Extradiario – 16 – Parete nord del Monviso

Extradiario – 16 (16-24) – Parete nord del Monviso (AG 1967-005)
(dal mio diario, 1967; le note in corsivo sono attuali)

Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(3)

(Dopo la salita dello Scarason, dedico il mese al lavoro con Gian Piero Motti sulla nuova monografia del Gruppo Castello-Provenzale. Un giorno lui viene a casa mia a Genova e dopo aver lavorato andiamo a Bavari a fare caciara con Maria Antonietta Porfirione e suo fratello Umberto. Dovrei anche preparare esami, come del resto seriamente fa Paolo, NdA).

In clima di esami troviamo il tempo per fare qualcosa, ma dovrà essere una cosa lampo. Con Paolo, per telefono, ci mettiamo d’accordo per la Nord dell’Uja di Ciamarella. Alle 16.40 dell’1 giugno 1967 parto da Ge-Brignole insieme al mio amore segreto Annabella Cabianca che va a fare il Monte Bianco in sci. Alle 18.50 siamo a Torino Porta Nuova, dove Alberto Risso, detto il Condor, è ad aspettarla. Dopo qualche minuto arriva anche Paolo. Andiamo a casa sua, mangiamo e decidiamo unanimemente di andare alla Nord del Monviso, che l’anni scorso ci aveva respinti con scariche bestiale e nevicate. La Nord del Monviso è una parete di 1200 m di dislivello (ma noi ora crediamo solo 1000): è perciò una delle grandi pareti delle Alpi. La quota della vetta è 3841 m. Più alta quindi dell’Aiguille Noire de Peuterey e di tante altre cime importanti.

La via del canalone Coolidge alla parete nord del Monviso

Alle 23 circa lasciamo Pian del Re, alle sorgenti del Po, seguiti da un tale, vestito da alpinista, che vuole mettersi in competizione con noi. La gara è da noi condotta molto bene, potendo fare gioco di squadra. Però all’attacco del pendio detritico sotto il conoide di neve quello ci stacca. Evidentemente è un forte. Solo che non usa troppo il cervello, dato che dopo un considerevole intervallo di tempo nel quale non l’abbiamo neanche più visto, ce lo ritroviamo accanto sotto l’inizio del Canalone Coolidge, sul quale bisogna salire una cinquantina di metri per guadagnare il bivacco Villata. Alle luci della pila vedo per un momento la lamiera del bivacco. Sono così avvantaggiato sugli altri, perché so in quale momento dovrò fare lo scatto. Se non che siamo tutti e tre fermati dalle roccette proprio sotto al bivacco perché ricoperte da un po’ di ghiaccio e di verglas. Quindi assieme a Paolo raggiungiamo l’abitacolo, lo apriamo e ci gettiamo sulle cuccette mentre il nostro amico sta ancora allargando i nostri scalini. Ore 00.15.

Alle 3.45 siamo in marcia, legati, ramponati e piccozzati. L’amico della gara dorme ancora della grossa assieme a due suoi amici arrivati ancora dopo di noi. il tempo è brutto e certo quelli all’alba torneranno giù. Noi intanto procediamo di conserva e, facendo sicura solo in due punti, arriviamo con la luce al nevaio di metà parete. Sosta. la neve è buona, non fa molto freddo, sta per nevicare. Imbocchiamo allora il canale superiore, dove incontriamo subito ghiaccio affiorante. Da lì procediamo sempre a tiri alternati, sbucando dopo un po’ sulla famosa crestina nevosa che porta al canale finale. Siamo un po’ stanchi, forse la corsa di ieri sera ci ha un po’ provati. Forse anche perché da un mese non abbiamo più fatto assolutamente nulla, poi c’è la crisi da fame di Paolo, poi il ritmo sostenuto della prima parte. Frequentemente ci riposiamo, mentre ormai da tempo non vediamo più nulla, per via della nebbia e delle raffiche di nevischio. Procediamo ormai stancamente, ma dai nostri calcoli dovremmo essere ormai vicinissimi alla fine. Infatti! Per noi la parete era di 1000 metri, mentre in realtà ne misura 1200 dal bivacco! Convinti di aver sbagliato i conti, usciamo lo stesso nei pressi della croce di vetta, accolti se possibile da ulteriori raffiche più forti di neve. Ore 10.15 (ore 9.15 ora solare).

Rapido spuntino e poi giù, senza neppure individuare la via normale di discesa. Naturalmente sbagliamo e presto ci ritroviamo impegolati in orridi scivoli ghiacciatissimi, in una nebbia con visibilità manco 10 metri e la neve che continua a cadere.

Quando ormai cominciamo a pensare che arriveremo all’inferno a furia di scendere in questo budello, ecco un salto di roccia fuori programma che ci richiede una corda doppia. Finalmente guadagniamo un conoide di neve. La nebbia si alza un poco e scorgiamo il rifugio Quintino Sella. Dunque siamo scesi per la parete sud-est! Abbastanza con calma proseguiamo per il Colle del Viso e da lì sotto la pioggia fino a Pian del Re. Alle 22.30 sono già a casa mia, a Genova.

Il bivacco Villata alla base della parete nord del Monviso

Questa salita per me è molto importante. Finalmente ho fatto un’ascensione di 1000 metri, su una grande parete. Quando poi mi sono accorto che si tratta di 1200 metri, l’entusiasmo ovviamente è cresciuto. 1200 m è il dislivello della Nord del Cervino, o della Nord delle Grandes Jorasses. E’ un dislivello superiore a quello della Nord dell’Aiguille Verte. Finalmente una salita di vasto respiro, dove le doti principali sono il fiato e l’esperienza. 6.30 ore sono un buon tempo, considerato che la guida di Severino Bessone mette dalle 8 alle 12 ore, e soprattutto considerato il nostro errore di valutazione. Errore più grave è stato l’essere andati forse troppo veloci nella prima parte. Ma ciò non sarebbe successo se avessimo saputo di aver a che fare con 200 m in più. Da notare anche che per durante la salita siamo sempre stati tranquillismi, senza agitarci per nebbia e bufera. L’immensità della parete non ci ha spaventati, ci ha solo colpiti per certi colpi d’occhio veramente grandiosi. Il che conferma che le vie brevi e difficili sono sempre superiori alle lunghe vie classiche, anche se la soddisfazione è identica. Voglio dire cioè che per noi, pur riconoscendo la superiorità estetica e storica della grande parete, rimane sempre più impegnativa una parete più breve ma più difficile. Abbiamo notato poi che le difficoltà di ghiaccio non c’impensieriscono. Volendo, possiamo seriamente pensare a salite molto più impegnative di questo tipo in altri gruppi più grandiosi.

11 giugno 1967. Finalmente rivedo Piergiorgio Ravajoni, che ha ricominciato ad arrampicare con amici di Milano (lui ormai abita là per il suo lavoro di ingegnere). E venuto a Genova per un due giorni. Molti amici in comune sono andati in Marittime con il corso di alpinismo: così noi andiamo in Bajarda. Facciamo la sua via sullo Spigolo dei Briganti, integralmente. Cioè dopo i primi due tiri proseguiamo a sinistra con una traversata di IV. Indi tetto molto bello e altra lunghezza facile fino a uscire sui pendii erbosi. Con noi è anche Alessandro Qualich, che se la cava bene.

8
Extradiario – 16 – Parete nord del Monviso ultima modifica: 2018-08-26T05:06:30+02:00 da GognaBlog

2 pensieri su “Extradiario – 16 – Parete nord del Monviso”

  1. Bell’articolo che mi ha fatto vivere il senso di avventura e divertimento che si vive in grandi ambienti ricchi di bellezza e incognite

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.