Il grande caldo spinge sempre più turisti a prenotare soggiorni in montagna dove pedalare e fare camminate. Non si può non rallegrarsi di questa tendenza: ma nell’euforia generale si dimentica purtroppo e totalmente che la qualità del turismo praticato è direttamente proporzionale alla sanità dell’ambiente e che una frequentazione impropria legata solo al ludico-economico è fatale anche per la nostra vacanza, cioè quella che dovrebbe essere una vera e propria ri-creazione del nostro spirito.
E’ boom delle vacanze dai mille metri in su
di Max Cassani
(pubblicato su La Stampa del 14 luglio 2019)
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
C’è voglia di vacanze in montagna. Sarà il giugno torrido nelle città, il più caldo dell’ultimo secolo. Sarà che ormai anche le località in quota offrono svaghi, attività e servizi per tutti i gusti. Fatto sta che «quest’estate cresce la percentuale degli italiani che farà le vacanze in una località di montagna – conferma l’Osservatorio italiano del turismo a cura di JFC (Consulenza turistica e territoriale) – Si tratta del 13,5% di coloro che andranno in ferie, circa un punto percentuale in più rispetto al 2018. In aumento anche la quota di italiani che nel corso del 2019 farà una vacanza outdoor per praticare qualche sport».
Già a giugno sulle Dolomiti si è registrato un aumento di passaggi sugli impianti superiore al 30%. «Stiamo riscontrando molto interesse per le nostre tessere estive, che sono cresciute del 32% rispetto alla scorsa stagione – ha dichiarato Thomas Mussner, direttore generale del carosello Dolomiti Superski che d’estate cambia i connotati in Supersummer – Alla prima settimana di luglio i primi ingressi ai cento impianti in funzione in 12 valli erano saliti del 40%».
Un dato che testimonia come, per i turisti, funivie e seggiovie in montagna stiano diventando come i mezzi pubblici in città: una comoda e sostenibile alternativa all’impiego dell’auto, oltre che un volano economico per i territori. «Fino a tre anni fa l’utilizzo estivo degli impianti si attestava intorno al 10-12%, oggi registriamo una crescita mediamente superiore al 15% – ha rilevato la presidente degli impiantisti, Valeria Ghezzi – Una crescita supportata dall’incremento dell’offerta ludico-sportiva e dalla valorizzazione del contesto naturale».
Escursioni, festival outdoor ed eventi per le due ruote ormai rappresentano il 70% delle attività proposte dalle stazioni alpine. Ovunque si vada ormai la montagna è diventata un «divertimentificio», con relativi pro e contro. In quota è tutto un pullulare di percorsi bike, maratone di trail running, palestre di arrampicata, parchi avventura: sono queste oggi le attività di tendenza, in grado di attirare turisti e generare indotto per le località.
In Alta Badia, l’area Movimënt è un parco multisport a cielo aperto a 2000 metri: «Negli ultimi dieci anni l’utilizzo degli impianti è quasi raddoppiato, passando dal 20 al 38% – osserva Andy Varallo, inventore del progetto e presidente dello Ski carosello di Corvara – Nei parchi Movimënt crescono molto le attività outdoor: bici soprattutto, ma anche quelle più adatte alla famiglia». A fare da traino sono sempre le due ruote. D’estate mulattiere e piste da sci si trasformano in trail per le mountain-bike. D’inverno skipass e snowpark, d’estate bike-pass e bikepark. Si sfruttano gli impianti per trasportare la bici in vetta, si pedala su itinerari dedicati e poi si scende a valle. Sempre in sella. Ormai non c’è località alpina che non abbia la sua area «ravity», come chiamano adesso le specialità da discesa. D’estate un turista su cinque va in bici: due su tre scelgono di pedalare su percorsi di montagna. I numeri di mercato lo confermano: le vendite di mountain-bike segnano una crescita record, per non parlare di quelle a pedalata assistita. Oltre una bicicletta su dieci venduta è a propulsione elettrica, un terzo ha sospensioni e copertoni tassellati per andare fuoristrada.
Nel comprensorio dolomitico della Paganella le due ruote hanno avuto un impatto incredibile sull’economia locale. Lo conferma il direttore dell’APT Luca D’Angelo: «Lo sviluppo del prodotto bike ha portato in pochi anni la Paganella ad essere una destinazione top dell’arco alpino. I praticanti sono cresciuti del 75% in due anni, l’incasso degli impianti per i pass è raddoppiato, la stagione estiva si è allungata. In totale il giro d’affari legato alle due ruote ha superato i 4 milioni».
Gare e iniziative si moltiplicano lungo tutto l’arco alpino: dalla granfondo ciclistica della Maratona dles Dolomites all’endurance trail del Tor des Géants in Valle d’Aosta, dai bike days ai festival outdoor. Da domani al 21 luglio a Valtournenche e al Breuil va in scena La Settimana del Cervino: 7 giorni di eventi sportivi e culturali con l’obiettivo di rilanciare la frequentazione estiva della montagna anche grazie a prezzi più bassi. «Le attività outdoor rappresentano un valore aggiunto per la nostra regione e sono una risposta concreta alla domanda turistica estiva» dice l’assessore valdostano al Turismo e allo Sport Laurent Viérin a pochi giorni dalla candidatura della Valdigne – la parte alta della Valle, da La Salle a Courmayeur – a Comunità europea dello Sport nel 2021. Se poi gli eventi sportivi si sposano con le offerte promozionali, bingo.
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Sono una guida ma che ama la montagna silenziosa, con poca gente insomma. Gli albergatori devono riempire camere, ma io no e quando c’è il pienone lavoro male e spesso fuggo verso altre lande purché deserte. Scrivere “le guide, gli albergatori, ecc.” ha poco senso. il problema dell’affollamento in montagna, e non solo, è una conseguenza dell’innalzamento del benessere, che alimenta il consumismo e fa diventare tutto materiale da fruire velocemente. Vedo nel Diluvio Universale una delle poche soluzioni.
L’assembramento in quota sta diventando un vero e grave problema. C’è un chiaro conflitto di interesse che non va sottostimato: da un lato gli appassionati della montagna “silenziosa” vorrebbero meno folla, dall’altro chi vive in montagna e di montagna (guide, albergatori, accompagnatori vari) ha piacere che vi sia un cospicuo flusso turistico. D’altra parte anche gli amanti del silenzio non devono sottovalutare l’eventuale “disaffezione” di chi vive di montagna al seguito di un futura e ipotetica riduzione dei flussi turistici. Se infatti, insieme ai turisti, se ne vanno anche molti operatori (per la riduzione del business) la montagna abbandonata comporterebbe dei nuovi problemi anche per chi ama il silenzio. Esempi di possibili problemi: rifugi chiusi e abbandonati, strade non piu’ manutenute, territorio lasciato a se stesso… insomma l’equilibrio aureo fra le due forze antagoniste è una eventualità molto difficile da ottenere. Cosa si può fare? Una intelligente politica di pianificazione turistica, con equa rotazione dei turisti nell’arco della stagione. Eh si’, ma è una ipotesi irrealistica in Italia.
«Tutti ar mare a mostra’ le chiappe chiare», cantava una volta la povera Gabriella Ferri.
Ecco, se si tornasse a canticchiare cosí, forse ci sarebbe piú gente sulle spiagge e meno ressa sui monti. Facciamo piú pubblicità al nostro bellissimo mare!
Propongo quindi che anche il GognaBlog, doverosamente, si prenda carico del problema e apra un nuova sezione: il GognaMare. Il nostro Marcello, di sangue ligure e lunghi trascorsi vacanzieri in Sardegna, potrebbe esserne padrino e promotore.
Beninteso, dovrà pure lui mostrare le sue chiappe: chiare? ???