Turismo Bianco, futuro nero – 12

La skiarea Pejo3000 è in una valle laterale della Val di Sole in Trentino, inserita nel Parco Nazionale dello Stelvio. E’ previsto un percorso pluriennale inserito in un progetto più ampio di “valle sostenibile”: già oggi rinnovabili al 100%, teleriscaldamento, neve sparata usando acqua recuperata.

Basta plastica sulle nostre montagne
(a Pejo la prima skiarea plastic free al mondo)
Turismo bianco, futuro nero – 12 (12-17)
di Emanuele Isonio
(pubblicato su valori.it il 14 novembre 2019)

Che la plastica sia un fattore pessimo per ambiente e salute umana non è una notizia. Che mari, fiumi e oceani ne siano pieni, nemmeno. Trovare però particelle plastiche in alta quota, tra nevi perenni e ghiacciai, simbolo di candore e incontaminazione, ha dello sconvolgente.

La situazione di pericolo era stata denunciata da una ricerca dell’università Statale di Milano e di Milano Bicocca: il team di ricercatori aveva scoperto ad aprile scorso che il ghiacciaio dei Forni, nel versante lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio, contiene tra i 131 e i 162 milioni di particelle di componenti plastici, un tasso equiparabile a quello dei mari europei. Poliestere, poliammide, polietilene. Una conseguenza sconcertante della presenza umana che ovviamente incide sui gioielli naturali di cui dispone l’arco alpino.

Il glaciologo: urgenti le iniziative antiplastica in montagna
Il problema dell’inquinamento da plastiche in alta montagna è, se possibile, ancor più complesso da sconfiggere di quello marino. «Se le plastiche raggiungono le alte quote, vi rimangono inalterate per molto tempo, anche decenni e poi tornano all’uomo sotto forma di danni ambientali e sanitari, entrando nella nostra catena alimentare» spiega Christian Casarotto, glaciologo del Museo delle Scienze MUSE di Trento. «Le iniziative per contenere la diffusione delle plastiche sono quanto mai urgenti. Tutto l’arco alpino dovrebbe adottarle».

I vertici dell’Azienda di promozione turistica della Val di Sole hanno quindi deciso di passare all’azione con un’idea quantomeno ambiziosa. Nessuno mai, né in Europa, né a livello mondiale, ci aveva ancora provato: liberare un intero comprensorio sciistico dalla plastica. Da quest’anno, la ski area Pejo3000, incastonata tra 1400 e 3000 metri nel Parco dello Stelvio (lato trentino), sarà la prima al mondo ad essere dichiarata plastic free.

La ski area di Pejo3000 in Val di Sole (Trentino)

Sfruttare il turismo come viatico di buone pratiche
L’idea la coltivavano da tempo e la nuova direttiva europea sulle plastiche approvata a giugno ha contribuito a dare un colpo all’acceleratore. «Ci siamo subito resi conto che il lavoro da fare era imponente – rivela Luciano Rizzi, presidente dell’APT Val di Sole, Pejo e Rabbi – ma d’altro canto non volevamo più aspettare. L’economia locale si fonda sul turismo ma questo impone un’attenzione in più affinché le nostre risorse naturali non vengano depauperate. Sono loro il nostro tesoro e lo dobbiamo preservare per i nostri figli e nipoti. Siamo quindi orgogliosi di essere i primi al mondo a fare questo passo, sicuri che ben presto altri seguiranno».

L’impresa è tanto più essenziale per una ski area che ha deciso di specializzarsi nelle settimane bianche delle famiglie e di chi ha figli che stanno imparando a sciare. La vacanza sulla neve può così diventare un ottimo viatico di buone pratiche da diffondere una volta ritornati a casa.

Un progetto dal basso e in più tappe
Ma come costruire un progetto che producesse davvero effetti concreti e non fosse l’ennesimo caso di greenwashing valido solo come fattore di marketing? «Per prima cosa – spiega Fabio Sacco, direttore generale dell’APT – abbiamo chiesto a una società specializzata di realizzare un’indagine che potesse rappresentare lo strumento programmatico sia per la ski-area, sia per l’intera Val di Sole. In questo modo, abbiamo definito i contorni della strategia, gli obiettivi e le azioni da adottare per fare della sostenibilità la mission di sviluppo del nostro territorio».

Dopo una fase di ascolto degli operatori della skiarea è stata firmata con loro una lettera d’intenti, che indica precisamente le azioni da effettuare e le diverse tappe. La stagione sciistica 2019-2020 sarà la prima in cui si applicheranno le novità. Non tutte, perché le cose da fare sono molte e alcune richiedono più tempo. «Ma, fin da subito, il cambio sarà tangibile per tutti gli sciatori» assicura Simone Pegolotti, direttore Pejo Funivie.

Addio a monouso e alla valanga di bustine di salse
«Quando riapriranno le piste da sci, ad esempio, nei rifugi del comprensorio i clienti non troveranno più acqua e bibite in plastica, né stoviglie monouso né cannucce. Persino le bustine di ketchup, senape e maionese spariranno». Un particolare, quest’ultimo, apparentemente banale ma – assicura chi vive nei rifugi durante i periodi turistici – da non sottovalutare: se ne consumano a migliaia, insieme ad hamburger, würstel e patatine fritte.

Accanto ai primi interventi, si stanno già pianificando altre iniziative, più complesse, che verranno man mano introdotte, per intervenire sulle tante potenziali fonti di provenienza delle microplastiche.

Allo stesso tempo nella ski area, nelle prossime settimane, saranno introdotti dei pannelli informativi che descriveranno il progetto Pejo3000 Plastic Free e sensibilizzeranno gli sciatori per limitare l’uso di plastica a partire dai packaging e bottiglie di plastica e per invitare a riportare a valle i rifiuti, invece di disperderli in quota.

Una valle sostenibile
Il percorso per la ski area plastic free è comunque solo la punta dell’iceberg di uno sforzo per la sostenibilità che è decisamente più ampio e che già vedeva la Val di Pejo all’avanguardia: sul fronte dell’approvvigionamento energetico, da tempo utilizza solo energia rinnovabile grazie a tre piccoli impianti idroelettrici. Inoltre, la produzione è superiore ai consumi di residenti e utenze commerciali, quindi viene immessa in rete energia verde, contribuendo così all’aumento della quota nazionale prodotta con le rinnovabili.

Per il riscaldamento, le abitazioni, gli alberghi, gli edifici pubblici e le Terme di Pejo utilizzano poi un moderno impianto di teleriscaldamento a cippato, alimentato con gli scarti delle lavorazioni boschive. E per innevare artificialmente le piste si sfrutta solo acqua di recupero. Per il futuro, è già in programma di sostituire con nuovi mezzi ibridi, i gatti delle nevi che ogni sera battono le piste da sci, in modo da evitare enormi quantità di carburante fossile. Infine, il discorso certificazioni: il Parco Nazionale dello Stelvio ha finalmente ottenuto la certificazione della Carta europea del turismo sostenibile, che permette una migliore gestione delle aree protette e coinvolge sia i gestori del parco, sia i touroperator, sia le strutture ricettive. I tre rifugi dell’area sciistica, da parte loro, hanno invece avviato l’iter per ottenere la certificazione di Ecoristorazione Trentina, un marchio assegnato ai ristoranti che dimostrano di attuare azioni per la riduzione del proprio impatto sull’ambiente.

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Turismo Bianco, futuro nero – 12 ultima modifica: 2020-09-15T04:26:29+02:00 da GognaBlog

2 pensieri su “Turismo Bianco, futuro nero – 12”

  1. 2
    andrea dolci says:

    MI aspettavo un approfondimento sulla provenienza delle microplastiche. Non credo che siano bustine di ketchup gettate dai turisti. Mesa così mi sembra più che altro una iniziativa sicuramente meritevole sul piano filosofico anche se incompatibile con le norme anti-covid, ma di facciata sul piano pratico.
    P.S. il chippato è uno dei combustibili meno ecologici che ci siano per diossina, PM10 e PM2.5. Mi chiedo se la centrale di teleriscaldamento abbia sistemi di filtrazione adeguati.  

  2. 1
    Andrea Parmeggiani says:

    «Quando riapriranno le piste da sci, ad esempio, nei rifugi del comprensorio i clienti non troveranno più acqua e bibite in plastica, né stoviglie monouso né cannucce. Persino le bustine di ketchup, senape e maionese spariranno».
    Siamo sicuri che sia compatibile con le regole anti-COVID? 😉

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