Aldebaran – 34 anni dopo

L’amatissimo Severangelo Battaini, ben conosciuto e forte alpinista bresciano, guida alpina, morì il 9 giugno 1991 precipitando nella zona del Dosso Alto di Maniva con l’elicottero durante un’esercitazione del soccorso alpino, proprio mentre insegnava ad altri a salvare vite umane. Dopo tanto tempo, il compagno e amico Angelo Ferraglio ha voluto ricordare l’amico scomparso in modo abbastanza inusuale.

Lettura: spessore-weight*, impegno-effort*, disimpegno-entertainment***

Aldebaran – 34 anni dopo
di Angelo Ferraglio

Severangelo Battaini

Primavera 2016
Durante una serata fotografica a cura di Angelo Maggiori a Provaglio d’Iseo incontrai il dr. Carlo Fasser, presidente del CAI della sezione di Brescia. Ci soffermammo a parlare del più e del meno. Quando la conversazione si concentrò sul venticinquesimo anniversario della tragica scomparsa di Severangelo Battaini: “Perché, Angelo, non organizzi una serata per ricordarlo?”, mi chiese il Presidente, “Sarei ripetitivo”, risposi “per una volta preferirei trovare un modo per ricordarlo più mio, più personale, in un ambiente a me congeniale”.

L’occasione si presentò prima del previsto. Dopo un’arrampicata ad Arco di Trento sulla parete di San Paolo mi trovai davanti alla classica birra media e ad una guida alpinistica di nuova edizione: Oltre la Verticale di Giuliano Bressan e Diego Filippi. Chiesi cortesemente al titolare del locale il permesso di sfogliarla e trovai inaspettatamente le tre vie d’arrampicata che avevamo aperto proprio io e Severangelo.

La parete dello Scoglio di Boazzo dove si svolge Aldebaran

Ne acquistai immediatamente una copia e a casa la guardai con calma e attenzione. Con grande piacere trovai commenti molto positivi e lusinghieri, anche su Aldebaran, la prima via aperta sullo Scoglio di Boazzo, il 13 ottobre 1983. I commenti citavano: “Via di prima grandezza fra le tante presenti”, “Salita in artificiale varia ed entusiasmante”, “Soddisfazione garantita”. Ma c’era anche un punto negativo: “Chiodatura scarsa e precaria e via piena di vegetazione”.

Subitanea mi venne l’idea di ripercorrerla per sistemarla in memoria del mio amico Seve. Poteva essere questo il mio modo per ricordare Severangelo? Assolutamente sì! La decisione era quindi presa! Mancavano solo i compagni, che ho avuto la fortuna di trovare velocemente, due ragazzi del Garda, che ringrazio fin da ora, rientrati entrambi dall’estero dopo esperienze lavorative ultradecennali, Mattia Bonesi dalla Cina e Matteo Mariniello dagli Stati Uniti. La loro esperienza alpinistica? Pari a zero! Entusiasmo e voglia di fare? A mille!

Angelo Ferraglio fa sicura sui diedri-rampa di Aldebaran

Maggio 2016
Il progetto inizia, le voci circolano, “radio scarpa” funziona. Molti amici si propongono di supportarmi offrendomi materiale alpinistico da lasciare in parete.

Si parte, inizia il primo di una lunga serie di sopralluoghi sui tiri di corda iniziali; più che una via d’arrampicata su roccia c’era da affrontare un giardino naturale incolto, in uno stato di totale confusione, abbandono e insicurezza.

Arrampichiamo con dadi eccentrici e friend, una piccola zappa, un segaccio per legno e una cesoia per i rovi. Di fronte alla nostra volontà e determinazione, rose canine alte più di un metro, ortiche, erbacce e rampicanti di ogni genere hanno la peggio! Durante la pulizia con nostro piacere rispuntano chiodi di Severangelo e pezzi di metallo miei, diciamo scarti di fabbro-carpentiere, visto che a quel tempo non avevo un soldo, più o meno come adesso! Fettucce e cordini vari vengono sostituiti.

Ricordavo di aver letto su di un’altra guida, con relazione originale modificata, che tutte le soste erano chiodate con fix del 10, ma con disappunto riscontrammo che questo non era totalmente vero, in quanto lo era solo dal sesto tiro di corda in poi, mentre le precedenti erano precarie o inesistenti. Una buona sosta è la base fondamentale per la sicurezza di una cordata e la riuscita di una scalata.

Sul semi-arco

Il progetto continua fino al quinto tiro, con operazioni di pulizia, chiodatura e messa in sicurezza; ma la malasorte interviene e ci mette lo zampino. Ad agosto gravi problemi di salute nell’ambito famigliare, con un continuo susseguirsi di stressanti eventi negativi, mi costringono a rimandare il tutto a data da destinarsi.

Primavera 2017
Dopo una lunga pausa decido di dare un aiuto alla scuola di alpinismo CAI di Gardone Valtrompia, dove sono ben accolto e trascorro tre mesi a contatto con persone gradevoli e disponibili. E’ stato un piacere, mi sono divertito e soprattutto allenato. Nel frattempo Mattia continua a tormentarmi, vuole riprendere il progetto interrotto.

Il venticinquesimo anno dalla scomparsa di Seve è trascorso senza aver organizzato nulla per ricordarlo. Io ho compiuto settant’anni, e penso: “Perché non continuare? Alla mia età è un bel modo per festeggiare”. Ci riproviamo.

Dopo un ulteriore sopralluogo ci rendiamo conto che le condizioni di chiodatura della via ci obbligano a ricorrere all’utilizzo di un trapano. A chi chiedere aiuto? A Silvio Fieschi, alpinista esperto e disponibile già contattato per consigli, momentaneamente infortunato a causa di una banale caduta. Con gentilezza Silvio mi presta l’attrezzo ideale, con l’aggiunta anche di venti piastrine in acciaio inox, fantastico regalo utile e gradito.

Un vecchio cuneo di legno

Sabato 5 Agosto 2017, il rush finale.
Arriviamo allo Scoglio di Boazzo in mattinata, orario adeguato, temperatura ottimale, parete asciutta come non mai. Partiamo bene, anzi no, mi sono dimenticato il casco a casa! Mi rivolgo ai guardiani della diga che me ne prestano uno da lavoro, senza lacciolo sottogola. Ma guardo avanti e risolvo il problema con una fettuccia legata sotto al mento.

E via, si parte! Fino alla fine del quinto tiro tutto funziona bene e velocemente. Poi incontriamo le soste sicure del compianto Beppe Chiaf, attrezzate da lui durante una ripetizione: ricordo quando me ne parlò, ricordo anche la cortesia con la quale mi chiese il permesso di sostituirle, ed è da qui che ha inizio l’avventura.

Niente relazione, ho tutto impresso nella mente nei minimi particolari. Mattia supera se stesso! Non abbiamo sbagliato nulla, solo allungato troppo i tempi.

Usciamo poco prima del buio e Mattia mi invita a trovare velocemente la traccia del rientro, nel bosco di larici. Dopo alcuni tentennamenti arrivo alle reti paramassi, siamo sulla strada giusta! Faccio un urlo e tiro le corde, mentre… Mattia e Riccardo Bonesi si avvicinano molto lentamente, carichi come sono di materiale ingombrante. Sono avvolto nel buio e una splendida luna rischiara il punto in cui sono assicurato.

Sull’ottava lunghezza

 

Inconsciamente mi trovo a parlare da solo con me stesso, in realtà non sono solo: – Hai visto Seve, bella via! Sono stato bravo?
– Sì, lo so, l’abbiamo tracciata insieme ed è la prima via sullo Scoglio di Boazzo. Hai fame?
– Sì, troppe ore.
– Sei sempre il solito, non hai ancora capito che sei come una macchina, vai finché hai benzina, ogni tanto devi fare il pieno, altrimenti ti fermi…
– Dai, non rompere. Allora, abbiamo fatto un buon lavoro?
– Sì, bravi, adesso scendete con calma, attenti al traverso sul pendio bagnato e… mettiti la pila frontale!
– Già, certo, tu rimani qui in questo bosco selvaggio. Con la luce di una splendente e meravigliosa luna piena. Purtroppo io devo scendere.
– A ognuno il suo, ti tocca. Tu sei stanco e hai fame. Scendi!
– Ci sentiamo, vero? Come sempre? Ciao Seve!
– Sì, ciao Angelo. Come sempre, alla prossima.
– Sempre discorsi molto lunghi e intensi i nostri…

Angelo Ferraglio sistema il libro di via

Scoglio di Boazzo, via Aldebaran
Apertura, 13 ottobre 1983 Severangelo Battaini e Angelo Ferraglio;
Ripetizione, 5 Agosto 2017 (34 anni dopo): Angelo Ferraglio, Mattia Bonesi, Riccardo Bonesi, con la collaborazione di Matteo Mariniello.
Grazie ad Andrea per i bong, a Silvio per il trapano e le piastrine, a Michele per la corda e i chiodi, che non rivedrà mai più; ad Angelo Armani di Pieve di Bono per tutto e di più ancora; ai custodi della diga di Boazzo.
Un abbraccio sincero a Ennio, Walter, Mario, Mario dell’Ugolini, Alessio e Riccardo della Scuola Alpinismo intersezionale della Valle Trompia. E, con loro, a tutti gli amici che mi hanno spronato a continuare.
Un particolare ringraziamento a Riccardo Bonesi, che si è aggiunto all’ultimo momento, ma con il materiale alpinistico adeguato ai tempi e alle circostanze è stato determinante al successo finale.
Io, a quest’ora, senza il suo aiuto, sarei ancora su Aldebaran con i miei “scarti del fabbro – carpentiere”, cercando di infilarli in qualche fessura.

Qui, in pdf, schizzo e relazione di Aldebaran.

 

Severangelo Battaini
Nato nel 1948, l’amore per la montagna lo spinse, intorno ai vent’anni, a preferire l’ambiente alpinistico a quello universitario, anche se comunque si laureò in pedagogia. Partecipò al corso di roccia della scuola Adamello del Club Alpino Italiano – Sezione di Brescia, iniziò a percorrere sentieri, a salire lungo vie di roccia da principio facili, poi, via via più difficili in compagnia di Luca Fornaciari, un livornese, incontrato per caso, anche lui con una gran passione per la montagna. Ben presto si inserì nella scuola Adamello in qualità di istruttore per divenire poi Aspirante guida il 14 settembre 1979 e definitivamente Guida il 18 settembre 1982. Si sentì appagato in tale ruolo e fu Guida alpina con vivido slancio… «quella strana Guida alpina, incontrata per caso, che parlava di filosofia e di letteratura» (Franco Brevini).

Severangelo Battaini

Fu quella Guida alpina che lui stesso cercò di definire nella sua essenzialità professionale: «La Guida alpina oggi non solo opera nella maniera tradizionale accompagnando una clientela privata e ristretta lungo itinerari più o meno difficili, ma con la sicurezza che deriva da un lungo tirocinio e da una notevole esperienza si afferma sempre di più, sia come educatore alla montagna nelle collettività o nelle organizzazioni alpinistiche precostituite, sia come maestro di alpinismo nelle sue varie forme: dalle più tradizionali (scialpinismo, roccia, ghiaccio) alle più specialistiche e recenti come l’arrampicata sportiva su falesia o la progressione su cascate di ghiaccio. Sebbene attentissime alle evoluzioni di alpinismo ad alto livello, le Guide alpine, come operatori di montagna, non disdegnano di proporre iniziative alla moda e talvolta discutibili come l’orientamento, i corsi di sopravvivenza, le discese fuori pista utilizzando elicotteri e gatti delle nevi, o più “ecologiche” come i trekking extraeuropei o nelle nostre Alpi»… «Una brava Guida alpina è capace di evitare al cliente ogni fastidio, non lo annoia con particolari inutili, non lo turba con notizie inquietanti. Lo rasserena, lo tiene per mano, eppure non lo fa perché gli vuole bene. Lo fa perché è il suo ruolo professionale. Perché ha un modello di eccellenza e di etica».

Battaini gustò la montagna minima e immensa ed in ciò gli fu compa­gno e vero amico sopra tutti An­gelo Ferraglio. Della montagna sapeva co­gliere la bellezza, i particolari; il suo andare per monti: un tutt’uno con la natura che gli stava at­torno. Gli itinerari descritti da lui non sono mai pagine esclusi­vamente tecniche, ma piuttosto un continuo fondersi dell’escur­sionista o dell’alpinista, dell’uo­mo insomma, con le pietre, i ghiacci, i sentieri, le pareti roc­ciose, i silenzi delle notti in bi­vacco.

«La lezione più preziosa che i suoi stessi modi, assai più che le parole, impartivano a chi ebbe modo di accostarlo, fu di umiltà. Il pudore con cui celava le sue non poche imprese alpinistiche non fu diverso da quello con cui studiò di dissimulare la sua tutt’altro che superficiale cultura (Franco Brevini)».

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Aldebaran – 34 anni dopo ultima modifica: 2017-09-24T05:47:18+02:00 da GognaBlog

1 commento su “Aldebaran – 34 anni dopo”

  1. Sul parete ovest del monte Corchia, anche noi, alcuni anni fa, abbiamo aperto una dedidandola al caro amico Agostino Bresciani e ci sembrò perfetto chiamarla Aldebaran. 

    Questo il nostro commento inserito nella relazione:  “La via sale con impegnativa scalata l’evidente fessura che disegna da sinistra a destra una logica linea di salita sulla parete ovest del Corchia posta poco a sinistra del Pilastro “Cima 10”.
    Dopo un precedente tentativo effettuato il 13 agosto durante il quale saliamo i primi due tiri e metà del terzo, con Edo ritorniamo a concludere questo breve ma intenso itinerario che dedichiamo ad Agostino Bresciani amico, compagno e maestro di scalate e volontario di soccorso alpino.
    Agostino è stato per noi alpinisti e soccoritori versiliesi un vero e proprio punto di riferimento un’uomo dal carattere forte e impulsivo un vero trascinatore dalla enorme generosità che nonostante la grave malattia non ha mollato fino all’ultimo nel suo impegno di volontariato nella stazione di Soccorso Alpino di Querceta
    E poichè li vicino sul pilastro “Cima 10” come la Licia sua prima moglie veniva chiamata durante gli interventi e le esercitazioni, sale dedicata a lei la via “Stella Polare”, come potevamo non pensare di dedicare a lui questa nostra via. Così per il nome della via abbiamo scelto una stella importante, la più brillante della costellazione del Toro, una delle quattro stelle fortunate dei Persiani che porta ricchezza e onore: ALDEBARAN

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