Giulia Murada

L’entusiasmo e la passione per la neve traspaiono dalla voce di una ragazza che, a 26 anni, è già un’atleta di fama internazionale ad un passo dal sogno olimpico. Giulia Murada, figlia del celebre Ivan Murada campione dei primi anni Duemila, dal 2016 fa parte del Centro Sportivo Esercito ed è oggi una delle atlete di punta della Nazionale italiana di scialpinismo. In questa intervista, Giulia ci racconta i valori, le sfide e le passioni che animano la sua carriera e la sua vita.

Giulia Murada
(promessa dello scialpinismo italiano)
di Sara Sottocornola
(pubblicato su Uomini e Sport, n. 38, dicembre 2024)

Giulia, come hai iniziato con lo scialpinismo?
È stato probabilmente osservando mio papà che è scattata la scintilla. Da piccola ho sempre fatto ginnastica ritmica e sulla neve facevo solo i corsi di sci che organizzano le scuole. Ma grazie a lui ho conosciuto lo scialpinismo e poco a poco mi sono innamorata di questo sport straordinario.

Tuo padre, Ivan Murada, è stato un grande dello scialpinismo. Pensi di aver ereditato da lui lo spirito agonistico? Siete simili?
Direi che siamo molto simili e sì, credo che il 90% di ciò che sono come atleta lo devo a lui. Ma non mi ha mai spinto verso le gare, sono stata io a chiedergli di partecipare. Ho imparato da lui a gestire mentalmente le competizioni, anche se siamo caratterialmente diversi: lui è molto istintivo, io invece sono più riflessiva e ‘calcolatrice’. Ho molti dubbi, faccio domande, a volte anche troppe. Lui mi ricorda sempre che siamo sulla strada giusta.

Cosa ti piace di più dello scialpinismo e delle competizioni?
Penso sia uno degli sport più belli perché dà molta libertà ed è vario, anche negli itinerari di allenamento. Amo la competizione che unita alla bellezza della montagna crea un connubio perfetto. Gareggiare mi permette di misurarmi e di verificare se il lavoro svolto in allenamento dà i suoi frutti. Mi dedico a tutte le discipline dello scialpinismo: sprint, vertical, individuale e alle gare più lunghe in coppia. Ognuna di queste discipline ha qualcosa di speciale.

Quali sono i momenti che preferisci, in gara e fuori?
Fuori dalla gara direi il post, quando ci si può rilassare con i compagni. E anche il periodo dei raduni, perché c’è tempo per allenarsi insieme e vivere momenti di gruppo. In gara, quando sto bene, ogni momento è divertente: dalla preparazione alla competizione. Ma non c’è molto tempo per pensare: le specialità olimpiche prevedono prove molto brevi e intense e non lasciano tempo per chiedersi se sia bello o meno ciò che fai.

Come ti senti alla vigilia di una stagione così importante per le qualificazioni alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026?
È una tappa fondamentale e conquistare un posto alle Olimpiadi sarà una sfida, dato che ogni Paese può portare solo pochi atleti. Se sarò in forma, darò tutto per raggiungere questo obiettivo. Sono soddisfatta della preparazione estiva e ora vedremo se darà i suoi frutti.

Oltre allo scialpinismo, pratichi altri sport?
Sì, in estate pratico anche ciclismo su strada. Poi corro tanto e faccio skiroll, mi piacciono gli sport di endurance. Quando non mi alleno, adoro viaggiare: ogni anno, a maggio, prendo qualche settimana per staccare e visitare posti nuovi. È il mio momento per rigenerarmi e dimenticare, per un po’, di essere un’atleta.

Quali valori ti ha trasmesso lo sport?
Il rispetto per gli altri atleti, che come me si impegnano e danno tutto. Anche se lo scialpinismo è uno sport individuale c’è un grande senso di gruppo, insegna a condividere esperienze e a sostenersi a vicenda. Passiamo quasi tutto l’anno insieme con i compagni della Nazionale e il Centro Sportivo dell’Esercito, ed è fondamentale avere un ambiente sereno e un gruppo su cui fare affidamento. Nonostante in gara diventiamo avversari, nella vita siamo grandi amici.

Rispetto alla Pierra Menta, le gare olimpiche sono molto diverse: brevi, intense. Come vivi tutto questo?
Sono cresciuta sognando le grandi competizioni in ambiente alpino, come la Pierra Menta, ma le Olimpiadi puntano su gare più televisive. All’inizio pensavo non fossero nelle mie corde. Mi ritrovo a fare cose che mai avrei immaginato di fare anche solo quattro anni fa. Però mi piace tanto allenarmi e vedere i miglioramenti. Sicuramente voglio provare a dare il meglio e con il sostegno di mio padre e l’allenamento giusto vedremo cosa succederà. Dopo le Olimpiadi, tornerò a dedicarmi a quelle che considero le gare più emozionanti.

2024
Oro alla Sellaronda Skimarathon e al Trofeo Parravicini

2023
Oro al Trofeo Mezzalama

2022
Oro alla Transcavallo, alla MonterosaSkiAlp, alla Patrouille des Glaciers; Medaglia d’argento al valore atletico per il bronzo in Coppa del Mondo sci alpinismo

2021
2 medaglie d’oro ai World Championships Under23; 1° posto alla Pierra Menta

2019
Primo podio assoluto in Coppa del Mondo

2017
1° Posto ai Campionati del mondo Junior

Giulia Murada ultima modifica: 2025-04-09T05:23:00+02:00 da GognaBlog

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7 pensieri su “Giulia Murada”

  1. @4 “cricetismo” è bellissimo … “vale da solo il prezzo del biglietto”

  2. Da tempo immemore sostengo pubblicamente che lo sport noto come Skialp Race (che già è un po’ diverso da “gare di scialpinismo, ma mantiene un legame semantico che disorienta ancora) dovrebbe esser chiamato con un termine completamente diverso e tale da perdere ogni collegamento con “scialpinismo”.. Le gare “moderne” (quindi NON i grandi Trofei come il Mezzalama ecc) non sono figlie dello scialpinismo, ma dello sci di fondo agonistico. La differenza rispetto alle gare di fondo è che in queste ultime i tratti in salita sono meno lunghi e meno accentuati e quindi si fanno spingendo sulle braccia e senza uso delli pelli sotto gli sci. Nelle cosiddette gare di scialpinismo (ripeto quello “moderne”) i tratti in salita sono più lunghi e accentuati e quindi richiedono le pelli sotto gli sci. Ma l’attinenza con lo scialpinismo tradizionale si ferma lì, tutto il resto è completamente diverso, in alcuni risvolti addirittura antitetico e conflittuale (come fai a “cercare la libertà” se giri come un criceto in un percorso tracciato, segnalato e costantemente sotto controllo di commissari di gare ecc?). Ecco perché sarebbe necessario coniare un termine completamente diverso che perda ogni collegamento con “scialpinismo”. Sennò si creano diversi equivoci alcuni “innocenti”, ma pur sempre fastidiosi per uno scialpinista tradizionale, altri potenzialmente molto pericolosi. Prendiamo un giovane che nasce come atleta agonistico e pratica tale sport per 20 anni e magari anche di più. Ad un certo punto la carriera agonistica declinerà, è fatale non fosse altro che per questioni anagrafiche… Magari costui continua a fare gare, ma con minor intensità e frequenza e quindi “diversifica”… pensando che, tanto lui è “forte” (guarda quante coppe ho vinto!) e quindi è “capace” a fare scialpinismo… Ecco che affronta il cosiddetto campo aperto e… si ficca nei guai perché gli mancano completamente i parametri di valutazione dei rischi.

  3. Per me dovevano sentirsi presi per il culo anche i triatleti che l’estate scorsa a Parigi hanno visto la merda galleggiare nella Senna, ma senza dire ne ah ne bah si sono buttati per la frazione nuoto.
    Ma anche lì : “sempre meglio che lavorare.”

  4. Lo so, lo diceva Maestri a proposito del lavoro di guida.
     
    L’arrampicata agonistica si svolge da tempo sulla plastica. Quella è la sua connotazione tecnica e di ubicazione.
    Mentre lo scialpinismo, anche agonistico, è muoversi con gli sci in ambienti di alta montagna lungo percorsi alpinistici.
    Probabilmente è il nome che inganna. Quello olimpico, al netto del valore delle prestazioni atletiche del massimo livello, lo chiamerei in un altro modo. Giusto per non generare confusioni.
     
    Qualcuno dirà che anche il parcheggio di Ponte di Legno si trova in alta montagna, ma viene meno il contreto ambientale che è totalmente banalizzato da quei percorsi da roditori.
    Cricetismo, potrebbe andare?

  5. Magari è un mio limite, ma non vedo ‘sta gran differenza nei rapporti scialpinismo in ambiente/scialpinismo alle olimpiadi e arrampicata in ambiente/gare di arrampicata

  6. Non capirò mai come si possa conciliare una gara sprint con la Pierra Menta!
    Ok che le olimpiadi puntano su specialità più facilmente mostrabili ma mi fa fatica credere che si tratti della stessa attività. 
    Mi sa che gli organizzatori delle olimpiadi invernali abbiano accolto lo scialpinismo al solo patto che avrebbero potuto mostrarne un aspetto facilmente gestibile pur di accontentare gli atleti. E che non rompessero più di tanto.
    Lo trovo avvilente e spero che semmai, se proprio ci tengono, le squadre nazionali riescano ad ottenere che nelle olimpiadi ci siano il Mezzalama e gare del genere.
    Mi sembrano piu identitarie del vero scialpinismo e anche di quello che dicono Murada e Canclini: il senso di libertà, la natura, i grandi spazi e i valori della montagna…
    Poi vi mettono a correre nel  parcheggio di una funivia come criceti nella ruota della gabbietta. Cosi partecipate “alle olimpiadi “.
    Con il mazzo che vi fate in merito ai valori di cui sopra.
     
    Ma non vi sentite presi per il culo?

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