Intervista a Messner

Intervista a Messner
di Massimo Nava
(pubblicato su Corriere della Sera il 17 giugno 2021)

Un proverbio tibetano dice che il tempo e il destino raggiungono ogni essere. Reinhold Messner, settantasei anni, continua a spostare in avanti l’orologio della vita e a sfidare il destino. Per decenni, lo ha fatto sulle vette del mondo, oggi contro il tempo, la rassegnazione, forse contro la vecchiaia. Qualche giorno fa, nella sua Val Venosta, si è sposato – per la terza volta – con Diane Schumacher, origini lussemburghesi, di trent’anni più giovane.
“Abbiamo celebrato le nozze, con pochi amici, proprio quando l’emergenza CoViD-19 sta per finire. E’ solo una coincidenza, ma vorrei che fosse un messaggio di speranza. Diane ed io cominciamo un nuovo viaggio nel futuro, pieno di gioia e ottimismo, e mi piace l’idea di condividere questa fiducia nel tempo che verrà”.

– Che cos’è l’amore alla sua età?
“Innanzi tutto un colpo di fortuna. E’ la condivisione di un progetto. Alla mia età è dolce e confortevole ritrovarsi in due. Ho fatto centinaia di scalate in solitaria, ora posso condividere con una persona stesse passioni, interessi, stile di vita, la differenza è che mia mia moglie è più veloce. Nella nostra valle, nel nostro maso, riusciamo a vivere con poco, in modo autosufficiente, dimostrando che anche così, in piccolo, si può salvare il mondo. Non mi piacciono i giovani che dicono che noi anziani abbiamo distrutto il mondo, senza che abbiano loro la forza di cambiare stile di vita”.

Reinhold Messner e Diane Schumacher

– Uno che ha scalato diciotto cime dell’Himalaya (quattro delle quali per due volte) e che ha al suo attivo quasi 4000 ascensioni (“ho ormai perso il conto”) si sente un pensionato della montagna?
“Assolutamente no. Non smetterò di vivere la montagna, ma accetto il fatto che sono diventato vecchio, che non potrei più scalare il K2 senza ossigeno. E’ difficile accettare la legge biologica, ma è importante porsi nuovi obiettivi. Prima della pandemia, ho viaggiato in Africa, per fare uno studio sui popoli della montagna in Etiopia. Con Diane abbiamo scalato una delle vette più alte dell’Africa, ma il percorso era abbastanza semplice. Adesso lavoro alla Final Expédition, un progetto che mi porterà in molte parti del mondo…

– Un’altra “spedizione”?
“Assolutamente no. Questa sarà la mia eredità di alpinista. Un viaggio in tante capitali per raccontare il vero alpinismo, il senso autentico di un’ascensione ad alta quota. Organizzerò conferenze, proiezioni, incontri con grandi alpinisti. L’intento è di raccontare le spedizioni del passato a confronto con quelle che si organizzano oggi. Ormai, sull’Himalaya ci può andare chiunque. Pareti già tracciate, elicotteri, sherpa tutto fare, insomma autostrade per la vetta. Ci si mette in coda, si sale e si mandano fotografie sul web. E’ un grande business del nostro tempo. Peraltro, negli ultimi tempi, con grande spreco di ossigeno. Che senso ha andare sull’Everest come in una gita domenicale? Per raccontarla agli amici? Tutto ruota intorno agli affari: chi paga di più per un letto nel lodge, per un volo in elicottero o per il trasporto di un carico vince il biglietto per l’ascensore. I souvenir sono spacciati per “antichità” e la “pizza Yeti” per specialità locale”.

In questi giorni, esce un libro di memorie e lettere, da quelle spedite da Messner a famigliari ed amici, a quelle di grandi alpinisti del passato. Il libro Lettere dall’Himalaya si apre con una lettera della madre. Sono parole semplice e chiare, scritte con la consapevolezza di una conoscenza profonda del proprio figlio.
Casa, 27 giugno 1980. Caro Reinhold! Scrivo questa lettera al tuo indirizzo in Tibet, anche se non so se ti raggiungerà mai. Tu vivi in un mondo completamente diverso da quello dei tuoi fratelli, e non mi riferisco soltanto alle montagne. So che per te è una necessità, ma fai attenzione! Dieci anni fa eri sul Nanga Parbat con Günther. Speravo che saresti rimasto con noi. Invece sei partito di nuovo, e io, nonostante tutto, non ti ho trattenuto. Non lo farò nemmeno ora. Nel frattempo qui in Europa sono cambiate tante cose, l’orizzonte è diventato sempre più limitato. Ho imparato a capire sempre di più il tuo modo di vivere. Rimani in Tibet se da noi c’è la guerra o la rivoluzione, e sii prudente. Abbi cura di te! Tua madre”.

Nel suo libro, scrive : “Se in passato le spedizioni avevano come scopo principale la ricerca, l’esplorazione e la scoperta, quindi la scienza, per cui si era pronti ad affrontare l’ignoto, oggi si cerca l’avventura fine a se stessa. Un impulso primordiale che probabilmente si nasconde in ogni essere umano”.
“Ho passato tutta la vita a mettermi nei panni dei miei predecessori, i grandi pionieri, per potermi ispirare alle loro imprese. Ho avuto la fortuna di sopravvivere a oltre cinquanta spedizioni sull’Himalaya. E nel farlo, la mia visione sui processi di cambiamento che hanno investito l’alpinismo d’alta quota è diventata sempre più nitida. Con queste lettere intendo trasmettere questa storia, in modo che non appartenga più soltanto alle persone a me care”.

Nel libro c’è, fra le tante, la testimonianza di uno dei più grandi alpinisti, Albert Frederick Mummery, che appunto racconta una spedizione alla fine del secondo scorso. Siamo nel 1895!
“Il viaggio da Rawalpindi a Baramula è stato una rara delizia. Ci siamo spostati con le tonghe, strane carrozze basse a due ruote dotate di ottime sospensioni. Per le prime 50 miglia i cavalli vengono cambiati ogni 3 o 4 miglia, e si procede a un ritmo fantastico. Scendendo da Murree alla valle di Jehlum, abbiamo coperto una o due miglia in tre minuti poiché i cavalli si sono lanciati al galoppo sfrenato. Tuttavia abbiamo accumulato un ritardo significativo perché il monsone è scoppiato proprio quando siamo arrivati a Murree. La pioggia veniva giù a fiotti, la strada era coperta di terra e fango ed è crollato un ponte…”.

In alcune lettere, rievoca anche la tragedia di suo fratello Günther, scomparso durante una spedizione nel 1970. Da allora, è stato investito da pesanti insinuazioni sul suo comportamento. Qualcuno l’accusò di avere abbandonato il fratello in vetta. C’è una lettera, scritta ai genitori, che spiega più cose di spiegazioni postume.
Non preoccupatevi. Non sono un incosciente totale e non mi interessano i percorsi oggettivamente pericolosi. Sono un alpinista, esattamente come potrei essere un contadino o un ingegnere. Cerco la via con il mio istinto, con la mia esperienza; la percorro con la mia forza, con le mie passioni, con la mia volontà. Ma credo che in montagna, così come in molte altre zone della Terra, occorra immergersi nell’ignoto come farebbe un avventuriero, e osare”. In un’altra lettera scrive: “I “bravi compagni” del 1970 e sedicenti storici dell’alpinismo – hanno dipinto ogni sorta di scenario. (…) Finalmente, con il ritrovamento dei suoi resti, avrei avuto la certezza che la memoria non mi aveva ingannato, che non esistevano altre cause di morte se non la slavina che lo aveva travolto. (…) Solo ora posso dare l’estremo saluto a Günther (…) Purtroppo nel frattempo i nostri genitori sono morti. Quanto sarebbe stata liberatoria anche per loro la certezza rappresentata dal rinvenimento dei resti… Naturalmente l’accusa – forse la peggiore che si possa muovere a uno scalatore – mi ferì profondamente. Ma mi ha anche insegnato fino a che livello di meschinità possono arrivare le persone per vendetta, invidia e prepotenza”.

– Che cosa ricorda di quei momenti così dolorosi?
“Ero solo quando mio fratello è morto. Loro non c’erano, non potevano sapere. Non risponderò mai più a qualsiasi polemica… Avrei dovuto stare zitto già allora. Avevo ragione, erano tutte invenzioni. E’ stato terribile, anche per la mia famiglia. I miei erano ancora al mondo e leggevano queste cattiverie. Ma ho ricevuto nel mio cuore l’energia di mio fratello e sono andato avanti. Ero diventato troppo famoso, hanno sfruttato la mia persona per farsi un nome, buttando fango, hanno venduto persino film”.

Reinhold Messner, nato a Bressanone/Brixen, altoatesino doc. Che cosa significa per lei la pagina del Corriere dedicata agli “italiani”.
“Mi sento molto fortunato. Parlò italiano, tedesco, inglese e un po‘ di altre lingue. Sono europeo, sono nato in Italia, sono felice di vivere in questo mondo multiculturale come il Sud Tirolo. Da Silvius Magnago in poi, qui è stata costruita la strada della convivenza, che è la chiave della vita, del futuro di ogni società”.

Accompagnerà anche quest’anno Angela Merkel in passeggiata?
“Non credo possa venire in Val Venosta nella situazione attuale. Vent’anni fa, ci siamo arrampicati insieme. In futuro faremo passeggiate, io sono più vecchio di lei…. Spero di accompagnarla dopo il suo ritiro. Anche lei deve sopportare polemiche, invidia, ma è una donna fortissima”.

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Intervista a Messner ultima modifica: 2021-07-18T05:31:00+02:00 da GognaBlog

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19 pensieri su “Intervista a Messner”

  1. Il grande rimpianto di Messner: 
    “Ah, se mi fossi portato un metro sulla cima dell’Annapurna!”.
     

  2. Mi sembra che Maradona non abbia avuto il problema di come gestire la terza età. Ha risolto prima.

  3. Prima i musei, adesso l’organizzazione di conferenze. Sta gestendo bene la terza età, a differenza di altri sportivi (Maradona per esempio). 

  4.  Accetti di accompagnare  Angela Merkel..e quasi quasi la convinca a fare  la consigliera in Italy almeno su “come fare a far durare i governi”e come gestire  i “Governi di Unita’ nazionale”, che abbiamo bisogno…tanto tanto.

  5. Un Grande! con tutta probabilità il più grande alpinista che le Alpi hanno prodotto.  In ogni periodo storico da lui attraversato sa’fiutare il senso della via e della soppravivenza anche fuori dalle pareti.Un grande equilibrio mentale oltre che fisico lo accompagna in tutta la sua carriera.Il carattere del profondo montanaro non lo rende certo simpatico a tutti ma indiscutibilmente in ogni ambito ha dato tutto.Non aver avvicinato il figlio alle arrampicate non vuol dire nulla …Forse era la vicinanza a sé che mancava ma sono fatti suoi e degli alpinisti in genere e qui si può discuterne in generale …..Auguri quindi per una serena vecchiaia ancora a lungo senza ossigeno(nelle bombole ovviamente)
     
     
     

  6. tutti i grandi personaggi ( e anche i piccoli, solo che loro, appunto perchè piccoli, lo dimenticano..) hanno nel corso della vita avuto delle contraddizioni nelle scelte, nelle idee, nei modi di essere nell’ambito sociale o familiare, è normale. Leggetevi le biografie di J.F.Kennedy, di N.Madela, di K.Marx, ecc..per parlare di grandi nomi che hanno fatto la storia. La differenza è che i grandi verranno ricordati, i piccoli commentatori alla ricerca dell’errore, della contraddizione, del gesto sbagliato, verranno dimenticati, semmai qualcuno li conoscesse. Bravo Messner! Tanti auguri e congratulazioni per la tua bella vita da “anziano” e per il tuo matrimonio!

  7.  ad ogni modo, i figli che  non approvano le scelte dei padri e madri , raggiunti i 20-23 anni dovrebbero essere gia’ fuori casa per avventura, lavoro o studio.Basta che arrivino loro bonifici tramite app e-banking…non troppo consistenti..da sopravvivenza.

  8. Sacré M. Messner, décidemment vous aurez toujours l’art de bousculer les codes, mais c’est votre vie à vous celle qui vous appartient sans aucun jugement de personne et vous en avez assez ‘bavé’ pour avoir droit à vivre sans avoir de compte à rendre à quiconque, j’ai eu il y a un mois un grave accident qui me cloue dans un lit pour une durée de 2 mois encore et je devais comme chaque année venir grimper dans vos merveilleuses DOLOMITES, sans doute un peu plus tard…

  9.  Andrea   Zanzotto, poeta e scrittore veneto, sostenne che per capire qualcosa del “Mondo “bisognerebbe campare minimo 900 anni.Invece bisogna accontentarsi. Mi procurerò ,di Marquez:”L’autunno del patriarca”

  10. Messner e’ indiscutibilmente uno dei due tre migliori alpinisti della storia. Quando qualcuno, come lui, eccelle in qualcosa e, per questo, si avventura a dare lezioni di vita a tutti, lo scivolone e’ dietro l’angolo. Messner ha ragione nel dire che i giovani non vogliono realmente cambiare ( personalmente sono iper critico nei confronti dei movimenti friday for future e simili…) ma a 70 anni sarebbe piu’ saggio aggiungere anche tutti gli errori che la sua generazione ha commesso se qui siamo arrivati. Nessuno e’ (stato) perfetto…

  11. Panzeri. Quante volte ti è capitato di sentir dire da un over 70: i giovani di oggi sono meglio di noi e i tempi odierni sono migliori di quelli della nostra giovinezza? A me quasi mai. Ho sentito spesso la storia opposta, sempre uguale, con pochissime variazioni, prima da mio nonno, poi da mio padre e ho letto accorate e nostalgiche lodi del tempo che fu in decine di romanzi e di film. Mi sforzo in ogni modo di evitare la coazione a ripetere ma appena mi distraggo un po’ ci casco anch’io, come quasi tutti. Sarà scritto nel DNA e avrà probabilmente un ragione evolutiva, visto che è uno schema di comportamento così consolidato ? Forse Messner avrebbe dovuto osare di più, come Silvione, e accasarsi con una ragazza di 28 anni, così il contatto intimo con la gioventù magari lo avrebbe preservato dalla banalità della ripetizione.

  12. Perchè i commenti che prediligo sono quelli dei vari Tore, Cominetti e pochi altri? Perchè sono schietti, sinceri senza tanti giri di parole e fronzoli. Come posso dare credito a uno che parla.di vita semplice in un maso quando ha concluso la sua carriera scavalcando la recinzione del suo CASTELLO? Ma un po’ di coerenza no?!!!

  13.  Nella nostra valle, nel nostro maso, riusciamo a vivere con poco, in modo autosufficiente, dimostrando che anche così, in piccolo, si può salvare il mondo. Non mi piacciono i giovani che dicono che noi anziani abbiamo distrutto il mondo, senza che abbiano loro la forza di cambiare stile di vita”.
    forse arrivato a questa età non ricorda bene come si muoveva in Himalaya quando non passava a nessuno per la testa l’idea dell’inquinamento
    certo tutti bravi ora a parlarne , soprattutto i più, poi dare la colpa ai giovani……!!!!! vabbè
    auguri per il matrimonio signor Messner
    ricordo anche che nel quaderno di miss Hawley a Katmandu non cera scritto Italia sotto la riga Nazione 

  14. Visione orizzontale. Prima puntata. Che carini, nella foto in posa ritoccata con Photoshop. Reinhold ha anticipato nei fatti l’articolo di Cominetti e forse quando diceva Altissima, Purissima…non si riferiva all’acqua minerale come tutti pensavamo. Per completezza andrebbe letta anche l’intervista al figlio, alpinista anche lui. Spietata, dura e senza sconti verso il padre, come a volte fanno i figli maschi che devono fare i conti con il famoso Conflitto. Povero Reinhold, sicuramente gli ha rovinato la festa… e poi nessuno è perfetto, questo accade solo nella fantasia del grande Padre, autorevole, eroe, forte e al tempo stesso giusto, soccorrevole e affettuoso. Siamo uomini e caporali, diceva il Filosofo partenopeo, ma questo lo si capisce solo nel corso del tempo. Vedi il libro del figlio di John Harlin. Tanti auguri Reihnold per questa nuova impresa alla tua età, con sincera ammirazione e un pizzico di invidia. 

  15. Figli anche senza contratto se madre Natura entra in azione. Anche se  c’e’ stato un voto di castita’ singolo o di coppia.

  16. Cosa centra il matrimonio e i figli. Allora le coppie che non possono averne? O quelle dello stesso sesso? O una donna che si sposa a 60 anni?
    Il matrimonio è  anche un contratto ma non solo. Poi é assurdo che Podestà non abbia potuto salutare il suo Walter ma siamo in italia.

  17.  Analogia:Il  cantante coetaneo Bryan Ferry è stato sposato dal 1982 al 2003 con Lucy, madre dei figli Otis, Tara, Merlin e Isaac. Si è risposato nel 2012 con Amanda Sheppard (ex di uno dei suoi figli), ma il loro matrimonio è terminato nel 2014.
    Ma chissene….canta bene ed ha un ottimo repertorio ed una band da galera..

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