Una firma per proteggere i ghiacciai

Legambiente, dopo la Carovana dei Ghiacciai che evidenzia ancora una volta il pessimo stato di salute delle nostre risorse idriche alpine, lancia una petizione con sette richieste al governo per tentare di aiutare i “giganti bianchi”, che ormai sono sempre più neri.

Una firma per proteggere i ghiacciai
di Giacomo Talignani
(pubblicato su repubblica.it/green-and-blue il 27 ottobre 2023)

Nera, come il colore a cui si avvicinano i ghiacciai. Quella appena conclusa è stata un’altra estate nera per le nostre preziosissime riserve di ghiaccio che continuano a dare segnali di sofferenza.

(Carovana dei ghiacciai/Legambiente) 

Quelli alpini hanno perso ormai quasi tre metri di spessore nel 2023, tre volte tanto i precedenti anni. Nei vicini ghiacciai svizzeri si è perso addirittura il 4% del volume del ghiaccio, dato che sommato al -6% dell’anno scorso porta a una perdita del dieci per cento in meno di due anni. E mentre le previsioni, anche queste “nere”, ci dicono che fra venticinque anni sarà praticamente impossibile immaginare di sciare su neve naturale, pochi giorni fa in nome dello sport e più precisamente della Coppa del mondo di Sci, a rafforzare le polemiche sullo stato di fragilità dei ghiacciai è arrivata anche la notizia di ruspe a Cervinia e Zermatt e sul Teodulo, portate sui ghiacciai proprio per lavorare nel tentativo di garantire le gare, nonostante la sofferenza dei ghiacciai.

Un insieme di fattori che, con la crisi climatica che sta cambiando gli equilibri delle montagne, ha spinto Legambiente a decidere di lanciare una petizione online per chiedere al governo, tramite alcune azioni concrete, di prendersi cura dei giganti bianchi.

Firma anche tu

Il “Manifesto per una governance dei Ghiacciai e salvare il nostro ecosistema” nasce dopo la lunga Carovana dei ghiacciai con cui Legambiente, in compagnia di esperti del CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) e del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), ha tentato di mappare lo stato di salute, risultato ancora una volta pessimo, dei ghiacciai alpini.
 
Citando il rapporto European State of the Climate 2022, Legambiente ricorda infatti che in Europa, dal 1997 al 2022, “i ghiacciai hanno perso circa 880 chilometri cubi di ghiaccio. Tra le zone più colpite ci sono le Alpi, con una riduzione dello spessore del ghiaccio, mediamente, di 34 metri”.

Dalle osservazioni risulta inoltre che, per esempio, nel maestoso ghiacciaio dell’Aletsch (VS) il fiume di ghiaccio più grande delle Alpi non esisterà più nel 2100 se le temperature continueranno a crescere.

Dall’Adamello a quello dei Forni, praticamente tutti i circa 900 ghiacciai italiani sono oggi in condizioni di estrema difficoltà, motivo per cui “è fondamentale mettere in campo interventi e politiche climatiche più ambiziose non più rimandabili, chiedendo a Governo e istituzioni interventi concreti, puntuali e di lungo periodo”, scrive Legambiente.
 
Per questo il nuovo Manifesto, che invita a firmare chiunque abbia a cuore il futuro dei ghiacciai, avanza sette richieste precise.

  • Istituire contesti di confronto che coinvolgano amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, per lavorare insieme con l’obiettivo di migliorare la capacità di governance dei ghiacciai europei, nonché le conoscenze e il know-how scientifico e tecnico.
  • Promuovere e mettere in rete le esperienze provenienti da diverse situazioni geografiche, politiche e climatiche.
  • Creare una rete di competenze multidisciplinari da condividere per costituire una Governance Europea dei Ghiacciai (EGG).
  • Orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali, dai ghiacciai alle calotte glaciali, e alla riduzione degli impatti sulla criosfera e sull’uso del suolo e dell’acqua.
  • Costruire un sistema europeo di monitoraggio del rischio criosferico, mettendo in comune le esperienze maturate a livello locale e regionale e costruendo un sistema comune di regole.
  • Collaborare con le Università, i Centri di ricerca e la Scuola per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni e per sviluppare percorsi di formazione al fine di costruire nuove professionalità nel campo della mitigazione e dell’adattamento.
  • Valorizzare e coordinare gli strumenti e le politiche internazionali per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle Alpi, in particolare quelle sviluppate dalla Convenzione delle Alpi come il Piano d’Azione Clima 2.0, le Linee Guida per l’adattamento locale ai cambiamenti climatici nelle Alpi e le relative iniziative di attuazione come la Carta di Budoia per l’Adattamento Locale ai cambiamenti climatici.





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Una firma per proteggere i ghiacciai ultima modifica: 2023-11-11T05:58:00+01:00 da GognaBlog

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9 pensieri su “Una firma per proteggere i ghiacciai”

  1. Più che proteggere i ghiacciai esistenti che NULLA di ciò che possiamo fare potrà mai impedirne la fusione, firmerei per una corretta gestione delle acque superficiali e piovane, attualmente sempre più inquinate e disperse.
    Per gli alpinisti orientali…..impareranno (finalmente?)  ad arrampicare su rocce marce e instabili

  2. “[…] sarebbe il caso di costruire invasi per la raccolta delle acque piovane, utili anche per mitigare l’effetto di quegli eventi estremi che ai giornali piace definire bombe d’acqua.”
     
    Caro Leoni, qualcuno sostiene che i nubifragi e le conseguenti alluvioni siano causati dal riscaldamento globale (di origine antropica, naturalmente).
    Pertanto, secondo costoro, non serve realizzare bacini di espansione e contrastare il dissesto idrogeologico, ma bisogna diminuire le emissioni di anidride carbonica. In tal modo fra trecento anni non avremo piú alluvioni (forse).
     
    Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, e la Schlein, assessore regionale per la “transizione ecologica e il Patto per il clima”, hanno applicato alla lettera il concetto: hanno costruito solo la metà delle opere in progetto e restituito allo Stato i finanziamenti ricevuti per realizzare il resto.
    Il risultato lo abbiamo visto in Romagna.
     

  3. Vista l’ ormai inevitabile futura crisi idrica anche nel Nord Italia, sarebbe il caso di costruire invasi per la raccolta delle acque piovane, utili  anche per mitigare l’effetto di quegli eventi estremi che ai giornali piace definire “bombe d’acqua”, contestualmente imparare a coltivare quanto più possibile “alla Israeliana” dosando l’acqua non con spruzzi da migliaia di litri al minuto ma, letteralmente, con il contagocce

  4.  
    Compredo il rammarico degli alpinisti piemontesi per la fine dei ghiacciai: senza neve le alpi occidentali saranno solo mucchi di sassi. Allora gli alpinisti locali dovranno convertirsi al bouldering d’alta quota. Ma non è una disgrazia!

  5. Tra l’altro, come da rapporto Copernicus, anche ottobre 2023 ha confermato la tendenza dell’anno in corso: è stato il mese di ottobre più caldo di sempre (da quando esistono le raccolte dati). In Italia addirittura +3.15 gradi rispetto alla media storica del mese.
    Un interessante link su quanto sta avvenendo dalle mie parti: sembrava che il ghiacciaio del Canin avesse qualche speranza in più degli altri, ma nonostante l’eccezionale accumulo di neve del 2021, negli ultimi due anni la situazione è precipitata.
    https://www.aametsoc.org/post/risposta-ghiacciai-canin-popera-dopo-estate-piu-calda-da-172-anni

  6. Ecco,  questa è senza dubbio un’iniziativa ambientalista “intelligente”. Il declino (chiamiamolo così, per eleganza…) dei ghiacciai è un oggettivo problema non solo per gli alpinisti amanti delle vie di ghiaccio e misto (vie che stanno letteralmente sparendo, sostituite da pietraie semiverticali), ma anche e soprattutto per la cittadinanza intera. I ghiacciai sono le principali riserve idriche che alimentano l’acqua che arriva in pianura. Non l’unica riserva, ma la principale. Perdere totalmente i ghiacciai, come sembra che siamo indirizzati a ottenere (vedi vari articoli di Luca Mercalli, secondo il quale nel 2050 – mi pare – ci sarà solo più un “cappuccio” glaciale ad altissime quote, per esempio nella zona fra il Colle del Lys e la Punta Gnifetti: tutti gli altri ghiacciai alpini saranno letteralmente spariti), perdere i ghiaccciai, dicevo, potrebbe significare che, fra qualche decennio, che in Padania avremo uso restricted dell’acqua. Vale per l’acqua delle nostre docce, ma vale a maggior ragione per l’acqua destinata ad irrigare i campi, per cui avremo anche fortissimi condizionamenti sull’agricoltura, sull’allevamento, sulle attività umane in generale. Stante queste fosche previsioni, non sarebbe del tutto campato in aria preservare completamente i ghiacciai, evitando che siano frequentati da qualsiasi essere umano per far sì che siano “offesi” il meno possibile in un contesto in cui le condizioni generali già li stanno danneggiando. Se si considera eccessivo un totale divieto (in un’ottica preventiva) dell’accesso ai ghiacciai, almeno rispettiamoli il più possibile.

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