Lo scempio del Piz di Levico “valorizzato”
di Alessandro Ghezzer
(pubblicato dal gruppo facebook Paesaggi Trentini il 9 gennaio 2017)
Un amico mi manda delle foto del Piz di Levico (o Cima Vezzena) “valorizzato”. Le immagini lasciano sgomenti, senza parole. Un monumento storico come il forte austriaco della Grande Guerra (Werk Spitz Verle) che sorge sulla cima del Piz di Levico 1908 m, è stato sconciato da centinaia di metri di reti zincate, incredibili e ridicoli “periscopi” in acciaio corten per simulare delle feritoie, e perfino una oscena pedana a sbalzo che non c’entra una mazza col contesto. Infine delle terribili “zanzariere” impediscono l’accesso al forte sulla facciata meridionale.
Un obbrobrio complessivo veramente difficile da digerire, soprattutto per la sua inutilità, a parte quella solita di spendere soldi pubblici: 325.000 euro finanziati dalla Provincia Autonoma di Trento (208.405) e dal Comune di Levico.
La sicurezza, si dirà. Gli unici punti in cui potevano essere giustificabili delle protezioni sono la cima del forte e il bordo del ciglione più in basso: anche se ci si chiede quante centinaia di persone siano cadute o fatte male in questo ultimo mezzo secolo salendo il Piz di Levico.
Come al solito, dopo decenni di inerzia, si decide di intervenire pesantemente e nel modo peggiore possibile, come è stato fatto con l’Ospedalino Herta Miller Haus di Valpiana, il cui rudere è stato coperto da una grottesca pensilina da tram (ovviamente collassata al primo inverno), o come sul Monte Zugna col tristemente famoso trincerone in cemento. Anche qui sul Piz di Levico si è intervenuti col massimo della malagrazia e con ben poco rispetto per la memoria storica, con una demenziale pedana a sbalzo che non ha nessun senso. Curiosamente, il sentiero di arroccamento al forte qualche metro più in basso sul ripido versante nord, con le relative caverne dove si riparavano i soldati durante i bombardamenti, non sono stati minimamente considerati dai lavori di recupero.
Foto d’epoca col sentiero di arroccamento al forte: sarebbe stato molto interessante un recupero, ma i lavori lo hanno ignorato del tutto
Centinaia di metri di reti zincate circondano la cima
Gli assurdi “periscopi” poco sotto la vetta, dovrebbero simulare delle feritoie
Transennato da reti anche il versante sud
La cosa peggiore in assoluto: una demenziale pedana a sbalzo sul ciglione del forte sul versante nord. Il panorama era giù vertiginoso al naturale, che senso ha aver aggiunto una pedana sul vuoto? Ma soprattutto cosa diavolo c’entra?
La rozza ricostruzione del Trincerone sul Monte Zugna
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Mi scuso per il ritardo ma non ne sapevo niente fino a ieri.
Sono salito su questa cima decine di volte fin dalla più tenera infanzia e una delle cose che fin da allora trovavo magiche di questo luogo era proprio lo stato di totale abbandono delle rovine del forte così come il tempo ce le aveva tramandate.
Completamente all’oscuro di questo intervento, sono tornato sulla cima dopo diversi anni per mostrare, con un certo orgoglio, questo splendido luogo a due amiche straniere. Non riesco a descrivere come l’entusiasmo provato durante la salita, nell’attesa della cima, abbia lasciato il posto alla tristezza ed alla delusione alla vista di come si presenta oggi questo luogo. Avrei voluto scusarmi con le mie amiche in nome della montagna per essermi fatta mostrare in quello stato.
Un conto sono gli interventi strutturali per evitare crolli, passino pure i sistemi per interdire l’accesso all’interno del forte visto, appunto, il rischio di ulteriori crolli, ma le panche, i periscopi, la piattaforma in corten e soprattutto quell’osceno parapetto che incatena tutta la zona della cima, sono una tale umiliazione per questo luogo che mi stupirebbe e dispiacerebbe venire sapere che nessuno si sia mosso a protesta.
In seguito, scendendo dalla cima, meditando dispiaciuto su queste cose, una speranza mi si è affacciata: dopotutto si tratta per lo più di installazioni leggere. Se mai tornerò, lo farò di notte, nel tardo autunno e con il flessibile nello zaino.
Purtroppo lo scempio principale e’stato fatto un secolo fa . Adesso si e’scoperto che vecchie trince e forti sono un richiamo.Speriamo che entro qualche anno o decennio, anche le attuali opere vengano addomesticate da madre natura:crepe,umidita’ ,ghiaccio, macchie , muffe e licheni e piantine pioniere..fatevi sotto e dateci dentro.
VALORIZZAZIONE
questa parola andrebbe cancellata dal vocabolario.
Ha un sinonimo: SCEMPIO
Condivido in pieno ottimo articolo e ottima recensione. Una perfetta descrizione dello scempio che hanno fato in cima al Piz de Levec. Mi permetto di aggiungere anche la brillante idea di aver realizzato tanto per “valorizzare” ancor di più il luogo delle “panchine” in sasso per rendere l’idea, forse, di come i soldati lassù si sedessero ad ammirare il paesaggio. Una VERGOGNA veramente !!!
Per l’appunto VALORIZZAZIONE ma di chi? di che cosa? Del portafoglio di qualcuno sicuramente!!!
Da molto tempo non torno a Caldonazzo , il paese in cui sono cresciuto, e quindi da molto tempo non salgo lassù. Non ero al corrente dello splendido lavoro di ” valorizzazione ” effettuato sul Pizzo di Levico, Trovo splendide le reti ad imitazione dei cantieri aperti per la metropolitana milanese e sono anche entusiasta dei ” periscopi ” certamente posti ad imperituro ricordo dei nostri eroici sommergibilisti che, su quelle cime, hanno lungamente ed eroicamente combattuto. Non trovo le parole adatte per un adeguato commento sulla passerella che, non si può certo negare, era assolutamente necessaria per permettere una migliore visione della vallata e sono stupito che nessuno se ne fosse reso conto per tanti e tanti anni. Non oso sperare che l’ ideatore ed il progettista, magari tratti in inganno dalla presenza dei periscopi, possano scambiarla per un trampolino. Penso che quella cima non avesse alcun bisogno di essere ” valorizzata ” e spero che ad avere bisogno di una qualche ” valorizzazione ” non fosse qualche conto corrente.
per quanto riguarda il sentiero d’arroccamento, una lobby si è opposta.
Signor Carlo, certe valorizzazioni lasciamole a chi ama il Kitsch.
Ho trovato questa opera di valorizzazione del territorio nella ricca biografia del trattato sull’INTELLIGENZA ESCREMENTIZIA dei politici italiani.
Mi unisco al Sig Aki, nei ringraziare il Sig Giacomo!
è doveroso fare un elogio al signor Giacomo che presta la sua opera per il recupero ed il mantenimento del MONTE PIANA .
Forse coloro che hanno architettato e messo in opera un tale scempio sul PIZ DI LEVICO non si muovono con umiltà , dedizione e soprattutto rispetto come
Giacomo !!!!!!
Giacomo spero d’incontrarti un giorno sul MONTE PIANA
SALUTI ALPINI
AKI
Aggiungo solo al commento di Paolo che… queste opere moderne gli artisti o presunti tali vadano a farle nelle gallerie di arte moderna non sulle montagne.
Infatti, basterebbe una bella precipitazione abbondante di neve bagnata per mettere alla prova il capolavoro lavoro di qualche geometra ubriaco che tutto tornerebbe come prima o quasi.
Siediti sulla riva del fiume e aspetta di veder passare il cadavere del tuo nemico…mi viene da dire.
La Prima Guerra Mondiale ha portato le infrastrutture umane laddove non ci si era mai permessi, per ovvie ragioni, di arrivare, e dove spesso non si è più tornati. Sarebbe giusto che la natura si riprendesse quegli spazi.
Una valorizzazione estetico/paesaggistica e del patrimonio storico, finalizzata ad ottimizzare la fruizione turistica, non può passare per opere di questo genere.
La pensilina sospesa e le opere simulanti le feritoie sono assolutamente inutili e anti-estetiche, di conseguenza evitabili.
Le reti zincate sono uno scempio: se proprio fosse risultato necessario perimetrare l’area, si sarebbero potuti scegliere interventi e materiali diversi.
I risvolti sono molteplici:
1) Spreco di denaro, di mezzi e di risorse per mancato assolvimento delle funzioni primarie dell’intervento;
2) BANALIZZAZIONE della montagna.
Infatti una pianificazione degli interventi oculata ed “evoluta”, dovrebbe pensare anche all’educazione del futuro fruitore ma questo è difficile e non viene capito.
Una semplice cartellonistica e opere a secco o più “rustiche” sarebbero bastate.
Ogni epoca ha i suoi artisti, un tempo si ispiravano alle opere classiche, un’evoluzione continua e positiva, il bello era un’opinione condivisa quasi da tutti dall’ignorante all’aristocratico. Poi sono arrivate le “stramberie” dove “l’artista” trasfigura nelle sue opere i suoi incubi dovuti a malattie, alcol e psicofarmaci. Giustamente non sempre il popolo si adegua e condivide mentre critici ed emulatori ne fanno una fede tacciando d’ignoranza chi la pensa diversamente.
Purtroppo valorizzare significa quasi sempre rovinare. Almeno per quel che riguarda la montagna.
Immagino che quelle bocchette siano opere d’arte moderna o sbaglio?
Qui ci sarebbe da aprire una lunga discussione, abbiamo parti delle nostre montagne invase da queste istallazioni artistiche che l’unico che le capisce è l’artista, o presunto tale, che le ha fatte. E’ veramente ora di finirla di sperperare denaro pubblico per installare questi obbrobri che inquinano l’ambiente alpino che deve essere lasciato in pace.
Mi sembra che in Trentino di soldi da buttare e di architetti/ progettisti dementi ce ne siano anche troppi !! Vorrei ricordare a tutti la nefandezza che è scaturita dopo anni di lavori e vagonate di soldi bruciati nel vicino forte Luserna.
Una tettoia metallica che ricorda un capannone industriale ha coperto i ruderi del forte affondando centinaia di travi in ferro nel suo cemento. Uno scempio che quello dello Spiz è da considerare un bel lavoro particolarmente riuscito.
Spesso le opere pubbliche sono inutili e dannose. La collettività ci perde e qualcuno ci guadagna. E’ un problema politico, non tecnico.
…pure la cima dell’Everest ha grandissima valenza storica, scientifica e ci metto pure religiosa…quindi deve “…potere essere fruibile per tutti, al pari di chiese, musei, biblioteche, siti archeologici, ecc.ecc…..”???….ma per piacere!
Caro Carlo “Valorizzare” non vuol dire fare dei TROIAI !!
Non ho parole una cosa vergognosa, ma le associazioni ambientaliste dove stanno la SAT sempre brava a chiudere e rendere sentieri super sicuri in un ambiente dove la sicurezza non ci sara mai dov’era.
Quando girano tanti soldi tutti fanno silenzio daccordo con Michelazzi le porcherie anche se poche rispetto al resto del paesa ci sono anche nel ridente Trentino che purtroppo è stato italianizzato.
Condivido le giustissime critiche. “Valorizzare” non può consistere nel degradare! Ma perché creare delle finte feritoie? Si poteva mettere in luce, restaurando e spiegando con pannelli, il sistema di comunicazione ottica che interessa questo come altri forti, senza inventarsi cose nuove. Credo importante approfondire, in modo che le giustissime critiche possano arrivare a chi di dovere. Ci vuole un giornalista d’inchiesta che vada a cercare chi ha proposto, progettato ed eseguito l’opera è come ha potuto ottenere il nulla osta da Belle Arti ecc. Se c’entra anche il Comune di Levico, si saprà almeno il nome degli amministratori che l’han deciso: con questa documentazione in mano si potrà fare una petizione, si potranno magari evitare inutili future sbagliate iniziative attraverso una campagna di pressione pubblica che abbia però anche uno scopo positivo e alternativo , ad esempio riattare il sentiero di accesso nord per “ripercorrere la storia” e far rimediare al sicuro degrado che interesserà rapidamente la stupida recinzione posta sulla cresta, se non provvedere direttamente a rimuoverla… intanto diffondo e invito a diffondere l’informazione., ma aspetto dal Trentino e dal Sito qualche proposta significativa, fatecelo sapere!
Alcuni commentatori si sono espressi a favore dell’intervento, “perché il luogo è di interesse storico ed è bene renderlo piú accessibile ai turisti”. Se proprio fosse questa la motivazione, c’è modo e modo di realizzare le cose.
I “periscopi” sono demenziali; la pedana a sbalzo è assurda; le reti zincate sono orribili.
…
Le belle cascate del Dardagna, nell’Appennino Bolognese, sono visitabili grazie a un sentiero del CAI, percorso normalmente anche dai turisti. Considerata l’esposizione di qualche tratto, anni fa il comune realizzò una serie di parapetti rustici di legno, assolutamente rispettosi dell’ambiente. Sono accettabili (anzi, belli!) persino da un integralista ambientale come chi vi scrive.
Cosí si fanno le cose.
Non con le reti zincate da pollaio.
Sono due piani diversi. I luoghi come il Forte Vezzena ha valenza storica e architettonica e perciò deve potere essere fruibile per tutti, al pari di chiese, musei, biblioteche, siti archeologici, ecc.ecc. Discorso diverso per la montagna in generale dove non è nemmeno pensabile di poterla rendere fruibile a tutti. Spero questa volta di essermi spiegato. Saluti
Non capisco il perchè di tanto clamore quando si tratta di valorizzare il bene pubblico con i soldi pubblici da parte di enti pubblici. Ovviamente la faccenda andava pubblicizzata meglio e pertanto suppongo che:
La pedana sarà un’attrazione per i cultori del base jumping, le recinzioni permetteranno lo sviluppo della pollicoltura in quota ed impediranno alle uova di precipitare in testa ai caldonàzzi, i periscopi sono fatti per far respirare il monte mentre gli sbarramenti su porte e finestre impediranno agli abusivi di occupare l’edificio altrimenti poi chi li mandava via?
Certo che siete proprio degli ingrati.
Carlo, firmati con nome cognome e professione, così sarai giustificato (forse) per le tue cecità e limitatezza nel pensarla come la pensi. Libero di farlo, ma la tua libertà ha già invaso quella di migliaia di esseri umani che non chiedevano nulla di simile a quello che è stato fatto.
La vita non è così semplice e banale come dimostri di intendere. Mi sbaglierò!?
“Giusto valorizzarla e farla diventare un luogo di interesse turistico per tutti”???…ok, allora vanno bene pure i decerebrati che passeggiano sul ghiacciaio del bianco…in tenuta da mare o gonna o tacchi o infradito…ecc…???…boh, allora vale tutto, e non posso far altro che tamponare le lacrime che abbondanti mi solcano il viso…. ;-(
Carlo o sei un politico o un operatore del settore interessato ai rientri economici dei lavori.
La vetta del Vezzena è sufficientemente lontana dal passo per “tagliare le gambe” alla massa.
A meno che non si pensi ad un servizio di bus chi ci arriva sa camminare in montagna. Sono stalo li in occasione dell’anniversario del primo “colpo” 24/5/2015 ma stante le cose dubito di tornarci.
Le “cagate” sono oramai una cosa diffusa; bisogna mantenere tutti i pupilli quindi Zugna, Vezzena etc. Come si diceva una volta “Basta che si mangi”.
Io con altri da oltre 30 anni lavoro a Monte Piana. Mai ricevuto un euro ed anzi pagato 5 euro al giorno per “lavorare” ma con l’orgoglio di utilizzare gli stessi attrezzi (forse meno) e le stesse tecniche con cui il campo trincerato era stato creato.
Io non ce la faccio a rispondere. Argomentare logicamente di fronte a questo approccio alla sicurezza è un’offesa alla dignità.
Forse il nostro sistema democratico spostato a sinistra è in grave crisi per la sua innata corruttela capillare e per le gestioni sempre in mano a incompetenti e incapaci che garantiscono la sua perpetuazione.
Non so più se sia un bene o un male per il popolo.
Negli stati uniti d’america il popolo ha cambiato idea, ma non so che dire, da noi le alternative sono purtroppo di bassa intelligenza.
Continuo a pensarla a modo mio. La zona del Forte Vezzena è un’area importante e interessante da un punto di vista storico-architettonico. Giusto valorizzarla e farla diventare un luogo di interesse turistico per tutti, non solo per gli appassionati di montagna o gli appassionati di storia. Ciò comporta la necessità di doverla mettere in sicurezza e renderla facilmente accessibile e fruibile per tutti, come dovrebbe essere fatto per tutto il nostro patrimonio storico-architettonico. Se poi la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e storico non è una priorità, e i soldi vanno spesi altrove o vanno spesi meglio, è un altro discorso.
“In Italia esistono migliaia di chilometri di creste e di crinali. Che facciamo? Un bel parapetto?
E le pareti? Le lasciamo sguarnite? Ma il Campanile Basso è pericoloso! Urge parapetto.”
Fossi in te starei attento a dare certi suggerimenti…
Non credi che qualcuno (politici, imprenditori, funzionari vari) non ci abbia già pensato?
“Valorizzazione” è una parolina magica molto potente. Altro che abrakadabra.
Chi la possiede trasforma tutto in oro. Altro che re Mida.
Ma proprio come re Mida si autodistrugge perchè vede solamente la propria ingordigia economica e di potere.
Quando sento parlare di “valorizzazione” mi vengono i brividi e so già in partenza che verranno fatti degli scempi legalizzati.
eheheh… la tanto decantata PAT… ma quando denunciavo la merda a Trento mi dicevano che son foresto e invidioso…
Piú soldi girano, piú c’è la possibilità di rubare.
Senza contare il fattore idiozia, di eccezionale livello nei nostri amministratori e politici lottizzati.
In Italia esistono migliaia di chilometri di creste e di crinali. Che facciamo? Un bel parapetto?
E le pareti? Le lasciamo sguarnite? Ma il Campanile Basso è pericoloso! Urge parapetto.
Il 24 maggio 2015, centenario del primo colpo incassato dal prospicente Forte Verena, sono salito alla cima con un ipovedente quasi cieco e mio figlio con la bicicletta. Nonostante ciò non ho riscontrato alcun pericolo. Penso, dopo aver inserito la cima nel “Mio Cammino della Memoria” (dallo Stelvio a Trieste , guida ora in uscita presso le librerie ) di essermi pentito. Fare oltre 1000 km per vedere una porcata del genere ….
Una vera e propria assurdita’.
Soprattutto le reti. Chi sale in montagna sa che non deve andare troppo sul bordo.
Altrimenti le mettiame anche sulla cima del Piz Pordoi, cosi’ i turisti che escono dalla funivia non rischiano di mettere un piede in fallo? E sulla cima della Marmolada? Sulla Tofana, dove arriva la freccia del cielo…
…ma quella “roba lì” c’era nel periodo della Grande Guerra?…non riesco a coglierne la “valorizzazione”…ignoranza mia, ma tant’è!…sempre da ignorante in materia, mi vien da pensare che probabilmente la “valorizzazione”, l’hanno acquisita i portafogli dei vari progettisti e costruttori di “sta roba”….
VALORIZZAZIONE
E’ questa la parola magica…
Un buon lavoro, si. Certo perché fosse ottimo e per una valorizzazione completa non si capisce perché non abbiano anche asfaltato tutto, fatto un bel parcheggio e un McDonald…
E magari così si sarebbe potuto far pagare il biglietto!
L’è proprii vera: la mamma dei pirla l’è semper incinta!
Avrei speso quei soldi per aiutare i migranti che scappano dalle guerre, lasciando dei vecchi ruderi al loro destino di ruderi, appunto. Ma che cazzo c’hanno in testa i politici?
Carlo, ci sei mai stato lì? La cima è un meraviglioso balcone sulla valle, in certi punti già di per sé vertiginoso. Come giustamente sottolinea l’autore dell’articolo, quella pedana è ridicola e inutile. Per quanto riguarda le reti, cosa dire? Hai ragione. Ci sono altre migliaia di Kilometri di creste da mettere in sicurezza, ma l’importante è cominciare, no? Piano piano riusciremo a completare l’opera.
Io sono stato lassù, è era un luogo estremamente suggestivo.
Mi viene da piangere, e mi viene voglia di iscrivermi al programma di emigrazione su Marte. Evito per decenza di fare commenti su chi ha ideato, finanziato e approvato questa porcata.
Sono d’accordo con Carlo.
Vorrei aggiungere che con le opere realizzate anche le persone di scarse intelligenza e capacità possono raggiungere la cima e girovagare senza pensieri che li turbino.
Spero che il ritorno economico e d’immagine politica siano ottimi.
Alleluya!
Mi pare un buon lavoro. Le reti hanno messo in sicurezza l’area. L’idea artistica dei periscopi è interessante. La pedana è un meraviglioso balcone sulla valle. L’intervento, di per se, mi sembra ben fatto e valorizza tutto il posto. Se poi si parla della spesa (eccessiva o inutile) posso essere d’accordo, ma è un altro discorso.