Grazie a una ricerca di Enrico Matteo, siamo in grado di produrre un elenco (molto probabilmente incompleto) degli incidenti avvenuti durante la pratica dell’eliski sulle Alpi italiane negli ultimi quattro anni.
Riportiamo questo elenco a scopo informativo ed è lungi da noi il secondo fine di una petizione per il divieto di eliski in base alla sua pericolosità. Sarebbe darsi la zappa sui piedi, favorire un precedente per poter vietare scialpinismo e altre attività alpinistiche. No, grazie: non ci interessa quanto l’eliski sia pericoloso. L’eliski andrebbe invece vietato per le ragioni ambientali ed etiche che abbiamo sempre sostenuto. Che bastano e avanzano. Ma meglio ancora sarebbe se l’eliski non fosse più praticato per diretta volontà degli appassionati di neve fresca.
11 febbraio 2012: scendendo dal bivacco del Col Clapis 2851 m lungo la valle Longia (in Val Susa) muore l’ingegnere danese Bo Overgaard che aveva scelto il servizio di eliski della società italo-francese «Pure Ski».
Era stato trasportato con l’eliski assieme a tre gruppi di sciatori e altrettante guide alpine. Il bollettino valanghe dell’Arpa indicava un pericolo 3 su 5, «marcato», anche a causa del forte vento.
Verso le 11.40 è scattato l’allarme ed è intervenuto il Soccorso alpino con l’unità cinofila e l’elicottero. La vittima (44 anni) stava scendendo in coda a un gruppo formato da due maestri di sci francesi e altri due turisti danesi lungo un canalone, quando all’improvviso si è staccato un cumulo di neve che lo ha travolto: gli altri, molto più avanti, sono rimasti illesi. Accortisi della tragedia, sono tornati sul posto provando a scavare nella neve, per tirare fuori il corpo. È stato il pilota dell’eliski a dare l’allarme, vedendo dall’alto la valanga staccarsi dalla montagna, su un fronte di 60 metri: il giovane danese è morto sul colpo. Nel pomeriggio i carabinieri di Sestriere hanno interrogato gli altri sciatori e il francese Erik Carquillat, responsabile della Pure Ski Company& Helicoptere Service, società con sede legale in Francia e basi a Sestrière e Sauze d’Oulx.
Secondo Carquillat, «Il livello 3 nel bollettino valanghe non è rischioso. Ho ho valutato che la giornata non fosse pericolosa, si è trattata di una tragica fatalità. È stato un incidente di sci, non c’entra l’eliski. Già c’è poca libertà nel praticare questo sport, se mettiamo ancora una legge apposita, diventa tutto un divieto».
24 aprile 2012: Due sciatori di un gruppo di sette accompagnato da una guida alpina della società che gestisce l’eliski in Valgrisenche (Val d’Aosta), vengono travolti da una valanga staccatasi appena partiti dalla Becca di Tos 3304 m. Uno sciatore tedesco, Joachim Dangel, di 39 anni, muore. Nei giorni precedenti erano caduti 40 cm di neve fresca. L’incidente è avvenuto alle 10.20: quando la valanga si è staccata e ha travolto i due gli altri non erano in movimento. La vittima era dotata di airbag.
Sul posto sono intervenuti gli uomini del Soccorso alpino valdostano e della Guardia di finanza che hanno recuperato il gruppo e il cadavere del tedesco.
6 febbraio 2014: incidente mortale nel vallone di Cheneil in Valtournenche, una grande valanga provocata da una discesa di eliski travolge la guida alpina Simona Hosquet e due clienti. La valanga, con un fronte di duecento metri, ha spazzato gli sciatori per cinquecento metri uccidendo la guida alpina. L’inchiesta ha stabilito che la causa dell’evento è stata provocata dall’intensa e ripetuta attività (45 passaggi) degli sciatori che fino alla tarda mattinata del giorno dell’incidente furono portati sulla cresta in elicottero e condotti a valle dalle guide alpine, nonostante il rischio valanghe diramato dal bollettino regionale valanghe fosse, per quel giorno, di grado 3, marcato su un massimo di 5. Nonostante le condizioni ambientali palesemente riconoscibili (pendio molto ripido e presenza di “cornici” di neve, indice di pericolo latente) l’attività degli sciatori è tuttavia proseguita fino al momento del distacco della valanga.
Questa travolge ben sette persone: tre tecnici dell’ufficio valanghe regionale che erano precedentemente saliti dal basso e, al momento del travolgimento, erano fermi senza sci e stavano eseguendo delle misure nivologiche e quattro freerider che, precedentemente saliti in elicottero, stavano scendendo il pendio. Il travolgimento ha portato al seppellimento di due persone, ritrovate dai compagni e dagli altri freerider presenti in zona: Giuseppe Antonello, miracolosamente illeso (durata del seppellimento tra 10 e 15 minuti) e la guida Hosquet, purtroppo deceduta. L’Antonello ha la qualifica di Avalanches forecaster presso la Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur.
20 gennaio 2015: Valle dal Monte (Livigno), una valanga, con un fronte di circa 200 metri, investe quattro sciatori stranieri che, accompagnati da una guida alpina del posto, Matteo Galli, stavano praticando l’eliski dopo le abbondanti precipitazioni nevose dei giorni precedenti. Il ferito più grave, lo svizzero Christoph Lorenz, 34 anni, muore il giorno seguente in ospedale.
8 febbraio 2015: un elicottero della Pellissier Helicopter, impegnato in operazioni di eliski, precipita in Valgrisenche (Valle Aosta). Dopo l’incidente all’elicottero, sul quale è stata aperta un’inchiesta sia da parte della Procura di Aosta, sia da parte della “Agenzia nazionale per la sicurezza del volo”, nella zona si è verificata una valanga, che ha travolto due sciatori, tirati fuori dalla neve da compagni e guide: secondo la “Pellissier helicopter” la slavina sarebbe caduta prima dell’incidente, mentre per il “Soccorso alpino” valdostano, l’evento è «quasi contemporaneo» e sarebbe «correlato all’incidente con l’elicottero».
19 febbraio 2015, ancora Valgrisenche, una delle mete più ambite per l’eliski. Le guide alpine Giovanna Mongilardi e Mathieu Vallet sono con 8 clienti. Quando il gruppo di Vallet si trova già più in basso, la Mongilardi viene travolta assieme a un cliente. I due sono salvati. Nella zona Valgrisenche il bollettino indicava pericolo 3, marcato, su una scala fino a 5.
27 marzo 2015: tragedia sul monte Terra Nera in Val Susa. Un’imponente valanga travolge e uccide un turista francese e la guida alpina Luca Prochet, impegnati in una discesa di eliski organizzato da «Pure Ski». La slavina è stata causata dalle condizioni meteo sfavorevoli per una sciata fuoripista. «C’era un livello di allarme 3, aveva nevicato nei giorni scorsi e probabilmente si erano formati due strati per nulla compatti», spiegano i soccorritori.
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Chiedo gentilmente a Eric Carquillat di fornire la sua versione, senza attendere inviti. Il blog è aperto a tutti e il suo titolare è molto disponibile e tollerante.
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Da quanto ho appreso in internet e dalla stampa i fatti sono questi:
1) il Tribunale di Torino ha condannato Carquillat a otto mesi di reclusione e la guida alpina Gilles Revile a dodici mesi. La sentenza è dello scorso giugno. Il reato è omicidio colposo.
2) Carquillat è titolare della società di eliski e Revile la guida che accompagnava i clienti.
4) La vittima, Bo Overgaard, era uno sciatore poco piú che principiante. Prima del decollo gli fu fatta firmare una liberatoria di prammatica.
5) Il giudice ha sentenziato di condannare i due imputati per quanto esposto nel punto precedente, ritenendo del tutto insufficiente la liberatoria.
Ora attendiamo la versione di Carquillat, che spero voglia chiarire.
…
NOTA: i motivi per cui l’eliski dovrebbe essere proibito esulano dal pericolo.
I motivi sono i seguenti: protezione ambientale e rumore assordante. Notate che non ho nominato la questione etica, benché anch’essa basilare, perché rientra nell’ambito personale.
Avant d’écrire n’importe quoi sur des blogs vérifier vos sources!
elles sont erronées!!
Vous pouvez me joindre pour plus de renseignements!
Pubblicità ingannevole?…
http://www.mountcity.it/index.php/2016/03/01/neve-fantastica-sonde-intelligenti-rischio-azzerato-cosi-la-stampa-promuove-il-puro-eliski/
Parlare dei morti in montagna per analizzare le cause degli incidenti mi sembra una cosa giusta. Certamente deve essere fatto con la massima accortezza e rispetto, dei morti ma anche di amici e parenti che soffriranno per la perdita.
Certamente non possono essere fatti degli elenchi di incidenti dove sono morte delle persone per poi magari usarli come giustificazione a certe iniziative: vedi soccorso a pagamento.
Questo è un comportamento da condannare.
Buongiorno Matteo,
è d’interesse generale conoscere i razionali della tua ricerca.
Ti invito a pubblicarla interamente con tuo articolo qui.
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Buongiorno Alessandro,
non mi pare che in questo articolo ci sia offesa a nessuno.
In generale, a riguardo di presunte “offese alla memoria” dei morti: è una ipocrisia diffusa quella di non voler parlare di incidenti mortali (in montagna); dissi la mia, proprio a riguardo di questo, in commento all’articolo su questo blog, sulla morte del bimbo Tito Traversa.
Quindi è facile, per chi non vuole entrare nei meandri di una comprensione profonda di accadimenti, usare l’arma sempreverde de: “i morti non si toccano”.
Don’t care.
Per Matteo Enrico: è vero che la corrispondenza che c’è stata tra noi e parecchi altri durante lo scorso autunno era limitata agli indirizzi dei destinatari, ma ciò che si stava discutendo era proprio la pubblicazione di una petizione. E le tue argomentazioni sulla pericolosità dell’eliski le hai proposte nell’ottica di una pubblicazione.
Dunque sono io alla fine che dovrei sorprendermi della tua sorpresa.
Mi puoi obiettare che le motivazioni della tua ricerca sono diverse dalle mie. Ma, come puoi vedere, lo spazio di questo blog è davvero aperto a tutti. E se avrai voglia di specificare più dettagliatamente la tua ricerca (comprensiva dei dati che dici di aver tralasciato), possiamo pubblicarla a tua firma e senza alcun intervento da parte nostra.
Infine (e qui, in questi commenti, lo chiedo per la seconda volta): nel testo pubblicato, dove è stata offesa la memoria di qualcuno? Dove si può desumere anche solo un accenno offensivo, beffardo o denigratorio? Io non vedo accuse, scherno o insinuazioni di alcun genere per gli sfortunati protagonisti.
Per ragioni ambientali andrebbero vietati gli impianti di risalita fatti a cavolo, le baite in cemento armato a faccia vista, gli abbandoni di vecchi impianti e infrastrutture presso comprensori sciistici ecc ecc. Quanto all’etica ce ne sarebbe troppo da dire. Se fosse non etico usare la tecnologia per arrivare in vetta allora non si dovrebbero usare nemmeno ovovie ecc.
Ma quale è il problema? A chi piace fare vetta usando le pelli, i ramponi e la picca lo fa in quel modo. Chi preferisce scendere su neve fresca usando gli impianti usi pure quelli. Chi vuole godersi una lunga discesa fuoripista arrivando in vetta con l’elicottero prenda pure quello. Ma dove sta il problema? Non è che ha diritto a scendere in neve fresca solo chi si ammazza di fatica… (Chiaro che se si esce fuori dalla pista bisogna avere il know how specifico).
È assolutamente molto meno etico e molto più dannoso per l’ambiente quello che si vede in certe situazioni legate a “spedizioni alpinistiche” extraeuropee . Mi riferisco al ben noto alpinismo commerciale che mette in fila 50!pseudoalpinisti attaccati ad una corda fissa e che lasciano un merdaio al campo base… Credo che dietro la protesta contro L’eliski ci sia una ragione diversa dal l’etica e dal voler proteggere l’ambiente.
Fabio Pucci, da facebook 14 gennaio 2015 ore 6.27
Vorrei solo chiarire che ho fatto una ricerca sugli incidenti dell’eliski (ne ho ancora in archivio, qui non pubblicati), perché si era parlato di fare una petizione per abolire questa pratica “immonda”. Questa ricerca era stata condivisa in uno scambio di mail private, anche con Alessandro Gogna, in una sorta di discussione “privata”. La pubblicazione su questo blog, con tanto di mio nome, è avvenuta a mia totale insaputa e con una certa sorpresa..Mi spiace dunque se è stata offesa la memoria di qualcuno. Prima di pubblicarla, quantomeno ci avrei fatto una pensata..Detto questo, sono pronto a discutere sul perchè ho fatto questa ricerca.
Come la pensi personalmente sulla pratica dell’eliski credo sia ormai ben noto.
Leggendo l’intervento di Roby Boulard, sono stato subito d’accordo col fatto che se anche l’articolo si presenta non come un’accusa di pericolosità ma vorrebbe essere piuttosto una stima in dettaglio, il “sapore” che lascia alla fine è proprio l’opposto…
Leggendo la risposta di Alessandro e conoscendo le sue ragioni, penso che forse, in questo caso, l’articolo sia uscito un po’ troppo acerbo.
Se si voleva far conoscere il fatto che l’eliski è una pratica pericolosa come qualunque altra attività in ambiente, penso che ai praticanti non possa fregare di meno… anche Gardaland (tanto per nominare il parco divertimenti più famoso d’Italia e non per puntarvi il dito contro) ha una stima di incidenti piuttosto corposa ma la gente continua da andarci in “sicurezza”… ed il motivo è l’adrenalina!
Immagino che una stima dei rischi aggiunti (e ce ne sono diversi) in eliski, rispetto ad attività similari come scialpinismo o fuoripista con impianti, aggiunta di una lista di incidenti che ne indichino la percentuale d’incidenza (per la pecentuale misera di praticanti rispetto allo scialpinismo il numero a mio avviso risulta molto alto , quasi sempre con qualche morto e la lista appare piuttosto incompleta, come anticipato e come abbiamo visto dall’intervento di Dani 1967) sarebbe maggiormente apprezzabile e non creerebbe malintesi o molti meno, dando invece informazione.
Le Guide Alpine essendo una figura obbligatoria in eliski, ovviamente sono coinvolte ma come sempre mi sta a cuore evidenziare che nessuno può dirne male in questo frangente, perché l’eliski non è reato e se qualcuno pensa di andare in montagna o in ambiente in generale, senza che vi sia una dose di rischio intrinseco ( nemmeno un cliente accompagnato da 50 Guide lo può evitare), è meglio che non ci vada e nel caso che cambi mestiere, perché ha capito ben poco di ciò che sta facendo!
In ultima battuta: c’è senza dubbio bisogno di una campagna di sensibilizzazione in questo caso, ma la vedo come una battaglia per la difesa dell’ambiente che indubbiamente ai cacciatori di adrenalina (ai quali proporrei un bel viaggetto in qualche favela sud americana lì ce n’è a go-go…) non farà nemmeno il solletico (provate a dire ad un tossico che la droga fa male…e l’adrenalina è droga!) ma che certamente visti i cugini d’oltralpe ed i nostri conterranei trentini ed altoatesini, non è così impossibile da combattere e da vincere… !
Caro Roby, ti pregherei di spiegarti meglio.
In che senso “dovrei starci un po’ più attento”?
Il mio scritto semplicemente elenca una serie di incidenti che, di per se stessa, nulla prova riguardo alla reale pericolosità dell’eliski. Se non voglio rimarcare questa pericolosità è solo per sostenere che lo è almeno quanto altre, tipo lo scialpinismo classico.
Un elenco di incidenti tragici non può essere considerato un elenco della spesa: non lo fai tu di considerarlo tale, ma ti assicuro che non lo faccio neppure io.
Quanto a colleghi persi francamente non vedo dove sia la mia “disattenzione”. Hai letto attentamente il link al mio articolo su Simona Hosquet? Ti sembra che io l’abbia trattata con cinismo? Con sufficienza? Non riesci a vedere il dolore che trapela da quelle mie righe?
Su una cosa hai ragione di certo: le parole possono essere vere e proprie cannonate. Ma le mie cannonate hanno una direzione ben precisa. Proprio perché nessuno è infallibile so bene che sfortuna e disattenzione sono sempre in grado di fermare anche i più prudenti.
E una parola al riguardo della medaglia sul nostro petto: ci tengo anche io molto e il mio criticare (talvolta) l’operato di qualche guida ha il solo di scopo di mettere in guardia la nostra categoria dal grande odierno pericolo, quello che noi stessi banalizziamo la nostra professione.
Grazie del tuo intervento. Spero anche io che c’incontriamo presto.
Manca quella che probabilmente è stata una delle maggiori tragedie, peraltro forse l’unica direttamente correlata all’uso dell’elicottero, in quanto un reale incidente aereo.
http://archiviostorico.corriere.it/2003/aprile/20/schianta_elicottero_per_fuoripista_co_0_030420107.shtml
A prescindere dalle opinioni in merito, una valutazione del rischio, o della differenza del rischio dovrebbe essere fatta in rapporto ad una stima del volume di traffico totale e in confronto ad attività similari. Perché anacronisticamente 7 incidenti in 13 anni potrebbero essere pochi, e quindi l’attività relativamente sicura.
Volendo anche l’impatto ambientale ha dei metodi di stima quantitativi che potrebbero fungere da base scientifica condivisa su cui poi fondare le proprie opinioni e attività più prettamente politiche in merito.
Carissimo Alessandro
non voglio entrare in merito al discorso Heliski,ma il tuo sostenere “lungi da noi rimarcare la pericolosità dell’eliski” mi sembra ampiamente disatteso nel tuo scritto.Posso essere d’accordo o no sulla battaglia al NO ELISKI ma mi dispiace che un collega come te riesca a fare un “semplicistico elenco della spesa sui vari incidenti” Visto che in questi incidenti abbiamo anche perso dei colleghi ti pregherei come guida alpina di starci un pò più attento.
Le battaglie sono sempre tutte giuste ma vanno combattute con argomenti e non con le armi (perdona la mia vecchia ideologia comunista pacifista)a volte però le parole possono ferire al pari delle cannonate soprattutto se riguardano persone care perse da poco
Perdona se mi sono permesso di intervenire,ma purtroppo io sono una guida alpina “vecchio stampo” convito del fatto che non siamo per niente infallibili ma assolutamente rispettoso di quella magnifica medaglia che portiamo sul petto
Grazie e spero a presto
per Ferdinando Lattanzi
nessuno ti può garantire la sicurezza assoluta. Non basta prendere una guida alpina o legarsi a qualcuno molto più esperto di noi per garantirsi la sicurezza.
Caso mai si dovrebbe riflettere quando è il caso di andare oppure no.
A prescindere se si è pagato un professionista o se si è noleggiato un elicottero.
Chi fa la differenza è la montagna e siamo noi che ci dobbiamo adattare.
per Paolo Panzeri
e a cosa penserà uno che muore mentre lavora?
Qualche considerazione andrebbe fatta anche riguardo alle ripercussioni di questi incidenti sull’immagine della figura professionale della Guida Alpina a cui il cliente si affida per essere condotto in sicurezza in ambiente montano. Questo problema dovrebbe essere affrontato seriamente dal Collegio Nazionale.
Interessante.
Bisogna stare attenti perché magari qualcuno comincia a proporre delle procedure e dei materiali per mettere l’eliski in sicurezza, dicendo che è meglio la sicurezza che la proibizione e giustificando questo che dice con il diritto di tutti di fare quello che ognuno vuole, ma purtroppo senza mai mettere in discussione educazione, capacità e competenza, umiltà, rispetto altrui………
Magari qualcuno si domanderà se i morti erano dotati del materiale previsto dalle normative di sicurezza……………..
Comunque a me spiace che si muoia così, spendendo un mucchio di soldi per divertirsi, e mi domando sempre chissà cosa si pensa mentre si muore pensando di divertirsi.
Cinico? No, foto della realtà, ma non bella.