Il tifo – Rooting for

Il tifo
di Alessandro Filippini

Una cosa curiosa è che ormai nell’alpinismo dilaga il TIFO. Esploso grazie ai social, che consentono a tutti di proporre la propria opinione alla pari con quella dei protagonisti o di coloro che dell’argomento alpinismo si occupano per lavoro o comunque da tempo.

Gli appassionati di questa pratica diffusa, ma che ai massimi livelli è riservata per forza di cose a pochi, ora sono divisi in “tifoserie”, con tendenza al derby. Che è una forma di tifo ancora più perversa, in quanto prevede anche, quando non soprattutto, il piacere per la sconfitta della “squadra” avversaria.

Così ecco “quelli di Kukuczka” che sono prima di tutto contro Messner e viceversa. “Quelli di Urubko” che sono prima di tutto contro Moro, come anche quelli del povero Mackiewicz per non parlare dei fedeli di Nardi. E ora ci sono anche “quelli di Kobusch” che sono contro lo stesso Moro, ma soprattutto contro Nirmal Purja e contro Messner, che ha apprezzato gli exploit dell’ex gurkha e invece critica il tedesco.

Jerzy Kukuczka

Per tutti, il rispettivo beniamino è l’unico, vero alfiere dell’alpinismo. Ma i più accesi sono quelli che difendono a spada tratta l’alpinismo puro e incontaminato. Aggettivi che rischiano di coinvolgere in queste schermaglie fra bande anche il povero Walter Bonatti, che non soltanto è morto da oltre 10 anni, ma anche si era volutamente isolato il più possibile dal mondo dell’alpinismo di vertice. Probabilmente proprio perché si era reso conto di persona del rischio di questa deriva. Era stato infatti l’alfiere di una delle prime e più nutrite “squadre” di tifosi: dapprima contro quella di Cesare Maestri e poi contro quella di Messner, con i quali almeno se le era “date di santa ragione” (in senso metaforico e per iscritto). Quando ha poi conosciuto di persona lo stesso Messner, si è reso conto che in realtà il loro derby lo stavano giocando gli altri alle loro spalle

In tutti questi “scontri”, dai quali in passato l’ha fatta franca forse il solo Riccardo Cassin (ma a Lecco non tutti sono d’accordo, vero?), c’è da notare che i puristi sono molto più intransigenti (ovvio) e aggressivi dei sostenitori degli “avversari”, individuati come “traditori” del vero alpinismo, anche se hanno alle spalle carriere ben più corpose e significative, e che in certi casi è addirittura offensivo paragonare a quelle dei nuovi beniamini.

Tomek Mackiewicz

Grazie alla loro costante aggressività, questi tifosi appaiono più numerosi sui social, perché pronti a infierire ovunque, inserendosi anche nella più innocua conversazione. Ma bisogna ammettere che in realtà Nirmal Purja in pochissimo tempo ha conquistato un numero incomparabilmente superiore di sostenitori, per il semplice motivo che continua a proporre messaggi magari pomposi ma positivi e, dopo gli annunci, sa far seguire dei fatti molto facili da comprendere per chiunque, non solo per gli “addetti ai lavori”. I quali farebbero bene ad accontentarsi di essere in grado di distinguere bene fra una prima salita o l’apertura di una via nuova e l’ennesimo Ottomila sulla “pista”. E perciò in grado anche di dare una bella e indispensabile ripassata alla storia dell’alpinismo. Per comprendere che non ce n’è stato e ancora non ce n’è uno soltanto: perché è una pratica di libertà e tutto ciò che serve per farlo bene sono l’onestà e il rispetto per quelle meraviglie della natura che sono le montagne.

Rooting for
by Alessandro Filippini
traduzione di Luca Calvi

It’s curious that in mountaineering, ROOTING FOR is now rampant. It has exploded thanks to the social media, which allow everyone to put forward their opinions at par with those of the protagonists or of those who have been involved in mountaineering for work or anyhow for a certain time.

The fans of this widespread practice, which is reserved by force of the circumstances for the few at the highest level, are now divided into “fan groups”, with a tendency towards derbies. This is an even more perverse form of cheering, as it also, if not above all, involves taking pleasure in the defeat of the rival ‘team’.

So we have the “Kukuczka‘s people” who are first and foremost against Messner and vice versa, the “Urubko‘s” are first and foremost against Moro, as are those of poor Mackiewicz, not to mention Nardi‘s followers. And now we have also “the Kobusch fans” who are against Moro, but above all against Nirmal Purja and Messner, who appreciates the exploits of the former gurkha and instead criticises the German.

For all of them, their favourite is the only true champion of mountaineering. But the most passionate are those who defend pure, unspoilt mountaineering. These adjectives risk involving in these gang skirmishes the poor Walter Bonatti, who not only died for more than 10 years before, but also deliberately isolated himself as much as possible from the world of top mountaineering. This was probably because he had personally realized the risk of this drift. He was in fact the standard bearer of one of the first and largest “teams” of fans: first against Cesare Maestri‘s and then against Messner’s, with whom at least he “beat the crap out of” (metaphorically and in writing). When he later met Messner in person, he realized that in reality the derby was being played out behind their own back

In all these “clashes”, from which in the past perhaps only Riccardo Cassin got away (but not everyone in Lecco agrees, do they?), it should be noted that the purists are much more intransigent (obviously) and aggressive than the supporters of the “rivals”, identified as “traitors” of true mountaineering, even if they have much more substantial and significant careers behind them, and which in some cases it is even offensive to compare to those of the new favourites.

Thanks to their constant aggressiveness, these fans seem more numerous on social media, because they are ready to rage everywhere, inserting themselves into even the most innocuous conversation. But it has to be admitted that in reality Nirmal Purja has gained incomparably more supporters in a very short time, for the simple reason that he keeps coming up with perhaps pompous but positive messages and, after the announcements, he knows how to follow up with facts that are very easy for anyone to understand, not only for the ‘insiders’. They would do well to be content with being able to distinguish between a first ascent, or the opening of a new route, and the umpteenth eight-thousander on the “pista”. They would also do well to brush up on the history of mountaineering. To understand that there has never been only one and that even now it is still so: because it is a practice of freedom and all that is needed to do it well is honesty, fairness and respect for those marvels of nature that are the mountains.

Il tifo – Rooting for ultima modifica: 2022-01-16T05:54:00+01:00 da GognaBlog

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11 pensieri su “Il tifo – Rooting for”

  1. 8)..ci fosse solo in montagna e negli sport…invece regna ovunque..anche nei campi piu apprentemente dedicati alle” cazzate”!Per un 18/30 che rovina la media..certi studenti vanno in crisi….rifiutano persino un 28!Caso  Djokovic ai titoli di  testa per giorni e giorni, e sono solo pallette che rimbalzano qua e là…un po’ indirizzate ed un po’ per caso…e tutti che si fanno il sangue carico di tossine di acredine o esultanza..ma de che!!

  2. E l’incredibile “Beyond Good and Evil” all’Aiguille des Pelérins prima che un cazzone di francese la spittasse? L’originale in tutti i suoi tiri non è stato mai quasi ripetuto prima degli spit! Ricordo che mi disse che quando con Twight l’aprirono non avevano quasi nessuna vite da ghiaccio… E mi disse anche che i francesi lo odiavano perché aveva osato aprire una via nuova nel giardino di casa loro… Ma lui, mi raccontò, a Chamonix viveva e vedeva quel couloir dalla finestra di casa tutti i giorni…. Come i francesi, che però mai l’avevano cagato…

  3. Anche se ormai Parkin fa parte del passato come non ricordare la sua via tra Cerro Adela e Cerro Torre con rientro rocambolesco lungo l’allora semi sconosciuto Hielo Sur, A la recherche du temps perdu.

  4. Concordo con Malpezzi e incredibilmente con il buon e comunque stimato Marcello. E faccio il nome di un alpinista che praticamente nessuno si è mai cagato davvero ed era, prima e dopo l’incidente quasi mortale, uno dei più forti alpinisti sulla scena: Andy Parkin. 

  5. Malpezzi ha ragione. A parte i nomi del passato non ce n’è neppure uno del presente che sia rappresentativo dell’alpinismo di punta. Nirmal Purja non lo considererei un alpinista nel senso stretto. È fortissimo di certo, ma non è mosso da nessuna pulsione romantica, non ha mai aperto una via nuova e forse non sa neppure cosa significhi. L’alpinismo di punta odierno conta nomi che di rado sono citati nelle riviste de Cai, per esempio, fonte che pare essere stata utilizzata dall’autore per documentarsi.
    Non c’è tifo nell’alpinismo di oggi ma solo ammirazione per chicche sconosciute ai più i cui protagonisti restano abbastanza nell’ombra per la massa, nonostante i social.

  6. Ma quale tifo… l’alpinismo non esiste più da tempo, se non per i nostalgici come Filippini che imperterrito e con una noia mortale ci continua a parlare di Rheinold Messner di Maestri, e dei Cecoslovacchi…le nuove generazioni manco sanno chi sono e poco importa di ciò che fecero, Filippini è il vero tifoso nostalgico come quel napoletano che ancora ci parla di Maradona o l’interista dei suo Triplete o il milanista che in maniera freudiana è ancora attaccato alle sue Champions 😂😂😂

  7. Il “tifo”..dipende non solo dalle imprese ma dallo stile narrativo dei loro racconti o memorie o relazioni . Se non lo fanno…dipende dai giornalisti o scrittori che si incaricano della cronaca di  loro scalate, spedizioni  o biografie.Il “marketing “moderno favorisce chi e’abile nel raccontare storie di  vicende  su carta, online oppure ospitate in vari talk show, festival..

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