The Beckoning Silence (Il richiamo del silenzio, film di Louise Osmond)
recensione di Giorgio Robino
(già pubblicato dallo stesso autore su facebook il 3 ottobre 2010)
Il film The Beckoning Silence (tratto dall’omonimo libro di Joe Simpson tradotto in italiano con Il richiamo del silenzio) è un documentario girato nel 2007 dalla regista Louise Osmond e tratta del tristemente famoso tentativo di scalata alla Nord dell’Eiger nel 1936 (18-25 luglio) dei tedeschi Toni Kurz, Andreas Andi Hinterstoisser e degli austriaci Willy Angerer ed Edi Rainer (vedi anche mia recensione al film Nordwand, girato l’anno dopo: http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150268533200207).
Il documentario fa seguito quindi all’omonimo libro di sir Joe Simpson: è lui il protagonista e voce narrante del documentario. L’alpinista inglese racconta se stesso, paragonando la sua vita e in particolare quello che gli successe sul Siula Grande (argomento del famoso libro e film Touching the void ), paragonando gli accadimenti e le emozioni di quei giorni terribili, passati tra la vita e la morte, con quello che successe al povero Toni Kurz e compagni, traendo estreme conclusioni filosofiche…
Dunque il film alterna vari momenti narrativi che si intrecciano: anzitutto è ricostruita la vicenda storica del 1936 attraverso attori che recitano “in costume”, vengono tracciate le tappe della vicenda per sommi capi, ma con ovvia cura per i dettagli alpinistici. D’altro canto la vicenda è raccontata da Joe Simpson che assieme a un amico, è andato sull’Eiger a rifare pezzi della via. Per inciso, mi sembra di capire che non l’ha mica fatta tutta la vecchia via, ma si è fatto portare da un elicottero nei punti salienti per riprovare i passaggi e realizzare i video di “spiegazione alpinistica”. Quindi viene narrato quanto accadde nel 1936, intervallando con spezzoni di salita fatta da Joe qualche anno fa, allo scopo di spiegare alcuni dettagli tecnico-alpinistici sui passaggi fatti dai quattro scalatori anteguerra; il tutto è infine intercalato da interviste fatte a tavolino a Joe: la vicenda dell’Eiger è occasione per esporre riflessioni sul senso dell’alpinismo, una problematica che a Simpson sta parecchio a cuore.
Ci sono alcuni dettagli sui passaggi tecnico-alpinistici che sono spiegati discretamente bene: in particolare fa specie vedere Joe che passa sul traverso Hinterstoisser, attrezzato oggi con corde fisse (così almeno sembra di vedere nel video), ansimando e imprecando pur con le corde… il passaggio è brutto forte: roccia bella liscia e verglassata… ad ogni modo le sequenze i cui Joe spiega mentre passa sono davvero godibili.
Le scene della ricostruzione storica, con gli attori in costume, non è altrettanto curata come nel film Nordwand, ma d’altro canto qui interessava raccontare di quella scalata del ’36 alcuni punti salienti dal punto di vista alpinistico e soprattutto dal punto di vista dell’emozione… quindi è accettabile che la ricostruzione in costume non sia perfetta. E’ comunque a livelli sufficienti e soprattutto mi sembra raccontata bene la scena drammatica in cui la valanga travolge a morte Andy. Credibile la dinamica degli altri tre che rimangono attaccati alla stessa corda, con Toni unico vivo in mezzo ai due austriaci morti quasi subito… Mentre in Nordwand questa scena è completamente “falsa” (volutamente romanzata…?). Un dettaglio tecnico però non mi torna neppure in questa ricostruzione storica: nel documentario gli attori sembrano indossare tutti i ramponi, ma a me risulta che non li avessero, o almeno non li avesse Hinterstoisser, ma forse sbaglio io, non che cambi granché, ma…
Più che essere una fedele ricostruzione dell’accaduto storico (anche qui, come nel film romanzato Nordwand, mi pare ci sia qualche imprecisione e un po’ di superficialità nel racconto che viene fatto per sommi capi), il documentario è piuttosto un riferimento simbolico che Joe Simpson utilizza per riflettere sulla sua vita e affrontare alcuni interrogativi filosofici: sembra che da qualche anno abbia deciso di chiudere definitivamente con l’alpinismo, ma la decisione non è serena, sembra quasi una disperazione esistenziale. Addirittura Simpson se la prende con la sua capacità di scrittore e con il suo elaborare con il pensiero i fatti… infine dichiara di non riuscire a spiegare alcunché del perché dell’alpinismo estremo… non gli rimangono che domande senza risposta, che ci riversa addosso con i suoi libri e il suo film; la sua dichiarazione di infelicità è di una sincerità umana disarmante, e proprio questo me lo fa apparire oltremodo simpatico. Quest’uomo si è rotto i coglioni e non sa che farci, ma almeno non dice cazzate, insomma è puro… ma allora, spero davvero che Joe trovi qualche risposta, perché la soluzione dell’enigma interessa anche a me!
Interessanti, anche se un po’ poco approfondite, le interviste di Kay Rush, in cui Joe parla chiaro:
Toni unico vivo in mezzo ai due austriaci
Il film l’ho visto e ha una struttura intelligente, non si perde in improbabili ricostruzioni con attori non credibili e sceneggiature penose, ma gioca in maniera intelligente fra documentario, riflessioni su se stesso e sull’alpinismo, e flashback sugli eventi storici. Insomma una rarità, un gran bel film che può avvincere sia gli appassionati di alpinismo che i semplici curiosi. Lo consiglio a tutti!
Stefano Allari , da facebook 29 dicembre 2015 ore 0.38