Benvenuti nel nostro glorioso neomedioevo scientista
di Stefano Re
(pubblicato in ariannaeditrice.it il 20 novembre 2018)
La scienza è fondata sul dubbio. Senza il dubbio, saremmo ancora tutti convinti che il sole giri intorno alla terra. I primi a introdurre il metodo scientifico furono considerati dei matti e perseguitati come eretici, perché mettevano in discussione le “verità consolidate” al tempo vigenti. Furono ridicolizzati, emarginati, perseguitati, condannati e non di rado anche uccisi, nel roboante applauso delle folle.
Mille anni più tardi, abbiamo gli “scientisti”: persone di ogni età, estrazione sociale e livello di cultura formale che riducono la scienza ad una religione, una patologica caricatura di se stessa. Condividono e promuovono una fede cieca in qualcosa che definiscono “verità scientifica”, considerano matti e perseguitano come eretici tutti coloro che su di essa avanzano dei dubbi e li mettono in discussione. In questa nuova e triste religione, i medici e gli scienziati che difendono l’ortodossia diventano altrettanti profeti e vescovi, con masse di penitenti che demandano a questi loro nuovi sacerdoti la salvezza dei loro corpi e delle loro anime. Dai pulpiti televisivi i nuovi predicatori annunciano le pestilenze infernali: “L’aviaria vi colpirà, la peste suina cadrà su di voi, il morbillo ucciderà i vostri figli partendo da Disneyland e arrivando fino a Gardaland!” E in coro rispondono le masse: “Difendici dall’epidemia, oh gloriosa Scienza Ufficiale! Dacci oggi le nostre pillole colorate, allontana da noi queste terribili malattie, vaccina i nostri figli appena nati prima che il batterio luciferino entri in loro”. Ora come allora, i medici e gli scienziati che pongono dubbi all’ortodossia vengono considerati traditori ed eretici; radiati, emarginati, derisi nel roboante applauso delle folle esattamente come mille anni or sono.

Non è un mistero perché la scienza sia stata corrotta fino a trasformarsi in questa triste religione: pochissime persone hanno il coraggio di affrontare la responsabilità di esistere. L’idea che ci sia qualcuno, qualcosa, che dia un ordine all’esistenza è una consolazione enorme, archetipica. I bambini la cercano fisiologicamente nei genitori e, benché crescendo anagraficamente, la maggior parte degli individui non riesce a superare tale condizione. Per questo le religioni accompagnano da sempre la nostra specie, forniscono il surrogato necessario: un genitore celeste, estraneo ad errori e fraintendimenti, che ci rassicuri in massa dal terrore del vuoto. Quando però le religioni sfumano, le credenze si sgretolano, come è avvenuto negli ultimi mille anni, ecco che lo “scientismo” offre nuove sponde cui aggrapparsi. Un nuovo, freddo e rigoroso – ma perlomeno apparentemente solido – ordine esistenziale che plachi il terrore dello smarrimento.
Il medioevo ci ha raggiunti di nuovo, sostituendo il saio con un camice da laboratorio, la gogna fisica con quella mediatica, la bibbia con i “dati ufficiali”, le chiese con i media.
I nuovi sacerdoti e inquisitori, medici e scienziati “di sistema”, difendono l’ortodossia scientista con la stessa arroganza, la medesima ottusa spietatezza dei loro predecessori, ma con regole e liturgie rinnovate. Le masse di spaventati, furiosi, manovrati, sfruttati e del tutto inconsapevoli fedeli, invece, sono sempre le stesse.
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Anche l’ironia rivela la concezione del mondo.
A causa dei miei limiti personali io non riesco ad accedere a certi livelli della realtà e sono pure astemio. Ho tuttavia una lista ridotta e quindi ecosostenibile alla Greta di peccati capitali:
1. la mancanza di ironia in particolare verso se stessi
2. I pantaloni alla pinocchietto estivi
3. il linguaggio oscuro
Spero tanto che tu d’estate non porti i pantaloni alla pinochietto 👹
In nessun altro modo, tranne che questo, improprio, ogni materialista può credere di accedere a quanto gli è impedito.
Da se stesso.
Erano arrivati in cima con fatica. Uno aveva fatto la Sucai, l’altro la Parravicini. Uno era juventino l’altro milanista. Dopo una parca colazione stavano per attrezzare la prima doppia quanto videro due merli, uno bianco e uno nero. Il Bianco disse: ma come, state facendo una doppia, abbandonate questi limitanti schemi motori che vi impediscono di crescere e di cogliere le profondità del reale! I due poveretti si guardarono smarriti e chiesero con umiltà : “Maestro, ma come dovremmo scendere allora?” Il Merlo Nero disse solenne “Libratevi nel mondo quantico. Siate flusso e particella al tempo stesso” Perplessi i due si avvicinarono alla parete Nord. I merli annuirono. Si lanciarono nel mondo quantico. Mentre si avvicinavano verso terra videro un omino con parrucca che teneva in mano una mela e diceva “cucù, cucù “. Dopo 2 minuti e 12 secondi, come aveva calcolato l’omino, si schiantarono al suolo. I due merli sorrisero e si guardarano compiaciuti : certo che come sciamani quantici siamo delle vere carogne.
Giacomo, il mondo della scienza classica è la materia.
L’ha scomposta e ci ha raccontato di atomi e elettroni.
Ora tutti identificano nella parola della scienza la verità.
Era così anche quando la cura era l’elettroshock.
Con la fisica quantica, la scienza stessa, riconosce i limiti della sua sorellastra classica o meccanica.
La realtà non è più un oggetto, l’osservatore non può esimersene.
Diviene che lo sguardo ordinario sulla realtà è una sorta di fotografia bidimensionale dove tutto è fermo secondo le nostre esigenze biografiche affinché noi si possa esprimere il suo giudizio su essa.
Non più così con quanto deriva dalla doppia natura della luce, odulatoria o fotonica e dalla variazione del comportamento di microparticelle in funzione della presenza di un osservatore.
Significa anche che ciò che osserviamo è una nostra creazione, corrispondente tanto all’equilibrio e continuità della nostra biografia, quanto alle sue esigenze e intenzioni.
Per quanto sia stato lo stesso Heisemberg a precisare le caratteristiche della nuova filosofia imposta dalla fisica quantica, la ricaduta sociale non si è ancora verificata.
Si è rimasti appesi ai dogmi della fisica tradizionale, i più facili e comodi.
Pongono l’uomo al centro e gli conferiscono il diritto di distinguere il vero dal falso secondo criteri autoreferenziali che la scienza si è creata da sola.
Nulla di male, lo facciamo tutti.
È lo scientismo che ne deriva, l’interpretazione della vulgata, la sua egemonia culturale che sono il punto e il limite.
La scienza quindi è come il Cai, può fare i suoi istruttori ma questi, al di fuori della congrega non sono niente, questi, non possono dire in forma assoluta come andare in montagna.
Altre forme di conoscenza sono presenti nell’uomo.
Tuttavia sono accessibili solo de non marchiati dai dogmi della scienza, o se ne siamo emacipati.
Siccome la scienza non è in grado di manneggiarne il contenuto di queste altre forme così come della vita, i suoi adepti scientisti li ciarlatanizzano, con il plauso popolare.
Per le info al rabdomante non scherzavo.
Rispondo a Lorenzo. Quanto affermi sulla didattica in campo motorio mi trova d’accordo. Provo a riscriverlo, per come io l’ho capito. Insegnare o meglio trasmettere abilita’ motorie ( fai l’esempio della piccozza e dello sci in curva ) e’ inefficace se codificato in una teoria che prevede una precisa sequenza di azioni. Ripeto, lo ritengo assolutamente vero, ma non credo che attenga ad un ambito nel quale la scienza neghi la supremazia dell’approccio empirico o addirittura percettivo. Verissimo tra l’altro quanto affermi sulla persona.
Continuo a non vedere, dove concretamente dovremmo “togliere scienza” per dare accesso alle capacita’ umane inespresse di cui tu spesso parli.
Forse ingenuamente, non comprendo il finale:
Per altre info chiedere ai rabdomanti, purchè non siano già dei ciarlatani.
Parli sul serio?
Mi sa che qui si è iniziato presto a stappare bottiglie….
La faziosità con cui scrivono certi articoli su ARIANAeditrice mi lasciasempre senza parole…
scommetto che l’autore dell’articolo non abbia mai letto e non sapia nemmeno come come si imposta un articolo scientifico. Lui, molto probabilmente, si basa su quanto raccontato dai giornali (ma qui l’argomento cambia).
è un secolo o più che si scrive di questo tema, vi lascio con un articolo di Michail Aleksandrovič Bakunin (è morto nel 1876)….
…Riconosciamo l’autorità assoluta della scienza, ma respingiamo l’infallibilità e l’universalità dei suoi rappresentanti…
https://www.umanitanova.org/?p=5244
Per esempio in contesto didattico, con maggiore evidenza se motorio.
L’esecuzione di una prassia da parte di una persona – diciamo discente – non è più valutata in funzione dell’ideale di esecuzione presente nella visualizzione del, diciamo docente. E neppure in funzione dell’efficacia. Per esempio il colpo di piccozza su cascata, la curva in neve nuova, ecc. Diviene solo un’informazione sull’inefficacia della nostra didattica.
Una didattica peraltro tutt’altro che fondata sulla dimostrazione, né sulla riproduzione della tecnica.
Al centro non c’è nulla da apprendere da parte di nessuno.
La tecnica è da ricreare, non però secondo modello esterno, ma con le caratterische psicomotorie della persona interessata.
Al centro c’è la persona, con le sue paure, le sue idiosincrasie, le sue intenzioni, le sue motivazioni, il suo gradiente di consapevolezze corporee e motorie.
Il lavoro è sulla persona, sulla sua evoluzione, affinché sia proprio lei a farci presente nel suo fare che scalare lo sappiamo già.
E questo accade sempre quando una persona si è liberata dalle barriere che si era posta, tra cui quella della necessità di un esperto.
In quello psicoterapeutico.
E in quello della comunicazione stessa.
Se modus è, è osservandi [con permesso].
Origina dal riconoscere che il nostro procedere ordinario comporta un’identificazione di noi stessi con il nostro giudizio.
Da cui problemi e conflitti, necessità di prevalere, impossibilità di recedecere, pena un’egoica – quando non narcisistica – autoscomunica.
In alternativa, l’uso del mentire e del sottrarsi come strumento ordinario del proprio procedere.
Origina dalla consapevolezza che il prossimo non è che un noi stessi in altro tempo e in altra forma.
Predilige riconoscere in che termini una certa affermazione trova la sua piena ragione d’essere, qualunque essa sia.
Modalità necessaria per abbracciarla, aggiornarla o considerarla inopportuna a noi.
L’affermazione è sostituita dall’ascolto.
Non è un metodo di studio.
Non crede nel metodo, nel protocollo se non in contesto amministrativo.
L’assunzione di responsabilità su tutto allude ad una modalità necessaria per aumentare la resilienza e ridurre la vulnerabilità.
Per mantenere la forza.
Emanciparsi dai dictat del nostro io e naturalmente del nostro super io.
Riconoscerli come arbitrari.
Quindi equipararli – massima dignità – a quelli affermati da altri.
Svincolati dalle costrizioni dell’io si può riconoscere il piano energetico della realtà.
La bussola migliore, sempre che non si sia imbrattatati da forme-pensiero e ideologie.
Per altre info chiedere ai rabdomanti, purchè non siano già dei ciarlatani.
Lorenzo, le tue risposte continuano ad indicare un modus operandi che non si capisce cosa sia e dove si debba/possa applicare. Perche’ non fornisci un esempio in cui indichi dove e come, con la presunta rigidita’ del metodo scientifico, si sia dovuto rinunciare ad applicare un metodo di studio “fuori dall’ortodossia” che tu invece reputi utile e di valore. Credo che cosi’ si possa capire di che parli.
Ciao Salvatore.
Massima dignità ha due livelli.
a. accreditarla tout court così come vorremmo gli altri facessero con noi.
b. acccreditarla a qualcosa in quanto frutto della storia, ma estranea alla nostra biografia; quindi studiarla il tempo bastante per poterne ricreare le ragioni storiche.
Se la studi per capirla e comprenderla con modalità inopportune alla sua natura, non è uno studio ma una pretesa a costingerla in categorie in cui certamente si dimostrerà non degna di dignità.
La sola modalità affinché sia vero che la dignità va conquistata sul campo è realtiva alla logica dell’autoreferenzialità:
Io so la regola,
se tu ci stai dentro bene, hai la dignità,
se tu stai fuori, male, non ne avrai.
La modalità autorefenziale è opportuna ed egeome in contesto chiuso, amministrativo.
Nessuno può giocare a pallone se non ne rispetta le regole.
Impiegata in ambito umanistico, relazionale, comunicazionale, fa acqua.
Siamo universi diversi. Pensare che la nostra affermazione contenga qualcosa che si avvicini all’oggettività non solo non porta a buon fine la comunicazione, ma è il peccato mortale. E questo sussite anche in ambito amministrativo nei momenti relazionali.
Purtroppo la mutuazione della modalità valida in contesto amministrativo al campo relazionale è ordinaria per la maggioranza di noi.
Chi mai è disponibile a recedere dal valore della propria dialettica?
Ma vale anche per la montagna di luoghi comuni nei quali ci rifugiamo pur di avere una linea da seguire; nonché per difendere la nostra autostima.
In questi punti si trovano molti argomenti per riconoscere la natura conflittuale permanente degli uomini.
L’endogena consapevolezza raggiunta è una formula che è stata impiegata in un contesto preciso.
Si può utilizzare in altri contesti, come hai fatto, ma che – nonostante l’accostamento che ne hai fatto – non ha relazione con il contesto preciso in cui l’avevo impiegata.
Non voglio fornire alcuna spiegazione o dimostrazione di alcunché a chicchessia.
Non penso sia utile farlo, un po’ come regalare piombo a chi sta affogando.
Sarà stupendo dialogore con chinque se, al cospetto di inconcepibili prospettive, invece di citare Vanna Marchi si avvi a ripercorrere con intimo desiderio la biografia che le ha prodotte.
E il solo modo per poter ripetere il percorso è averle accreditate di pari dignità.
Lorenzo,
Diverso sarebbe accreditare l’estraneo invece di escluderlo, appunto. Offrire massima dignità – che poi è soltanto pari – a quanto non si comprende rende più accessibile occuparsi di riconoscerne la ragioni e la verità che porta. Diversamente dobbiamo condividere di non essere destinatari di pari dignità da parte di qualcuno per il quale siamo estranei alla sua struttura.
Cosa vuol dire, “offrire massima dignità a quanto non si comprende”? Se devo farmi un’idea su qualcosa devo capirla, o comprenderla, altrimenti sarei in un’altro fideismo: cioè infondata fede, non nella scienza, ma in qualcosa che devo fare mio anche se non l’ho capito. E in forza di quale argomento dovrei?Già, forse questo è solo bieco razionalismo?
Poi dici: Diversamente dobbiamo condividere di non essere destinatari di pari dignità da parte di qualcuno per il quale siamo estranei alla sua struttura. Ma appunto questo non accade per dimostrazione esogena, ma per endogena consapevolezza raggiunta.
Non è questione di pari dignità, che va conquistata sul campo, non la si può esigere se ne mancano le basi; non ogni tesi è sostenibile.
Qui si tratta solo di voler capire come e perché si arriva a determinate conclusioni. E anche chi ha idee diverse dalle tue sulla scienza lavora sulla “endogena consapevolezza raggiunta”. Raggiunta con un percorso diverso dal tuo, che non ha il monopolio della consapevolezza endogenamente raggiunta…
Intendevo dire che l’esperienza non è trasmissibile.
Ovvero che prendere consapevolezza di qualcosa non è cosa comprimibile in una dimostrazione.
L’azione proselitica inoltre oltre che contraddittoria è ossimorica con l’evoluzione personale.
Chiunque, con l’opportuna motivazione personale, può andare oltre le dimensioni che per cultura ha appreso, con le quali elabora la realtà e che ritiene le sole disponibili.
Il valore assoluto della dimostrazione e del metodo scientifico, nonché del metodo in generale, cessa quando riconosci la scatola che lo contiene, la convenzionalità che implica, l’arbitrarietà che lo ha eletto.
A quel punto, sebbene con un valore solo strumentale, nei contesti che lo richiedono, si dispone di uno strumento ben più capace di quanto non fosse prima.
Diverso sarebbe accreditare l’estraneo invece di escluderlo, appunto.
Offrire massima dignità – che poi è soltanto pari – a quanto non si comprende rende più accessibile occuparsi di riconoscerne la ragioni e la verità che porta.
Diversamente dobbiamo condividere di non essere destinatari di pari dignità da parte di qualcuno per il quale siamo estranei alla sua struttura.
Ma appunto questo non accade per dimostrazione esogena, ma per endogena consapevolezza raggiunta.
Errore di invio. Il commento e i dati si riferivano all’articolo di Finzi ma una parte va bene ugualmente.
Fin dalle sue origini freudiane la rubrica è dicotomica. Apocalittici e integrati. Riformisti e massimalisti etc…Questa dicotomia si ripropone anche in altre parti del blog. Come dice il maestro in Karatè Kid chi sta in mezzo rimane schiacciato. Fine del centrismo? Certo uno dei poli è sovrarappresentato ultimamente. Compito degli opponenti proporre contributi. ps.Misurare ,misurare : l’Italia ha uno dei tassi di suicidio più bassi in europa, in costante diminuzione negli ultimi anni. 80% maschi. Tasso più alto in Valle D’Aosta. Basta consultare internet. Secondo varie ricerche sociologiche (anche qui vedi internet)un ruolo importante sembra essere giocato dalla tenuta della famiglia e dalla cultura cattolica. Tutti i miei ex colleghi stranieri dicevano che siamo uno dei paesi dove si vive meglio al mondo. Ricolfi ha posto il problema “Società signorile di massa” (il suo ultimo libro). Fonte ricchissima di dati per fast-checking rispetto alle bufale. Fin quanto durerà? Quando finiremo i soldi accumulati nel dopoguerra e non ci faranno più credito ? Ma questa è politica, anche se un po’ arriva anche sui monti.
Lorenzo, se per “credere” intendi pensare che apporti dei risultati utili, allora ci credono. Ma prima di tutto il punto e’ avere un metodo. Tu dici che non e’ un valore assoluto, forse perche’ vuoi dare dignita’ ed accesso ad idee e pensieri che il metodo scientifico rifiuta. Dicci quali, proponi, esponiti invece di parlare per sentenze…
Non c’è nulla da dimostrare. Volendo, c’è da ricercare. La dimostrazione e il metodo scientifico non sono un valore assoluto come gli scientisti credono.
Chi scrive cose cosi’, al di la’ dell’ingenuita’, potrebbe anche essere in buona fede. Certo la strada per proseguire nella sua battaglia dovrebbe essere portare evidenze, prove, confrontarsi secondo i codici del metodo scientifico. Se ha dati diversi da quelli ufficiali li pubblichi e li confronti. Invece preferisce lagnarsi degli scientisti o inventarsi complotti del tutto irrealistici.
Io pero’ trovo ancora meno comprensibili le ragioni di chi abbraccia ( o anche solo “offre” al pubblico ) queste opinioni, presumibilmente dopo una semplice lettura di articoli simili estratti dal marasma del web. Mi chiedo se sia un fatto di “ego”. Infatti capita che per via delle limitate conoscenze, abbracciare l’uno o l’altra posizione risulti essenzialmente un atto di fede. E allora potrebbe sembrare piu’ attraente, piu’ appagante per la propria autostima, pensare che tutto sommato, ‘sti professoroni che hanno magari dedicato il loro tempo/la loro vita a studiare l’oggetto della discussione, sbagliano e addirittura tramano contro di noi! Insomma si ritorna al problema della crisi di fiducia delle elites.
Più la mente – la realtà – è strutturata, meno se ne avvede e più impedisce l’accesso all’infinito.
ERRATA CORRIGE
Dal mio commento n. 8 eliminare la parola “oltre”.
Prossimamente su Totem e Tabú: «La Terra è piatta?».
😂😂😂
Caro Alessandro, corre voce che su Totem e Tabú a volte compaiano articoli che superano oltre ogni limite… Sí, di decenza.
Sarà vero? 😁😁😁
… … …
In ogni caso, complimenti (sinceri!) per la tua tolleranza verso ogni idea, perfino le piú strampalate, faziose o aberranti. Io non ne sarei capace.
Però i nazisti no! 😬😬😬
L’immagine di Morgan Freeman nel film “Una settimana da Dio” con una frase che non ha mai riferito o detto fa da degno corollario alle immani sciocchezze di questo articolo.
Va bene che Totem e tabù pubblica tutto e il contrario di tutto, ma qui siamo oltre l’umanamente accettabile.
Ah.. dimenticavo. Mogan Freeman è stata la voce narrante di una bellissima serie di divugazione scientifica del National Geografic Channel.
Si, ha ragione. Nel paese di Stamina, di Di Bella, dei vaccini con il viagra, di Wanna Marchi, degli oroscopi sulla tv pubblica, dell’omeopatia detraibile dalle tasse, di ministri che vogliono far funzionare l’Ilva con l’idrogeno, dei fiori di Bach, della cromoterapia, della pet therapy, il problema è l’eccessiva fiducia nella scienza che è quasi una religione. Davvero geniale come pensata.
Idem
Eufemismo. Mi pare che il tono della discussione non stia migliorando.
Vero è che la scienza pure ha i suoi non dico limiti, ma effetti collaterali negativi; è noto che la causa principale di morte negli Usa è l’uso errato o eccessivo di farmaci.
Però qui la colpa non è degli scienziati, ma delle ditte farmaceutiche che spingono i loro prodotti e di un sistema sanitario demenziale, che costa il doppio della sanità pubblica all’europea, e lascia scoperti cittadini a decine di milioni.
Ciò detto, anche a me pare che il pericolo oggi stia più nell’ignoranza (tanta) che nella (poca) scienza, e che ogni analisi che si proponga di sfatare dei “miti scientisti” debba essere precisamente esposta e debitamente sostenuta dalle circostanze. Da noi, da Galileo in poi, usa così. Non si vede in giro alcunché di meglio. Poi certo, Galileo è stato smentito, ma da altri scienziati, non dal cardinale Bellarmino!
Il commento n. 1 ci informa che ci sono insetti che, l’ultima domenica dell’anno e con tempo propizio a una bella gita su rocce o nevi, pur qualificandosi come non appartenenti al genere geotrupe (quello in cui militano gli scarabei stercorari per intenderci), amano nutrirsi di feci, salvo poi dissertare con veemenza sul fatto che non gli piacciono. Questo strano comportamento, di eccezionale rilevanza dal punto di vista scientifico, anche se decisamente psicotico, ci spinge (per il futuro) ad accontentarli il più possibile, fornendo loro motivo di ingozzarsi di ciò che loro considerano trash anche in periodo non natalizio. Già ora questi esemplari ci incuriosiscono: ma quando saranno ben pasciuti grazie alla dieta che noi gli somministreremo, l’ultimo enorme loro pestilenziale rutto rischierà di farci avvizzire. Ma la scienza sarà salva. Questo obiettivo occorre considerarlo una missione vera e propria, compiuta la quale forse anche noi potremo andare un po’ in montagna…
Non distinguere scienza da scientismo è quanto accade agli scentisti.
Una vera chicca. Nonostante l’infimo livello abituale in questo paragparaggi questo riesce a rappresentare una vetta. Un paio di luoghi comuni apodittici a livello di “eh signora mia”, neanche uno straccio di documentazione è una paladina di merda sulla “scienza ufficiale”. Erano belli i tempi in cui gli stregoni li mettevano al rogo.