Anna Hazlett ha salito il suo secondo E9 con la salita di The Walk of Life (E9 6c) a Dyer’s Lookout nel Devon. La via era stata salita per la prima volta da James Pearson nel 2008. Anna è la prima donna a completare la via.
The Walk of Life (E9 6c) per Anna Hazlett
di Natalie Berry UKC
(pubblicato su ukclimbing.com il 20 giugno 2022)
Quando Anna – che usa il soprannome Anna Hazelnutt sui social media – aveva visto per la prima volta Once Upon a Time in the South West (OUAT) E9 6c, che ha salito nel settembre 2021, uno dei suoi primi trad (UKC News), aveva anche messo gli occhi sulla vicina Walk of Life.
Anna ha detto a UKC:
“Nella mia mente, entrambe le vie erano così del tutto fuori questione che ho pensato che avrei potuto anche provare entrambe in top rope (con la corda dall’alto) e godermi ciò che la scogliera ha da offrire: il muro liscio è il mio stile di arrampicata preferito, quindi il fatto che ci fossero due linee su questa parete stupenda è stato super eccitante“.
Dopo aver “chiuso” OUAT, Anna non ha avuto la possibilità di provare The Walk of Life prima di ripartire e così si è data da fare per tornare. Qualche settimana fa, Anna è andata in macchina nel Devon con Tom Randall per lavorare sulla linea ed è stata “istantaneamente sedotta“. Ha commentato:
“La linea è piena di sequenze uniche e fluide che sono la quintessenza del muro liscio; la prima volta che tocchi gli appigli sul muro, sembrano quasi impossibili, ma dopo aver provato per ore, giocando con diverse combinazioni, i movimenti iniziano a venire e il corpo si rilassa per trovare un flusso. Così. Bene. Dai!”.
La scorsa settimana, Anna e Tom hanno trovato il tempo per tornare nel sud-ovest e progettare la salita. Anna ha passato la settimana a collegare i movimenti e a definire l’attrezzatura da usare. Domenica 19 giugno 2022, il loro ultimo giorno, si è legata per iniziare.
Ha detto a UKC:
“Fortunatamente ce l’ho fatta al mio primo tentativo: non volevo davvero cadere su nessuna delle protezioni che avevo posizionato, anche se in questo campo la mia tecnica sta decisamente migliorando e sono più fluida ora che ho più esperienza trad sulle spalle! Tom ha anche detto che in questa occasione sembravo una vera e propria climber trad!“
“In azione, mi sentivo estremamente fiduciosa e, contrariamente a OUAT, abbastanza impavida e in controllo. All’inizio ero nervosa per il tratto iniziale di “non caduta”, ma dopo aver fatto il passaggio chiave in quella sezione, mi sono concessa serenità e mi sono goduta l’arrampicata fino in cima. Penso di aver speso qualcosa come 45 minuti per la salita (se non di più!) perché ho sfruttato ogni piccolo riposo che riuscivo a trovare. Inoltre, domenica era particolarmente ventoso, quindi ho intervallato i movimenti tra grandi raffiche, il che ha reso il tutto piuttosto emozionante“.
Anna era stata con un’artista, Merlyn, nella casa di lei ad Hartland e aveva conosciuto la gente del posto. “Alcuni di questi sono poi persino venuti a vedermi dopo aver suonato le campane della domenica, e mi ha riempito il cuore di avere il loro sostegno“, ha detto.
Il regista Alastair Lee, che stava documentando l’impresa per il Brit Rock Film Tour di quest’anno, ha commentato:
“Uno dei pezzi più impressionanti dell’arrampicata che ho mai avuto modo di riprendere, controllo totale e immensa concentrazione su un tiro così lungo, complesso e serio. Davvero sorprendente che quella fosse la terza via hard trad di Anna“.
Ad Anna piaceva pensare che la via si arrampicasse anche come un racconto. Ha perciò suddiviso ogni sezione in “capitoli”, più un epilogo, quando ha pensato a come mettere insieme il racconto come un percorso completato. E così lo spiega:
“Ogni capitolo della scalata era distinto per il suo stile e aveva le sue sfide da superare. Come ogni buon romanzo, già il capitolo 1 ti deve catturare! Questa prima sezione è estremamente azzardata su sottili irregolarità, con ampi intervalli su piedi insicuri. Si arrampica per circa 12 metri prima di poter agganciare qualcosa di decente, quindi Tom ed io abbiamo deciso che era una buona idea posizionare alcuni sky hook, un’ancoretta e un micronut estremamente insicuro dove si poteva, solo per dare quel pizzico in più di falsa sicurezza al capocordata, cioè a me.
Il capitolo 2 è una solida serie di increspature che può essere interpretata in modi diversi; molti appiglietti mediocri dappertutto e nessuna soluzione è migliore di un’altra. Non ci sono sezioni chiave, solo difficili fessurine di continuità ma con attrezzatura abbastanza buona, anche se io ho trovato qualche runout. Il capitolo termina con un appiglio particolare che sembra un sorriso, quindi naturalmente l’avevo circondato con due occhi di magnesite e l’ho soprannominato “grande faccina”.
Passando al capitolo 3, le cose iniziano a diventare un po’ più speziate: le mosse più dure e il posizionamento del materiale meno sicuro. Diversamente dai rilievi del capitolo 1 e dalle fessurette del capitolo 2, il capitolo 3 richiede piedi spalmati, pressione di palmo di mano e concede solo qualche fessurino da dita. Ho trovato questa sezione estremamente sostenuta, soprattutto sui piedi, e la mancanza di posizionamento di protezioni significava solo che dovevo produrre ogni singolo movimento assolutamente preciso. Il capitolo 3 è estremamente fluido, e termina con un po’ di slancio da un minuscolo appoggio, quasi un nulla in realtà, a due prese triangolari. Salire su questi due appigli per raggiungere con le mani un terza presa triangolare segna la fine del capitolo 3 e offre una gradita tregua prima del boulder cruciale del capitolo finale!
“Solo pinzature di rilievi ridottissimi e protezione ancora più discutibile (con il più piccolo micronut esistente!) garantiscono un bellissimo finale al racconto! Lì ho scoperto che la sequenza dopo i “triangoli” è il punto cruciale dell’intera salita. Un esteso intervallo, come ultima beffa, porta all’appiglio più grande del percorso, che segna la fine del libro.
Ma aspetta c’è di più! Il piazzamento di una protezione a prova di bomba qui, poi l’epilogo consistente in un unico grande gradino a vasche porta al ristabilimento finale in cima. Mi sembra che la via sia intorno all’8b francese, con il passaggio chiave nel capitolo 4, quindi anche se il maggior pericolo è all’inizio, questa salita è davvero continua fino alla fine“.
Nata in Illinois, Anna Hazlett è una video editor freelance e YouTuber. Arrampica da otto anni: e, assieme alle sue due hard trad, ha realizzato successi sportivi fino a 8b+.
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And after all the violence and double talkThere’s just a song in the trouble and the strifeYou do the walk, you do the walk of life
capisco il senso, ma se hai sonno e dormi, meglio rinunciare a questa roba.
Quando si dice pane al pane, vino al vino! Bravo merlo, continua così.
Le vere ricerce sono esplorazioni.
Non hanno protezioni o hanno quelle improvvisabili.
In esse si trova e si esprime la nostra profondità.
Il resto è rieptizione, sonno, apatia, sport, consumo, vanità, superficialità.
Combattuto tra il ritenere la scalata trad il solo autentico modo di concepire la scalata di difficolta’ (ma allora non dovrebbe essere trad ed a vista? ) ed il pensiero che il pericolo e’ cosi’ cercato (ed immediato) da considerarla roba da scavezzacollo alla ricerca di un improbabile ”quid”.