Inox

Inox
di Marco Marrosu
(da facebook, 28 luglio 2016)

La crisi del tassello (spit fix) – l’ancoraggio adatto per le attività alpinistiche si spezza?
Durante la scalata ci attacchiamo come dei dannati agli ancoraggi delle vie ferrate e cadiamo su quelli delle vie di arrampicata. Domande del tipo “terranno? quando sono stati messi? chi li ha messi era una persona capace? sono ancora in buone condizioni?”… ve le siete mai fatte oppure vi siete fidati ciecamente credendo che siccome “sono là” allora tutto è in regola?

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Ormai da anni è assodato che anche ancoraggi apparentemente nuovi si possono rompere se di materiale non adatto alle condizioni chimico-fisiche del luogo dove vengono inseriti.
Una constatazione dovuta a diversi incidenti avvenuti in prossimità del mare non solo in Sardegna ma anche in altri Paesi, dove diversi arrampicatori sono sopravvissuti per miracolo.

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Grazie a un’inchiesta nata in seno al CAI si è scoperto che gli ancoraggi che si spezzavano (comunemente sul mercato e forniti dai maggiori produttori per la pratica dell’arrampicata) erano di acciaio AISI304 o comunque un acciaio non adatto. Ecco che quindi improvvisamente abbiamo tutti scoperto che c’è acciaio e acciaio e che nel nostro caso l’AISI304 non va bene. Un buon acciaio per carità, ma non adatto per le zone marine. In quelle condizioni infatti viene attaccato da cloruri che possono generare fenomeni corrosivi complessi nella parte interna del tassello o a contatto del bullone, facendolo spezzare sotto il peso di una persona o anche meno!!! Un pericolo subdolo perché il tassello sembra apparentemente nuovo.

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Peccato che quasi tutti gli itinerari della Sardegna siano stati attrezzati da “volontari” con materiali di questo tipo!!!
Alcune ditte produttrici, come la RAUMER, hanno ammesso l’errore e prodotto gli stessi ancoraggi finalmente in acciaio AISI316L (vedi foto), che attualmente è l’unico affidabile per attrezzare le vie di arrampicata sportiva e le vie ferrate. Finalmente del materiale sicuro e decente, anche se la ditta ha deciso di non produrre in quell’acciaio alcuni componenti delle ferrate come i gradini e i distanziatori dei cavi (tondini da carpenteria).

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A questa linea di ancoraggi infine la RAUMER ha voluto affiancarne un’altra definita AISI316L LINEA MARINA che è idonea per il posizionamento in presenza di aria ricca di salsedine e lungo la costa. Ha anche deciso di renderlo riconoscibile facilmente dagli altri incidendovi sopra le sue caratteristiche come “AISI316L “e “linea marina” (pesciolino stilizzato). Un materiale che costa un po’ di più ma che garantisce sicurezza e un veloce controllo visivo della qualità.
Tuttavia… si possono trovare ancora in commercio i più economici “vecchi ancoraggi”. Non so voi, ma penso che attrezzare ancora con questo vecchio tipo di acciaio non voglia dire “fornire un servizio gratis ai fruitori degli itinerari”.

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C’è anche chi si chiede: “Ma non è ancora più sicuro il titanio?”.  Sì, ci sono materiali ancora più sicuri come in effetti il titanio, ma il problema è la produzione su larga scala e il rapporto qualità/prezzo. Ricordiamoci che i tasselli che si usano in arrampicata, speleologia, ecc. vengono dall’edilizia (per calcestruzzo) e in questo settore ne vengono venduti molti di più di quelli per attività alpinistiche. Il risultato è che lo sforzo delle ditte è rivolto più verso le richieste del settore edile che verso quello alpinistico-speleologico. Ad ogni modo, per chi interessa approfondire, ecco un articolo che può chiarire molti dubbi.

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Inox ultima modifica: 2016-08-24T05:50:17+02:00 da GognaBlog

3 pensieri su “Inox”

  1. [Tuttavia… si possono trovare ancora in commercio i più economici “vecchi ancoraggi”. Non so voi, ma penso che attrezzare ancora con questo vecchio tipo di acciaio non voglia dire “fornire un servizio gratis ai fruitori degli itinerari”]

    1) L’acciaio AISI 304 non è VECCHIO né superato. Va benissimo nel 99% delle falesie dove garantisce durate di svariate decine di anni.
    2) L’acciaio AISI 316L NON garantisce la durata in ambiente marino e il 316L “Marino” della Raumer è migliore sì, ma anche questo non da’ garanzie sulla corrosione a pitting.
    L’unico acciaio sarebbe il 316LN, ma commercialmente sembra non sia facile da reperire e costoso. Allo stato dell’arte in giro c’è solo il titanio.

  2. Raramente ho usato spit e non ho mai attrezzato falesie o vie, però per lavoro mi trovo spesso ad avere a che fare con la resistenza alla corrosione dei materiali e in particolare l’acciaio inox. per cui vorrei aggiungere un paio di considerazioni.

    La prima è che, qualunque cosa dica Raumer col suo pesciolino, l’AISI 316 non è comunque adatto all’impiego in presenza di cloruri perché soggetto a corrosione localizzata (vaiolatura – pitting) in misura appena minore del 304. A temperature superiori ai 40°-50°C questi acciai soffrono anche di tensocorrosione (stress corrosion craking), in particolare se deformati a freddo, come le piastrine delle foto. Tutto ciò è descritto piuttosto bene nell’articolo che hai postato (a proposito, grazie me lo sono salvato!)
    Il pitting è piuttosto visibile, il materiale perde la sua lucentezza (anche sfregandolo) a causa della presenza dei microcrateri superficiali, mentre la tensocorrosione no.

    La seconda cosa a cui stare molto attenti è la corrosione galvanica, che avviene quando due materiali metallici differenti sono a contatto e bagnati da una soluzione conduttiva come l’acqua con sali. Quello che avviene in poche parole è che si forma una pila di Volta in cortocircuito e che il materiale meno nobile si corrode. Se la vite o il tassello sono di acciaio brunito o peggio zincato si corroderanno perdendo la loro resistenza; probabilmente inoltre la corrosione non sarà affatto visibile, perché avverrà nella parte interna dello spit.
    Anche in questo caso il fenomeno è fortemente aggravato dalla temperatura e dal tipo di sali in soluzione: il medesimo spit, anche se piantato in una colata d’acqua su Spitagoras in Dolomiti durerà molto, molto di più che sulla placca più asciutta della parete Striata al Muzzerone.
    Ma comunque non durerà in eterno: gli spit di Another day in paradise in Badile già parecchi anni fa destavano una qual certa inquietudine!

    Non ho alcun dato per poter dire cosa sia successo nei vari incidenti occorsi e che tipo di corrosione fosse coinvolta, però credo che in vicinanza del mare la cosa più sicura in assoluto (ma comunque non eterna) dovrebbe essere l’uso di fittoni resinati correttamente infissi.
    Questo perché usando un solo metallo ovviamente si esclude la corrosione galvanica e, considerando le dimensioni del fittone, si riduce molto l’impatto del pitting.

  3. L’articolo è sicuramente molto interessante tuttavia ritengo sia utile fare delle ulteriori precisazioni. Spesso si da solo importanza al materiale impiegato (nella fattispecie inox aisi 304,316, 316L e così via), ma come giustamente dice l’articolo sappiamo qualcosa di chi ha fissato l’ancoraggio? Nel campo dell’edilizia l’utilizzo di ancorati chimici è regolato da apposita normativa di riferimento, anche se pure in questo settore ne viene fatto un uso sregolato, in particolare vengono individuate tre possibili meccanismi di rottura del sistema: rottura dell’ancoraggio (barra filettata), cedimento dell”ancorante chimico, rottura del supporto (ossia della parete rocciosa). Ognuno di questi tre elementi barrafilettata, resina, roccia deve essere verificato analiticamente e le verifiche dipendono da vari fattori che non sono solo le proprietà meccanica di resistenza dei materiali ma anche diametro e profondità del foro per esempio, da qui si comprende come sia importante anche la correttezza della posa in opera e ancor prima la verifica strutturale dell’ancoraggio. La verifica è importante non tanto per sapere se l’ancoraggio regge, quanto piuttosto sapere di quanto regge ossia conoscere il livello di sicurezza ossia di quanto l’ancoraggio è piu resistente rispetto ai carichi agenti. Una ulteriore precisazione: nelle piastrine (come quella presente nell articolo ) è indicato oltre il tipo di materiale anche il carico max e soprattutto una freccia che rappresenta la direzione in cui la piastrina è in grado di sopportare quel carico, di ciò si dovrebbe tenere conto quando queste vengono fissate sulle pareti, anche qui se ne vedono di tutti i colori.

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