L’edizione 2014 dei “Colloqui di Dobbiaco” si è conclusa all’insegna della soddisfazione, ma sul tavolo resta una domanda: a quando l’era solare? Per tre giorni, dal 3 al 5 ottobre 2014 e presso il Grand Hotel Dobbiaco, si è pensato, ascoltato, discusso. Ci si sono scambiate esperienze nel weekend fitto di incontri e riflessioni mentre il tempo scorreva tra risate e pause gastronomiche rigorosamente pusteresi. Si sono alternati 12 tra relatori e relatrici da Germania e Italia sul tema della „educazione alla sostenibilità“.
“Dal fare al sapere – imparare per l’era solare“, questo il motto della 25esima edizione del laboratorio in Alta Pusteria. Secondo Hansjörg Viertler, organizzatore dei Colloqui di Dobbiaco, il bilancio è molto positivo: “Come sempre dopo i Colloqui sono esausto ma anche felice, e quest’anno le relazioni come le discussioni erano ancora più entusiasmanti, profonde e belle di quanto io immaginassi”. Da sempre Hans Schmieder è il responsabile per l’organizzazione dei Colloqui. Di una cosa Schmieder è convinto: “I processi di apprendimento a cui siamo ancora legati sono superati, non possiamo più permetterci di aspettare per cambiarli. Noi adulti dobbiamo imparare ad assumerci più responsabilità, fare proprie nuove forme dell’insegnare e dell’apprendere. Solo in questo modo consentiremo ai bambini di mantenere e promuovere il proprio naturale talento”. Il filosofo tedesco Andreas Weber si batte perché i bambini possano “giocare senza lo sguardo invasivo degli adulti, per liberare le proprie energie”, l’umbro Sanni Mezzasoma (Panta Rei) concorda che “l’adulto non deve occupare lo spazio di libertà, bensì liberarlo”; “diventiamo più lenti” afferma Andrea Baier della fondazione anstiftung di Monaco. Mondi reali e virtuali si sovrappongono nell’era di internet, secondo l’esperta Elisabetta Tola: “Impariamo a usare la rete in maniera sostenibile, per non disperdere le nostre energie”. Energie utili, di cui nell’era solare potremmo disporre per altri fini: “Assumersi responsabilità, vivere con coraggio civile e affrontare sfide globali in ambito locale”, come sottolinea Schmieder.

Le Tesi di Dobbiaco 2014
(Dal Fare al Sapere. Imparare per l’era solare)
Tesi dei Colloqui di Dobbiaco 2014
La trasformazione verso una società solare richiede una nuova coscienza, nuovi valori, nuove capacità. Nei Colloqui di Dobbiaco 2014 abbiamo cercato di immaginare che cosa si deve imparare per una civilizzazione post-fossile. Però, attenzione: non è che la scuola si auto ostacola, quando si tratta dell’educazione alla sostenibilità? Occorrono di sicuro delle occasioni in cui la conversione ecologica, cioè un nuovo modo di consumare beni e servizi, di produrre energia, uno stile di vita sostenibile, mobilità dolce, tecnica a misura d’uomo, diventano temi scolastici. Ma le aule non sono luoghi di nuove esperienze e il curriculum scolastico non prevede avventure, entrambi elementi indispensabili per attivarsi e impegnarsi per un futuro solare. La scuola deve aprirsi o forse deve essere abbandonata del tutto per trovare i luoghi dei cambiamenti ecologici. È considerato un luogo comune che il sapere porta all’agire. La domanda sulle condizioni per cui questo avvenga è centrale per il lavoro di tutti coloro attivi nel settore della formazione. Ma anche dall’agire al sapere è una forma dell’imparare. Forse quella primaria, in ogni caso quella che era al centro dei Colloqui di Dobbiaco. Imparare nei progetti di trasformazione ecologica, nell’orticoltura o nei laboratori, è un processo di auto-formazione. Imparare nell’azione e nella resistenza contro la distruzione ambientale è un’educazione alla responsabilità sovversiva. Imparare in un contatto diretto con la natura, con la sua vita e le sue atmosfere è un’educazione dei sensi. E non per ultimo: come possono contribuire le tecnologie digitali e i social media per la mobilitazione e la formazione di reti? Dai discorsi dei due giorni sono emerse le seguenti affermazioni centrali:
1. Imparare ha bisogno di spazi, spazi di libertà d’azione e di crescita, dove i giovani trovano la possibilità di assumere responsabilità, cooperare, mettere mano, ricercare e pensare in proprio.
2. Sete di conoscenza e fame di comprensione. La scuola dell’era solare suscita il desiderio di conoscere e comprendere, collaborare e partecipare alla costruzione del proprio mondo e di quello comune. Solo secondariamente si tratta di una questione di contenuti.
3. Gli adulti devono cessare di presentarsi come gli unici detentori della conoscenza. A scuola imparano tutti. Non è un luogo dove gli uni sanno, gli altri devono acquisire queste conoscenze e riprodurle su comando. È una comunità di docenti e studenti, che vivono insieme la gioia di scoprire e il desiderio di esperienze.
4. La natura è luogo essenziale per imparare, per fare l’esperienza della propria vitalità e dell’inserimento nel ciclo della vita. Il contatto diretto con la natura fa comprendere l’appartenenza agli esseri viventi. Dobbiamo ritrovare il piano di comunalità che unisce tutti i sistemi viventi.
5. Non sappiamo quali saranno in un prossimo futuro le necessarie competenze, discipline e maestrie per affrontare le sfide sociali e tecnologiche che si stanno svolgendo sotto i nostri occhi. Il modello prevalente mostra gravi carenze nell’affrontare la crisi ambientale ed economica, l’innovazione e il cambiamento sono essenziali. Può questo mondo essere davvero usato come un punto di riferimento per ciò che è necessario per il futuro?

6. Il ruolo del discente, non è quello di acquisire competenze strumentali utili per riprodurre lo status quo. Questa è una strumentalizzazione dei giovani da parte dei vecchi.
7. La misura delle cose sono l’autonomia, il controllo del proprio contesto di vita, la fiducia in se stessi, ma anche l’auto-motivazione degli studenti, il loro impegno e senso di responsabilità. Non è una variabile guida l’adattamento alle presunte esigenze dell’economia che potrebbero rivelarsi obsolete prima che la formazione scolastica sia stata completata.
8. Nella Scuola per l’era solare la cooperazione contribuisce in misura maggiore al raggiungimento dell’obiettivo rispetto alla competizione. Insieme ad altri si impara meglio che da soli. Perché il buon risultato è più importante del ruolo del singolo o chi è il migliore; perché non viene richiesto lo stesso da tutti, ma da ognuno e ognuna il meglio che riesce a dare. Tutte le forme di cooperazione non sono solo ammesse, ma richieste; vengono curate; sono volute; insieme invece che da soli.
9. L’uso responsabile delle tecnologie digitali richiede la capacità di filtrare, selezionare, distinguere, riconoscere le informazione importanti e degne di considerazione. Richiede una ecologia ed economia di attenzione che consente ai giovani di muoversi in maniera competente nell’ecosistema della rete così come in quello dell’ambiente materiale.
10. Dal fare al sapere. Prendere le cose in mano per comprenderle. La scuola come laboratorio di fabbricazione, dove vengono vissuti il piacere di fare da se e l’autoefficacia nei vari ambiti, analogico come digitale, auto-organizzato, indipendente e fiducioso del proprio potere creativo.

Relatrici e relatori 2014
Andrea Baier
Sociologa, scienziata presso la fondazione “anstiftung & ertomis”, reparto ricerca e evaluazione, Monaco (D)
“La cultura del fai-da-te e il suo ruolo per la trasformazione alla sostenibilità”
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Vera Dwors
Diplomata in geografia culturale, partecipa alla rete Sevengardes, Essen (D)
“Orti di tintura – luoghi d’azione per la responsabilità globale”
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Otto Herz
Pedagogista, psicologo, autore, fondazione “Zivilcourage”, Bielefeld (D)
“Imparare sostenibile – per una buona vita”
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Stephan Kohler
Direttore dena, Agenzia nazionale per l’energia, Berlino (D)
Stefano Laffi
Autore, ricercatore sociale presso l’agenzia di ricerca sociale Codici, Milano (I)
“La congiura contro la gioventù”
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Eva Lotz
Facilitatrice accredita in Comunicazione Ecologica, Formatrice e Counsellor Relazionale, Anghiari, Arezzo (I)
Sanni Mezzasoma
Direttore Panta Rei, Passignano sul Trasimeno, Perugia (I)
“Fare per poi ragionare e riflettere”
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Maria Antonietta Quadrelli
Responsabile nazionale dell’Ufficio “Transforming Culture” del WWF, Milano (I)
“Le oasi del WWF”
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Wolfgang Sachs
Istituto Wuppertal per il Clima, l’Ambiente e l’Energia, Roma/Berlino
Michela Schenetti
Ricercatrice, didattica ambientale, Università di Bologna, Bologna (I)
“Quando la scuola va nel bosco”
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Karl Ludwig Schibel
Agenzia Utopie concrete, Alleanza per il Clima Italia, Città di Castello, Perugia (I)
Franz Tutzer
Direttore dell’Istituto Superiore per l’Agricoltura, Ora, Bolzano (I)
“Imparare nella natura e nell’agricoltura”
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Elisabetta Tola
Giornalista e comunicatrice scientifica, Bologna (I)
“Il web sociale e l’ecologica dell’attenzione”
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Josef Watschinger
Pedagogista, dirigente scolastico, promotore dell’iniziativa spazio & apprendimento, Sesto, Bolzano (I)
“Apprendimento e spazio”
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Andreas Weber
Biologo e filosofo, autore e giornalista, Berlino (D)
“Fuori nelle libertà! Per un’infanzia selvaggia”
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La Sharing Economy sta prendendo piede anche nel nostro Paese, ed è basata sul concetto di condivisione invece che possesso. Insieme al bike or al car sharing, da oggi sarà anche possibile affittare i pannelli solari, al fine di adottare soluzioni sostenibili senza spendere ingenti somme di denaro.
Il vantaggio per famiglie ed imprese consisterà dunque nel pagare, secondo stime, un prezzo dell’energia molto più basso (11 centesimi di euro contro i 20 centesimi che si pagano con i comuni fornitori di energia per kWh) e nel non sostenere i costi per l’installazione dell’impianto.
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Spesso mi domando perché tutti parlino di “produrre energia” e raramente parlino di “consumare energia”.
L’entropia è sconosciuta?
Per cambiare tutta l’evoluzione attuale basterebbe consumare meno energia.
Levata di scudi fiammeggianti !!! Leggo oggi che in 9 mesi la Snam ha circa avuto ricavi per 2 miliardi, utili per 900 milioni, ha raggiunto un indebitamento di 12 miliardi e distribuisce dividendi: evviva!!!
Per esempio il “ciclo” di una moderna auto elettrica richiede (e inquina) circa il 15% in più di energia di quello di un’auto diesel di pari potenza.
Con le centrali a fusione e i super condensatori forse cambierà qualcosa in meglio, ma ci vorranno almeno altri 10 anni.
Trovo molto interessanti le conclusioni esposte, benché (da operatore avanzato del settore) molte siano temi di dibattito nazionale da alcuni anni proprio nel mondo scuola.
La domanda è: esiste un progetto di dialogo con il MIUR, ad esempio, una piattaforma di confronto rispetto alla quale discutere future linee guida? Soprattutto tradurle in emendamenti e regolamenti?
Altrimenti dubito si potrà innescare un reale circolo virtuoso.