Canapa

Bruno Tessa è nato nel 1946 a Mattonera, borgata montana di Coazze (TO) posta a quota 1080 m, e abita nel capoluogo, in località Villargrande.  Figlio di tessitori e agricoltori, Maestro elementare in pensione, ormai da diversi anni s’impegna nella conservazione del patrimonio culturale e linguistico del suo paese, cercando di mantenerne vive tradizioni e usanze. Da quando ha lasciato l’insegnamento il signor Bruno coltiva costantemente la sua passione per la tessitura della canapa. Dopo aver recuperato alcuni vecchi telai, e dopo aver cercato nella memoria i movimenti che aveva visto compiere tante volte dalle donne di casa, è riuscito a imparare a tessere, nel modo tradizionale, la tela di canapa, che lui stesso fila e che, con l’interessamento dell’Ecomuseo dell’Alta Val Sangone, da alcuni anni coltiva, ricreando il processo completo di lavorazione.

Per approfondimenti sulla storia e sugli usi della canapa:
Bioedilizia: canapa e calce
Canapa

Bruno Tessa
(la tessitura della canapa in Val Sangone)
tratto da canapavallesusa.it e da facebook

Per ben 35 anni Bruno Tessa è stato il maestro elementare di Coazze e ancora oggi i suoi insegnamenti fanno parte della memoria collettiva di molti giovani e abitanti del luogo.

Bruno Tessa al suo telaio. Foto: Greta Stella.

Ritiratosi in pensione all’inizio del 2000, scopre la passione per la tessitura durante una passeggiata fra le borgate circostanti Coazze. All’interno di una casa trova per caso un telaio centenario abbandonato e smontato. Questo non era certo uno strumento nuovo al Maestro. All’inizio del Medioevo Coazze era già infatti una terra di tessitori. L’attività di tessitura della canapa, in particolare, è stata in passato una risorsa essenziale per l’economia di queste comunità. Prima dell’industrializzazione del fondovalle, quasi ogni famiglia del paese possedeva un telaio e integrava l’economia domestica con i guadagni ricavati dalla vendita della tela, che veniva lavorata nei periodi in cui le attività agricole e pastorali rallentavano.

Così come tutte le abitazioni di Coazze, anche quella di Maestro Bruno era dotata di un telaio. Ed è stato proprio cercando nella sua memoria i movimenti che così tante volte aveva visto compiere alle donne di casa, che a più di 50 anni Bruno ha imparato a tessere la canapa nel modo tradizionale. Grazie all’interessamento e alla collaborazione con l’Ecomuseo dell’Alta Val Sangone (che oggi conserva ed espone uno dei suoi tre storici telai), Bruno è riuscito a dar vita al processo completo di lavorazione della canapa: la coltivazione, il raccolto, l’essiccatura, la macerazione, la stigliatura, la pettinatura fino ad ad arrivare alla filatura, l’ultimo e delicato processo prima della lavorazione al telaio.

Maestro Bruno è un vero esempio di #produttoreforbito. Ogni giorno intelaia tessuti in canapa, lino, lana e cotone naturale, che vende poi ai mercati della zona, e porta avanti saltuariamente la sua attività di insegnamento, istruendo molti giovani che si recano a Coazze proprio per apprendere quest’antica arte manuale.

Il ritorno ai sapienti e antichi mestieri come quello dell’intelaiatura della canapa rappresenta oggi non solo un’importante azione di conservazione del patrimonio culturale, ma specialmente l’inizio di un fondamentale processo di ripensamento e riconversione a pratiche ecologiche e sostenibili.

La canapa può e deve tornare ad essere una risorsa primaria per la società.

Se volete conoscere o incontrare Maestro Bruno potete contattarlo al numero 011/9340267 o raggiungerlo all’indirizzo Via Villargrande 2, 10050, Coazze.

Theodor von Hormann (1840-1895), Hanfeinlegen

Canapa
di Raimes Gaba
(pubblicato su trama-e-ordito.blogspot.com il 12 settembre 2017 e ivi aggiornato l’11 luglio 2022)

Per ulteriori informazioni sulla canapa e sul suo uso, vedi:
Bioedilizia: canapa e calce
mettere AS 17 ottobre XXXXXXXX

Canapa
Contrariamente a quanto riportano alcuni testi che la parola derivi dal latino cannabis, “canna” lo stesso non può essere di origine indeuropea a causa del fatto che in un trisillabo indeuropeo la sillaba finale deve contenere un morfema derivazionale indeuropeo: nel termine cannabis, invece, la sillaba -bi- non corrisponde ad alcuno dei pur numerosi morfemi derivazionali indeuropei che ben conosciamo. Questo esclude tecnicamente ogni relazione con una base derivazionale come quella della parola canna. Deve perciò trattarsi di un prestito da lingua anaria entrato nelle lingue indeuropee a partire dal VI secolo a.C. con la commercializzazione del prodotto. I Greci adottarono il nome e il prodotto, con il suo nome grecizzatosi diffuse alle altre culture.¹  

Fibra tessile estratta dal libro (liber in latino) della canapa (Cannabis Sativa, cioè la canapa industriale), dalla quale si estrae, mediante macerazione e battitura, trasformandola in filato; pianta annuale, di notevole varietà morfologica e fisiologica, con forme precoci e tardive. Il fusto è conico e ha un diametro di circa 5 cm con la parte sommitale ricoperta di foglie, costulato, cavo a maturazione, ramificato nelle piante più distanziate, può raggiungere l’altezza di 4 o 5 metri.

Attualmente il maggior produttore di canapa è la Cina, dove viene prodotta la miglior fibra tessile di canapa al mondo. È coltivata oggi in molte regioni a clima temperato o temperato/freddo come l’Europa (Russia meridionale) e la si sta reintroducendo in Italia, legata al fatto di nuove tecniche di produzione che eliminano gran parte della mano d’opera. Il processo di tintura in pezza si svolge pressappoco con le stesse peculiarità adottate per i tessuti di lino, con qualche diversificazione (Bruciapelo, Purga, Sodatura a foulard, Candeggio). Nel settore tessile le nuove tecnologie a basso impatto ambientale permettono di lavorarla sino ad ottenere una versatilità finora sconosciuta, anche mischiata ad altre fibre.

Lavorazione corde di canapa, Ecomuseo della Cultura della Lavorazione della Canapa

Ciclo produttivo
Il raccolto della fibre tessile va fatto subito dopo la fioritura. Gli steli staccati da terra, sono riuniti in fasci e fatti essiccare per liberarli dai semi. Segue la macerazione: in cisterne con acqua calda a circa 30° C per 4-14 giorni, allo scopo di demolire le sostanze pectiche a opera dei batteri e separare la fibra, oppure con metodi biologici (in presenza di microorganismi). Dopo essicazione all’aria si procede alla cernita per suddividerla in base alla lunghezza, al colore e alla morbidezza. Infine con la pettinatura le fibre vengono parallelizzate, separando quelle lunghe dalle più corti e scadenti (stoppa). Nelle industrie di oggi, è sottoposta al candeggio e trasformata in fiocco per produrre filati fini, regolari e morbidi.²

Fibra eco friendly
La coltivazione della canapa non richiede diserbanti né pesticidi, e non esaurisce le risorse del terreno ed ha bisogno di pochissima acqua. Inoltre, un ettaro di cannabis rilascia tanto ossigeno quanto 25 ettari di foresta (e quindi può contribuire a ridurre il problema dell’inquinamento CO2)³. La cannabis cresce in 4 mesi e gli alberi in 20-50 anni. Ha unalto rendimento rispetto ad altre piante utilizzate nel tessile, con una densità di 150 piante per metro quadro (quindi a parità di raccolto richiede minori estensioni di terreno).

Essiccazione della canapa

Caratteristiche
È una fibra poco elastica e piuttosto rigida (perciò i tessuti di canapa si sgualciscono facilmente) di aspetto ruvido, il filo di canapa, grazie alla sua particolare struttura molecolare, ● è caldo d’inverno e fresco d’estate, grazie alla sua fibra cava; ● assorbe l’umidità (igroscopicità: 30% – tasso di ripresa ufficiale: 12%) quasi quanto il lino (igroscopicità: 20% – tasso di ripresa ufficiale: 12%); ● è un tessuto traspirante, che non trattiene gli odori (sudorazione) e quindi i capi si possono usare varie volte dopo un lavaggio; ● resiste agli strappi tre volte tanto (rispetto al cotone); ● protegge fino al 95% dai raggi UV nocivi per la pelle. 

Comportamento alla fiamma – Brucia con fiamma giallastra, con odore di carta bruciata, lasciando ceneri biancastre leggere. – Effetto del calore: A 120° C ingiallisce, a 150° C dopo 5 ore si decompone. – Effetto delle tarme: Non attaccata.


Impieghi
Tessuti sia di arredamento (tappeti, tende, coperte, asciugamani, ecc.) che sempre più frequentemente abbigliamento, fliati per utilizzo in maglieria; accessori moda (borse, scarpe, cappelli, cinture). Corde e sacchi. Carta (ha una resistenza enormemente maggiore di quella da alberi e si evita il loro abbattimento)⁴. Plastica biodegradabile. In campo cosmetico prodotti a base di olio di semi di canapa, hanno eccellenti proprietà emollienti e dalla combustione non tossica. Nel settore automobilistico nei rivestimenti interni.

Manutenzione
L’abbigliamento di canapa si lava con acqua fredda. Se ci sono delle macchie sui capi si consiglia di usare un detersivo per le macchie, lasciando in ammollo con acqua tiepida. Lavarli separati dai capi scuri. La canapa va stirata dal lato interno con ferro a media temperatura (2 pallini, temperatura massima 150°C), meglio se si inumidisce il tessuto prima di stirare.

Codice tessile: CA (EURATEX)
?? Francese: Chanvre ?? Inglese: Hemp ?? Tedesco: Hanf ?? Spagnolo: Canamo ?? Portoghese: Cânhamo

Il trionfo della canapa (1950), Gino Boccasile (Bari, 1901 – Milano, 1952), manifesto, cm 23 x 31.5

Storia
Originaria dell’Asia centrale, risulta che venisse coltivata in Cina già 5.000 anni fa, come è testimonianza dalle stoffe rinvenute tra i resti della cultura Liangzhu a Caoxieshan, nel Jiangsu; si può dire che il primo materiale usato dagli antichi cinesi per vestirsi fu la canapa. Era nota nel mondo latino un secolo prima di Cristo, ma esistono pochi cenni sulla sua utilizzazione, essendo di gran lunga preponderante il lino. Arriva in Italia presumibilmente attraverso la Russia e i paesi Balcanici. Le prime notizie certe sulla coltivazione della canapa in Italia si trovano nel “De re rustica” di Collumella e nella “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio nel 1° secolo d.C. In Italia, che era il secondo produttore mondiale⁵, la canapa era coltivata al Nord, fornì la fibra predominante per la tessitura casalinga delle nostre popolazioni povere fino al XIX secolo; il lino fu riservato alle classi sociali più agiate, e la seta alla nobiltà. In Italia un grande incremento fu dato dal Regime fascista che elesse la coltivazione della canapa ad “attività autarchica al cento per cento”. Finita la seconda guerra mondiale è praticamente cessata a poco a poco negli anni ’50, perché non era più conveniente rispetto all’uso del cotone e delle fibre sintetiche. In Italia scompare del tutto negli anni ’70 a causa di una errata interpretazione della legge che proibisce la coltivazione della Cannabis (Cannabis indica, la canapa indiana), per ragioni preventive in merito all’uso di sostanze stupefacenti; tutto questo quando, paradossalmente, l’Unione Europea, ha stabilito fin dal ’71, che possono beneficiare dell’aiuto economico le varietà di canapa il cui contenuto di THC (tetraidrocannabinolo, cioè il principio attivo dell’allucinogeno) non superi lo 0,2% (Circolare MIPAF n° 18/2002). Si è riaffacciata nel 1988. Attualmente la possibilità di reinserire la canapa nei sistemi agricoli dell’Ue (in Italia è prevalentemente localizzata nell’Emilia-Romagna) è stata riconsiderata.

Estrazione della canapa dal macero (1615-1616), Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento, Ferrara, 1591 – Bologna, 1666), affresco staccato da Casa Pannini, trasferito su tela, cm 73 x 111, Pinacoteca Civica – Cento, Ferrara.

I contadini estraggono la canapa macerata e le donne alzano delle “prille” o capannuccie coniche. La “prilla” (Pila di Canapa) è un fascio conico di steli di canapa. La «impilatura» veniva eseguita dopo due giorni dalla «scossatura». Le pile, fatte a cono, del diametro al piede di 2-3 metri, si formavano coi manipoli, avendo cura di tenerli ben serrati fra loro. Veniva data loro una buona legata con canapa verde, con tre giri a spirale che abbracciavano dalla cima fin verso la metà, onde potessero resistere al vento e alla pioggia di stravento. 

La mietitura della canapa (1940-42), Galileo Chini (Firenze, 1873-1956), Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna.

Curiosità
Quasi fino alla fine del XIX secolo, una percentuale stimata tra il 75 e il 90% della carta fabbricata nel mondo era prodotta con fibre di canapa, che costituivano la materia prima per libri, carte geografiche, banconote, carte valori, giornali: oltre alla Bibbia di Gutenberg, primo esempio di opera stampata, risalente al 1455, anche le opere di Mark Twain, Victor Hugo, Alexandre Dumas furono stampati su carta di canapa, così come, nel 1776, la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti.

Dall’antichità fino all’inizio del XIX secolo il 90% delle vele delle navi era in canapa e, oltre ad esse, praticamente tutto quanto serviva sulle navi veniva ricavato dalla canapa, dalle gomente per l’ancora, alle reti di caricamento e a quelle per la pesca, alle vandiere, alle sartie, ecc., come pure le carte per la navigazione, i giornali di bordo e le Bibbie.⁶

Essendo una fibra forte e lucida, in grado di resistere al calore, alla muffa ed agli insetti e non venendo danneggiata dalla luce, pitture ad olio dipinte su tele di canapa si sono conservate in buone condizioni attraverso i secoli: i quadri di Rembrandt, di van Gogh e di altri famosi artisti (dal Rinascimento in poi) erano per lo più dipinti su tessuti di canapa.

Ciclo della canapa (1978 circa), Otello Ceccato (Padova, 1928 – Copparo, Ferrara, 2014), olio su tela.

Simboli, miti e credenze
Già in età antica era noto il doppio uso della canapa: sostanza eccitante e allucinogena, pianta che consente la produzione e lavorazione di fibre tessili per fabbricare corde, sartiame e, naturalmente indumenti, biancheria, tovaglie.


L’eccitante sauna a base di semi di canapa bruciati presso le tribù della Scizia⁷ è descritta con grande precisione da Erodoto, il quale non omette di ricordare che nelle stesse zone i tessuti di canapa erano talmente raffinati da essere confusi con quelli di lino.
Il passo merita di essere riportato per intero:

“Compiuta una sepoltura, gli Sciti si purificano nel modo seguente. Dopo essersi unto e deterso il capo, al corpo fanno questo: piantati tre pali inclinati l’uno verso l’altro, vi stendono sopra tutt’intorno coperte di lana e, chiusele quanto più possibile, gettano pietre arroventate in una conca posta in mezzo ai pali e alle coperte.”⁸

Note
₁ Giampaoli G., Museo della Canapa, Regione Umbria, 2008, in collaborazione al dipartimento di Glottologia dell’Università di Perugia. 

₂ Franco Corbani – Nobilitazione dei tessili (vol. 2) – Ed.Prodigi, 2017, pp. 43-46 

₃ In fase di crescita, si stima che assorba una quantità di anidride carbonica pari a 4 volte quella immagazzinata dagli alberi.

₄ Per quanto riguarda l’industria cartaria va detto innanzitutto che il metodo di coltivazione per la canapa da cellulosa non è necessariamente diverso da quello della canapa da fibra: infatti la qualità della cellulosa non risulta diminuita dalla tecnica di coltivazione per fibra tessile rispetto ad un eventuale metodo di coltivazione apposito. Per l’attuale sviluppo del settore cartario è sufficiente la cellulosa che deriva dalla stigliatura della canata coltivata per ottenere come prodotto principale fibra tessile. In tal senso i due settori, tessile e cartario, sono complementari: il tessile utilizza la fibra e il cartario la cellulosa, dando così destinazione ai due maggiori prodotti della stigliatura. (La canapa oggi: il Consorzio Canapaitaia, le utilizzazioni della coltura e le ipotesi di sviluppo, di Elisabetta Nanni dal libro Una fibra versatile. La canapa in Italia dal Medioevo al Novecento, Ed. Clueb, p. 279). 

₅ Nel 1880 la coltura è concentrata in Emilia-Romagna, che con 390.000 quintali realizza il 53,5% della produzione nazionale, ed in Campania, dove le provincie di Napoli e Caserta vantano, con 163.000 quintali il 22,5% della produzione. […] Disaggregando i dati regionali, in Emilia si impone la provincia di Ferrara, che con 190.000 quintali realizza il 26,5% della produzione nazionale, la segue quella di Bologna con 130.000 quintali equivalenti al 17,8% della produzione. […] Considerando che la produzione mondiale deve stimarsi tra i 4 ed i 4,5 milioni di quintali alla disponibilità mondiale l’Italia parteciperebbe con una quota che, secondo la cifra scelta, costituirebbe il 16 o il 18% del totale. Secondo produttore mondiale, l’Italia è, altresì, dopo la Russia, il secondo esportatore: viene venduta all’estero circa la metà della fibra greggia ottenuta nei campi italiani, nella media dell’ultimo quinquennio 384.369 quintali. Siccome, però, oltre alla canapa greggia vengono esportati 35-40.000 quintali di prodotti finiti, si può asserire che venga esportato il 58-59% dell’intera produzione. (Nell’area dell’antica canapicoltura emiliana tra Ottocento e Novecento, di Antonio Saltini dal libro Una fibra versatile. La canapa in Italia dal Medioevo al Novecento, Ed. Clueb, pp. 239-240). 
₆ La canapa oggi: il Consorzio Canapaitaia, le utilizzazioni della coltura e le ipotesi di sviluppo, di Elisabetta Nanni dal libro Una fibra versatile. La canapa in Italia dal Medioevo al Novecento, Ed. Clueb, p. 280. 
₇ La Scizia corrisponde all’area euro-asiatica che in antichità, tra l’VIII secolo a.C. e il II secolo d.C., fu abitata dalla popolazione degli Sciti.
₈ La canapa nell’Italia medioevale: rassegna di studi, temi e problemi, di Bruno Andreoli dal libro Una fibra versatile. La canapa in Italia dal Medioevo al Novecento, Ed. Clueb, p. 1.  

Bibliografia
GiuseppeRomagnoli – Storia di una fibra prestigiosa nella civiltà contadina bolognese. La Canapa – Ed. Officina Grafica Bolognese, 1976;
Agostino Bignardi – La Canapa – Hemp – Ed. Fertimont, 1981;
Carlo Poni e Silvio Fronzoni (a cura di) – Una fibra versatile. La Canapa dal Medioevo al Novecento – Ed. Clueb,2005

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Canapa ultima modifica: 2022-11-01T05:09:00+01:00 da GognaBlog

1 commento su “Canapa”

  1. 1
    hochkofler gianni says:

    Splendido articolo per chiarezza, ricchezza d’informzioni e iconografia.
    Chiedo all’autore se mi autorizza di farne un traduzione-adattazione, compresa
    l’conografia, per il sito della Société de Géographie de Genève di cui sono membro

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