UNCEM è contraria

UNCEM è contraria
(all’obbligo di Artva, pala e sonda)

L’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani prende posizione.
L’obbligo di attrezzarsi con pala, artva e sonda, per tutti coloro che effettuano, non solo scialpinismo, ma anche escursioni di ogni genere in montagna, non è sostenibile e condivisibile da parte di Uncem. Dal 1° gennaio 2022 si dovranno infatti applicare le nuove norme sulla sicurezza nelle discipline sportive invernali, previste dal decreto legislativo 28 febbraio 2021, numero 40.  Il decreto è entrato in vigore il 3 aprile 2021, ma l’articolo 43-bis, introdotto dal decreto legge 40 del 22 marzo 2021 ne aveva fissata l’applicazione a partire dal 31 dicembre 2023, termine poi ridotto al 1° gennaio 2022 dal decreto legge 25 maggio 2021, numero 73. L’articolo non è chiaro. Chi pratica attività fuori pista dovrebbe infatti attenersi alla disposizione contenuta al secondo comma dell’articolo 26 sul pericolo di valanghe nelle attività al di fuori delle aree sciabili attrezzate, che precisa: “i soggetti che praticano lo sci-alpinismo o lo sci fuoripista o le attività escursionistiche in particolari ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe, devono munirsi di appositi sistemi elettronici di segnalazione e ricerca, pala e sonda da neve, per garantire un idoneo intervento di soccorso”.

“C’è molta confusione tra i Sindaci, tra gli operatori, gli Accompagnatori, le Guide alpine – evidenzia Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte – Servono chiarimenti che al momento non ci sono. Una proroga è necessaria”. 

Uncem, d’intesa con gli operatori, evidenzia una serie di criticità nell’attuale formulazione normativa:

Problematica 1: non basta indossare l’attrezzatura per essere al sicuro
Un travolto da valanga, per statistica, ha qualche speranza di salvarsi se ritrovato entro i 15 minuti dal seppellimento, quindi gli unici che possono fare qualcosa sono i compagni di gita (in termini tecnici si definisce autosoccorso). Questi possono intervenire in modo adeguato solo se formati e continuamente in allenamento: se proviamo a pensarci in termini pratici, stiamo facendo una gita sulla neve, un nostro compagno viene travolto e a noi tocca trovarlo e disseppellirlo in meno di 15 minuti cercando di lasciare da parte tutte le implicazioni psicologiche che potrebbero inficiare sull’operazione… o si è allenati a farlo o è impossibile stare nei tempi.

Problematica 2: gli accompagnamenti su percorsi facili pensati per i gruppi
Quante notturne con breve passeggiate sulle racchette e cena vengono organizzate nella stagione invernale? Circa l’80% dei partecipanti normalmente noleggia le racchette perché non le possiede e le utilizza una volta l’anno per l’occasione o è la prima volta che le indossa. A questi dobbiamo noleggiare tutta l’attrezzatura da autosoccorso? 

Da diversi anni (pandemia a parte) il trend nelle scuole è di proporre la giornata bianca sulle racchette, in modo da coinvolgere tutti (non è necessario saper sciare e non si fanno differenze tra chi sa sciare e chi no) e per limitare i costi decisamente alti degli impianti di risalita. Tutti i bambini e gli insegnanti dovrebbero essere obbligati ad avere l’attrezzatura da autosoccorso? 

Problematica 3: i noleggi
Chi al momento noleggia racchette da neve dovrebbe munirsi anche dell’attrezzatura da autosoccorso da noleggiare? Quali i costi? 

Inoltre il cliente che attualmente noleggia le racchette spende dai 6 ai 10 euro al giorno, è disposto a pagare di più?

Problematica 4: l’indotto
Le nostre valli sono frequentate da tanti escursionisti occasionali che salgono con le racchette da neve su percorsi facili e segnalati per raggiungere i rifugi e consumare il pranzo. Di questi quanti sono disposti ad attrezzarsi e continuare a frequentare le nostre montagne? A livello economico questa è sicuramente la problematica più grande per molte strutture economiche delle valli, le stesse strutture che devono già fare i conti con due inverni particolarmente difficili a causa della situazione sanitaria. Per molte di queste strutture, site nelle valli prive di impianti, si viene così a ledere una fetta importante di clientela.

Problematica 5: i controlli
Di chi sarà competenza il controllo? In che modo sarà eseguito? Quali le sanzioni? Controllerà anche che l’attrezzatura da autosoccorso sia funzionante (batterie cariche e artva acceso)? 

Problematica 6: la disponibilità dell’attrezzatura
Al momento le aziende che fabbricano l’attrezzatura da autosoccorso hanno una certa produzione, stimata sulla richiesta di mercato. Sicuramente non ci sarà una produzione ed una disponibilità sufficiente a soddisfare la richiesta che crescerà notevolmente. Inoltre siamo già in un periodo in cui è difficile reperire il materiale per tutte le problematiche note a livello globale. Come possiamo pensare di affrontare la stagione in questi termini?

Uncem sottopone a Regione e Parlamentari i seguenti quesiti al fine di predisporre – anche d’intesa con CAI, Soccorso Alpino e Speleologico, Enti locali, una serie di indicazioni operative.

© UNCEM Delegazione Piemontese, via Gaudenzio Ferrari, 1 – Torino – Tel. 011 8613713
uncem@cittametropolitana.torino.it

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UNCEM è contraria ultima modifica: 2021-12-30T05:16:00+01:00 da GognaBlog

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43 pensieri su “UNCEM è contraria”

  1. Aggiungo qualche informazione. ” I soggetti che praticano lo sci-alpinismo devono munirsi, laddove, per le condizioni climatiche e della neve, sussistano evidenti rischi di valanghe, di appositi sistemi elettronici per garantire un idoneo intervento di soccorso.” Art. 17 della legge 363/2003. Dunque l’obbligo di portare l’artva esisteva già dal 2003 per gli scialpinisti. Allora non si prevedevano sanzioni. Oggi il legislatore ha provveduto ad allargare la platea di utenti e a individuare le forze dell’ordine preposte ai controlli e le conseguenti sanzioni (in carenza di APS si va da 100 a 150 euro). Attualmente la confusione regna sovrana (e non immagino cosa succederà con le da più parti invocate circolari esplicative: covid-19 docet) e temibili saranno i contenziosi avviati dai sanzionati con chi deve irrogare le sanzioni. Avessero lasciato tutto com’era! Insomma: el tacon xe pezo del buso!
    E completo con qualche riflessione. L’efficacia del nuovo provvedimento in questione di indurre un’autoeducazione circa la prevenzione del pericolo e la capacità di riduzione del rischio individuale e di gruppo è una pia illusione: APS si comprano (seppure a caro prezzo, ma presto ci sarà la possibilità di rateizzare …) in negozio e ben che vada se ne impara l’uso; la prevenzione invece costa tempo, studio, fatica, umiltà, pazienza di trasformare eventi in esperienze, conoscenza e rispetto dell’ambiente montano. Quanti sono/saranno disposti a superare la soglia del semplice acquisto materiale?

  2.  Se qualcuno stipula ( o ha gia’ in atto)una polizza antinfortunio sportivo connesso a pratiche su neve  fuoripista.., tra le clausole  ci sara’ un vincolo a usare le attrezzature contenute nel decreto?Indipendentemente dal saperle usare, se mancano e succede un incidente, i risarcimenti arrivano rapidamente  o solo dopo che si son fatte le pulci al comportamento dell’infortunato?.Controlli pressanti o di manica larga, alla fine  una rete in cui  incappare la trovano.

  3. Alessandro condivido il tuo pensiero. Sia nelle nuove che nelle vecchie generazioni vedo un pericoloso avanzare della cultura della sicurezza a tutti i costi, molto spesso per un mero esercizio di scarico di responsabilità. Ma d’altronde se anche il cai o le guide alpine, o altre organizzazioni, non si tirano indietro quando cè da attrezzare e mettere in sicurezza, non mi posso aspettare nulla di buono dall’utente comune. Viviamo in una fase storica caratterizzata dall’ossessione per la sicurezza, il che non sarebbe un male se il palco non cadesse dall’altra parte di dove hanno messo i puntelli. 

  4. Concordo con quanto afferma Alessandro nel commento 39. Si va verso una deriva normativa che con la giustificazione di tutelare la “sicurezza” vara normative sanzionatorie che mirano alla ricerca di un “colpevole”. Tempi grigi ma a norma di legge, regolamento e circolare esplicativa che richiede chiarimenti applicativi continui. 

  5. ..mamma mia, anche dal tenore dei commenti che fate mi rendo conto che in montagna sono arrivati tempi decisamente bui ( come per tutto il resto d’altronde).. presto potremo dire addio all’alpinismo e a tutti i suoi valori, tra i quali spiccano la libertà ( parola che ormai vi da quasi fastidio), la responsabilità individuale, l’autonomia e l’esposizione ( nell’accezione Messneriana del termine); siete talmente impegnati a disquisire sull’utilità o meno di un tale provvedimento che dimenticate di citare la cosa più importante, ovvero se una simile regolamentazione sia opportuna in ambiente aperto e non controllabile; non vi rendete conto che iniziative di questo genere sono pericolose non per la norma in se che introducono ma perché contribuiscono a creare dei precedenti giuridici ed una tendenza a riempire la montagna di regole e divieti; capisco che a voialtri ragazzi responsabili questo faccia piacere, il sottoscritto invece vorrebbe continuare a scorazzare libero per i monti senza ritrovarmi qualche padreterno in divisa a rompere i coglioni.. che ci volete fare, sarò pure un nostalgico Bonattiano reazionario ma io l’andar per monti lo intendo così: libero, senza catene, senza regole se non quelle dettate dalla natura selvaggia.

  6. Al post 35 il mio intervento e parso diseducativo!?…
    Direi incavolato più che altro.
    Adesso vi racconto l ‘ ultima buffonata in termini di controllo e sicurezza alla quale ho assistito, e ho anche un testimone per confermarla.
    Il giorno 30 dicembre sono salito in compagnia di un amico al colle di Vodala, lungo la traccia per sci alpinisti, uno dei pochi posti dove poter tirare gli sci vicino a casa, agli spiazzi di Gromo, per intenderci.
    Pochissimi sul percorso anche per l ora, le 8 del mattino.
    Al colle c’ erano già due persone che son risultati essere carabinieri con gli sci.
    Al nostro passaggio hanno rilevato la presenza dell Artva, che avevamo con noi, lo stesso con un ragazzo poco dietro.
    Poi ne e arrivato uno che l Artva non l aveva. E nonostante le discussioni, anche mie, gli hanno scritto un verbale.
    Sulle piste ci sono meno di 10cm. Di neve e sassi, il monte sopra e pulito! Cosa ci facevano due carabinieri da quelle parti, avevano proprio bisogno di far valere il loro potere?
    Non era più logico trovarli al bar delle piste a controllare che non si formino assembramenti viste le norme covid?
    Pericoli oggettivi non ce ne sono, e l’ Artva, che io porto sempre, non e come la cintura di sicurezza che ti salva la vita, per coloro che fanno rispettare la legge e solo il motivo per darti una multa, se non ce l hai.
    E quando tutti si saranno muniti di Artva pala e sonda, vorrò vedere quanti saranno in grado di cercare e salvare un eventuale compagno travolto.
    Lei ha mai provato a cercare un Artva sepolto su un pendio, dopo che si e salvato da una slavina e sapendo che ha meno di 20 minuti per salvare i suoi compagni?…. Auguri!
    Io non sono contrario all Artva, ma alla ipocrisia che accompagna l’ obbligatorietà!
    Se e un dispositivo salvavita che costi il giusto, 300€ sono un furto! E in quanto ai salvataggi per mia esperienza DIRRETTA e servito solo per estrarre dei morti! 
    Torno a ripetere… La prevenzione non si fa con la tecnologia, ma con la testa, e un po di saper rinunciare ad essere sempre più bravi degli altri!
    Chiedo scusa se ho offeso qualcuno, non era mia intenzione! E chiudo, perche tanto son anni che si discute di queste faccende e siamo sempre li.
     
     

  7. Se si confida sull’obbligo per legge dell’APS  per “educare” una parte di coloro che a vario titolo si muovono in ambiente innevato probabilmente non si otterrà il risultato. L’accesso alla neve, al di fuori degli itinerari battuti (da chi?) sarà una questione di disponibilità finanziaria. Acquisto il kit e poi via che sono al sicuro. Mi fa venire in mente la faccenda del green pass. Quanti esperti, dopo una settimana di nevicate intense, al sole del sabato rischiano uscite quando sarebbe meglio fare altro? Quanti sciatori salgono con gli impianti e poi scendono fuori pista con i rischi del caso? .Purtroppo ci vorrebbe una consapevolezza dei rischi che si corrono, ci vorrebbe molta formazione e meno social sui quali postare le foto sensazionali. 

  8. Ciao Marcello.
    Sono d’accordo con te che è preferibile formare piuttosto che normare, ma diventa difficile formare in un campo dove il fai da te regna sovrano e, il più delle volte, e mi riferisco ai ciaspolatori in particolare, questi si avventurano in escursioni in gruppo senza la minima conoscenza dell’ambiente montano innevato né un esperto che possa individuare il pericolo e valutare il rischio.
    Per lo scialpinista e lo sciatore fuori pista la situazione è ben diversa perché prima di fare delle gite avranno dovuto imparare a sciare e quindi avranno una prima infarinatura sulla neve e l’ambiente montano.
    Penso che un obbligo ben studiato induca i frequentatori improvvisati a un momento di riflessione sulle ragioni di dotarsi di APS e allora si può pensare a uno sviluppo formativo.
    La cultura è normata per legge: obbligo scolastico.
    E proprio nelle scuole la Regione Piemonte sta cercando di fare decollare il progetto PITEM RISK-COM dove si parla di pericoli in montagna.
    Nella discussione nel Blog non è vero che “nessuno degli intervenuti pensi che APS non servano o non vadano usati” perché, tra i tanti cito solo l’ultimo, il post n° 28, 29 e 30 che trovo molto diseducativo soprattutto nei confronti di coloro che sono ignoranti (nel senso latino del termine: non conoscitori) in materia.
    Per quanto riguarda, poi, la passeggiata “con le ciaspe a lato di una pista di fondo” zona controllata quindi, nessun obbligo.
    Un caro saluto.

  9. “Credo, invece, che la soluzione vada cercata non a livello individuale ma a beneficio della comunità dei frequentatori della montagna innevata, valutando il miglior compromesso socialmente accettabile”.
    Per niente.
    Il beneficio è un surrogato della cultura e la cultura è lontana dall’affermare la crescita individuale, l’evoluzione personale, l’indipendenza, la relazione co sé, il terreno, gli altri.
    Da cui, il miglior compromesso non potrà che essere una porcata in linea con la tendenza culturale.

  10. Credo che nessuno degli intervenuti pensi che APS non servano o non vadano usati.
    Il fatto che si sia contrari a un obbligo legale risiede semmai in una (utopistica?) visione del potere educativo che si oppone a quello dell’obbligo che deresponsabilizza tanto il legislatore quanto il cittadino. 
    Ieri ho accompagnato 10 turisti con le Timberland e il cappotto tre quarti a fare una passeggiatina di un’ora e mezza con le ciaspe a lato di una pista di fondo. Nessuno aveva la dotazione APS, me compreso, semplicemente perché era inutile. 
    I protocolli servono eccome, ma il cervello funzionante serve ancor più.  E neppure l’obbligo di un casco lo fa funzionare meglio.
     

  11. Buongiorno e ancora auguri.
    Devo ringraziare Michele Cornioli per il suo pacato intervento.
    In effetti la mia intenzione, quando propongo le mie tesi, è quella di attivare una riflessione e il, conseguente, dibattito che, però, deve essere pacato e centrato sull’argomento.
    Sono fermamente convinto che la ragione non sia mai da una parte sola e che il confronto di diverse esperienze porti a risultati migliori che il singolo pensiero.
    Sono intervenuto pima sull’articolo Obbligo di Artva, pala e sonda  pubblicato su targatocn.it il 28 novembre 2021 e ripreso dal Gogna Blog il 20 dicembre 2021 e poi su quest’ultimo UNCEM è  contraria pubblicato sul Gogna Blog il 30 dicembre 2021, cercando di esprimere la mia ferma convinzione dell’utilità di queste dotazioni (da ciò la mia non contrarietà all’obbligo) senza fare inutili polemiche ma, mi sembra, che il dibattito abbia divagato dall’argomento senza approdare a suggerimenti utili a risolvere il problema.
    La soluzione più gettonata, ma, a mio modesto parere, supportata da argomentazioni piuttosto deboli, sembra essere il “Liberi Tutti”.
    Credo, invece, che la soluzione vada cercata non a livello individuale ma a beneficio della comunità dei frequentatori della montagna innevata, valutando il miglior compromesso socialmente accettabile.
    Una cosa è certa: io continuerò ad usare, e consiglierò sempre agli altri di fare altrettanto, artva, pala e sonda al di fuori delle aree controllate.
    Come sempre grazie per l’attenzione e buone gite a tutti.

  12. Vorrei ringraziare Alberto Borello per aver introdotto dei punti interessanti e di buon senso in questa discussione. Sono rimasto soprattutto colpito dall’invito ad avere fiducia nelle persone che si avvicinano alle attività “fuoripista” che dopo essersi dotati del materiale di sicurezza si formeranno anche va al loro utilizzo. Io sono un po’ più pessimista, ma questa opinione di A. Borello, professionista che ne avrà viste di tutti i colori, mi fa riflettere.

  13. E per concludere, visto che io non son nessuno e i miei commenti di sicuro verranno tacciati dai filosofi dell alpinismo…. Che sui monti di casa mia dove son nato, dove oconosco ogni sasso… Un qualsiasi stipendiato delle forze dell ordine trovi il tempo di venire a multarmi perche non ho con me il badile quando vado a sciare….. Sinceramente
    Non avete proprio un cazzo di meglio da fare !?
    Con rispetto parlando per gli amministratori del bellissimo sito, abbiamo tutti il coraggio di schierarsi contro le cazzate. 

  14. E comunque, son 45 anni che pratico scialpinismo e alpinismo, hooo no , non come quelli Veri! Ma le più belle classiche delle alpi le ho salite e con i miei compagni di cordata, anche senza l Artva, le braghe della Montura o chi per lei e i post sui vari siti internet .. Non ho mai fatto correre nessuno a soccorrermi, perche prima della tecnologia viene la testa.
    Ma oggi, tutti bravi a far tutto, tutti informati in tempo reale sulle condizioni e le difficoltà, tutti belli, ben attrezzati e vestiti come dei damerini!
    E poi giù tutti a criticare il povero sciagurato che si e fatto male, …. A dare il pretesto alla stampa e alla politica di mettere tutto apposto! Con le leggi, Atrva per tutti, multe a chi sbaglia!
     Importante e che costi caro e porto denaro a qualcuno.
    Insegnano ancora , con la passione e la calma, a non oltrepassare il proprio limite!
    Questo lo faceva il CAI una volta!
    Oggi organizza gare di velocità e propone imprese di alpinisti che guarda caso non vanno oltre i 40 anni di vita , visto il limite richiesto affinché una salita sia da considerarsi degna di nota.
     

  15. Ma smettetela di essere ipocriti in tutto ciò che riguarda la sicurezza . il famoso Artva che come minimo costa 300€ ha un valore commerciale di 25/ 30€ il resto e lucro e guadagno dei rivenditori. Inoltre una semplice schedina integrata nel telefonino darebbe lo stesso risultato e non costerebbe nulla.
    Se veramente la pelle degli alpinisti stesse a cuore a qualcuno…. 
    L unica cosa che sta a cuore a tutti e il dio soldo.
     

  16. Problematica 4: l’indotto
    L’indotto è imprtante, ma “dio denaro” non può condizionare le scelte di sicurezza!
    La “fetta importante di clientela”, in quanto composta in maggioranza da persone raziocinanti, comprenderà e si attrezzerà di conseguenza, una minima parte verrà, inizialmente, perduta.
    Sono convinto che la crescita culturale, legata alla formazione sull’uso di questi materiali, porterà ad un aumento di escursionisti, sia con le ciaspole che con gli sci, attrezzati e consapevoli, a tutto vantaggio del comparto turistico di settore. 
    Problematica 5: i controlli
    Questo è il punto dolente della legge, formulata in modo lacunoso e con una grave discrezionalità intrerpretativa.
    Chi opererà i controlli? Probabilmente le forze dell’ordine.
    Come e quali controlli verranno effettuati non è dato saperlo, ma questo non può essere preso a giustificazione del non uso dell’attrezzatura di  sicurzza.
    Problematica 6: la disponibilità dell’attrezzatura
    Questo. probabilmente, potrebbe essere, a mio modesto parere, l’unico reale problema, dovuto non tanto alla stima delle richiete di mercato da parte delle ditte produttrici, ma piuttisto legata alla contingente difficoltà globale di reperire la componentistica elettronica.
    Però, anche in questo caso, non mi fascerei la testa prima di essermela rotta.
    Ringraziando per l’attenzione, rimango a disposizione per un pacato ecostruttivo riscontro e colgo l’occasione per augurare a tutti un 2022 di salute e prosperità.
    Buona vita.
     
     

  17. Detto questo, non per fare polemca, m per segnalare ome, tutti i giorni, arrivino nei ponto soccorso dei vari ospedali ciclisti con lesioni alla testa per il mancato uso del casco, mi dedico ai sei punti elencati d UNCEM.
    Problematica 1: non basta indossare l’attrezzatura per essere sicuro
    Quindi è meglio non averla così sarò sicuro di non essere sicuro!
    Forse se avrò artva , pala e sonda imparerò ad usarli e, allo stesso tempo, probabilmente avrò anche una formazione specifica sulla neve, senza attrezzatura difficilmente raggiungerò questo risultato.
    Problematica 2: gli accompagnameneti su percorsi gacili pensai per i gruppi
    Qui c’è una grave confusione tra percorso facile e percorso sicuro, perché un percorso facile non è detto che non sia esposto al pericolo di caduta di valanghe e, quindi, in determinate condizioni, pericoloso.
    Sre il percorso è sicuro e gestito può rientrare nell’area controllata e, quind, può esserne autorizzata la percorrenza senza a dotazione di sicurezza.
    Problematica 3: i noleggi
    I noldggi si doteranno di artva, pala e sonda come si sono dotati degli sci e scarponi di ultima generazione e di caschi.
    Il noleggiatore dovebbe attrezzarsi per avere la possibilità di noleggiare, a richiesta del cliente, questa attrezzatura garantendone il coretto funzionamento, ma non è responsabile dell’uso improprio di tale materiale o del noleggio delle sole racchette da neve (ricalca la problematica del noleggio auto)
    Segue
     
     
     
     

  18. Il noleggiatore dovrebbe avere la possibilità di noleggiare, a richiesta del cliente, questa attrezzatura garantendone il corretto funzionamento, ma non è responsabile dell’uso improprio di tale materiale o del noleggio delle sole racchette a neve (stessa problematica del noleggio auto

  19. Buongiorno a tutti.
    Premetto che sono favorevole all’obbligo di pala, artva e sonda per chi si muove, in qualsiasi modo, in ambiente innevato al di fuori delle aree controllate.
    Ho già espresso le ragioni di questo mio personale convincimento direttamente al Dottor Bussone, Presidente UNCEM Nazionale, e al Dottor Colombero, Presidente UNCEM Piemonte, in forma privata.
    Ora, però, il Gogna Blog dà, giustamente, spazio alle ragioni del no di UNCEM rendendole pubbliche e aprendo il dibattito, quindi intervengo anch’io, per quanto possa valere la mia opinione.
    Per prima cosa credo sia sbagliato vivere questo obbligo di legge come una vessazione, personalmente ritengo sia un passo avanti per una migliore gestione del rischio valanga e serva a responsabilizzare maggiormente gli utenti che, non essendo celebrolesi (come invece sembra da molti commenti), impareranno ad usarli.
    Inoltre questa regola, ribadisco, per me di buon senso, non si differenzia da quelle che impongono certi standard di sicurezza (o meglio di riduzione del rischio ad un valore socialmente accettabile) negli impianti elettrici (ad esempio l’interruttore differenziale, altrimenti detto salvavita), nei mezzi di trasporto, l’uso del casco (omologato), l’uso delle cinture di sicurezza, i sistemi di trasporto dei bambini in automobile, i limiti di velocità o, semplicemente, i divieti di sosta.
    Voglio sottolineare il commento n° 6 dove viene elogiata la dimenticanza del legislatore sul casco in bicicletta che favorirebbe la “casalinga di Voghera” nell’andare a fare la spesa in bici senza casco.
    Evidentemente la tesa della gentile signora è infrangibile mentre quella del ciclista sportivo, che lo usa volontariamente, no!
    Segue.
     

  20. La montagna non è per tutti altrimenti le città non sarebbero in fondovalle. Banalizzare la frequentazione della montagna innevata in nome di sbocchi commerciali è fuorviante. La frequentazione della montagna richiede preparazione e consapevolezza quindi cultura ma anche tanto buon senso. Avere l’APS non vuol dire assolutamente essere sicuri. Va saputo usare quindi preparazione ma soprattutto prevenzione delle attività sulla neve. Come avere l’assicurazione in auto oppure la patente non vuol dire essere tranquilli che non succede nulla. I costi dell’APS, come tutti dispositivi elettronici è solo una questione di mercato. Caleranno in modo fisiologico.  Dal punto di vista normativo, come tante leggi purtroppo, si passa da un estremo a quello opposto. E la mancanza di cultura in generale porta a regolamentare tutto con una enormità di leggi. La ricerca dei travolti da valanga nel Velino del gennaio scorso che ha coinvolto 4 sfortunati escursionisti, la cui ricerca è costata molto alla comunità, ha fatto molto notizia. Probabilmente, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.  Concludo, faranno presto delle deroghe alla legge e alla fine per cambiare tutto, non cambierà nulla. Spero solo che non si pensi a mettere una patente per andare sulla neve ma spero che questa legge sia una stimolazione per far maturare la consapevolezza sulla frequentazione della montagna.   

  21. Ho approfondito, la nuova norma è stata voluta dagli impiantisti:”Credo sia inutile nascondere quali sono le finalità degli interventi più recenti in ambito normativo: cercare di porre un limite alla responsabilità (penale e civile) dei gestori degli impianti per le scelte (spesso azzardate o comunque non adeguatamente ponderate) degli utenti della montagna e, parallelamente, dare rilievo dirimente all’auto-responsabilità di questi ultimi, che può esplicare i propri effetti a condizione che sia stata loro fornita un’adeguata informazione”https://www.coni.it/images/rivistadirittosportivo/Osservatorio_Sport_Invernali/commento_alla_40_21_1_1.pdf

  22. 7) dopo  operazione “acquisto titoli” in banca  al fine  di  non aver” troppo” sul conto…mi offrono un “regalo”.Un trancio di speck? Una forma di formai Puzzone de Moena??..no..una polizza a scelta  ” incidenti relativi ad attivita’ sportive”valida 1 anno. Allora subito 2 uscite modeste ma gratificanti per la vista ed i polmoni. Auguri a tutti , che la neve  non molli dopo la risalita dell’anticiclone africano.

  23. Sto rileggendo, per motivi professionali, il libro “35 anni di sci estremo” del grande Tone Valeruz, guida alpina e maestro di sci.
    A pagina 29 mi sono imbattuto in questa sua frase ricca di humour:
    ”Se proprio vuoi finire travolto da una valanga comprati l’arva più costoso”
    Bravo Tone!

  24. Siamo sempre ai soliti obblighi tramite legge che creano solo discriminazione all’andare in montagna.
    Incentiverei, piuttosto, lo svolgimento di giornate formative riguardo alla sicurezza in montagna. 

  25. Mettiamoci il cuore in pace. La differenza fondamentale tra cultura protestante e cultura cattolica è che la prima spinge alla responsabilità individuale mentre la seconda prevede una autorità che fissa le regole di comportamento . Invito a leggere la Costituzione per scoprire che la parola libertà viene per la prima volta nominata sll’art. 13 e solo in termini di non detenzione. Successivamente è nominata solo come libertà di espressione e di pensiero ma quando di parla di libertà economiche, allora tutto è subordinato al fantomatico interesse comune. Il connubio libertà/responsabilità non è contemplato perché lo Stato deve mantenere il potere di stabilire cosa è bene e cosa è male per noi cittadini stupidi ed incapaci di prenderci cura di noi stessi.
    Dunque, ripeto, mettiamoci il cuore in pace e prendiamo APS anche per salire su Monte Stella perché è per il nostro bene e per il bene della collettività.

  26. le attività escursionistiche in particolari ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe.  Da interpretare al fine comprendere come muoversi. 
    Per maggior sicurezza si potrebbe, per legge, obbligare i bagnanti sulla battigia ad indossare il giubbotto di salvataggio. Parimenti, sempre per maggior sicurezza, si potrebbero, per legge, obbligare i pedoni, ad indossare vestiti colorati con inserti retroriflettenti per evitare che vengano investiti dai veicoli.
    Per ulteriore sicurezza, sempre per legge, si dovrebbero  obbligare i conducenti dei veicoli a motore, ad installare una “scatola nera” che rilevi il superamento della velocità trasmettendo poi ad apposito apparecchio che immediatamente emetta una sanzione amministrativa. 

  27. … Uncem sottopone a Regione e Parlamentari i seguenti quesiti al fine di predisporre – anche d’intesa con CAI, Soccorso Alpino e Speleologico, Enti locali, una serie di indicazioni operative. RISPONDERANNO?

  28. C’è chi ragiona sulla relazione tra gradi di pericolo e range di “sicurezza” senza tener, volontariamente o inconsciamente, conto che, dopo il grado di pericolo 3 (marcato), è il grado di pericolo 2 (moderato) la situazione nella quale si registra il maggior numero di incidenti da valanga, in una scala che va da 1 (debole) a 5 (molto forte).
    Con troppa disinvoltura viene usato il termine sicurezza quando si parla di ambiente innevato e si fraintende il pericolo con il rischio che ne può derivare inconsapevoli del grosso errore che si commette e del segnale fortemente diseducativo che si trasmette.
    Se tutto questo all’Uncem sembra far schifo perché si muovono alla vigilia dell’entrata in vigore del DL? Molto semplice, come tanti (molti) avranno pensato in un rimando od altro. Che poi quale problema ci fosse ad acquistare dei kit APS in tempo? 
    Alla luce del fatto che i vari produttori sono in difficoltà a consegnare, complice la attuale crisi dei chip, viene spontaneo chiedersi: DOVE ERAVATE? 
    Saluti

  29. Anche in questa occasione quelli che si lamentano non hanno capito niente, o fanno finta, e glie lo auguro. Questi nuovi obblighi, come tutti gli altri, anche stavolta, non sono stati imposti perchè vengano rispettati ma violati. Il popolo italiano è stato sapientemente educato a campare nutrendosi di aggiramenti di leggi e divieti, con ogni mezzo e al passo coi tempi. E quando uno ha la panza piena se ne fotte di tutto e di tutti e niente più lo riguarda, permettendo così ai manovratori di continuare ad agire indisturbati e impuniti. Delinquere non è un diritto e tanto meno un dovere! Chi tollera l’illegalità è perchè ci convive e di certo non perchè fa il poliziotto. Viviamo in un Paese marcio fin oltre il midollo.

  30. @agh all’11. Dai il buon esempio, una volta per tutte, e incomincia a mettere il tuo di nome e cognome!

  31. L’osservatorio per le libertà in montagna.. bellissima iniziativa ma che per l’appunto che fine ha fatto? Non ha nulla da dire in questo caso? Guardate che la piega che si sta prendendo in montagna è pessima, tra divieti, obblighi e altre follie; se non ci muoviamo come comunità presto potremmo dire addio all’alpinismo con tutti i suoni valori.. dobbiamo essere vigili ed intervenire uniti per difendere quella libertà ed autonomia nell’assunzione del rischio che sta alla base della nostra attività o presto faremo i conti con follie come il patentino obbligatorio per scalare; ma d’altronde anche tra noi c’è chi sputa nel piatto dove mangia e chiede addirittura più regole.. basta rileggersi i discorsi deliranti di un certo Crovella che si lamentava della costituzione italiana perché non consentirebbe di limitare l’accesso delle persone a determinate aree della montagna (???).. che dire.. tutto in linea con green cazz, autoritarismo, arresti domiciliari e altre porcate per l’appunto incostituzionali

  32. Mi pare che qui siamo tutti d’accordo: questo provvedimento di legge è una solenne stronzata. Uno dei tanti (troppi) per cui in Italia si vuole normare TUTTO, secondo la sempiterna ideologia dello stato autoritario e fascistoide di cara memoria che non educa ma impone divieti e multe. Ma la domanda è: chi è il responsabile? Ci sarà pure qualcuno che ha presentato il disegno di legge poi approvato? E chi ha approvato questa stronzata? Voglio i nomi!

  33. Trovo abbastanza surreale il fatto che la polemica arrivi dalla delegazione piemontese, considerato che in Piemonte l’obbligo di ARVA per i ciaspolatori è in vigore da almeno 5 anni (legge regionale 26 del 2015).
    Comunque si continua a dare un’importanza esagerata a una norma il cui impatto sarà prossimo allo zero.
    Direi che scolaresche e turisti che non hanno mai messo un paio di ciaspole farebbero bene a tenersi lontani da qualunque percorso “a rischio”, quindi non dovrebbero preoccuparsi di eventuali sanzioni. 
    Chi affronta altri percorsi invece farebbe bene a imparare ad utilizzare gli strumenti di autosoccorso a prescindere da ciò che impone la norma.
    Resta sempre la questione di individuare quali sono i percorsi “non a rischio”, e qui i comuni potrebbero tranquillamente intervenire, se sono interessati all’indotto della ciaspolata turistica.
    Comunque continuo a pensare che il vero rischio di cui ci si dovrebbe preoccupare non è la multa data dal carabiniere troppo zelante che ti ferma nel falsopiano che porta alla malga tal dei tali.
    Io mi preoccuperei più che altro di non fare la fine degli istruttori CAI della vicenda di Pila, e da questo punto di vista l’obbligo di arva non sposta di una virgola la questione (nel senso che bisogna sempre tener conto anche del concetto di “colpa generica”).

  34. La sicurezza è da sempre un cavallo di battaglia di chi cerca consensi. Il popolo appecorato si trova d’accordo esclusivamente  per la comodità del non doversi istruire in merito. L’importante è fare il compito (in spagnolo si dice “cumplir”), ma non come lo si è fatto.

  35. Mi sembra che tutti i commenti siano concordi a ritenere la nuova normativa esagerata. Nulla toglie che esiste la questione di convincere/obbligare chi frequenta la montagna invernale ad adottare consapevolmente misure per prevenire i pericoli e praticare l’autosoccorso. Mi fa specie che si debba citare UNCEM ( e chi sono?)  e non il CAI tra i soggetti che hanno reagito alla normativa che sembra sia stata concepita da qualcuno che non si renda conto dei problemi pratici di applicabilità. 

  36. Tutte queste norme, comprese quelle per l’assicurazione obbligatoria che invita ad andare sempre più forte sulle piste, denota la totale ignoranza o malafede dei legislatori in materia di sport invernali ed è indice della tendenza in questo povero mondo ridotto a formicolaio, a voler controllare tutto, eliminando le più importanti libertà in nome della sicurezza.

  37. 5- Educare alla autonomia e alla responsabilita’. In Inghilterra, paese di navigatori, una persona puo’ prendere una barca a vela, senza alcuna licenza \patente di navigazione , senza  dotazione obbligatoria di sicurezza ed impegnarsi come capitano responsabile  in un giro del mondo, a proprio esclusivo rischio e pericolo. La adesione al rischio e’ volontaria e si paga con la totale assunzione di responsabilita’. Si puo’ educare alla responsabilita’? direi di si,  In Italia non esiste alcun obbligo di portare il caschetto in bicicletta ma praticamente tutti i ciclisti sportivi  lo portano, (caso in cui il normatore si e’ fermato per non obbligare la casalinga di Voghera a indossare il casco per andare a fare compere in bici) 

  38. A mio parere la politica deve operare per i rischi di sicurezza dei cittadini a causa di altri cittadini e per le infrastrutture che edifica.
    Per il resto, in natura, dovrebbe educare all’autonomia.
    Legiferare va esattamente in senso opposto.

  39. Non sono d’accordo con l’introduzione di questa legge, però se recita:
    “i soggetti che praticano lo sci-alpinismo o lo sci fuoripista o le attività escursionistiche in particolari ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe, devono munirsi di appositi sistemi elettronici di segnalazione e ricerca, pala e sonda da neve, per garantire un idoneo intervento di soccorso”.
    È chiaro che se le condizioni nivometeorologiche sono di rischio tendente a zero l’obbligo di essere attrezzati decade automaticamente. Il problema è: chi stabilisce quale livello di rischio c’è su quel dato itinerario? Se il bollettino da grado 3 (il più rognoso) ma io vado a fare una ciaspolata lungo un ampio pianoro con pendenze massime di 15 gradi, è chiaro che dove mi muovo il grado scende a 1, ma il guaio sarebbe di doverne discutere con i Carabinieri o chi per loro…
    Su alcuni dei motivi che l’UNCEM tira in ballo c’è un po’ di confusione ma politicamente possono servire a opporsi a quest’obbligo. D’altronde abbiamo oggi esempi lampanti su come la politica possa servire a se stessa anche, e soprattutto,  quando dovrebbe garantire la sicurezza delle persone ma non lo fa.

  40. Un cordino coloratissimo, detto antivalanga,prodotto industriale o anche  fai date, e’ proprio da scartare , per semplici escursionisti nonestreni “con la coda”, distanziati dai compagni che alla bisogna intervengono con pala sperando che uno spezzone di cavo emerga ??? Si vedono proporre anche palle a molla e cavo. Semplici ma…basta  appellarle “avalanche ball”e diventa più figo.

  41. Mi torna in mente un convegno di tanti anni fa in cui Gogna presentava l’osservatorio delle libertà in montagna. In quell’occasione era già stato previsto tutto. Ora ci ritroviamo in quegli scenari già immaginati. 

  42. Le escursioni con racchette inserite in pacchetti turistici, dopo le prime uscite hanno il percorso talmente pestato e pressato che basterebbero normali scarponi con eventuali ramponcini e bastoncini , le racchette diventerebbero piu’un  impiccio nella camminata a gambe larghe.Strano che altri semplici accorgimenti vengano lasciati nel dimenticatoio.Vederemo le cronache tra alcuni giorni…essendo annunciato caldo anomalo con conseguente crollo di valanghe…spesso previste nelle carte regionali CPV.

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