Farsa ecologica
di Andrea Gobetti
(illustrazioni di Marco D’Aponte)
(pubblicato su Rivista della Montagna n. 101, ottobre 1988)
Lettura: spessore-weight**, impegno-effort*, disimpegno-entertainment***
Tragedie, commedie… arti difficili che non si improvvisano. La proposta di trasformarsi, anche per un giorno solo e per scherzo, da atleti in attori, non vale nulla se non si propone un canovaccio su cui sbizzarrire la fantasia motoria. Meglio il genere comico, comunque, immediato ed efficace. Il suo primo gradino è la farsa, quella sboccata e triviale che, di tanto in tanto, qualcuno di noi s’è già trovato a interpretare in feste particolarmente ben riuscite. Caratteristico della farsa è un testo estremamente scarno, che non necessita di coreografie complicate o di raffinate invenzioni sceniche. Non è un gran merito la paternità di una farsa, perché – come vedrete – non ci vuole tanta sapienza. Il suo bello è lasciare agli attori una grande libertà di azione all’interno della situazione suggerita. Questa che vi propongo prende spunto, ovviamente, da un fatto contingente al mondo della verticale, un fatto di cui si parla. Gli attori siete voi e il palcoscenico una palestra come tante, un banco di roccia desideroso di perdere quel nome che puzza di scuola per diventare un teatro, luogo deputato alla fascinazione, alla seduzione. Provate a recitare la farsa, anche a pezzi, per scoprire dentro di voi l’attore, il personaggio. Non c’è fretta, gli attori sono “giovani” oltre i trent’anni, quando non si hanno più né i muscoli né lo stomaco per dilettarsi nella competizione.
Personaggi in ordine di apparizione:
Climber-lui
Climber-lei
Gendarme ecologico
Falca
Falco
Arrampicatore ricco
La scena è un banco di roccia alto una ventina di metri e lungo il doppio, va benissimo una fascia di calcare. Ideale sarebbe avere alla base un prato comodo, per piazzarci il pubblico. Sulla falesia servono un tetto e vari luoghi differenti: nicchia sormontata da strapiombo, cengia, pulpito, fessura, eccetera, che i Falchi eleggeranno di volta in volta a nido d’amore.
La farsa inizia con Climber-lui che comincia ad arrampicare e Climber-lei che lo assicura. Virtuosismi. Immaginate un percorso che permetta di far sfoggio di bei movimenti per 3-4 minuti, sino a raggiungere il tetto. Lì, altra danza capovolta, con un gancio, un foot-hook. A questo punto esce dal pubblico il Gendarme ecologico (sulla sua figura ci si può sbizzarrire, dai baffi di muschio e aghi di pino alle pubblicità ambientaliste che gli tappezzano la divisa). Ha con sé un mazzo di cartelli di divieti. Ne pianta un paio (proibiti fuochi, immondizie, radio accese). Climber-lui (a testa in giù) applaude: «Bravo! Bravo!». Così il Gendarme lo nota e gli grida subito: «Vieni giù, pipistrello!». Climber-lui: «Fossi matto!». Gendarme: «È vietato!». Climber-lui: «Vienimi a prendere!».
Il Gendarme ci prova. Sulla goffaggine del tentativo un buon attore riuscirà a far sorridere, Climber-lei potrà in qualche modo rendergli le cose più difficili. Fatto sta che il Gendarme rinuncia, ma a terra si piega sulle collane di rinvii e moschettoni: «Ah, ah! Sequestrerò queste!», e così dicendo si volta verso il pubblico e pianta un cartello con su scritto «Vietato arrampicare/i Falchi devono scopare!».
Pochi istanti dopo dalla sommità (preferibilmente boscosa) della fascia di roccia si calano, arrampicando, Falco e Falca. La loro capacità di muoversi sulla pietra deve essere evidentemente di gran lunga superiore a quella di Climber-lui: si può prevedere una sicura dall’alto possibilmente invisibile. I Falchi sono innamoratissimi l’una dell’altro, e lo dimostrano con balzetti e gridolini. «Falco…». «Sì, Falca?». «Ti amo, Falco!». «Anch’io, Falca!».
Lui la cerca, lei finge di fuggire, si nasconde, lui le tende un’imboscata, lei si lascia catturare dalle sue ali bramose. La scena può durare 4-5 minuti, anche in questo caso è valido il più ampio sbizzarrimento della fantasia motoria, con tutte le analogie immaginabili col rito del corteggiamento. L’amore tra i Falchi, ora sistemati su una comoda cengia, si fa sempre meno platonico. «Come sei bella!». «Sì, però sono quasi estinta…». «Ti dona l’estinzione, mi eccita». «Oh, caro!».
«Amore… Se siamo quasi estinti, non è peccato…». «Certo che no, tesoro!». Ma improvvisamente esplode il rumore di un perforatore. Falco sobbalza: un apritore di vie si sta calando sulla verticale della coppia e perfora la roccia proprio sopra i due. Essi si ricompongono in fretta e fuggono verso i cespugli bui della sommità. Il Gendarme urla: «Che fa lei! È vietato!», ma l’altro è l’Arrampicatore ricco, evidentemente supersponsorizzato. Lancia alla guardia un sacchetto di magnesite carico di spit d’oro e gli grida: «Devo aver parcheggiato la Volvo in mezzo alla strada, potrebbe mica occuparsene lei, che ci ha a cuore l’ordine?!».
Il Gendarme conta gli spit d’oro, poi obbedisce. Climber-lei si infuria ma senza risultato. L’Arrampicatore ricco arrampica sulla sua via. Timidamente, Falco e Falca ritornano in parete per ricominciare il loro gioco d’amore. Questa volta, scelgono un posto sopra il quale deve trovarsi uno strapiombo o un passo vistosamente difficile. L’Arrampicatore ricco lo raggiunge e, prima di tentarlo, si fa una vera e propria doccia di magnesite. Quest’ultima si rovescia a cascata sui Falchi che scappano di nuovo, imbiancati. I due ricompaiono in un posto appartato della palestra, ma appena le loro effusioni diventano più tenere l’Arrampicatore ricco, assicurato dal basso dal Gendarme tornato inscena, li oltrepassa e tenta, proprio sopra di loro, un passaggio estremo. Grida (in francese, ovviamente): «Je suis motivé, tres motivé», cade, finisce spenzolante sui Falchi, quasi li travolge (occhio alle manovre di corda, qui). Falca scappa via, Falco salta addosso all’uomo, si avvinghia, si moschettona al suo imbrago. Falco deve parlare una lingua molto scenica (ideali sarebbero il siciliano o il napoletano) e con espressioni colorite spiega all’Arrampicatore ricco, beccandolo e artigliandolo nel frattempo, quanto gli ha rotto le palle l’unica volta dell’anno che ha incontrato una Falca pellegrina come lui.
L’Arrampicatore ricco risponde sempre e solo «Je suis motivé», in tutti i toni di voce possibili. Alla fine il Gendarme cala entrambi a terra e Falco abbandona la scena. «Avete visto!» strilla ora il Gendarme a Climber-lui e lei, che non si sono mossi, il primo sotto il tetto, la seconda sul prato con la sicura. «Li avete fatti fuggire! Li farete estinguere! La galera, ci vuole, la galera!». Ammanetta Climber-lei, poi comincia a tirare la corda come un campanaro, per buttare giù Climber-lui, finché questi non si slega e gli molla il canapo. Il Gendarme esce di scena con la fanciulla prigioniera.
Sulla parete sono rimasti solo Falca e Climber-lui. Lui comincia a muoversi verso di lei e a chiamarla. Lei sta piangendo, ma si riprende dai singhiozzi per scappare più in alto, mentre Climber-lui, arrampicando, inizia un corteggiamento in piena regola. Lui le si avvicina, lei scappa. Climber-lui, disperato: «Falca, ora sono anch’io in via di estinzione». La voce di Falca risuona dolce: «Oh, povero caro» e gli si avvicina. Spariscono entrambi oltre la sommità della parete. Notabene: i ruoli maschili e femminili possono essere tranquillamente invertiti.
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