sulla pericolosità di un tot di vie...”.

Gli risponde pessimista Luca Bibez: “Caro Lorenzo, fai un elenco delle carenze, ma a nome di chi, di quale società di consulenza per la gestione pareti? Mi sembra chiaro che qui da un lato c’è la Legge (vedi Kafka), ovvero la burocrazia, la lentezza, l’ottusità, la malafede, l’incompetenza. E dall’altra c’è chi pratica l’attività, ama i luoghi, ama la vita: la propria e quella di chi viene e verrà a Roccamorice. Non vedo punti di incontro”.

Lorenzo Di Tullio: “Fai una segnalazione come una qualsiasi cittadino. Poiché il comune contesta proprio l’attività di chiodatura volontaria continuerà a diffidare tutti gli altri. Se invece si comincia a segnalare che ad esempio su 200 vie presenti una tot % è pericolosa documentandolo con foto o altro, forse qualcuno si pone la domanda sulla sicurezza… E’ comunque una pessima pubblicità!!! Forse la falesia verrà chiusa… può essere solo un bene in quanto ad oggi il Comune non reputa la manutenzione un problema di cui occuparsi o perché qualcuno gli dice che tutto è sicuro…”.

Antonello Di Giovine: “Se veramente e in maniera seria si vuole risolvere il problema, occorre esporre il problema in procura e adesso ancora meglio perché vi è una diffida ufficiale fatta dal sindaco quindi il procuratore al 99,9 % aprirà un indagine preliminare con la certezza che questa volta quelle vie saranno sistemate definitivamente… Se non si ha il coraggio di scrivere con carta bollata si continua a giocare a giro giro tondo. Ripeto: esposto con allegato diffida e un elenco di firme pronte ad assumersi la responsabilità… altrimenti chiacchiere da bar o da fb”.

Nel frattempo coloro che non sono stati diffidati continuano il lavoro: in agosto Romano Costantini richioda Videa (7b+) e Ficobus (6b+), anche se Franco Idea consiglia un po’ più di discrezione, per non rischiare di beccare altre diffide. Gli risponde Renzani: “Tutto vero ma il nostro lavoro va avanti grazie al sostegno di tutti i climber e non solo. Mi sembra giusto far vedere che i loro soldi finiscono in parete. Hanno diffidato me, siamo tante persone… Vediamo se diffidano tutti”.

Altra fornitura per Roccamorice
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Il 29 agosto Arrampicare a Roccamorice scrive: “… il “piano criminoso” di questi giovani non è quello di risistemare le poche vie di Roccamorice che sono loro rimaste da liberare (come farebbe qualsiasi climber di buon senso, ammesso che possa esistere un climber di buon senso), ma di attuare una vera e propria forma di disobbedienza civile. La matrice eversiva di questi gesti appare evidente, in quanto si tratta di una azione “attuata da un singolo individuo o più spesso da un gruppo di persone, che comporta la consapevole violazione di una precisa norma di legge, considerata particolarmente ingiusta, violazione che però si svolge pubblicamente, in modo da rendere evidenti a tutti e immediatamente operative le sanzioni previste dalla legge stessa” [cit. Wikipedia]. L’obiettivo di questa forma di lotta politica è “di evidenziare, mediante la propria disobbedienza, l’ingiustizia, a suo avviso palese, della norma di legge e le conseguenze che essa comporta” [cit. Wikipedia]. Purtroppo pare che esistano ancora giovani che non rinunciano a tenere la schiena dritta e a far valere le loro opinioni, giuste o sbagliate che siano, senza guadagnarci nulla e rischiando addirittura di pagare di persona. Cosa succederà a queste teste calde? Come reagiranno le istituzioni, colpite nella gestione del denaro pubblico, che è uno dei loro punti più nevralgici? Chi mai vorrà difendere questa banda di sovversivi? Ci sarà qualche scocciatore di giornalista che vorrà fare una inchiesta? Ci sarà qualche sciagurato che li difenderà? O questi ragazzi rimarranno soli? Vi terremo informati. Certo che mai ci saremmo aspettati, quando abbiamo fatto questa allegra pagina che doveva dare spunti per gite in montagna o fuori porta, e scalatine tranquille, di dovere raccontare di tali crimini. Eppure questa banda di scapestrati ci ha fatto trovare in mezzo a questa faccenda, e noi abbiamo deciso di non tirarci indietro e di fare la nostra parte. Non saremo scapestrati pure noi, che ci consideriamo tanto savi? Speriamo di no.
Firmato: Romano Costantini Giordano Renzani
”.

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Storie di Roccamorice ultima modifica: 2016-09-04T05:50:44+02:00 da GognaBlog

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19 pensieri su “Storie di Roccamorice”

  1. Caro Gogna, caro Di Federico, ovviamente Facebook non è il luogo più accreditato per un dibattito. Lo scambio di opinioni può spesso confondersi con le battute, gli insulti, la diffamazione, la satira… Io stesso sono stupito di vedere le mie parole, dette con lo spirito di uno che parla al bar e dunque si esprime liberamente, non davanti a un giornalista, riportate in un articolo di un blog che riferisce nel dettaglio molte cose interessanti, ma confonde appunto i fatti e i protagonisti con le opinioni di un passante del web. Vedo che non c’è alcun passo in avanti per risolvere la questione e me ne rammarico. E se i ragazzi che hanno preso in mano il trapano e gli attrezzi senza chiedere permessi hanno commesso sicuramente qualche errore, definire quel che fanno come un “manomettere” la falesia (il verbo compare due volte) senz’altro non conduce a un possibile dialogo. Credo che tacere il suo nome, Di Federico, può apparire come un sotterfugio. Ma d’altra parte in questo modo lui non è stato pubblicamente offeso e calunniato. Insomma meglio così, almeno secondo me, visto che il suo nome è legato a una professione e a un importantissimo e assai noto curriculum alpinistico. Personalmente rimpiango i tempi in cui l’arrampicata era un’attività davvero libera: eravamo un centesimo come praticanti rispetto a oggi. Per questo potevamo chiodare, tirare giù un’edera o qualche sasso, tagliare un albero, senza chiedere il permesso a nessuno. Ma sono soltanto un vecchio nostalgico, e probabilmente questo mio sentimento conta meno di zero. Potevamo sostituire una catena o cambiare gli spit di una via senza chiedere il permesso al sindaco. Il manutentore non esisteva. E nemmeno si mettevano su Facebook i resoconti del bel lavoro svolto. Su un altro versante c’è la questione del rapporto contrastato fra molti climber e persone che lavorano nelle palestre, tutta gente con molta esperienza, e il mondo delle guide alpine, a cui spetta un singolare privilegio: essere accreditate di essere le uniche a poter insegnare l’arrampicata sportiva in falesia e le uniche figure di riferimento per quanto riguarda sicurezza e manutenzione. Il caso di Roccamorice è venuto fuori grazie al web, o per colpa del web, secondo i punti di vista opposti. Ma vi saranno e vi sono casi analoghi in altre parti d’Italia. A mio avviso se emerge un conflitto del genere, con interessi economici in fondo non così eclatanti, vuol dire che qualcosa nelle regole scritte non va. Io ad esempio, anche se non li conosco di persona, mi fido del lavoro di questi ragazzi. E se hanno sbagliato, a mio avviso, lo hanno fatto non nel dove e come mettere uno spit, ma proprio nel farsi pubblicità su Facebook. E glielo ho scritto. Ma ripeto, l’idea che una guida, che ha maturato quel titolo ufficiale grazie a un importante curriculum alpinistico e a grandi capacità, possa essere ritenuta l’unica figura a cui poter affidare didattica e manutenzione in falesia, è un’idea che non mi convince e probabilmente convince poco anche altri. Ma sono soltanto opinioni su Facebook.
    Luca Bevilacqua, da facebook (Luca Bibez, 10 settembre 2016 alle ore 13.06)

  2. Maurizio non ho detto che bisogna fare finta di nulla.
    Ho solamente voluto dire che è una vera TRISTEZZA.
    Contano solo le regole , tutto va regolamentato, deliberato, autorizzato.
    Ma dove è la libertà di azione, il gusto di mettersi in gioco, la libertà di decidere?
    Sono veramente felice di avere avuto al possibilità di vivere momenti ben diversi.

  3. Non voglio ridurre tutto sotto l’aspetto economico/turistico, ma di cambiamento culturale di un intero territorio, ma sarebbe troppo difficile spiegare ciò in questa sede…come hai detto bene tu il mondo è cambiato, in male. Il problema è proprio quello che ormai se qualcuno si fa male in falesia non accetta il fatto come un rischio calcolato. Ma cerca delle responsabilità precise, certificazioni, colpe e delibere comunali. Nemmeno a me piace tutto ciò, nemmeno io vorrei che arrampicare (che considero come l’alpinismo l’ultima frontiera) sia relegato a delle leggi. Ma oggi, sicuramente per colpa nostra le delibere comunali e le diffide sono arrivate fino su l’ultima sosta o protezione. Facendo finta di nulla si ignora solo un problema, non si risolve. Ho chiamato in causa il sindaco, semplicemente perchè esca allo scoperto e risolva un problema di sicurezza evidente.Visto che non lo permette a chi frequenta abitualmente una parete.

  4. Non si può relegato tutto sotto l’aspetto economico, sotto l’aspetto della promozione economico/turistica.
    La manutenzione della falesie, delle vie dovrebbere essere sotto l’iniziativa di coloro che la frequentano.
    Come da sempre è stato.
    Ma oggi il mondo è cambiato. Siamo tutti inquadrati.
    E ci vogliono le delibere comunali…

  5. Leggendo le due campane su questa storia quella che stona in maniera evidente è la Terza, il comune di Roccamorice. Dal mio,se pur modesto punto di vista non si lascia deperire in quel modo un punto di interesse per tutto il territorio, che come afferma La Guide Alpina Giampiero Di Federico al famoso punto 7, procura migliaia di presenze. Sono un operatore turistico di Caramanico Terme e un modestissimo amante e praticante della scalata , ho frequentato Roccamorice in entrambe le vesti. Naturalmente in primis mi preoccupa la sicurezza della parete. Ma nello stesso tempo mi chiedo perchè è così scarsa l’attenzione di un amministrazione comunale verso una tale ricchezza. Cerco nel mio piccolo di promuovere in tutti i modi la falesia, ottenendo anche qualche discreto risultato in merito, essendo ormai sempre in crescita il numero delle persone che scelgono Il parco nazionale della Majella anche per la scalata. Ma se queste sono le condizioni della falesia capite bene che la promozione della stessa è un boomerang, molto pericoloso e un bilgietto da visita molto negativo per la Majella. Il consigliere comunale Mauro Cafarelli invita gli scalatori a una battaglia per sbloccare una legge in Regione per l’intera manutenzione della parete. Mi permetto di ricordare al consigliere che uno dei compiti di un amministrazione comunale è proprio quello di risolvere problemi del genere e non di delegare a gli altri una battaglia .Il comune di Roccamorice con la sua giunta che avrebbe dovuto attivarsi ormai da tempo in regione per reperire i fondi sufficenti alla manutenzione, come del resto già segnalato da Di Federico dal 2013. In tutta questa storia il Sindaco dov’è ?

  6. Caro Giordano Stramare, sono assolutamente d’accordo. Siccome la birra la servono ancora nei bar, forse non tutto è perduto. A me è sembrato che, per entrambe le parti, basterebbe poco per addolcirsi. In quel modo rientrerebbe anche la questione della diffida, che è sempre ritirabile…

  7. Per quanto riguarda la vicenda, anche Di Federico ha finalmente espresso la sua posizione e si sono sentite così, entrambe le campane. A quanto pare tanto casino per nulla. Una birra, quattro chiacchiere e si poteva sistemare tutto subito.
    (da facebook, 8 settembre 2016, ore 9.40)

  8. l’arrampicata (come l’alpinismo) è un’attività ANARCHICA per principio.
    Chi vuol fare fa. Chi non vuol fare sta a guardare e magari è grato agli altri che hanno lavorato.
    L’unica regola che esiste (almeno per me) è il rispetto di quello che fanno e hanno fatto gli altri. Il rispetto della storia scrita sulle rocce.
    Ora vogliamo preconfezionarla e inquadrarla in regole: sicurezza, soldi, politica, ect. ect.
    I risultati sono questi: che la stiamo rovinando!

  9. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
    Sicuramente in questa polemica nessuno ha tutte le ragioni e nessuno tutti i torti.
    Ma analizziamo i fatti, ora la falesia di Roccamorice e molto più sicura e questo è senza dubbio un enorme vantaggio per tutti, perché più sicurezza vuol dire meno possibilità di gravi incidenti.
    Mettere in sicurezza una falesia è un lavoro lungo, faticoso e stressante quindi, forse una parolina di ringraziamento a chi ha dedicato tanto del suo tempo a questo non ci starebe male… inoltre i lavori fatti sono lì chiunque può scalare le vie e controllare se siano state fatte bene ed eventualmente criticare.
    Personalmente ritengo che la sicurezza vada sopra ogni polemica e che si possa continuare in questa direzione.
    Un grazie sincero a Giordano, Romano, Marcello ed a chiunque altro ha contribuito.

  10. Egr. Signor DiFederico:
    1) Dal sindaco ci siamo stati ed è stato lui a dirci che avrebbe potuto far uscire 2000/2500 € annui per una eventuale manutenzione ma solo dopo la scadenza nel 2018 del vostro appalto vinto a suo tempo come MANUTENTORE della falesia.Soldi che a noi nn interessano neanche poiché l’aiuto ricevuto da terzi,arrampicatori e non,è gia tanto e sufficiente.
    2) Sono in possesso di messaggi intestati inviati da lei a persone che si erano attivate come noi e prima di noi,dove invita ad interrompere l’opera di sistemazione falesia con minaccia di denuncia,poiché questi lavori possono essere attuati solo da guide alpine( la prego di inviarmi la legge che afferma questo) e cmq solo da lei poiché MANUTENTORE della falesia.
    3) Riguardo le cassettine situate in parete ringrazio la/le persone che si sono adoperate a sabotarle,dato il loro inutile scopo ( 11 anni che arrampico e frequento la falesia di rocca e mai visti lavori di manutenzione svolti. E ne sono testimoni tutti gli itinerari rimasti con protezioni artigianali e non datate 1985 al 1997).
    4) Se lei nn è il manutentore,allora la manutenzione avvenuta,a detta sua,nel 93/99 (NN RICORDO LA DATA ESATTA MA È RINTRACCIABILE IN RETE) con 4500tasselli inox 4500 piastrine inox 300 soste inox 300 moschettoni (considerando che lei l’inox lo reputa pericoloso in una sua frase scritta) che fine ha fatto? Chi l’avrebbe messa in atto? Dove sono finiti i finanziamenti di quella messa in opera? (ricordando le protezioni vetuste testimoni ancora oggi in parete,del 85 al 97)
    5) Noi nn siamo supereroi e tantomeno in cerca di fama e gloria. Vogliamo solo sistemare una falesia im abbandono e pericolosa. È troppo chiedere di poter tornare a casa la sera dopo una giornata di arrampicata in falesia? Se è cosi allora ci dichiariamo colpevoli!!!
    6) La prego di inviare a me le prossime diffide (gia 2 a G.R.) poiché G.R. Nn si sta adoperando più al lavoro in parete ma bensì siamo io ed altri che continuiamo l’opera. (ovviamente diffide inviate con le PROVE di me o altri in parete)
    7) vorrei sapere,se possibile, ma dopo queste diffide arriva una denuncia? Ndr. E quale sarebbe l’articolo della presunta violazione? Esiste? Nn credo…
    8) ci sarebbero almeno altri 100 punti da scrivere,ma sinceramente nn ho tempo tranne quello per rileggere il suo commento e sorridere.
    Distinti saluti
    Il Martire

  11. Ho letto Giampiero,è che ci sono in giro più versioni e differenti l’uno dall’altra…..e ti assicuro che non sono l’unico…provo solo tanta amarezza a prescindere dal torto e dalla ragione da appassionato di questa disciplina fantastica che ho sempre pensato aggregante…

  12. La diffida è stata fatta a mio nome Renzani Giordano, per quello mi sono fermato. Adesso ho passato il trapano e il materiale ai miei soci. Io salgo solo per scalare,se ti va puoi sempre sentirli per dargli una mano.

  13. Caro Giampiero, ti ho scritto e spiegato quello che volevamo fare, ed eri d’accordo. Con il passare dei giorni hai continuato a rimandare a data da destinarsi il nostro incontro. Al sindaco siamo passati soltanto per informarlo sui nostri propositi. Lui era favorevole, e fu lui a proporre una piccola somma per la falesia. Noi non abbiamo chiesto proprio niente, anche perché ci fanno molte donazioni. Per i commenti sui social vanno presi per quello che sono, commenti da bar.La realtà è anche peggiore. Ti faccio presente che il mio lavoro, mi consente di scalare quando voglio.. Tu lo fai da una vita 🙂

  14. Roccamorice.
    Prima di tutto un grazie ad Alessandro Gogna che attraverso il suo “blog” http://www.banff.it/storie-di-roccamorice/#comment-42062 ha scritto (finalmente) il mio nome. Infatti, in più di due mesi di lettura su Facebook, riguardante la “querelle” della parete dell’Orso di Roccamorice (PE) – Abruzzo, il mio nome non era mai apparso.
    Illazioni e riferimenti (chiaramente riferiti alla mia persona) tanti, ma nomi niente. Nonostante che qualcuno li abbia stimolati, anche con insistenza, a scriverli.
    Ma nulla da fare. Hanno preferito sempre nascondersi dietro lo schermo e al riparo della tastiera. Chi mi conosce sa bene che sarebbero bastati una telefonata o un incontro esplicativo.
    Addirittura qualcuno (“Nando Zanchetta”(nato nel 1905…il 15 giugno. Commovente, alla sua età, la fantasiosa intervista al sindaco), “Frank Zappa” (ma non era il grande chitarrista?) si è ulteriormente celato, dietro nomi che non portavano a chiarire l’identità. E da questo pulpito anonimo, rintanato e infognato, non hanno esitato “coraggiosamente” a offendere e diffamare in piena libertà.
    Tra l’altro, a questo certo “Frank Zappa”, ho scritto pure un messaggio in privato per chiedergli (dopo diffamazioni e offese profuse a go go) del perché mi aveva chiesto l’amicizia: nessuna risposta.
    Pertanto grazie Alessandro Gogna, per il coraggio o meglio per la correttezza, nel dare nome e cognome a questo cosiddetto “manutentore “.
    E allora eccomi qui a cercare di fare chiarezza in una situazione che penso di conoscere abbastanza, visto che frequento la parete dal 1984 e anche da qualche anno prima.
    1. NON sono il manutentore della falesia; il Comune di Roccamorice, proprietario della parete, non mi ha mai incaricato della manutenzione della stessa; ed io non ho mai assunto, di mio, questa veste o incarico.
    2. SONO invece il gestore di 59 vie presenti sulla parete (ce ne sono circa 300).
    Ciò dal 2008, anno dell’assunzione in co-gestione del complesso “Scuola di Roccia” B&B e ristorante, con regolare contratto, la cui conduzione (per destinazione d’uso, ereditata dal progetto “Scuola di Roccia”) comprende anche la gestione di 59 vie della parete. Per questa co-gestione (ripeto, comprendente la gestione delle 59 vie) pago (e ripeto) PAGO al Comune di Roccamorice un fitto annuale di migliaia di euro. Pago, non riscuoto.
    3. Da anni e anni, a Roccamorice (ma come accade in quasi tutte le falesie storiche d’altronde) chi ha voluto mettere del proprio impegno a migliorare l’attrezzatura della parete e/o a realizzare vie nuove, lo ha fatto. E lo ha fatto con (normale) educazione chiedendo dove e come operare per cercare di fare qualcosa di costruttivo. Senza alzare polveroni e senza offendere nessuno. Ed io ho cercato, nei decenni e nel mio piccolo, di mettere a disposizione la mia esperienza e spesso anche tasselli, catene e moschettoni, per far si che la ri-attrezzatura, la via nuova o anche il semplice cambio di moschettone usurato, fossero fatti al meglio, nei limiti delle risorse disponibili.
    4. Purtroppo in questo caso invece, inspiegabilmente (visti gli ottimi rapporti che intercorrevano) è iniziata subito una rabbiosa offensiva condita da cattiverie gratuite, (come tutti leggono nei vari post) che spesso nulla avevano e hanno a che fare, con la parete e la sua manutenzione. Qualche volta coinvolgendo persone (“bimbetta roccolana” per esempio) che nulla avevano e hanno a che fare con manutenzioni, gestioni, tasselli e resine.
    Purtroppo sibilando parole subdole hanno iniettato il veleno del dubbio (a molte persone ma non a tutte).
    5. Il sindaco, che qui ringrazio pubblicamente, soprattutto per il fatto che non si è fatto tentare dal chiudere l’intera parete (è accaduto in molte falesie e anche in Abruzzo, e per molto meno) ha cercato in tutti i modi di dialogare con questi “bravi ragazzi” che “peccano di ingenuità” queste “anime belle” “che hanno anche i capelli corti”. Ma niente da fare. Al primo incontro, al quale costoro hanno chiesto soldi al Comune, il sindaco ha risposto con chiarezza e gentilezza che la cosa si sarebbe potuta fare però accordandosi con il professionista di loro fiducia e cioè la guida alpina Giampiero Di Federico.
    Contattato su Messenger da Renzani, gli scrissi che però dovevamo sentirci e anche che la cosa, poteva andare bene. Ma appena qualche giorno dopo leggo su Facebook offese del tutto gratuite, cattiverie, insinuazioni (non proprio leggere) riconducibili chiaramente (ma non hanno mai fatto nomi) alla mia persona. A questo punto mi sono…come si può dire? CONGELATO, forse è la parola più appropriata; assistendo poi purtroppo, ad una escalation incredibile e davvero inspiegabile.
    Ma dicevamo del sindaco di Roccamorice. Ebbene, il sindaco, avendo saputo che nonostante il colloquio avuto, questi ragazzi (beh…ultratrentenni e forse più) continuavano a spittare, modificare, manomettere la parete, li ha invitati ad un incontro in Comune. Invano, nonostante che queste persone stiano quasi tutti i giorni a scalare a Roccamorice (beati loro che possono permetterselo…). L’invito fu ripetuto più volte. Ma niente da fare.
    Il Sindaco, dopo vari giorni, stanco di aspettarli, prende la macchina e si avvia verso la parete sperando di incontrarli e li incontra. Rispiega pacatamente ciò che aveva già loro detto tre mesi prima, e cioè che la parete è di proprietà del Comune, che avrebbero dovuto rapportarsi con me, che è bene che facessero riferimento ad un disciplinare. La risposta è stata: “sindaco non dire tutte queste C…. di Minch…” (c’era un testimone oculare). A questo punto il sindaco avrebbe risposto per le rime, promettendo una diffida a smettere di manomettere la parete. Diffida regolarmente pervenuta. Ma ignorata (ingenuamente?…).
    6. Nel frattempo viene divelta e gettata una mia piccola bacheca, sotto la parete e rotto il lucchetto di un bussolotto per la raccolta di contributi per la manutenzione della parete. Essi erano li da una ventina d’anni. Stesso destino alle pedane in legno sul marciapiede sotto la parete, comodi sedili, presenti sul posto da almeno 10 anni. Tutti scaraventati a valle. Chi sarà stato? Non si sa.
    Invidie? Gelosie? Mal celati problemi esistenziali irrisolti? Rabbiosa e scomposta voglia di protagonismo? Non lo so.

    Roccamorice, 7 settembre 2016.
    Giampiero Di Federico
    (Guida alpina)

  15. Le immagini parlano da sole.. se una via ha bisogno di manutenzione, noi la faremo. Anche perché la sera vogliamo tornare sani e salvi a casa. Tutto il resto sono solo chiacchiere da burocrati.

  16. Viene da chiedersi come come arampicassero all’inizio del 900 senza trapano ed avvocati via facebook. Quante parole inutili… ci manca solo sia il sindaco a dirmi dove e cosa fare. Questa gente dovrebbe farsi selfie eroici nei parchi avventura e lasciar perdere l’arrampicata: niente spit, niente unto, niente rompipalle…

  17. La ricostruzione mi sembra abbia una sola fonte: “Renzani”.
    Le cose sono andate in modo leggermente diverso, riepilogo per brevi punti:
    1) Renzani è stato ricevuto dal sindaco che non gli ha vietato di prestare opera gratuita ma gli ha detto che avrebbe potuto prestare la sua opera con la supervisione di Di Federico che ha i titoli per certificare la conformità del lavoro da svolgere (mi paiono ovvi i motivi): bisognerebbe chiedersi perché questo non sia avvenuto, non certo per una incomprensione lessicale;
    2) Non sono stati stanziati fondi pubblici per la manutenzione della parete, anzi la battaglia che tutti gli appassionati dovrebbero intraprendere è proprio questa, visto che giace nel consiglio Regionale una proposta di legge in tal senso che permetterebbe di avere a disposizione fondi annuali per una manutenzione vera delle numerosissime vie d’arrampicata che vanno ben oltre le 59 ricomprese nel contratto di affido.
    Ho notato in questa vicenda un astio e uno scontro assurdo e mi è parso di capire, leggendo anche i vari insulti che sono volati sui social, che sia in atto una sorta di resa dei conti tra alcuni fruitori della parete che certamente darà loro, nel breve, qualche piccola soddisfazione e magari placherà qualche misero sentimento di rivalsa ma certamente alla lunga finirà per penalizzare la parete e quella nutritissima pattuglia di fruitori ed appassionati silenziosi.
    Mauro Cafarelli – consigliere comunale di Roccamorice (da facebook, 6 settembre 2016, ore 11.20)

  18. Cosa dire e pensare? Queste pareti sono demaniali o private? Sono pericolose? Chi deve intervenire? Di chi è la responsabilità se dovesse accadere qualcosa? E’ una brutta storia! Povera montagna!

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