E la nave (dove) va… (?)
di Stefano Michelazzi
Nel nostro Paese, la formula di governo, si rispecchia nel bicameralismo perfetto. Le Madri ed i Padri costituenti vollero dar luogo ad un sistema che si potrebbe definire asimmetrico, con un Parlamento “giovane” ed un Senato “saggio”, con legislature di durata differente (5 anni il Parlamento e 6 anni il Senato). Oggi risulta tutto stravolto. La diversa durata della legislatura, era pensata come strumento di maggiore adesione della struttura politica attraverso un contatto più serrato e costante con il popolo e le diverse realtà del Paese ovvero un Parlamento che rispecchiasse la gara elettorale ed un Senato di saggi che raccogliesse le indicazioni dei territori, non a caso l’articolo 57 comma 1 della Costituzione: “Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale… “.
Il primo passo per ovviare a questi “paletti” viene fatto nel 1953 e poi nel 1958, con lo scioglimento contemporaneo delle due Camere da parte dei Presidenti della Repubblica e poi mutato il tutto con la legge costituzionale 9 febbraio 1963 n. 2 che istituisce pari tempistiche legislative, rendendo di fatto i due contesti, palcoscenici mirati alla gara elettorale e snaturando i principi costituenti. Ad onor del vero, rimane un flebile lumicino contrassegnato dall’art.88 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse“; ma rimane un lumicino che brilla di luce fioca e poco probabilmente si espanderà mai, come si potrà intuire in seguito.
Rimane in vigore ancora la differenza dei collegi elettorali tra base nazionale per i collegi parlamentari e base regionale per i collegi senatoriali, che pur di poco ma riesce a porre delle differenze di peso politico.
Ci sarebbe ancora da valutare l’aspetto che riguarda l’età minima necessaria per eleggere le due diverse Camere: diciotto anni per il Parlamento e venticinque per il Senato, volendo i costituenti, garantire ancora una volta i contrappesi.
Almeno fino allo scorso 4 novembre, quando entra in vigore la legge costituzionale 18 ottobre 2021, n. 1, che porta l’età minima per eleggere il Senato a diciotto anni minando ancora una volta se occorresse a quella disparità che si poneva come garanzia di valori democratici. Fa pensare che il Guardasigilli Cartabia abbia avuto nulla da ridire in proposito… e fa pensare anche a come si sia arrivati a questa modifica, ma di questo parleremo in seguito.
Dunque, cambiata la forma, e la sostanza?
Dire che la sostanza si è trasformata dal 1948 (23 maggio 1948 insediamento del primo Governo non provvisorio) ad oggi, emulando e superando poi, quel maestro di mimetismo che è il camaleonte è dire poco.
Le definizioni a dir poco schematiche di Destra, Sinistra e Centro, aldilà di pochissimi esempi e di breve o brevissima durata come il Governo De Gasperi VIII° (16.07.1953- 02.08.1953) che durò soltanto 32 giorni, hanno lasciato spesso il passo a coalizioni dai connotati molto “colorati” ed anzi, spostando l’asse da centro destra a centro sinistra, in base alle correnti politiche interne o alle percentuali elettorali e quindi numero dei seggi che altrimenti non avrebbero permesso di mantenere il governo. Fu il cosiddetto Centrismo degli anni ’50 (DC, PSDI, PLI, PRI).
Tutto ciò in funzione di uno dei due partiti di maggioranza da sempre o almeno fino ad un certo periodo storico: la Democrazia Cristiana, antagonista del Partito Comunista italiano.
La storica ascesa del PSI di Bettino Craxi a fine anni ’70, determinò un’altra trasformazione: il Pentapartito.
Dal 1981 per dieci anni, questa coalizione di centro-sinistra-destra (DC, PSI, PSDI, PLI, PRI), segnò il passo della politica italiana, trasformandosi poi in Quadripartito con l’uscita del PRI. Nel 1991, il PCI crolla dal suo interno e si trasforma in altre realtà e pochi mesi dopo, a causa dell’inchiesta “Tangentopoli”, la DC lo segue a ruota evolvendo dal ’93 in altre due realtà: CCD e PPI; che si evidenzieranno nel 1994.
E’ la fine del primo periodo storico-politico italiano che venne giornalisticamente definito Prima Repubblica. Ne segue un secondo, un terzo ed ora un quarto periodo.
Ma aldilà di una connotazione idealistica che seguì la Repubblica italiana dalla sua nascita agli anni ’90, dopo il crollo dei due colossi politici italiani (DC e PCI), parlare di Sinistra, Centro e Destra, risulta assolutamente antitetico, anche considerando che le grosse spinte politiche derivano non più da scelte ideologiche ma da progetti economico-finanziari che nulla hanno a che vedere con la cosiddetta Prima Repubblica, perciò cambiare definizione per il quadro generale ma mantenere inalterata la definizione dei protagonisti che lo compongono null’altro fa che seminare caos. Fa da esempio principe il recente Movimento 5 stelle che tra i suoi militanti si compone di realtà ideologiche o similari, assolutamente variegate.
Definire ad esempio l’attuale Governo Draghi (peraltro Governo cosiddetto tecnico e non politico), di sinistra, è una contraddizione in termini, dal momento in cui il suo Presidente è uno dei massimi esponenti del Neoliberismo che nulla può condividere con qualsiasi ideale di quella sinistra che ancora poteva considerarsi tale o quasi nelle precedenti tre Repubbliche.
Non è un caso quindi che la politica seguita in questi ultimi due anni, prima dai due Governi Conte e da quello Draghi poi, non abbia una connotazione schematica di tipo politico classico ma che i provvedimenti presi vengano avallati da quasi tutte le forze in campo, ad eccezione di alcuni rappresentanti del Gruppo Misto al Parlamento riuniti in un movimento definitosi Alternativa e pochi altri “dissidenti”.
E veniamo al 9 giugno 2021 prima ed al 8 luglio 2021 poi.
Viene presentato in votazione al Parlamento il disegno di legge per la modifica dell’art.58 della Costituzione, di cui abbiamo già visto nella prima parte le caratteristiche, ossia l’età di voto senatoriale dei cittadini, che vuole essere anticipato da 25 a 18 anni. I numeri dell’approvazione al Parlamento:
PRESENTI 416, VOTANTI 410, ASTENUTI 6, MAGGIORANZA 315 , FAVOREVOLI 405, CONTRARI 5.
Al Senato si procede l’8 di luglio. I numeri dell’approvazione al Senato:
PRESENTI: 224, VOTANTI: 223, ASTENUTI: 30, MAGGIORANZA: 161, FAVOREVOLI: 178, CONTRARI: 15.
(fonte: https://www.senato.it/)
A differenza della riforma sul taglio dei parlamentari, quella del 9 giugno e 8 luglio, non ha suscitato un dibattito pubblico, né l’attenzione della stampa e delle televisioni, né di comitati che intendessero raccogliere le firme per indire un referendum. E non c’è certamente da stupirsene visto che appunto, nessuno ne ha parlato.
Ma perché un referendum?
Si potrebbe replicare che appare tutto regolare, se però non si considera la “solita” Costituzione della Repubblica italiana, la quale all’art.138 recita:
“Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione“.
Ed infatti nel sito del Senato si legge:
“Testo di legge costituzionale approvato in seconda deliberazione a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi, pubblicato nella GU n. 166 del 13 luglio 2021. Entro tre mesi dalla pubblicazione del testo un quinto dei membri di una Camera, o cinquecentomila elettori, o cinque consigli regionali possono domandare che si proceda a referendum popolare. Legge costituzionale n. 1/21 del 18 ottobre 2021, GUn. 251 del 20 ottobre 2021”.
Si sarebbe quindi potuto contestare o quantomeno discuterne le ricadute, anche alla luce della non presenza dei due terzi. Ma se nessuno dei rappresentanti del popolo avvisa i cittadini come si fa a dar vita ad una raccolta di firme?
E già l’aspetto di tutta questa faccenda, fin qui risulta piuttosto preoccupante visto che un diritto fondamentale non è stato rispettato e soprattutto che chi dovrebbe rappresentarlo non lo ha fatto ma sta di fatto che per la prossima legislatura, dunque, circa 4 milioni di giovani elettori voteranno anche per il Senato.
E non è una situazione di poco preoccupante. Per capire bene lo faccio con le parole del cassazionista Francesco Galanti che evidenzia i motivi per i quali i costituenti affidarono alle due Camere un identico potere legislativo e di controllo dell’esecutivo, introducendo però differenze strutturali rilevanti, al fine di stabilire e garantire i seguenti aspetti:
1) durata del mandato, 2) elettorato attivo, 3) composizione interna, 4) sistema elettorale.
“Per quanto attiene al secondo aspetto, va ricondotta, invece, la differenza di età fra gli elettori della Camera e quelli del Senato. Differenza neutralizzata, oggi, con la nuova riforma, che elimina la distanza di sette anni che separava gli elettori diciottenni dei deputati da quelli venticinquenni dei senatori della Repubblica. I costituenti vollero di proposito che il Senato rappresentasse sette classi annuali di cittadini in meno rispetto alla Camera, così da controbilanciare un ‘altra importante e peculiare disposizione: quella che eguaglia i senatori ai deputati quali rappresentanti della Nazione (ex art. 67 Cost). Ciò rappresenta una particolarità, che difficilmente ritroviamo in altri parlamenti bicamerali moderni.
In un’ottica che tiene conto del principio della sovranità popolare, dunque, il Senato italiano era (prima della recente riforma) progettato per essere meno rappresentativo dell’altra Camera, quale elemento di contrappeso nei giochi elettorali: la differenza di elettorati ha contribuito a formare equilibri politici diversi fra le due assemblee nelle varie elezioni della storia repubblicana. Tali differenze nei risultati elettorali erano state previste dai costituenti, i quali pure volevano garantire stabilità agli esecutivi, ma al contempo ricercavano un freno al monopolio delle maggioranze “monocolori“.
Per chi volesse approfondire:
A questo punto quindi fatti i dovuti calcoli, siamo davanti a due aspetti cruciali della nostra Democrazia:
– un’opposizione praticamente inesistente se non rappresentata da gruppi sparuti e quindi un andamento sempre più costante verso forme di oligarchia delle quali ancora non vi è connotazione;
– lo stralcio della Costituzione o ancor peggio la sua modifica senza controllo.
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Benassi. È esattamente quello che ho cercato di dirti, se tu ti sforzassi di ascoltare e di non ti infiammassi subito partendo lancia in resta, da buon toscano. Il sistema della previdenza pubblica (il famoso primo pilastro) non ha risposto in passato e non può rispondere a criteri di rendimento puramente finanziario, come fosse un investimento privato di capitali sottratti al reddito. Inevitabilmente ha logiche sociali, storiche e generazionali. Ma qui allora si aprono problemi complicati di finanza pubblica, che richiederebbero discorsi per i quali il nostro blog non è il luogo adatto, con tutto il rispetto. Buona notte.
Ma di che demagogia emozionale parli!!
Mio padre ele figlio di contadini, ha atto l’operaio per alcuni anni e poi il camionista una vita. Per andare a Milano attraverso il passo della Cisa ci mettevano 2 giorni e anche più se era bloccato dalla neve. Perchè allora le comodità dell’autostrada non c’erano.
A questa gente che s’è fatta il culo una vita che ha contribuito a far crescere l’Italia, che ha pagato tasse e contributi, che s’è tolta il pane dalla bocca per mantenete ina famiglia e risparmiare per farsi una casetta gli è stata data una pensione indecente perchè sono stati definiti possidenti. E oggi gli si fa pesare addosso che il “problema” delle pensioni sono loro. E qualcuno ha anche il coraggio di parlare di aumenti quando arrivano ridicoli spiccioli!
Benassi. Se vuoi guardare la realtà è una cosa se vuoi fare demagogia emozionale è un’altra. Il sistema di calcolo retributivo era decisamente più “generoso” del sistema “contributivo” basato sui contributi versati. Questo maggiore vantaggio era proprio nelle pensioni intermedie che non in quelle più elevate (in dipendenza dell’eta’ di pensionamento ovviamente). Per questo è caduta l’ipotesi di Boeri di fare il ricalcolo per tutti con il contributivo. Detto questo io sono contento di aver contribuito a pagare una discreta pensione a mio padre, che era del 1917 (morto a 80 anni) e che aveva iniziato come operario a 14 anni per poi diventare un tecnico attraverso la Marina Militare, si era fatto tutta la guerra sulle navi ed era andato in pensione a 59 anni, godendosi piu di 20 anni di pensione. Ma questo è un altro discorso, rispetto alla fredda ragione dei numeri che qualcuno voleva far valere appunto contro le ragioni sociali, storiche e intergenerazionali.
Pasini se vuoi ti faccio parlare col mi babbo che ha 87 anni.
Lo spieghi a lui che ci ha guadagnato.
Benassi. Forse non mi sono spiegato bene. Chi ci ha guadagnato di più rispetto al versato non sono le pensioni alte ma quelle intermedie. Comunque meglio chiudere. La forza di ciò che appare un bersaglio semplice e’troppo forte. Ciao
Pasini, lo sappiamo benissimo che i più colpiti sono quelli che hanno meno.
Per il semplice fatto che quelli che hanno meno sono tanti. E anche perchè hanno poche o nessuna possibilità di eludere.
Quindi tartassiamo i poveracci che è più facile e redditizzio.
È delle ingistizie che ce ne frega.
Ale’ ….ma lo sapete che il grosso della sproporzione tra contributi versati e importo delle pensioni calcolate coi vecchi criteri sta nelle pensioni intermedie intorno ai 2000 euro mensili ? Perché pensate che si sia messo rapidamente nel cassetto l’idea del ricalcolo e il sindacato e la Lega e il PD per primi siano stati ben contenti e abbiano gioito per il siluramento del bocconiano Boeri ? Avete idea di chi sarebbe stato colpito? Non gli amministratori delegati ma una buona parte della classe operaia e impiegatizia specializzata del nord nata nel primo dopoguerra. Sogni d’oro.
“Comunque sulla proposta di taglio delle pensioni d’oro, Crovella ti faccio un applauso.
Crovella for President.
Comunque sulla proposta di taglio delle pensioni d’oro, Crovella ti faccio un applauso👏👍
Anche Zagor sarebbe stato d’accordo.
Zagor per gli indiani lo “Spirito con la scure”e il suo inseparabile amico fraterno compagno d’avventure: Filipe Martinez Gonzales ma per tutti Cico.
Ma forse Crovella leggeva Messalina😂😂
A parte che non sono solo io a riflettere sul tema, ma il gruppo politico-culturale di cui faccio parte (che poi non è nemmeno l’unico a muoversi, così ci risulta) non sta applicandosi per elaborare una riforma costituzionale in modo specifico anti-Cominetti o anti questo o anti quello. Non abbiamo nessun “nemico” personale da abbattere. Si tratta invece di principi generali circa i quali riteniamo che vadano apportate delle modifiche, a volte lievi, spesso molto profonde. Detto questo, occorre attendere il manifesto nella sua interezza, sennò parliamo di cose indeterminate. Quando e se sarà pronto, verrà divulgato pubblicamente anche oltre i confini di questo Blog. Buona domenica a tutti!
Cominetti. Il tuo era un privato finanziario/assicurativo. Esistono i fondi aziendali di categoria o aziendali (la maggior parte chiusi). Io ho investito per più di 30 anni un sacco di soldi nel mio, che avevo oltre all’Inps, ben gestito, con trasparenza, chiarezza e stabilità delle regole. Alla fine, dopo aver valutato coi miei colleghi attuari le convenienze, ho optato per il capitale. Ed è stato un buon investimento che mi ha permesso di fare altre cose per garantirmi di non essere un peso per nessuno se sarà necessario. Putroppo in questi campi la soluzione ideale non c’è, ma la trasparenza e la stabilità delle regole è importantissima. Non si gioca con le scelte di vita delle persone. Ciao
Era l’urlo di Tarzan.
Dimenticavo: dipingete le scale del condominio del colore che preferite. A me vanno bene tutti (altro che piantagrane), su queste e altre decisioni mi astengo.
Crovella, pensa se quel giorno tuo padre ti avesse messo sul comodino, anziché il libro di Bonatti, un bel numero di Zagor…. ognuno ha il suo destino, caro mio.