La scelta di Riomaggiore dopo la riapertura: tra i sindaci scoppia la lite. Ma la messa in sicurezza dopo la frana del 2012 è costata 20 milioni di euro. Sarà ultimata a luglio 2024.
Cinque Terre, un ticket per la Via dell’Amore
(5 euro per percorrere 160 metri)
di Giulia Mietto
(pubblicato su corriere.it il 6 luglio 2023)
Il sito internet del Comune di Riomaggiore trasmette no stop le immagini di una webcam puntata sulla Via Dell’Amore, la «passeggiata più romantica del mondo».
A osservare quella cartolina digitale, le onde, l’orizzonte, le vigne dove matura lo Sciacchetrà (un vino doc locale), mai si direbbe che lungo la scogliera patrimonio dell’umanità si stia consumando una battaglia che rischia di offuscare la riapertura, 11 anni dopo, di un tratto del sentiero tra Riomaggiore e Manarola, alle Cinque Terre.
Dal 1° luglio 2023 si possono percorrere i primi 160 metri di 900 totali, ma solo dopo aver prenotato e pagato on line il biglietto.
Gli unici esentati sono i residenti, ex residenti e proprietari di seconde case nel Comune di Riomaggiore, la Spezia.
La «tassa» che alimenta la rivalità
Un ticket da 5 euro che ha riacceso la leggendaria rivalità tra campanili, smorzata, secondo i racconti degli anziani, solo dalla dolcezza del vino passito di quelle colline.
«Alimentare le polemiche ha un effetto deleterio sui turisti — dice Fabrizia Pecunia, sindaca di Riomaggiore — la gestione della Via dell’Amore al momento è sperimentale, regolamentare gli accessi non solo è necessario per motivi di sicurezza ma anche per offrire ai visitatori un’esperienza consapevole. Qui il prossimo anno nascerà un museo a cielo aperto».
L’intervento complessivo di messa in sicurezza, costato 20 milioni di euro, fu pensato dopo la frana che nel 2012 rischiò di uccidere quattro turiste australiane e sarà ultimato a luglio 2024.
«L’amore vero non ha prezzo»
«L’amore vero non ha prezzo» è invece la campagna lanciata sui social dai comitati di Monterosso, Vernazza e Corniglia, fomentati dalle relative pro loco con il consorzio Turistico «5Terre», l’associazione Uniti per Corniglia e in parte anche dal sindaco di Monterosso, Emanuele Moggia, esponente Pd come la collega Pecunia e con lei nella giunta operativa del Parco nazionale Cinque Terre.
Non va giù, agli altri Comuni, che il ticket non sia incluso nella Cinque Terre Card, forfait che dà accesso a tutti gli altri sentieri e servizi (7,50 euro il prezzo giornaliero per un adulto): «Come si fa a non capire che sottraendo il tratto di sentiero dal circuito Cinque Terre Card si sta spalancando la porta dell’isolamento a chiunque abbia interessi a danno della collettività? I nostri bambini e i nostri anziani non possono passeggiare liberamente sulla Via dell’Amore».
Trenta persone ogni mezz’ora
Ma la prima cittadina di Riomaggiore tiene il punto: «Sono 160 metri, non è pensabile concedere il libero transito ai 4000 residenti dei Comuni. Non abbiamo però mai inteso tenere fuori il parco, la modalità di inclusione della Via dell’Amore nella Cinque Terre Card sarà oggetto di discussione per quando il sentiero tornerà a essere interamente percorribile». Fino al 30 settembre 2023 il Comune di Riomaggiore consentirà l’accesso al sentiero a un massimo di 30 persone ogni mezzora, in orari stabiliti e con una guida ufficiale che illustrerà le caratteristiche naturalistiche e la storia della stessa Via dell’Amore. «Nata negli anni Trenta grazie alla fatica e alla generosità degli abitanti di Riomaggiore a Manarola — ricorda Pecunia — anche per questo è giusto che per loro sia accessibile».
Un nuovo modello di turismo
Tra Riomaggiore e Monterosso, una manciata di chilometri.
Una distanza, in queste ore, che pare siderale ad ascoltare Moggia, sindaco della più popolosa delle Cinque Terre: «Siamo di fronte al rischio concreto di un cambiamento di paradigma dell’offerta unitaria e non se ne ravvisa il fondamento».
Per Pecunia il fondamento sono gli 870mila passaggi all’anno registrati sulla Via dell’Amore prima della chiusura. E i 5 milioni di turisti all’anno stimati con il post Covid: «Serve un nuovo modello di turismo».
Il commento
di Carlo Crovella
Per chi ancora non ha metabolizzato che stiamo andando verso una diffusione di divieti e regolamentazioni quanto meno a macchia di leopardo, se non addirittura a tappeto.
Qui si tratta, a sensazione, di un provvedimento varato sostanzialmente per esigenze di cassa, ma far pagare un ticket per accedere a un tratto libero di territorio è un evento molto sintomatico dell’aria che tira.
Se il principio si consolida, piano piano si estenderà a ogni tipo di luogo e di percorso. Arriveremo a dover pagare il ticket per scalare il Cervino? Ai posteri l’ardua sentenza.
7Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
11
Non lo so.
Però ammetterai che il pagamento di un biglietto seleziona e riduce l’affluenza a qualsiasi cosa. Poi, certo, siamo una società di massa e la massa comunque sia fa schifo a molti, anche se è massa pagante e selezionata.
L’idea della montagna, o della natura più in generale come luogo da lasciare più incontaminato possibile è la fantasia di un eden per anime belle ch,ahimè non eistono.
La natura ormai è costituida da una serie di non luoghi collegati da autostrade, i parchi.
I parcheggi non vanno MAI pagati! Ovunque.
Provateci. Si prende qualche multa ma meno di quel che si immagina. Alla fine il bilancio è positivo e non si da la soddisfazione di essersi piegati ad assurdità.
10. Perciò i 30 euro a vettura di pedaggio per andare all’Auronzo sono necessari per ridurre l’impatto antropico?
Che i teorici delle seggiovie a monovella, per ridurre il maledetto impatto antropico sulla natura alpina – che frequentano loro – si ribellino contro il pagamento di un biglietto – che è un modo per ridurre l’impatto antropico – è indicativo.
Ormai è’ chiaro che le Amministrazioni, con la scusa della manutenzione, approfittano di ogni occasione per far pagare qualcosa. Lo si capisce dalle strisce blu che ormai arrivano quasi nei box privati, ci manca solo. Far pagare per fare un percorso nella natura e’ criminale, e’ un furto. Vale per le 5 terre come altrove. E’ recente la scelta di porre un numero chiuso di parcheggi in val veny e ferret, quest’ultima con il tanto di sbarra all’ingresso. “Ottima” soluzione , e’ un modo per ridurre gli accessi in valle. Ma mi spiegate perché i parcheggi sono diventati a pagamento?? Forse per pagare l’enorme colata di cemento nero che da poco allieta il piazzale di plan pienceux? L’unica soluzione è’ disertare e ribellarsi.
La Via dall’Amore alle Cinque Terre è un’opera vandalica che ricorda la ciclabile del Garda. In entrambi i casi la causa principale della devastazione con funi e gabbie metalliche sulla scogliera sta nell’uso della tecnica che offre agli uomini un rapporto artificiale con la natura. Poi si aggiunge la venalità di un sistema sociale ed economico che trasforma in merce ogni manifestazione esistenziale, dalla religione all’arte. Pagare per entrare nelle chiese o nei musei? pagare per vivere?
Trovo particolarmente significativo che chi si chiama Pecunia chieda una gabella con la giustificazione “regolamentare gli accessi è necessario…per offrire ai visitatori un’esperienza consapevole.”
Haa ma la P pecunia…non olet mai.
Inserire un nuovo ticket alla Via dell’Amore vuol dire creare un altro balzello sui turisti che già pagano la 5 Terre Card per percorrere i sentieri del Parco nei quali la via dell’Amore è sempre stata compresa.
Un assurdo anche perché non vi sono servizi, In Usa con una tessera da 85 dollari giri tutti i parchi,e,che parchi.
Le nostre “istituzioni” s’ impossesano dei territori e limitano costantemente la nostra libertà di muoverci.
La via dell’amore non è un tratto libero di territorio: è un percorso nato originariamente come sentiero di servizio per i cantieri della ferrovia, conducendo ad una polveriera temporanea. Come tale, nasce su un terreno non particolarmente adatto, è periodicamente chiusa per frane e si è già trasformata in parte in una galleria finestrata per motivi di sicurezza. Non trovo nulla di drammatico in un pedaggio a fronte di un costo di manutenzione assai importante, e non è neppure una novità. La polemica, infatti, è sulla non condivisione tra tutte e cinque i paesi, non sul principio.
Per il Cervino già’ la prenotazione obbligatoria per la Capanna è il divieto di bivacco nelle vicinanze va in quella direzione ( cosa voglia dire poi divieto di bivacco devo ancora capirlo). E’ una pessima tendenza. Bisognerebbe disertare certi luoghi. Il motivo di fare cassa non tiene. Con tutte le tasse che paghiamo, addizionali regionali comunali ecc, i soldi dovrebbero esserci già, senza necessità’ di nuove tasse. Una bella contro campagna di informazione finalizzata a disertare tutta la zona?
Pienamente d’accordo con Cominetti. E’ solo idiozia seguire un turismo di massa di questo tipo, fatto di confusione, schiamazzi, un calpestarsi a vicenda. Quanto adoro le mie montagne fatte di silenzio, contemplazione e natura selvaggia!
Vista l’idiozia di chi paga per fare cose come queste, avrei messo un ticket di 100€ a persona e un numero chiuso in funzione di quanto l’esercente avrebbe voluto intascare.
Cosi si avrebbe un numero di fruitori limitato e deciso a priori e un guadagno certo da portare in bilancio preventivo.