Si è conclusa in Val Maira la festa del Solstizio d’estate, una riflessione sul turismo dolce, le buone pratiche, la riscossa delle montagne dimenticate. Momenti di incontro collettivi con portatori di esperienze concrete, appelli alla gestione di una montagna libera da grandi eventi, da mezzi motorizzati, recupero dei valori abbandonati, tanta musica e feste hanno accompagnato oltre duecento partecipanti.
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
Manifesto del Turismo Dolce
(Solstizio 2018 in Val Maira)
di Gabriella Rinaldi
La festa del Solstizio, l’incontro nazionale voluto dall’associazione Trip Montagna e dall’Unione Montana Valle Maira per lanciare l’orgoglio del turismo dolce sulle Alpi, è stato un successo di pubblico e di idee. La festa si è celebrata dal 22 al 24 giugno 2018 nell’accogliente piana di Acceglio, con una partecipazione qualificata e differenziata per età e provenienza geografica, tra momenti di raffinata riflessione politica, esperienze di montagna vissuta dalle Alpi e dall’Appennino, escursioni con le guide tra le rocce, i valloni e i borghi, una meditazione alle sorgenti del Maira, un incontro letterario a cavallo tra il bosco e l’alta montagna e due intensi spettacoli di musica “alpina” trasformata in musica contemporanea. Una tre giorni davvero ricca di incontri.
Come hanno detto Marco Revelli e Antonio De Rossi, tra i tanti testimoni della festa, il futuro dell’Italia si giocherà sul riscatto delle aree interne (montagne, colline e borghi dimenticati) dove si annidano le forze più vive, innovative e propositive del paese. Il turismo dolce è una chiave fondamentale per rilanciare questa economia di “periferia” rinnovando la tradizione e salvaguardando la bellezza.
“Paolo Cognetti ha ribadito il dovere morale di ognuno di noi nel sostenere il recupero della montagna e la difesa della sua integrità pensando anche a quanto lasceremo in eredità alle future generazioni.
Straordinariamente efficace il duetto sostenuto da Paolo Cognetti ed Enrico Camanni sul valori delle montagne. Cognetti ha illustrato Henry David Thoureau, i viaggi, le scoperte specialmente interiori. Mentre Camanni ha alzato lo sguardo alle vette facendosi ispirare storicamente da Jean-Jacques Rousseau poi da Cesare Pavese per arrivare alla profondità della poetessa Antonia Pozzi. Il finale è stato un intreccio profetico che ha unito Mario Rigoni Stern al sognatore Dino Buzzati. Efficace la conclusione di Cognetti: nonostante tutto le montagne hanno sempre bisogno di essere raccontate, sono diverse e permettono ancora esplorazioni interiori. Per non consumare altri sogni e vette il turismo dolce è un dovere (Luigi Casanova)”.
La musica “Gran Bal Dub” di Sergio Berardo (Lou Dalfin) e Madaski (Africa Unite) e “Il rock delle montagne” di Alberto Visconti e Remy Boniface de L’Orage con la loro banda ha impreziosito la festa indicando nuove direzioni artistiche e interpretative.
I partecipanti hanno condiviso e firmato il Manifesto del Turismo Dolce, che da questo momento diventa una piattaforma programmatica per tutti gli amanti della montagna, gli operatori del turismo, gli amministratori e, speriamo, i politici di ogni provenienza: nella certezza che il turismo dolce sia una scelta obbligata per il futuro delle nostre Alpi.
Rocca Provenzale da Chiappera (Alta Valle Maira)
Ecco il testo del Manifesto:
«Se la parola “futuro” ha un senso, se siamo disposti a imparare dagli errori del passato, se vogliamo consegnare la biodiversità delle alte terre alle nuove generazioni, dobbiamo ammettere che il turismo alpino è a un bivio. Si tratta di decidere se puntare su un modello realmente sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, oppure sperare ancora nel miracolo dei motori, dei grandi impianti e delle pesanti infrastrutture che consumano le bellezze e i silenzi della montagna, lasciandoci più poveri.
La scommessa del turismo dolce s’incrocia con la sfida sociale ed economica delle aree interne e della cosiddetta “Italia minore”. Si tratta di un tema di grande urgenza e attualità, sul quale si gioca il futuro dell’Italia e dell’Europa e nel quale il ruolo pilota delle Alpi può giocare una partita fondamentale, a livello nazionale e internazionale.
Enrico Camanni e Paolo Cognetti
Il turismo dolce è diverso dal turismo di massa perché è profondamente inserito nella realtà del territorio e nella vita delle comunità. Riguarda le attività produttive e culturali, dalla caseificazione di pregio alle coltivazioni biologiche, dalla divulgazione naturalistica alla promozione escursionistica. Il turismo dolce è capace di adattarsi alla domanda modulando l’offerta in base al luogo, al tempo e alla congiuntura climatica, coprendo anche le mezze stagioni. È un turismo morbido che non danneggia l’ambiente ma lo valorizza, non urla ma dialoga, e cresce lentamente con la possibilità di fermarsi, correggere e ripartire su nuovi sentieri. Utilizza e valorizza gli unici beni di cui l’Italia è incredibilmente ricca senza rendersene conto – la natura, la cultura, l’arte e la bellezza – e si sposa con l’agricoltura di qualità.
Turismo dolce e produzione pulita, in due parole sweet and slow, sono l’unico futuro credibile per le Alpi e per le aree interne del nostro paese».
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A me questo manifesto piace. E’ un passo. C’è gente “contro” un certo andazzo e che propone.
Credo che se un posto ha da offrire qualcosa che possa essere apprezzato, non ha bisogno di stilare manifesti e tabelle. Gli appassionati se ne accorgono da soli e questo succedeva anche ai tempi pre-web, figuriamoci oggi.
Mi sembra che si cerchino sistemi di ogni tipo per avere una fetta di torta e alla fine i propositi sono sempre gli stessi, ovvero, venite da noi così ci lasciate i vostri soldi.
Anch’io nel mio lavoro di guida alpina devo essere “trovato” ma non sto di certo a impazzire per farlo succedere. Credo nel destino di ognuno e mi trovano abbastanza persone per farmi campare in maniera modesta, ma a me va bene così. Ho un sito internet e prima stampavo ogni anno un catalogo cartaceo con le mie proposte, ma non sono di certo su Facebook e tutte quelle diavolerie rubatempo per ansiosi dell’esserci.
Mia moglie sostiene che se ti cercano ti trovano. Ho capito che ha ragione ma anche che chi cerca lo fa nella speranza/certezza di trovare qualcosa.
“Siamo ben lontani da avere argomenti in grado da poter invertire quelle logiche…”
nolenti e/o volenti, ci penserà la natura, il tempo e anche il cambiamento dei gusti della gente, a cambiare quelle logiche.
Purtroppo a scapito di tutti.
Anche di coloro che ne sono tanto entusiasti.
Boh, vista l’importanza della posta in gioco si poteva fare e dire meglio. Il manifesto sembra l’imitazione di certi discorsi new age, con gli stereotipi del caso ( vedi vasto uso del “bio”). Insomma, programmaticamente un taglio per pochi, a rischio di catalogazione ambientalista-chic.
Mi spiace essere scettico ma cosi’ non si otterra’ mai nulla di significativo. Il percorso e’ ben piu’ arduo e nasce da un revisione radicale della concetto di fruizione dell’ambiente, quindi un cambiamento prima di tutto culturale. Rivedete quanto i fautori degli impianti e delle infrastrutture dicono nella discussione
https://gognablog.sherpa-gate.com/cermiskyline/
Siamo ben lontani da avere argomenti in grado da poter invertire quelle logiche…