Imma Tataranni, Sostituto Procuratore
di Carlo Alberto Pinelli
Comunicato Stampa in margine alla Fiction Rai1
Roma, 28 ottobre 2022
Le associazioni ambientalistiche Amici della Terra, Altura, Assotuscania, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Comitato Nazionale del Paesaggio, Emergenza Cultura, Gruppo di Intervento Giuridico, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Federazione Pro Natura con questo documento intendono esprimere e divulgare la loro gratitudine nei confronti degli autori della serie televisiva Imma Tataranni, Sostituto Procuratore, i quali, nella puntata andata in onda su RAI 1 il giorno 13 ottobre 2022, hanno avuto il coraggio di aprire un varco nella muraglia di omertà che da decenni impedisce ai nostri concittadini di venire a conoscenza dei fatti reali nascosti dietro al ricorso sregolato delle cosiddette energie rinnovabili e in particolare dietro all’invasione delle gigantesche torri a elica innalzate su tanti crinali della penisola per produrre energia elettrica del vento. Il gravissimo scempio ai paesaggi italiani, agli ambienti naturali, alla fauna selvatica, con gli irreparabili danni collaterali all’immagine culturale e all’appeal” turistico del Bel Paese, è stato giustificato dalle società coinvolte in questo settore, ricorrendo a una narrazione ampiamente discutibile.
Il loro martellante messaggio mediatico, reso possibile dagli ingenti ricavi derivati dalle installazioni già realizzate con il supporto dello Stato, avrebbe dovuto contribuire a creare nel pubblico l’illusione che basterebbe innalzare un numero adeguato di quegli imponenti impianti industriali ( contrabbandati come lievi girandole) sulle creste dei nostri territori più pregiati per arrestare l’innalzamento delle temperature mondiali dovuto all’effetto serra. Niente di più opinabile! In verità la strada realistica verso la mitigazione della produzione di CO2 sfiora solo marginalmente il ricorso al vento e al sole. Affidarsi fideisticamente a tali risorse, per loro natura inaffidabili, equivale a una pericolosa illusione. Le nostre associazioni sono pronte a fornire in altra sede a chiunque desiderasse un maggiore approfondimento le ragioni delle nostre ben argomentate perplessità. Qui desideriamo solo sottolineare come la nostra voce sia stata soffocata con ogni mezzo grazie alla complicità o all’ignavia della maggioranza degli schieramenti politici e di quasi tutti i media. Malgrado ciò, anche per merito delle eroiche opposizioni delle Soprintendenze, si è assistito quasi dovunque alla crescente contrarietà delle comunità locali verso l’imposizione di così gravi manomissioni dei loro territori e verso i disagi che ne derivano. Consapevoli di questa situazione di stallo, ora le industrie che lucrano sulla produzione dell’energia elettrica dal vento e dal sole, sfruttano a loro vantaggio l’argomento della necessità urgente di liberarsi dal ricatto del gas proveniente dalla Russia, per raggiungere l’obiettivo fantascientifico dell’indipendenza energetica. Costoro però si guardano bene dall’aggiungere che tale traguardo potrebbe essere teoricamente raggiunto solo al prezzo di una diversa sudditanza nei confronti dei produttori stranieri di pale eoliche, tra i quali primeggia la repubblica cinese che è anche proprietaria delle terre rare necessarie al funzionamento delle eliche rotanti, come del funzionamento dei pannelli fotovoltaici.
Nell’attesa dell’arrivo dell’improbabile Messia eolico, qual è il risultato, ad oggi? Anche se le preziose emergenze storico-artistiche e i paesaggi naturali di intere regioni come il Molise, la Basilicata, la Puglia, la Sicilia, sono stati già deturpati da migliaia di gigantesche torri eoliche, altre più di 200 metri, la produzione italiana di elettricità dal vento non copre neppure l’1,5% del fabbisogno energetico totale (i consumi elettrici sono solo una fetta dei consumi totali, il 22%). Il nuovo piano europeo REPowerEU alza ulteriormente l’asticella degli obiettivi e prevede per l’Italia che l’eolico passi da 11 GW di installato al 2021 a 36 GW al 2030. Questo significa che sarebbe necessario ricoprire interamente di torri eoliche uno spazio collinare pari all’intera regione Friuli-Venezia Giulia. La nostra percezione del paesaggio verrebbe praticamente imprigionata dovunque entro una gabbia di torri di acciaio, senza che tale sacrificio arrechi il minimo vantaggio a livello planetario.
Dispiace che a dare finalmente voce alle istanze di gran parte del mondo della cultura e dei territori sulla questione eolica sia una fiction e non l’informazione Rai, che dovrebbe essere a servizio delle comunità.
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La questione è molto semplice… se un modello è sostenibile o meno. In questo periodo di marxismo (spinto dalle elite, perchè marxismo è per tutti ma non per loro) vi è una cosa che fa capire se una cosa non è sostenibile o meno e sono i prezzi. Io non so voi se avete o meno ricevuto le bollette gas e elettriche… qualche e piu’ di qualche risparmio l’ho fatto… e non per l’Ukraina, ma per il mio c/c…e per vostra informazione siamo solo agli inizi.
Stessa cosa accadra’ con il cibo. In Olanda e in Usa stanno facendo chiudere i governi le fattorie per ridurre la quantita’ di carne. IN piu’ con il gas alle stelle anche i prodotti fertilizzanti costano tantissimo (scarico sui prezzi poi delle materie prime agricole) o se ne pruduce di meno (quindi meno resa e prezzi up). Le elite pero’ non sono così cattive come si pensi perchè hanno gia’ approvato il cibo di insetti (vedasi Ue tre tipologie di insetti), i quali per essere allevati hanno bisogno di molta meno energia, etc. quindi costeranno meno
Quindi Relax… ci pensera’ il mercato (ovvio che sul mercato impattano le elite, basti vedere la gestione oscena della capacita’ produttiva energetica che sta facendo la Ue. Non parliamo poi dei singoli Stati).
…leggere, no eh?…
Ma davvero pensate che TUTTI possano remare nella stessa direzione della riduzione dei consumi? Perché è l’unica strada che avrebbe un senso solo però se accompagnata dallo stop alla crescita demografica. Ogni anno la popolazione mondiale aumenta mediamente di 75 milioni di abitanti, quindi servono più cibo, più acqua, più medicine, più trasporti, più tutto. Cambiare lo smartphone ogni 3 anni invece che ogni 2 al pianeta non cambia nulla quando tra 15 anni saremo in 9 miliardi. I comportamenti virtuosi vanno bene per lavarci la coscienza, ma dal punto di vista della salute del pianeta serviranno, forse, solo a ritardare di qualche mese il punto di non ritorno.
“I comportamenti individuali sono inutili a fronte del continuo aumento della popolazione mondiale. “
caro Luciano, anche questa è decisamente una falsità.
Nel 1965 si estraevano circa 35 milioni di barili di petrolio al giorno e la popolazione mondiale era di 3.3 miliardi di persone, cioè circa 0.01 barili per persona al giorno, pari a 1.5 litri.
Nel 2017 102 milioni di barili per 7.6 miliardi, ovvero 0.013 barili, cioè 2.08 litri per persona al giorno.
In altre parole la popolazione è aumentata di 2.2 volte, ma l’estrazione di 3.2.
Il che rende evidente che l’unica via è un totale ripensamento del modello di sfruttamento e sviluppo.
L’ipotesi che la modifica volontaria comportamenti personali abbia una reale incidenza è pura utopia.
Anzi è il più pericoloso dei green-washing, perché è autogiustificante (non andare in montagna per il bene comune) e gratifica il singolo (che bravo che sono che non vado più in montagna), che smette di porsi domande e continua a comportarsi da bravo consumatore convinto di aver fatto tutto il possibile.
Il comportamento individuale è la cosa più importante. Da quello può partire una coscienza comune. Se non c’è convinzione e motivazione a livello individuale, quello di comunitario che si riesce a realizzare non regge a lungo e porta agli effetti attuali che tutti possono vedere. Io mi faccio il suv nuovo e gli altri si fottano. Finché la maggior parte adotterà un credo simile la vedo dura. Ognuno dovrebbe iniziare da dentro di sé, in famiglia, al lavoro, allargando sempre più una coscienza che parta sempre dal singolo individuo.
Vale per tutto.
Non credo che il comportamento individuale vada così bistrattato.
Il comportamento individuale lo si modifica con le leggi, ok, ma vi è anche la prassi, il sentire comune che permea l’individuo. Solo che è un processo piu’ lento della legge per arrivare all’obiettivo…
I comportamenti individuali sono inutili a fronte del continuo aumento della popolazione mondiale. Per uno smartphone non acquistato, ci sono 100 (numero a caso) individui dei Paesi poveri che non ne sono ancora in possesso e ne vogliono (giustamente) uno anche loro, idem per tutto il resto delle cianfrusaglie che abbiamo accumulato nelle nostre abitazioni.
A me pare che i virtuali comportamenti individuali servano solo all’individuo. Ricordo la lotta per i sacchetti di plastica al supermercato: molti usavano già le borse di tela …ma solo una legge ha fermato l’uso. Una legge che fermi gli impianti, o le cave val più di 5 milioni di italiani che non usino gli impianti di risalita …o le statue di marmo.🤫
C’è un termine che si sta diffondendo: greenwashing, letteralmente “laviamoci la coscienza sul tema green”, più nobilmente detto “ecologismo di facciata”. E’ il male dei giorni nostri, a livello ideologico produce più danni dello sfruttamento abnorme delle risorse. Quest’ultimo è evidente, vedi la deforestazione o lo sbancamento delle Apuane (articolo 29/11/30): è un nemivo più facile da combattere. Il grrenwashing è subdolo, si insinua in posizioni pseudo ambientaliste, ollude le masse ma è peggio ancora. Il tema pale eoliche rientra in questo grande coacervo.
I consumi di energia dei privati cittadini, ancorché sommati, non pareggiano minimamente quello dei sistemi industriali o di certi servizi pubblici di grande utilità e diffusione (ospedali, trasporti, scuole, ecc). Ma il rigore individuale è sintomo di una certa mentalità, che potrebbe condizionare la società. Se ci abituiamo di nuovo ad una vita spartana, anche nel nostro piccolo (dove il risparmio di energia in assoluto sarà minimo), tutti insieme influenzeremo l’itero sistema. Se evitiamo di cambiare lo smartphone ogni tre mesi, alla rincorsa di un inavvicinabile miglioramento delle performance tecnologiche, tutta la filiera rallenterà e si otterrà perfino la riduzione degli sbancamenti dei giacimenti di terre rare (che sono fra le materie prime degli apparecchi). I tempi sono lunghissimi, certo, ma se non facciamo il primo passo, non arriveremo mai alla meta.
Bertoncelli 9: ma i tuoi pantaloni sporchi del lavoro e della montagna, la tua felice moglie emilia/siberiana va al fiume a lavarli o usa una energivora lavatrice???
Più che “sostenibili” forse saranno “sostenuti”…??
Da quando sono nato non mi sono mai imbattuto cosí tanto nella parola sostenibile. Negli ultimi giorni ho scoperto che anche l’innevamento artificiale e gli impianti sciistici delle Dolomiti sono “sostenibili”.
… … …
Dal sito ladige.it:
L’ambiente. Tema sempre più delicato, sul quale, per altro, tutte le stazioni sciistiche negli ultimi anni hanno prestato sempre più attenzione. Per quanto riguarda il Dolomiti Superski, con i suoi 1.200 km di piste e 450 impianti di risalita in quindici comprensori (compresa la valle di Fassa) distribuiti in un contesto ambientale di grande bellezza, ma anche di grande fragilità, il carosello deve sempre più fare i conti anche con le esigenze della sostenibilità.
«È un tema da sempre al centro della pianificazione strategica», assicura Andy Varallo, (presidente di Dolomiti Superski), citando come esempio i progressi tecnologici che consentono ai cannoni da neve attuali di produrre, a parità di acqua utilizzata, il doppio della neve rispetto a quelli di 20 anni fa. «Da due anni ci siamo dati un orientamento verso la sostenibilità credibile. Non lo facciamo per darci un’immagine positiva, ma perché crediamo che questo territorio vada preservato e trasmesso alle prossime generazioni nel miglior modo possibile».
Insomma, pare di capire che tra i piú “sostenibili” in questo mondo ci siano gli impianti del Dolomiti Superski. Sarà vero?
E intanto al Bundestag, i parlamentari tedeschi si lamentano che fa freddo negli uffici… Giovani, l’avete voluta e votata voi la legge sulla riduzione dei consumi…
Bellissimo articolo, che conferma quello che dico da qualche settimana qui su mass media che sabotano la narrativa dei fatti. Trapela su ogni settore solo la visione che le élite vogliono far trapelare come le associazioni qui ben affermano.
Hanno ragione da vendere nell’ammonire sulla favoletta delle rinnovabili. Le quali non possono garantire la capacità produttiva adeguata. Anche se abbassiamo la produzione di energia (giusta l’osservazione di qno sul evitare sprechi energetici all’atto della distribuzione).
La storia è come un pendolo che va da sx a dx (non politicamente inteso).
vi sono due estremi e il resto del giro del pendolo.
La gente sara’ disposta a rinunciare a Suv, a 22 gradi di temperatura, etc?
Io sono morigerato di mio e queste cose non incidono sul mio standard di vita, sono stato educato da gente vissuta nella miseria e ho sempre evitato lussi, soluzioni comode (per me 18 gradi in casa sono grasso che cola finora fatto docce a 15-16 gradi in stanza(senza box perchè faccio la doccia in vasca da bagno…allagando ovviamente 🙂 ).
Il fatto è che la storia insegna e soprattutto Pareto, che quando il popolo (la persistenza degli aggregati diceva Pareto, coloro che vogliono il quieto vivere) concede il dito, l’elite dominante si prende il braccio (la possiamo per semplificazione assimilare alle persone che hanno l’istinto delle combinazioni).
E secondo me questo accettare della gente sarebbe giusto e lo approverei anche, ma sapendo come va la storia e soprattutto la natura umana finira’ che 18 gradi sono troppi, quindi 15, ma poi no, c’è un problema energetico e dovete vivere a 10 si perchè a 11 la Terra muore…
Quindi dal Suv passeremo all’utilitaria, ma poi l’utilitaria inquina meglio andare tutti in bicicletta, ma poi siccome emettete co2 meglio la mascherina intanto he andate in bici.. .ah no… state a casa!!
Finira’ che la gente si auto (o normativamente) impedira’ di andare in montagna mentre resteranno gli impianti per i “ricchi” (specie politici, grandi finanzieri, industriali, etc) che andranno a sciare indisturbati.
Così funziona la storia e l’uomo. O si capisce come è strutturata una societa’, il suo addivenire attraverso la comprensione storica o sociologica oppure si commetteranno gli stessi errori del passato.
Su questioni ingegneristiche non sono competente, anche quelle ambientali (anche se qsa posso capire piu’ che altro per deduzione storica), ma sulle questioni storico-sociologiche-economiche il mio schema concettuale (che poi non è mio ma di Pareto, Michels, Shaw, ARmstrong) sta avendo da 20 anni ragione (da quanto ho studiato sociologia e subito dopo l’analisi dei mercati finanziari e studi ciclici).
Bellissima la vicenda di vita personale di FAbio.
“La collettività sarà disponibile a usare meno lo smartphone, viaggiare di meno, vivere a 18 gradi, rinunciare alla jacuzzi, girare con auto medio-piccole e non enormi SUV… e chi lo sa’…??? Ai posteri l’ardua sentenza.”
Felice marito di donna emiliana di presumibile discendenza siberiana, vi informo che in casa il riscaldamento è praticamente vietato da mia moglie.
In questo momento il termometro segna esattamente 18,0°C . D’inverno, se fossi ancora giovane e forte, sarebbe un ottimo allenamento per le grandi pareti nord.
P.S. Della serie: “Chi comanda in famiglia?”.
Mai come in questi ultimi tempi la parola “green” é usata a sproposito a volte, anche, per coprire misfatti.
La vera svolta green è consumare meno energia, non serve avere auto elettriche ultra pesanti e veloci. Altrimenti é una svolta di facciata che serve solo ad indirizzare i consumi in altre direzioni.
Ad esempio, se non c’è neve e le risorse idriche sono già al limite é da irresponsabili creare neve artificiale. Indirizzino il turismo verso altre attività e si risparmi energia ed acqua. Applichino su loro stessi la resilienza che vogliono far accettare agli altri.
Esistono stime del consumo civile-privato e di quello pubblico e industriale?
La riduzione del consumo individuale manterrebbe il senso se quello industriale fosse percentualmente subissante?
La protesta contro le schiere sterminate di pale che rovinano tutto sfonda, presso di me, una porta aperta, anzi un portone. Anche io, nel mio piccolo, sono molto dubbioso che quella delle energie alternative sia una strada da percorrere pancia a terra. Però occorre che tutti accettino una riduzione dello stile di vita e quindi di energia necessaria. Se avessimo in generale meno bisogno di energia, potremmo permetterci di produrne di meno e/o procuracene di meno dall’estero. La collettività sarà disponibile a usare meno lo smartphone, viaggiare di meno, vivere a 18 gradi, rinunciare alla jacuzzi, girare con auto medio-piccole e non enormi SUV… e chi lo sa’…??? Ai posteri l’ardua sentenza.
Il malato, detto sistema, è terminale.
Tutte le soluzioni, sono palliativi che ne prolungano l’agonia, la cui pena scorre nelle nostre vene non in quella di specula.
E si offendono se gli dici vigliacchi e schifosi.
Grazie Carlo Alberto.
@ Vegetti al 2. Metà dell’energia che produciamo viene sprecata o non usata al meglio. Può bastare per cominciare?
“soluzione” è parola grossa wuando si ha a che fare tra ambiente e business, Però Tralasciare i distinguo associazionale e fare fronte unico sempre, non solo occasionalmente. Riportando nel mio mondo, 20 sigle sindacali non avranno mai la forza di una unica. (Credo).
OK. Ma non ho capito quale sia allora la soluzione….
Condivido il tutto e trovo lodevole la “lotta” intrapresa. La sola perplessità sono le molte associazioni, tante bandiere s condividere un’ unica idea mi pare si perda un po’ di forza e di slancio. Voglio dire che se il fiume della recriminazione è uno, perché disperderlo in mille rivoli?