Fare oggi una guida per un pubblico di appassionati di arrampicata in montagna è diventato assai difficile. Troppi sono i gusti diversi, le maggiori o minori aderenze con l’arrampicata sportiva, le tendenze variegate di apertura degli itinerari. Si rischia di non potercisi più raccapezzare.
Per ciò che riguarda il Brenta, ai tempi di Ettore Castiglioni o anche di Gino Buscaini le cose non stavano diversamente. Loro si presero l’incarico di uniformare, rendere omogenee le informazioni. Con esperienza, ricognizioni sul luogo, ripetizioni e astuzia di redattore, il più delle volte Castiglioni e Buscaini sono riusciti nell’intento. Per gli altri casi, salite remote, autori semisconosciuti, vie non ripetute, i due autori hanno goduto di quel lungo periodo storico in cui anche le inesattezze finivano nel dimenticatoio e non avevano bisogno di essere perdonate proprio perché non riconosciute.
Oggi, la proliferazione di itinerari concomitanti o incrocianti, l’uso implacabile di internet e, in generale, quel colino impertinente che vaglia i fatti oscuri della storia, hanno reso impossibile la vita comoda dell’autore: che deve o chiarire i misteri o, dopo adeguato e non risolutivo studio, denunciarli candidamente.
Francesco Cappellari è al secondo volume della collana dei cinque previsti sulle Dolomiti di Brenta: ma non voglio descrivere qui la sua guida, chi l’acquisterà avrà subito a disposizione un’esauriente serie di avvertenze su come la materia è stata trattata. Dirò solo che la guida è stata divisa in quattro settori: Massiccio del Monte Daino, Massodi, Val Perse e Croz dell’Altissimo.
Probabilmente qualche variante di poco conto sarà stata trascurata, probabilmente ricerche storiche ancora più accurate avrebbero portato qualche notizia di più su quello che possiamo chiamare la “statistica” delle prime ripetizioni, solitarie, invernali, femminili, in libera, on sight, ecc. Poco male, perché è pur vero che di solito a una guida non si richiede questo: si dà per scontato che l’essenziale di una guida siano le relazioni, gli schizzi tecnici, i percorsi riportati sulle fotografie.
E questi non mancano, anzi sono maniacalmente presenti per ogni via presa in questione. La volontà di portare ordine in una materia che non vedeva aggiornamenti scritti dal 1977 è evidente, come pure il risultato.
Si vede con facilità la precisione con cui gli itinerari sono descritti non tanto per una malintesa e inutile pignoleria o per l’ansia di non dare adito a interpretazioni sbagliate: qui la precisione è essenziale, è chiarezza di ricordo e di suggerimento. Fa parte cioè della struttura mentale dell’autore.
Su Sinfonia d’Autunno (Croz dell’Altissimo). Foto: Beppe Ballico
Poi ci sono i riferimenti storici, fotografie dei primi salitori, curiosità. Non dimentichiamo che ciò che ci propone questa guida non è una selezione, anzi la complessa materia viene trattata, con ottica del tutto moderna, come un’ideale continuazione rivisitata della Guida dei Monti d’Italia.
Questa trattazione globale porta con sé il pericolo, già osservato altrove, di pubblicizzare oltremodo angoli dolomitici che così qualcuno teme saranno “presi d’assalto”. Questo timore può essere anche valido, ma la stessa cosa è da prevedere anche in caso di selezioni. Io sono convinto che la trattazione completa ha il merito di essere più convincente di un ammasso di relazioni di vie tutte uguali, perché scelte con un unico criterio di “fruibilità” (plaisir, difficoltà omogenee, notorietà, chiodatura, ecc.). La presa d’assalto alla montagna è ben altro, e non è responsabilità degli arrampicatori, anzi.
Il Croz dell’Altissimo con i suoi itinerari
Questa guida dà dei consigli soprattutto informando, non cercando di spingere in una direzione o in un’altra. Questa guida non fa graduatorie di bellezza con le stellette, non mette in fila le vie in ordine di difficoltà come faceva la collana di Gaston Rébuffat delle “100 più belle”.
L’amore per la montagna è equamente suddiviso tra vetta e vetta, tra via e via. E con esso il rispetto per l’opera degli altri, cioè di tutti coloro che hanno cercato di placare la propria sete di azione producendo itinerari più o meno belli, più o meno artistici.
Tony Zanetti su Rimini Beach (Croz dell’Altissimo). Foto: Archivio Zanetti
Sta al lettore interpretare e incontrare sulle vie la personalità degli apritori: e se questo incontro fecondo è stato facilitato da questo lavoro, ben venga.
Per avere informazioni sull’intera produzione di IdeaMontagna, vedi qui.
Il primo volume dell’opera Dolomiti di Brenta, uscito nel 2013
postato il 2 maggio 2014
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Grazie Alessandro per questa bella recensione, approfondita, nel tuo stile. Sapevo del grande lavoro che stava completando Francesco Cappellari, ma non sempre è facile cogliere la nota essenziale su cui risuona una guida, e comunicarla.
http://ivoferrari.blogspot.it/2014/05/una-gran-bella-linea.html
Ho fatto bene a leggere tutta questa presentazione, perché dai sottotitoli in copertina (116 vie… 165 vie…) avrei potuto credere a una guida parziale di “itinerari scelti”. Invece è un gran lavoro completo e bellissimo per quel che fa intuire l’iconografia. Da procurarsi assolutamente: grazie Alessandro e soprattutto grazie Francesco Cappellari!