Giù in mezzo agli uomini

Giù in mezzo agli uomini
(vita e morte di Guido Rossa)
di Antonella Tarpino
(pubblicato su huffingtonpost.it il 20 dicembre 2021)

E’ rinata, ne ha parlato anche Pierluigi Battista su Huffington Post, la collana Einaudi degli Struzzi: una collana storica che – come dice il direttore editoriale Ernesto Franco che l’ha rimessa in vita – perfino nel nome porta con sé l’anima della casa editrice di tutti i tempi. Ma è insieme una collana nuova, con le copertine preziose di Ugo Nespolo, aperta alle sfide di un mondo complesso che, con un linguaggio che parla più lingue, dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia al teatro, cerca di rispondere ai nostri dubbi, alle domande, al bisogno di storie che ci orientino nel disordine del tempo.

Attenta in particolare alla vocazione civile di ciò che racconta e ricorda come è il caso di Giù in mezzo agli uomini. Vita e morte di Guido Rossa dello storico Sergio Luzzatto. Una figura di sicuro ignota ai più giovani, Rossa, ma emblematica di quei punti alti (gli anni Settanta) e insieme terrifici (la variante terrorista) della storia italiana del secondo Novecento.

Guido Rossa

La dimensione verticale è del resto quella che sembra disegnare il suo profilo biografico nelle pagine del libro: campione di alpinismo dalle Alpi all’Himalaya, paracadutista, ma anche fresatore in Fiat alla Presse di Mirafiori a Torino su una macchina Keller gigantesca, “alta due piani” da cui l’operaio Rossa scendeva solo per mangiare.

Fu alla Fiat, che secondo un suo amico e collega (parliamo dei primissimi anni Sessanta) divenne comunista per poi trovare lavoro in seguito all’Italsider di Genova. Scalpitante di azioni e cordate, ma segnato profondamente dalla morte del figlio Fabio, il Guido Rossa di ritorno dal Nepal nell’autunno del ’63 non è più lo scalatore “nietschiano”, nella definizione di Luzzatto, alla vista della povertà drammatica che ritrasse in tante fotografie (oltre alla perdita di due amici compagni di cordata, precipitati lungo le pareti dell’Himalaya).

E’ allora che l’operaio ventottenne, “giunto all’apice altimetrico” della sua esistenza, s’interroga sul limite e sul desiderio di andar oltre, sempre, e orienta il suo sguardo verso il basso, osserva da vicino la tremenda fame dell’Asia, la “miseria che non abbiamo neanche avuto il coraggio di documentare”: con queste parole si rivolge ai soci del CAI della sezione di Genova. Perché forse non si può sempre fuggire, così riflette, dai meccanismi repressivi delle macchine cercando le montagne.

Nell’inverno tra il 1969 e il 1970 – il momento in cui la parabola della classe operaia è più alta con l’approvazione dello Statuto dei lavoratori e la nascita dei Consigli di fabbrica – Rossa viene eletto delegato della Fiom Cgil. Lavora ad alleggerire in officina la pressione dei tempi e s’impegna nella battaglia per l’inquadramento unico della classe operaia (in Italsider come in tutta Italia) nella classificazione dei lavoratori dell’industria ed è rieletto nel 1974 ad ampia maggioranza. Sono gli anni caldissimi del rapimento di Mario Sossi, al punto più basso della lotta politica in Italia (con la nascita proprio a Genova della prima organizzazione armata di sinistra e insieme, con il dilagare dello stragismo di estrema destra che aveva fatto tante vittime in tutto il Paese a partire da Piazza Fontana nel 1969 e ora, nel 1974 con l’attentato al treno Italicus , e la strage di Brescia).

Il rapimento Sossi e poi l’assassinio dell’altro procuratore Francesco Coco, nel 1976, misero in luce il ruolo centrale di Genova nell’azione terroristica delle Brigate Rosse. Proprio a seguito dell’omicidio Coco, anche in considerazione di un atteggiamento allora si diceva “attendista” della massa operaia più spettatrice che partecipante agli eventi, ma poco sensibile a offrire una solidarietà incondizionata alle istituzioni, Guido Rossa svolse un lavoro di controinformazione in fabbrica messo in piedi dal Pci per monitorare la penetrazione delle organizzazioni terroristiche. Fu così che venne individuato il postino delle BR Francesco Berardi operaio alla Cornigliano: Rossa lo denuncerà dapprima alla vigilanza interna e poi ai carabinieri segnando il destino suo, verrà ucciso il 24 gennaio del 1979 (prima ferito, poi misteriosamente giustiziato dal secondo uomo del commando) e quello di Berardi, morto suicida poco dopo.

Anche la memoria dei terroristi rossi farà i conti con una doppia tragedia inaugurata all’Italsider di Genova. Un operaio comunista che fa arrestare un operaio brigatista e tre mesi dopo un altro operaio brigatista che uccide l’operaio comunista. Nell’ora – fa notare ancora Luzzatto – degli operai, le prime ore del giorno per andare a lavorare o di ritorno dal turno di notte. Così che la fine di Guido Rossa segnò anche la fine delle Brigate Rosse, per lo meno in fabbrica.

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Giù in mezzo agli uomini ultima modifica: 2022-01-03T05:37:00+01:00 da GognaBlog

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32 pensieri su “Giù in mezzo agli uomini”

  1. Letto. Luzzato dimostra una notevole capacità di scrittura. Per certi versi è uno storico di stampo classico. Scrive in modo avvincente, ricostruendo vicende storiche in un modo che coinvolge il lettore fino alla fine. Lo schema narrativo sottostante è molto simile. Prende un personaggio, di solito oggetto di agiografia, e cerca di metterne in evidenza luci e ombre, sollevando interrogativi e spesso provocando le dure reazioni dei “devoti”. È accaduto con Padre Pio e con Primo Levi in “Partigia”. Anche qui applica lo stesso schema, con in più una componente autobiografica. Luzzatto è genovese e il libro inizia con lui, studente del liceo “bene” di Genova. Il personaggio Rossa, tuttavia, era già stato scandagliato nelle sue diverse sfumature da altri anche in passato e ,a parte forse i primi anni, non era mai stato visto come una sorta di santino alla operaio Birkut dell’”Uomo di marmo”. Se proprio vogliamo parlare di roccia, dovremmo parlare di dolomia rossastra, come il piccolo monumento nella scuola materna a lui intitolata nella terra natia,  con il quale il libro si chiude. Detto questo il libro mi è piaciuto e mi ha coinvolto. Inevitabilmente. Non credo susciterà nessuna polemica, perché a parte forse l’ipotesi dell’impatto su Rossa della morte del suo ex istruttore maresciallo Leonardi (pura ipotesi non confermata dai testimoni) non contiene nessun argomento “sensibile”. Ricostruisce in modo ordinato le fasi della sua vita e del suo sviluppo personale e gli ambienti nei quali è vissuto. Sfuma un po’ sulle vicende famigliari, ma questo è comprensibile, per rispetto. Descrive anche molto bene le tre diverse componenti della sua personalità, dalla parte ardimentosa, vitalistica, oppositiva, compresa la passione per le armi a quella aristica e intimista e infine la dimensione disciplinata, solidaristica, impegnata che emerge in modo netto nella parte finale della sua vita. Elementi che possono sembrare contradditori solo a chi non ha mai frequentato dall’interno ne’ il mondo della montagna ne’ quella variegata comunità che fu il PCI negli anni della prima repubblica. Da leggere.

  2. Ecco sig.Mario la sua descrizione fa una sintesi, macabra ma oggettiva e reale di cosa siano stati quegli anni e quel clima.’Cera un signore che molti anni prima  nel 53 girava con un revolver  nella cintura  e predicava la rivoluzione più degli altri, e zuffolò documenti e soldi dalla cassa dell’allora PCI. Si chiamava Seniga, ecco dove era la sostanza. Altro che poesia, altro che romanticismo. Cinismo opportunismo e  propensione al delinquere. Solo un pensiero a quei poveri cristi delle forze dell’ordine, dei quali gli sbandieranti democratici non ne parlano, e che forse molti di loro venivano dalle terre alte?si dicecosì? o povere.ma che erano senza storie  alpinistiche importanti e che  sono senza storia ne spazio ne qui ne altrove. Eppure sono uno dei nerbi dell’essere uno Stato.

  3. Da certi commenti sembra che il terrorismo possa essere  una sorta di avventura romantica di anime inquiete che malauguratamente scelgono il versante ‘maledetto’ della vita. Io  purtroppo  ricordo bene cosa sia la morte dei morti ammazzati  degli anni di piombo : l’ odore caldo acre  di merda e di piscio, budella sparse sul muro ed occhi sgranati e vomito ed il resto. Amen- 

  4. “A volte il crinale che ci fa stare da una parte o dall’altra è molto sottile e sottili sono le ragioni delle nostre scelte. È sempre stato così e forse sempre lo sarà.  Ma questo non significa che non ci sia una parte giusta e una sbagliata e che al momento cruciale si sta di qua o di la’ “
    E sopratutto che chi  cerca di di mescolare le carte, di nascondere, di minimizzare per giustificare sta “di là”.
    Per ignoranza, stupidità o ideologia. Vedere a riguardo la geniale Guzzanti in Vicki di Casapau

  5. Vergognati pieropopo, quello che stai dicendo è che Rossa è stato ucciso dal  fuoco amico, ha  ragione  sia Pasini  che Merlo, c’è sempre una spiegazione un perchè e dopo ancora un perchè,l’assassinio  di quel povero bambino, accoltellato,ha un perchè, l’assassinio è il  frutto ,così come l’amico di Pasini latitante che  sarebbe stato di certo  denunciato dal Pasini  se lo avesse incontrato. Sei solo un poporopò ignorante .Vergognati

  6. Palms. Sicuramente la dimensione intima e personale svolge sempre un ruolo chiave nelle scelte individuali che poi si agganciano a ideologie, valori e organizzazioni. Dico di più: anche la dimensione inconscia, legata alla nostra esperienza interiore. “Mondo esterno e Mondo Interno, intersezioni e confini” scrisse una cara persona che non c’è più. Anche il mio antico amico brigatista, di cui conoscevo la storia personale, ho sempre pensato che avesse motivazioni ben più profonde di quelle ideologiche, roboanti e minacciose che scrivevano nei volantini a giustificazione degli atti barbari e vigliacchi che commettevano. Quante volte in quegli anni, quando era ormai in clandestinità, avrei voluto incontrarlo, sbatterlo contro un muro e dirgli: ma che c..zzo stai facendo, proprio tu, una persona come te, con la tua esperienza di vita. A volte il crinale che ci fa stare da una parte o dall’altra è molto sottile e sottili sono le ragioni delle nostre scelte. È sempre stato così e forse sempre lo sarà.  Ma questo non significa che non ci sia una parte giusta e una sbagliata e che al momento cruciale si sta di qua o di la’ e chi si è sacrificato per la parte giusta, con tutto il suo carico di motivazioni complesse, magari anche contradditorie, perché così siamo fatti, non debba essere onorato, ricordato e assunto come riferimento. Senza retorica o fanfare, ma con ammirazione e riconoscenza. Piove, qui nel Levante ligure, zona piena di lapidi di partigiani uccisi, a proposito di sacrifici, e procedo velocemente nella lettura. Ritornerò magari alla fine del libro. 

  7. La lotta armata è un frutto.
    Non considerare cosa innaffia la pianta è grave. Irresponsabile.
    Un’irresponsabilità facilmente nascosta sotto maschere moralistiche.

  8. @Pasini, no, con “futile” non intendevo banale, ma riconosco che il termine che ho usato è improprio, si presta a equivoci che sono ben oltre quella che sarebbe stata la mia volontà. Avrei dovuto dire vaga, forse – anche se di quella vaghezza, oggi dopo il libro, che appartiene a tutti noi che in quegli anni eravamo maggiorenni, e leggevamo, ed eravamo partecipi a vari gradi di coinvolgimento, eravamo informati e ci facemmo un’opinione.
    Per esempio fa riflettere parecchio, uno solo tra i tanti possibili, fa riflettere parecchio secondo me, la vicenda dell’autista della scorta Moro, che era stato l’uomo che ha addestrato Rossa nelle esperienze di paracadutismo… Mette la risposta al terrorismo in fabbrica sotto una prospettiva più complessa e più personale. Non è solo la linea del partito, il glorioso PCI, forse, a dettare il sentimento dell’operaio Rossa, ma qualcosa di più intimo, il dolore vivo per una figura di riferimento.
     
    Risvolto importante perché se per la maggior parte di noi che seguivano, l’opposizione del PCI al terrorismo era chiara – e non abbiamo dubbi per esserci stati e aver sentito con le nostre orecchie -,  a leggere i commenti si capisce che non per tutti è così, ancora oggi, per quanto incredibile sembri essere. Dunque Rossa operaio comunista e scalatore, non soltanto arriva ad una coscienza democratica a causa della linea del PCI, ma per convinzione emotiva personale e quindi, data la sua personalità, si può dire che sostiene e spinge con convinzione quella linea. Questo cambia molto, anche per noi e forse soprattutto per noi, che quelle vicende le abbiamo lette o vissute, e seguite negli anni. Per esempio.

  9. A l’è dura l’è propri dura fedeli alla linea, caro Pasini non era lei il riscattante le vergogne del comunismo,ma il Guido Rossa ,riscattante suo malgrado, poichè fu un atto dettato dal senso civico, che lo permeava. Non certo perchè era conscio di dover riscattare il PCI. Quando si è fedeli alla linea. Poi una precisazione  era il togliattiano pensiero della lunga marcia nelle istituzioni che sostituiva la lotta armata. Dove c’era il termine democratico c’era un organismo comunista. e questo con il tempo lo si è visto dove ha portato. Studenti democratici, Registi Democratici,Magistratura democratica e via discorrendo. Poi ci sono le cronache di Topolinia .E li non conosco nessuno e me le dovete insegnare Voi

  10.  
     
    piero.po, percepisco e leggo  nei tuoi interventi la rappresentazione e l’evoluzione di tanti ( non tutti per fortuna) nati a sinistra e arrivati sull’altra sponda, non voglio ora trasferire il dibattito sul libro di Luzzatto in una querelle politica, ma voglio ricordare che è anche  grazie alle scelte dei responsabili del PCI del tempo ed a uomini come Guido Rossa che il paese è uscito da una fase molto critica per la nostra cara democrazia. 
     

  11. Se c’è una cosa di cui proprio non sento mai la mancanza sono gli sproloqui di poropoti.po

  12. Piero. po. Questo blog non è ancora completamente la Zanzara, anche se si avvertono dei segnali preoccupanti. C’è ancora qualche spazio per ragionare, dico ragionare.   Sono intervenuto come altri non per cercare “riscatti” ma perché quella storia ha segnato molti e ha molteplici chiavi di lettura, compreso il dilemma individualismo/responsabilità collettiva e libertà/ disciplina e impegno che hanno vissuto molti frequentatori delle terre alte, soprattutto in certe fasi storiche e che ha animato anche questo blog negli ultimi due anni. Riscatto  da cosa e poi da chi? Siamo seri per favore. E poi dalla pandemia vado sempre meno ad Arnad e non ho più il problema della noia al casello di Carisio e mi sono stufato di certi battibecchi. Non voglio più parteciparvi e neppure leggerli. Saluti e baci. Ps. I craxiani che ho conosciuto io, primo tra tutti Claudio Martelli, avevano e hanno un pensiero un po’piu’ sottile del tuo, caro compagno po. Compreso il dott. Sottile, candidato alla PdR. 

  13. Ecco svelato l’arcano degli interventi e del perchè  dell’articolo, così sentito dai commentatori a vario titolo. Omaggio  a parte per Rossa, per il resto è stato il riscattare,da parte di un soggetto,di un idea,il Comunismo,totalitaria,negativa, che ha portato ( Pesce – Secchia etc.)leggersi Giorgio Bocca anche  alla presenza di atti di terrorismo e alla nascita del terrorismo. Terroristi – Tutti dichiaratisi comunisti,e combattenti e che sono stati silenziosamente osservati dall’area comunista  sino a quando questa prese una piega  estremamente preoccupante. Allora  e solo allora il PCI prese una valutazione diversa.  Pecchioli  docet ,lo stesso Rossa a dimostrazione dell’ambiente  era ed è stato solo sino alla sua uccisione annunciata. Ora questo fa gridare al riscatto tutti coloro che  in quanto comunisti erano portatori di un fine  che stava nel essere comunisti. La rivoluzione,la dittatura del proletariato e l’abbattimento dei servi del padrone. Poi piano piano la società è maturata ed ha dovuto fare i conti con la realtà. Lo stesso essere comunista è diventato anacronistico, la società alle masse diseredate ha dato con la produzione  il pane,con i mezzi la cultura e l’essere comunisti è diventato residuale. Se non ci fossero stati i comunisti la società si sarebbe evoluta di suo, la dimostrazione è che  quello che era il PCI  ha dovuto in continuazione  cambiare definizione. Poi che in questo sito molti vivono di ricordi, spesso sganciati dai dati oggettivi.  E va beh.anche tra i nostalgici è così ed anche tra gli alpinisti  i loro tempi erano i migliori. Cordiali saluti

  14. Sempre Palms. Aggiungo solo che se per “futile” intendi banale, io non sono d’accordo. L’immagine che molti di noi hanno di Rossa non è mai stata banale, anche prima del contributo di Luzzatto, come testimoniano ampiamente anche gli articoli apparsi in precedenza su questo blog e i ricorsi diretti che a suo tempo furono riportati. Comunque ne riparleremo. Volevo stramene appartato, ma questo tema mi coinvolge molto. Troppi ricordi ed emozioni. 

  15. Palms. Il libro mi è arrivato e ho iniziato a leggerlo. L’autore mi piace molto. Avevo letto il suo libro su Padre Pio. Ha la capacità di scrivere biografie accattivanti che sono anche il ritratto di un ambiente e di un momento storico. Ritornerò alla fine della lettura. Vediamo se cambierà l’idea che mi sono fatto, sulla base dell’esperienza personale (all’epoca ero un uomo adulto e un militante del PCI milanese, orientamento migliorista ed ero stato amico di gioventù di uno che poi divenne un famoso brigatista “irriducibile” ) e delle successive letture. Ciao

  16. Pasini ti ringrazio di aver scritto che il libro non l’hai letto. Era il punto che ho sottolineato. È un lavoro profondo e interessante, scritto bene, ricercato benissimo. Aggiunge parecchio alla storia di Guido Rossa, e rende abbastanza futile l’immagine che ce n’eravamo fatti. Futile a causa di pressappochismo. Immagine che alla luce di questi libro, OGGI appare futile, ma portatrice dì consensi, come vediamo dai commenti qui sotto.

  17. Io ho conosciuto Guido Rossa ed ho discusso con lui di alpinismo e politica in occasione di vari incontri. Mio padre ed i suoi fratelli sono stati tutti antifascisti, impegnati anche nella resistenza, e tutti hanno militato nel PCI. Io, che sono stato molto più egoista di Guido, ho scelto di scalare invece di impegnarmi in politica come da tradizione di famiglia. Concordo con tutti gli interventi di Roberto Pasini.

  18. Il libro iol’ho letto, e regalato. Non ne fa un santino ma un ritratto completo di luci e ombre. Concordo con quanto scrive qui Pasini.

  19. Palms. Puoi spiegarti meglio per favore? Non ho capito bene cosa vuoi dire. Io questo libro non l’ho ancora letto. Ma ho letto tutto quello che è stato scritto in passato. Nessuno dei precedenti autori, nemmeno la figlia, ha mai descritto Rossa come un santino ad uso devozionale. E neppure lo fecero allora il partito e il sindacato. Fu proprio la sua tormentata e difficile scelta di uomo e non solo di militante di impegnarsi fino in fondo in quella battaglia, nonostante il carico di sofferenze umane personali di cui era portatore, a lasciare un segno in tutti quelli che allora c’erano e si trovavano nel loro ambiente di riferimento a dover decidere in modo netto da che parte stare, senza più ambivalenze. Nessuno ha mai presentato Rossa come un eroe “sovietico” e proprio per questo ha esercitato un ruolo simbolico fortissimo e ancora lo esercita dopo quaranta e più anni.

  20. Forse sarebbe meglio leggere il libro di Luzzatto, di cui parla questo post, prima di scantonare su termini nei quali ci si ritiene competenti, ma in realtà mostrando quasi solamente un sentimento provato – si direbbe – e alieno dalle verifiche alle quali il libro in oggetto, “Giù in mezzo agli uomini. Vita e morte dì Guido Rossa” si sottopone. Forse.

  21. Caro Pasini ti ringrazio Amendola fu in parte un migliorista ed io sono un vecchio Craxiano di ferro pertanto ti ringrazio ,comunque  buone e serene cose a te.

  22. Caro Pasini ti ringrazio Amendola fu in parte un migliorista ed io sono un vecchio Craxiano di ferro pertanto ti ringrazio ,comunque  buone e serene cose a te.

  23. Piero.po. Due persone, due comunisti molto diversi, per estrazione sociale e storia, morte a poca distanza che sono stati dei miti di riferimento per molti. Voglio lasciarti con l’amichevole indicazione di una lettura che forse potra’ magari gettare qualche luce non superficiale sulla storia peculiare del comunismo italiano. Magari ti puoi interessare. Si tratta di “Un’isola” di Giorgio Amendola, scritto nel 1980, l’anno dopo l’uccisione di Rossa. È il suo ultimo libro. Un libro di ricordi. Morira’ qualche mese dopo e a distanza di due giorni morirà anche Germaine, la donna della sua vita.Racconta anni di ferro e fuoco e di come un giovane napoletano, figlio di papà, profondamente inserito nella tradizione liberale, aderi’ al PCI negli anni del fascismo.È anche la storia di un grande amore e delle prove attraverso le quali è passata la generazione che ci ha preceduto. Mai dimenticare. Ciao. 

  24. In Italia non c’è mai stata la possibilità di una rivoluzione comunista non solo nel primo dopoguerra quando gli operai non avevano armi,  ma neppure nel secondo con le armi dei partigiani. Tantomeno nel mitico Sessantotto: all’epoca ci fu piuttosto una grande speranza ideale perché gli studenti universitari e gli operai nutrivano l’illusione di cambiare il mondo senza il cinismo e i compromessi dei vecchi partiti politici.

  25. Piero.po. La storia del PCI nella sua peculiarità rispetto ad altri partiti comunisti nel mondo, a partire dalla lotta contro il fascismo, richiederebbe un discorso più lungo e articolato, altrimenti non si capisce perché riusci’ ad aggregare certi consensi. Il libro di Spriano è sempre una fonte importante. Non è il caso di ritornarci sopra. Preferisco ritornare nell’orticello dei miei sentieri levantini e alla salutare manualità manutentiva. Saluti.

  26. Quelli che Rossa denunciò sono coloro che ripresero il mito  della rivoluzione tradita  e di cui Pietro Secchia ne era il proponitore.Il PCI è stato un partito fondatosi su quel principio la rivoluzione  comunista  e la dittatura del proletariato.Quelli traditi dal Togliatti pensiero  non lo digerirono ma essendo il PCI un partito leninista (un po come come la lega) nessuno osò criticare ma si diede una diversa (soluzione).Poi il PCI cambiò più volte nome perscordarsi il passato.Celebre la definizione  di Veltroni io ero Kenediano..già da Stalin a Kenedy in 24ore,non male dopo essere stati fuori tempo massimo,un accelerazione degna del Pechino Express.Comunque  Sig.Pasini ti stimo poichè sei l’unico che è intervenuto a riguardo una censura.

  27. Piero.po. Per rispetto verso chi è caduto e per la verità storica non posso non intervenire. Guido Rossa fu ucciso perché ritenuto 
    un complice della repressione guidata dalla dittatura dello “stato delle multinazionali” verso le forze che operavano per il suo rovesciamento attraverso una guerra civile armata  trovando complicità in diverse ambienti del movimento operaio e non solo, che ancora in parte sono da chiarire. Rossa era un militante del PCI e della CGIL. Un uomo libero, con le sue idee e la sua forte personalità individuale, ma pronto a sacrificarsi per la causa collettiva nella quale credeva e a seguire le direttive delle organizzazioni alle quali apparteneva e che avevano deciso di fare terra bruciata a quelli che allora molti allora consideravano “i compagni che sbagliano”. Forse qualcuno dei vecchi ricorderà Ugo  Pecchioli, il Ministro degli Interni del PCI e il suo ruolo e quello della sezione del partito da lui diretta nella lotta contro il terrorismo. Rossa era inoltre un tipico rappresentante di quel lato disciplinato, fedele, solidale e pronto al sacrificio per i compagni che caratterizza parte della cultura della montagna ed è ampiamente rappresentato dal mito popolare dell’alpino. Rossa si considerava un militante del movimento operaio organizzato e non un ribelle anarchico ed è morto per coerenza con la sua scelta di posizionamento. Onore ai caduti e a quei valori. Un insegnamento da non dimenticare mai. Almeno così la penso io insieme a tanti altri che hanno vissuto quegli anni da adulti. Saluti. 

  28. Guido Rossa vittima del terrorismo rosso, vittima della rivoluzione tradita  di Piero Secchia,che trovava seguaci in ,vari campi e  aree  PCI e poi nell’intellighenzia radical di una certa borghesia,che  complice con i suoi distinguo,lasciò non  solo Rossa  solo ma tanti  altri. Certamente  omaggio  a Rossa peril suo coraggio ma anche come diceva Pasolini con quelli  che  a Valle Giulia  vestivano la divisa  dello Stato Italiano   mentre gli  altri che  mai hanno fatto  i conti  con il loro passato,hanno cambiato  vari nomi per definirsi democratici.Vi erano aspetti gentili seppur marginali anche  nella dittatura  di Stalin

  29. Consiglio a tutti la lettura di questo libro. Questa è la storia di un grande alpinista che è poi diventato un grande e basta, senza bisogno di sostantivi qualificativi. Grazie al Blog, a Luzzatto e alla Einaudi per questo scavo nella memoria recente nostra. Che porta alla luce una storia ignota a troppe persone, anche non più giovani. Come ha detto poi il suo papà, che non ne approvava le scalate,”Guido g’aveva massa corajo”. O forse troppi altri ne hanno avuto troppo poco…come ha detto Luciano Lama al funerale di Rossa.

  30. la storia di Guido Rossa dovrebbe essere insegnata, anzi, raccontata. perchè è un bel racconto, fatto di verità. Onore al compagno Rossa, non lo  scorderemo mai.

  31. Oggi   a  molti giovani che entrano nel mondo del lavoro in aziende medio piccole,   viene in mente di iscriversi ad un Sindacato?, di eleggere le  Rsu??. Conoscono  per bene il loro contratto di lavoro, ricorrono al wellfare aziendale  strappato nella contrattazione..applicano e fanno applicare le misure di sicurezza..?? Segnalano inadempienze del datore di lavoro o dei colleghi? Guido Rossa ha insegnato che non bisogna voltare lo sguardo e far finta di non accorgersi.. Forse oggi si china la testa..persino se vengono rimosse le protezioni di sicurezza nei macchinari. Chi lo ha fatto  2 anni fa per la funivia del Mottarone, e’ stato invitato a farsi i fatti suoi , a sottomettersi alle decisioni dei “capetti”, e in caso di sua insistenza, di venire bruciato nel mondo del lavoro nel raggio di 300 chilometri.Tanto  la pila di domande di sostituti  meno pignoli e  e non ipercritici e'”alta così”. Chissà se poi è vero data la carenza di tecnici operativi.

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