Erisittone aveva abbattuto senza alcun rispetto gli alberi di un bosco sacro a Demetra: la reazione della dea e il senso degli antichi per la natura.
La dea Demetra e la sacralità della natura
(perché per gli antichi l’ambiente era la loro casa)
di Cristina Dell’Acqua
(pubblicato su corriere.it del 3 dicembre 2021)
Facciamo spesso l’errore di credere che l’ambiente sia al nostro servizio, ma è vero il contrario.
Ambiente ed ecologia sono parole moderne, ambiente viene dal verbo latino ambire, che vuol dire andare intorno, ed è un nome che indica lo spazio che ci circonda e nel quale ci muoviamo e viviamo assieme agli altri.
Ecologia è un calco costruito sul greco e (come anche economia) contiene la parola oikia, la casa, l’ambiente in cui viviamo e che dobbiamo proteggere.
I Greci non conoscevano questi due vocaboli, ne avevano però altri che testimoniano la loro sensibilità sul tema.
Penso alla parola metriotes, moderazione: secondo Ippocrate, il padre della medicina, tutto ciò che è moderato ci regala le condizioni di vita ottimali dall’alimentazione al clima.
Penso all’ubris, la tracotanza, l’arroganza con cui a volte l’uomo pensa di non avere confini se non se stesso e il proprio desiderio di potere.
Penso a un mito, come quello raccontato da Callimaco, un poeta greco del IV secolo a.C.
Un giorno Erisittone aveva abbattuto senza alcun rispetto gli alberi di un bosco sacro a Demetra, la dea che fa crescere il grano, offre agli uomini il cibo e alterna le stagioni in modo equilibrato.
La sofferenza di Demetra è un dolore cosmico, universale, che stravolge la terra e la rende infelice, che vuol dire sterile.
Nella mentalità degli antichi esistono zone protette, luoghi in cui sembra manifestarsi la presenza di una potenza superiore.
Erisittone con un’ascia colpì uno splendido pioppo alto sino al cielo, il grido di dolore della pianta arrivò sino alla dea Demetra che si infuriò.
Non servì a nulla cercare di fermare il giovane Erisittone, colto da senso di onnipotenza: voleva legna con cui costruire una casa dentro la quale offrire banchetti abbondanti ai suoi amici.
Su di lui si abbatté Nemesi, la dea della vendetta che non dimenticherà la mancanza di senso del limite del giovane.
Dante porrà Erisittone nel XXIII del Purgatorio, ma la punizione cui il giovane andò incontro ha più il sapore del contrappasso infernale: non essendosi preoccupato di rispettare una risorsa sacra e preziosa come quella di un bosco, dovrà patire in eterno una fame impossibile da placare.
Fu così che Erisittone, bulimico, più mangiava più aveva fame, divorava tutto quello che gli capitava davanti agli occhi e un giorno mangiò anche il gatto di casa. E continuò sino a mandare la sua casa in rovina.
Una sacralità della Natura che dovremmo ricordare, come dobbiamo ricordare il ruolo fondamentale che abbiamo nell’impatto con l’ambiente.
Curioso che ambiente e ambizione derivino dallo stesso verbo latino ambire che nel senso più positivo del termine è un desiderio legittimo di migliorarsi.
E uno dei nostri desideri più forti, sin da giovani, è la casa, il nostro posto in cui stare bene nel mondo, un posto da proteggere, l’ambiente nel quale cresciamo ogni giorno e facciamo crescere i nostri figli.
In fondo scriviamo ambiente, ma leggiamo casa.
Il commento di Carlo Crovella
Il mio professore di liceo mi assicurava che la cultura classica aveva già spolverato l’intero palinsesto dell’esistenza. Nei miti greci e latini c’era già “tutto” quello che riguarda la vita umana, caratteri, vizi, difetti, i pochi pregi. E c’era già l’intero universo. All’inizio ero perplesso: come potevano sapere, secoli e secoli fa, cosa sarebbe accaduto “dopo”, con la tecnologia, l’evoluzione, il progresso? Semplice: il lupo perde il pelo, ma non il vizio. La specie umana era già così. Il “dopo” ha solo amplificato gli effetti negativi dei suoi difetti per la combinazione fra progresso tecnologico e crescita esponenziale degli individui. Altro che un bosco, ci divoriamo oggi! Intere colline di silice sono state completamente spianate per utilizzare quel componente da inserire nei telefonini e pc.: saremo anche noi condannati alla stessa pena eterna di Erisittone? Peggio, siamo destinati all’estinzione: non riusciremo letteralmente più a sfamarci perché avremo consumato tutte le risorse del pianeta. Un’altra considerazione si lega al mito classico. Come ho già raccontato, purtroppo io non ho il dono di una profonda fede religiosa. Non sono proprio ateo, sono piuttosto un “laico”, credo in principi etici a-religiosi (correttezza, rigore, senso del dovere, ecc.). Tuttavia percepisco un che di sacro nell’essenza stessa nell’ambiente, è imperniato di qualcosa di “divino”. La nostra bulimia di risorse, oltre a distruggere noi stessi, ha un carattere addirittura blasfemo: uccidiamo Dio.
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ASSOCIO DISSOCIO.
Mi associo al ringraziamento di Alessandro per gli stimoli che generosamente ci costruisce.
Mi associo in ritardo nell’augurarci buon anno.
Mi associo in pieno al commento 9 di Matteo e mi dissocio totalmente dal professore di Carlo Crovella e anche da quegli anglofoni che dicono sempre che Shakespeare l’aveva già scritto…
Geri
PS. Comunque sono contento di averci provato. Era un’esperienza che andava fatta. Visto, in parte piaciuto, in parte non piaciuto. Avanti ( o “move on” come dicono gli italiani 😀).
Bertoncelli. Caro Fabio, ho iniziato a frequentatare i social solo da meno di due anni, a causa dei limiti alla socialità “in presenza” imposta dal Covid 10. Ho notato che si stanno sempre più “zanzarizzando”. È un processo fisiologico? Si può fermare la deriva? Questo è il dilemma. Staremo a vedere. Nel frattempo, io penso che, almeno per me, convenga investire il tempo nel vivere piu’ che nel bloggare (se possibile con godimento). Speriamo che il nuovo anno consenta di tornare alle vecchie chiacchere di persona intorno al tavolo attraverso le quali è cresciuta la nostra generazione. Zucca e melone, a ciascuno la sua stagione, diceva la mia nonna in dialetto. Ciao.
Il buon Pasini latita. Qualcuno ha sue notizie?
Si è rifugiato sul monte Athos? È fuggito a Timbuctú? È emigrato in Libia su un barcone? Si è arruolato nella Legione Straniera? È diventato frate trappista? Sta percorrendo in solitaria il Sentiero Italia?
Pietro, le tue parole non sono affatto uno sproloquio! A me hanno fatto piacere.
Benvenuto nel GognaBlog, dove si dialoga, si scherza, si discute, a volte ci si arrabbia e di tanto in tanto si sproloquia. Ma non preoccuparti: qui sono sempre gli altri a sproloquiare! Per esempio, mi ricordo del logorroico [CENSURA] e del terribile [CENSURA]; da quest’ultimo non esiste scampo: rassegnati.
Buongiorno e buon anno a tutti!
Sono un vecchio e tecnicamente scarso frequentatore della montagna, appassionato della letteratura relativa.
Mi associo al ringraziamento ad Alessandro Gogna, per me un mito da sempre, ora ancora di più proprio per la “smitizzata” fatica e intelligenza nel donarci questo luogo montano virtuale ed i suoi contenuti. Gliene sono davvero grato. Ringrazio anche tutti i commentatori del blog, che arricchiscono la riflessione con i propri contributi. Particolare deferenza per me per Ugo Manera, altro “mito umano” delle mie letture e dei miei sogni alpinistici.
Mi scuso per lo sproloquio.
Buona vita e buona montagna a tutti
Aggiungo i miei auguri ad Alessandro, a chi collabora con lui per tenere in vita Sherpa e tutti i suoi contenuti ed a tutti i frequentatori del gogna blog.
“Nei miti greci e latini c’era già “tutto” quello che riguarda la vita umana, caratteri, vizi, difetti, i pochi pregi. E c’era già l’intero universo.”
Non è perfettamente corretto: nei miti greci c’era già tutto, ma solo se tutto si riferisce al mondo occidentale. E c’era già tutto semplicemente perché noi siamo i loro discendenti, i discendenti di quel modo di pensare, di pensarsi e di vedere il mondo.
Credo che pe un tibetano, un navajo o uno yanomami i miti greci non contengano poi molto.
Solo perché l’occidente con i suoi valori ha pervaso il mondo e la sua mentalità inquina tutte le altre si può pensare che i miti greci esauriscano tutto.
Il mio augurio è che si incominci a emendare e cambiare questa visione.
Se la storia si ripete, si può dedurre che la presunta conoscenza (tecnica) non implica progresso umanistico ma solo strumentale, che conoscenza non è.La saggezza di tutte le tradizioni ha già osservato che se ci identifichiamo con i sentimenti, con il ruolo che crediamo di dovere rappresentare, niente può evolvere.Ripeteremo una storia egoistica e di conflitto.
Mi unisco a tutti per gli auguri a tutti i frequentatori e ad Alessandro Gogna, e un ringraziamento a quest’ultimo per mantenere vivo questo luogo di riflessione, sogno e confronto
La dice lunga la frase di Guccini: Nell’auto presa a rate Dio è morto.
Ma Dio risorge quando si fa la cosa giusta, come il ramarro e Nuvolari.
Anche la musica ha già detto tutto.
Auguri.
Auguri Di un Sereno a tutti
Lunga vita al GognaBlog.
Auguri a tutti voi.
Mi associo al commento do Paolo Gallese. Buon anno a tutti.
Ms
Se”Penso all’ubris, la tracotanza, l’arroganza con cui a volte l’uomo pensa di non avere confini se non se stesso e il proprio desiderio di potere.”..trovo esempi di uomini cui e’concesso di piu’ in quanto VIP.In cronaca di oggi : “Donnarumma in motoslitta alle Tre Cime.” cosa ha di migliore rispetto ad altri?? La so: Ferma i palloni prima che entrino dentro un rettangolo chiuso da una rete…compito essenziale per la sopravvivenza della specie umana.Medici ed infermieri, supposto che godano di breve periodo di vacanza, solo con ciaspole o sci.
Prima di dire qualcosa su quanto appena letto, va un ringraziamento aad Alessandro Gogna, che ogni mattina puntualmente ci regala un momento di riflessione, di narrazione, di denuncia, o di sogno.
Frammenti e al tempo stesso doni.
Grazie! E buon anno nuovo Alessandro.
E buon anno a tutti i collaboratori e frequentatori abituali di queste pagine.